DDL Zan ancora rinviato: Lega e Fratelli d’Italia negano ancora difesa a LGBTQI

Benché abbiamo varcato da un bel po’ le soglie del Terzo millennio, siamo ancora costretti a sentire o leggere notizie di matrice omotransofobica contro adolescenti, coppie, adulti. I quali vogliono semplicemente vivere con serenità la propria vita privata, senza dare fastidio a nessuno.

La legge italiana ancora poco fa in merito, anche se i tentativi in questi anni non sono mancati. Soprattutto col centro-sinistra al Governo e quando in parlamento c’era Rifondazione comunista. Poi dal 2008 in poi di sinistra in Parlamento ci è rimasto ben poco, col Pd sempre più deviato a destra e gli eredi di Rc sempre più irrisori elettoralmente (Sel prima e Leu poi).

Una nuova speranza per il mondo LGBTQI è arrivato dal DDL Zan, che però non riesce a trovare spazio in Parlamento complice l’ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia. Il che non sorprende, vista la provenienza ideologica, elettoralmente speculativa, ipocrita e retrograda di entrambi su certi temi.

Ecco cosa prevede il DDl Zan e perché viene osteggiato da una parte del Parlamento.

Ddl Zan cosa prevede

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Cos’è Il Ddl Zan? Come riporta Il fatto quotidiano, si tratta del decreto legge che porta il nome del relatore Pd Alessandro Zan. Sebbene sia una sorta di sintesi delle proposte di legge di questi anni di deputati di Leu, Pd, M5s e perfino Forza Italia.

Il provvedimento estende le fattispecie di reato già coperte dall’articolo 604 bis del codice penale, introdotto dalla legge Mancino nel 1993. Oltre alla punibilità della “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”, si aggiungono i motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità“.

Quindi “chi istiga o commette i precedenti atti di discriminazione” rischia “la reclusione fino 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro”. Chi invece “istiga o commette violenza per gli stessi motivi”, rischia da 6 mesi a 4 anni di carcere. Così come chi “partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi”.

Inoltre, per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio si estende l’aggravante speciale prevista dall’articolo 604-ter e la pena viene aumentata fino alla metà. Il condannato può ottenere la sospensione condizionale della pena se presta un “lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati”.

Il disegno di legge, nella seconda parte, si concentra anche sulla prevenzione delle discriminazioni. L’articolo 7 istituisce per il 17 maggio (come avviene già in tutto il mondo) la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia: una giornata dedicata alla “promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi, delle discriminazioni”. Una iniziativa di sensibilizzazione rivolta anche alle scuole, ma sempre in rispetto del “piano dell’offerta formativa” e del “patto educativo di corresponsabilità” (e quindi in accordo con dirigenti e genitori).

Infine la legge stabilisce l’elaborazione con “cadenza triennale di una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni“, da affiancare a una rilevazione statistica e da sostenere con finanziamenti ad hoc.

Perché Legge Zan viene osteggiata

Come detto, ad osteggiare il Ddl Za sono soprattutto Lega e Fratelli d’Italia. Anche perché il presidente della commissione Giustizia è proprio uno del Carroccio: Andrea Ostellari. Il quale sta rimandando la calendarizzazione con la motivazione che “la legge non è una priorità” per l’esecutivo.

Uno degli aspetti adotti in difesa della loro posizione è il fatto che il DDL Zan finisca per “punire le idee”. Cioè difenda fin troppo il mondo LGBTQI da non permettere a chi ha idee diverse di dire la propria in merito,. Su questo punto, però, c’è da dire che già nel passaggio alla Camera sia stata introdotta la cosiddetta “clausola salva idee” proprio per rispondere a queste critiche e cercare un sostegno trasversale.

All’articolo 4 del ddl si legge infatti:

Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti

Quindi a essere punito è solo chi commette atti discriminatori o di violenza e chi istiga a commettere tali atti, non certo chi esprime le proprie opinioni.

Non manca poi la posizione anti-Ddl Zan dell’associazionismo che ruota intorno al Family day, come l’associazione antibortista e no gender Pro Vita, e Famiglia onlus. Agguerrito anche il Vaticano, con la Conferenza episcopale italiana (organo dei vescovi) che ricorda come “già esistano norme che combattono le discriminazioni, anche quelle di genere”.

Parla poi di possibili “derive liberticide“. Parole che ha fatto proprie il senatore leghista Simone Pillon. Già noto sui Social per le sue posizioni e tra i più attivi nella Commissione giustizia del Senato.

Del resto, il Vaticano ha perso da tempo un proprio punto di riferimento politico in parlamento. Com’era stata per decenni la Democrazia cristiana e poi i suoi eredi, su tutti l’Udc (si ricorderanno le battaglie di Giovanardi). La Lega e FdI si stanno proponendo nel ruolo.

Ddl Zan testo integrale

Qui puoi leggere il testo integrale del Ddl Zan.

Ddl Zan a che punto è

Il Ddl Zan ha già ricevuto la prima approvazione alla Camera, in data 4 novembre. Con 265 Sì e 193 No. Votato in blocco dalla vecchia coalizione del Governo Conte 2: M5S-Pd-Leu più Forza Italia.

Ora attende il nulla osta da parte della commissione giustizia in Senato, per passare al voto in quest’ultima camera.

Vip a sostegno del Ddl Zan

levante foto

Il Ddl Zan ha ricevuto l’endorsement di diversi Vip. Puoi perché ci credono davvero, puoi perché sono interessati in prima persona, vuoi per mero calcolo discografico.

La prima a rompere il silenzio è stata la cantante Elodie, la quale ha attaccato frontalmente la Lega. Seguita da Fedez (che ha anche fatto una direttam streaming con l’onorevole Zan), Michele Bravi, Mahmood, la Rappresentante di lista e Levante. Ma probabilmente se ne aggiungeranno altri.

LGBTQI cosa significa

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Cosa significa l’acronimo LGBTQI? LGBT è una sigla usata per indicare collettivamente la comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender. In uso fin dagli anni novanta.

Può esserci poi la variante Q, stante per queer, per coloro che non si sentono parte di una delle categorie di genere o che si sta interrogando sulla propria identità. Quindi diventando LGBTQ, registrata fin dal 1996.

Alcune persone intersessuali che vogliono essere incluse in gruppi LGBT suggeriscono un acronimo esteso LGBTI.

Si usa dunque l’acronimo LGBTQI per inglobare tutte queste categorie e può essere scritto anche LGBT+, per una visione più allargata.

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