Ecoansia: cos’è la nuova patologia provocata dal terrorismo mediatico

Ecoansia: cos’è la nuova patologia provocata dal terrorismo mediatico

Vediamo cos’è e come si cura l’ecoansia, patologia legata alla paura dei disastri ambientali, patita soprattutto dai più giovani e soggetti fragili.

Viviamo tempi complicati, resi tali non tanto dai molteplici problemi che funestano il mondo, dato che ogni epoca ha avuto i suoi. Bensì, dal bombardamento mediatico quotidiano che drammatizza le notizie, rendendole così più prossime alle nostre vite, creando una tensione costante e la paura del domani e di vivere. L’ansia finisce per infestare le menti delle persone psicologicamente più fragili e si dirama in varie forme. Tra queste, l’ecoansia.

L’ecoansia, come si può intuire dal nome stesso, è l’ansia provocata dalla preoccupazione per le problematiche ambientali e per i rischi di disastri sempre dietro l’angolo. Indotti ora dall’uomo, ora dal decorso naturale della Terra.

Vediamo meglio cos’è l’ecoansia e come curarla.

Ecoansia: cos’è e significato

Come spiega Il Post, uno dei primi e più citati articoli scientifici sull’argomento, pubblicato nel 2011 sulla rivista American Psychologist, descrisse gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla salute mentale e sul benessere delle persone. Fu scritto a quattro mani da una ricercatrice e un ricercatore statunitensi, Susan Clayton e Thomas J. Doherty, esperti in un campo di studi che unisce psicologia e scienze ambientali.

Clayton e Doherty distinsero tre tipologie principali di possibili effetti del cambiamento climatico sul piano psicologico:

  1. il trauma acuto e diretto di vivere e in alcuni casi sopravvivere a disastri ambientali, ed è associata ad altri disturbi noti (tra cui il disturbo da stress post-traumatico e la depressione);
  2. l’ansia e l’incertezza suscitate dall’esposizione mediatica agli effetti del cambiamento climatico nel mondo e dal pensiero costante dei rischi per la sopravvivenza degli esseri umani e delle altre specie;
  3. gli effetti psicosociali su larga scala, in grado di determinare cambiamenti radicali nel tessuto delle comunità (fenomeni di violenza, conflitti sulle risorse, migrazioni).

Dunque, l’articolo a firma Clayton-Doherty pone l’accento sul cambiamento climatico

tanto come fenomeno psicologico e sociale quanto come questione di biodiversità e geofisica, con impatti che vanno oltre quello biofisico

Il loro articolo ha avuto tante conferme negli anni successivi. Mentre a supporto della tesi sulle implicazioni psicologiche dei fenomeni naturali arriva un rapporto pubblicato nel 2017 dall’American Psychological Association, la più importante associazione di psicologi negli Stati Uniti. La quale definì l’ecoansia:

una paura cronica della catastrofe ambientale

Come curare l’ecoansia

I soggetti più esposti all’ecoansia sono ovviamente bambini e adolescenti, almeno quelli che vivono nei paesi moderni e sviluppati. Mentre gli altri che vivono il disagio in prima persona non hanno certo modo di preoccuparsi, poiché sono nel mezzo del problema e non guardano certo la televisione.

Molto interessante è il contributo della psichiatra infantile Laelia Benoit – ricercatrice franco-brasiliana della Yale University e dell’Istituto nazionale della sanità e della ricerca medica francese (INSERM) – sul quotidiano Le Monde. La quale ritiene che il modo migliore per mitigare l’ecoansia in bambini e adolescenti è quello di discutere con loro su cosa gli adulti stiano facendo per mitigare il cambiamento climatico. Così da rassicurarli che non tutto sia perduto.

Ma anche stimolarli ad avere comportamenti prosociali e investimenti emotivi appropriati e proporzionati rispetto al problema collettivo che bisogna affrontare. In questo modo, non si sentiranno soggetti passivi inermi rispetto a un problema più grande di loro o preoccupati oltremodo

Inutile dire che poi tanto deve essere fatto nelle scuole e all’interno delle famiglie, sensibilizzandoli sul problema ma senza terrorismi ed eccessive drammatizzazioni del problema.

Per quanto concerne gli adulti, molte ONG sono già da anni attrezzate per cercare di prevenire l’ecoansia tra i dipendenti più giovani ed evitare che diventi ingestibile e determini successivi lunghi congedi per malattia.

Spegnere la Tv, accendere il cervello

Quanto agli adulti, meglio evitare programmi televisivi distorsivi della realtà, che colpevolizzano sempre e comunque gli esseri umani di tutti gli eventi ambientali che accadono nel mondo. Poiché quella più che informazione, è solo mera speculazione per ottenere più spettatori o click ad articoli in caso di notizie web. Oltre a vendere prodotti spacciati come risolutivi come per esempio le auto elettriche.

Del resto, una popolazione perennemente ansiosa e preoccupata è più facilmente manipolabile dal potere. Dal 2020 siamo continuamente bombardati da brutte notizie e allarmi, ancora più di prima.

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