Il destino dei farmaci: che fine fanno una volta assunti nell’organismo?

Il destino dei farmaci: che fine fanno una volta assunti nell’organismo?

I farmaci sono sostanze estranee all’organismo e come tali aggredite a volte perfino dal sistema immunitario. Ecco dunque cosa accade quando li assumiamo.

Nell”articolo precedente abbiamo brevemente scritto le vie di somministrazione dei farmaci, ma una volta entrati nell’organismo che fine fanno?

I farmaci sono sostanze estranee all’organismo e come tali aggredite a volte perfino dal sistema immunitario, come ben sanno coloro che subiscono reazioni allegoriche durante la loro somministrazione. Perciò quando vengono introdotte vengono subito riconosciute come sostanze estranee e come tali devono essere al più presto smaltite cosa questa svolta egregiamente dal fegato in primis, con un buon 80% dei farmaci, poi dal rene e più di rado attraverso altre vie di evacuazione come possono essere ad esempio le feci.

Cosa succede ai farmaci una volta assunti

Qualsiasi farmaco inizialmente finisce nel sangue o nel sistema linfatico i cui vasi di calibro maggiore sboccano nelle vene del sistema vascolare. Qui assumono una certa concentrazione in base alla quantità somministrata che deve comunque essere utile ed efficace, per cui quando si usano occorre tenere bene in considerazione questo parametro. Il farmaco deve avere una concentrazione tale da possedere una efficacia ma questa dose deve essere ridotta al minimo di modo che non subentrino i numerosi effetti collaterali dello stesso.

La dose minima efficace poi non è la stessa ma dipende dalla natura del farmaco, ovvero dalla sua struttura chimica che ovviamente è molto variabile ma solitamente per un congenere di farmaci, appartenenti quindi alla stessa famiglia abbastanza similare.

Chimicamente ci sono farmaci che si sciolgono bene nei tessuti ricchi di grassi (lipofili) e altri invece che hanno una maggiore solubilità in acqua (idrofili) cosa che va tenuta presente nel corso di alcune terapie in quanto ad esempio un farmaco lipofilo come il paracetamolo detto tachipirina, non subirà lo stesso destino di un diuretico che invece viene addirittura espulso dal rene dove poi svolge la sua attività a livello dei tubuli del glomerulo, mentre il paracetamolo grazie alla sua struttura riesce a superare una cosa molto complicata che si chiama barriera emato-encefalica e quindi ha una potente azione sul centro della febbre nell’ipotalamo.

Questa caratteristica si manifesta ovviamente anche nel sangue dove i farmaci solitamente non viaggiano liberi ma si legano alle proteine plasmatiche prima di essere veicolate agli organi escretori quelli che li metabolizzano o eliminano e qui subiscono vari processi degradatori atti a renderli innocui, anche se a volte è solo grazie a questi passaggi che alcuni di loro detti profarmaci, si attivano ciò quando perdono parte dei gruppi chimici che ne rendono possibile l’assorbimento.

L’importanza del dosaggio

Tutto ciò ovviamente deve essere chiaro al medico che prescrive per ottenere il massimo vantaggio con la minima dose di farmaco utile per evitare come detto i noiosi effetti collaterali che sono delle reazioni avverse che l’organismo mette in atto spesso per contrastare l’azione “tossica” di questi.

Come infatti già menzionato nel primo scritto di questa serie, farmaco vuol dire veleno e la sua azione va a mettere in “crisi un’attività metabolica che, sebbene foriera di potenziali danni è una manifestazione del metabolismo in quel momento della nostra vita.

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