Coronavirus, critiche ad Orban per accentramento poteri: ma qui abbiamo la Protezione civile

C’è stato un tempo in cui la Protezione civile in Italia sembrava la panacea di tutti i mali. Era la fine degli anni zero, con Berlusconi al governo per la quarta volta. Alla guida dell’organizzazione creata per organizzare e monitorare le emergenze c’era Guido Bertolaso. Diventato una sorta di Superman, perfino all’estero.

Si ricorderà, per esempio, quando ci fu il terremoto di Haiti. E la Clinton si congratulò con lui. Del resto, gli americani sono solo bravi a fare la guerra militare. Ma quando si tratta di combattere un nemico invisibile, come una malattia o un terremoto, vanno in completo panico organizzativo. Le lobby e il privato si dissolvono come neve al sole.

Tornando all’Italia, due i casi su tutti: l’emergenza rifiuti in Campania e il terremoto in Abruzzo. Sebbene non sono mancate critiche. Come nel primo caso, alla volontà di Bertolaso di realizzare una discarica nel Parco naturale del Vesuvio e l’avvio di un inceneritore in un comune, Acerra, già di per sé ecologicamente compromesso.

Mentre nel secondo caso, all’aver voluto spostare il G8 dalla Maddalena a L’Aquila. Che si rivelò un pesante tradimento per una Sardegna che votata fedelmente il Cavaliere.

E cosa dire poi delle casette della New town. Una cittadina artificiale realizzata nella fretta di dare un tetto alle persone, che però spinse molte di loro alla disgregazione sociale e all’abuso di anti-depressive. Con alcune casette peraltro crollate qualche anno dopo.

Con l’arrivo del Covid-19, la Protezione civile è tornata fortemente sulla scena. Per coordinare l’emergenza comportata da questa influenza. Forse più spinta da un sistema sanitario ridotto all’osso.

Se in Ungheria il Premier Viktor Orban è stato aspramente criticato per aver accentrato i poteri su di sé per affrontare l’emergenza – previo voto parlamentare – in Italia a dettare l’agenda del governo è la Protezione civile. Ma a quale prezzo? Cerchiamo di [sta_anchor id=”orban”]capirlo[/sta_anchor].

Quali rischi per Italia dopo Coronavirus?

protezione civile logo

Molto interessante è l’analisi de Il sussidiario. Che riprende quanto detto in questi giorni da Angelo Borrelli – capo della Protezione civile – il qaule ci ha detto che, forse, dopo il 16 maggio si potrà entrare nella“fase 2”. Ovvero, quella di convivenza con il virus.

Quella, per capirci, che ci vedrà comunque obbligati a mantenere il distanziamento sociale, utilizzare la mascherina e scordarci di andare in giro come facevamo un tempo. Forse, riapriranno i negozi (non tutti) e, sempre forse, ricomincerà un minimo di attività sociale e lavorativa.

Ma prima, un altro mese e mezzo di quarantena stretta. Tutti a casa. Scuole, uffici, negozi e fabbriche chiuse. Se non quelle legate alle filiere essenziali.

I dati economici sono simili a quelli della Grecia di inizio anni 10. quelli che portarono in Tv scene da povertà assoluta e al potere Tzypras, poco dopo anch’egli calatosi i pantaloni dinanzi ai diktat tedeschi. Che intanto, nel paese ellenico hanno fatto razzia di infrastrutture.

Ecco un grafico che lo mostra chiaramente:

dati economia italia

E la cosa grave della mossa del dottor Borrelli sta proprio in questo, oltre allo scavalcamento istituzionale inaccettabile in un Paese che si dice democratico: aver lanciato quella previsione, senza alcuna certezza né riscontro scientifico-epidemiologico oggettivo, in pressoché perfetta contemporanea con la pubblicazione di quel dato. E di quel grafico.

Non lo sapeva? Ignorantia non excusat, soprattutto quando ricopri un ruolo di quella importanza. Signori, per un Paese a vocazione turistica come l’Italia il settore dei servizi significa anche e soprattutto bar, ristoranti, stabilimenti balneari, musei. E hotel, pensioni, agriturismi, bed&breakfast.

Già oggi sono allo stremo, una trend da fallimento annunciato. Come pensate che “incorporeranno” nei loro bilanci le parole del dottor Borrelli, a livello di aspettative di prenotazioni e ripresa dell’attività in vista della bella stagione alle porte e già in gran parte compromessa?

Preso forse anche dal potere mediatico assunto in questi giorni, Borrelli doveva mantenersi più cauto nel dare già una data così lontana per una minima ripresa.

Metà maggio è ancora lontano e, nel frattempo, in tanti dovranno accora stare fermi con le proprie attività. Il che significa non solo che non guadagnano loro. Ma devono tenere a casa personale, indotto, non versare contributi. Soldi in meno per lo Stato, tra questi ultimi mancanti e imposte dirette e indirette non versate dovute ai consumi che sono irrimediabilmente calati.

Citando un altro leader autoritario, il russo Vladimir Putin, egli ha capito che occorre “navigare a vista”. Perchè magari dopo 10 giorni il trend cala, viene trovato un modo per non infettarsi, viene scoperto che un farmaco già in circolazione sia efficace. E pure Trump cerca di tenere la porta della riapertura sempre socchiusa.

Perché dire già che fino al 13 maggio saremo fermi? Tanto si è capito che il governo guidato da uno che fino a 2 anni fa faceva l’avvocato di provincia, e da chi fino a poco fa aveva fatto dei lavoretti e si ritrova a fare il Ministro degli esteri, si fa dettare l’agenda, anche economica, dalla Protezione civile.

In Ungheria Orban eletto 3 volte di seguito

Viktor Orban trump europei

E veniamo al caso Ungheria. Come riporta Agi, a fine marzo, Viktor Orban ha chiesto ed ottenuto dal Parlamento, con una maggioranza schiacciante di 137 voti a favore e 53 contrari, i “poteri illimitati” per contrastare l’emergenza Coronavirus. A detta dell’opposizione e di molti paesi Ue, solo un pretesto per avere pieni poteri anche su altro.

Le nuove disposizioni prevedono in particolare che il premier possa prolungare indefinitamente lo stato di emergenza in vigore dall’11 marzo scorso, a sua discrezione e senza chiedere il voto del parlamento.

Questo rende possibile la sospensione per decreto di alcune leggi e l’introduzione di misure straordinarie se queste garantiscono la salute, la sicurezza personale e materiale e l’economia.

Inoltre, secondo la norma approvata, chi diffonderà “notizie false” sul virus o sulle decisioni del governo rischia fino a 5 anni di prigione.

In realtà, l’Ue attenziona da tempo Orban. Lo scorso settembre, il Parlamento europeo ha chiesto contro Budapest l’attivazione dell’articolo 7 del Trattato sulla Ue. Condannando la politica di Viktor Orbán e aprendo la via a possibili sanzioni. Per ora non ancora verificatesi.

Sarà che il Premier ungherese aderisce comunque al Ppe, sebbene il partito guidato dalla Merkel lo abbia sospeso dopo le elezioni del 2019.

Alcuni avversari politici, come il deputato indipendente Akos Hadhazy, hanno parlato di “colpo di Stato”, e di “rotta verso la dittatura”, oltre che “trappola per l’opposizione” accusata da Orban di fare il gioco de virus.

Il portavoce del governo ha difeso la decisione sottolineando che la legge è “limitata nel tempo dai poteri di revoca del parlamento oltre che dalla pandemia stessa che a un certo punto finirà, si spera”. Il partito nazionalista del premier, Fidesz, ha una maggioranza di due terzi al Parlamento.

A livello internazionale, l’alto commissario Onu per i diritti dell’uomo “segue le evoluzioni politiche in Ungheria” e il Consiglio d’Europa ha avvisato che “uno stato d’urgenza indefinito e incontrollato non può garantire il rispetto dei principi fondamentali della democrazia”. Mentre anche 9 organizzazioni internazionali per la difesa della libertà di stampa hanno chiesto all’Ue di denunciare una legge che “mina i diritti fondamentali e le libertà dei media”.

Il commissario europeo per la Giustizia, il belga Didier Reynders, ha fatto sapere che Bruxelles sta studiando

“le misure di emergenza che gli Stati membri hanno adottato in merito ai diritti fondamentali”.

Orban ha però così risposto alle accuse:

Ho risposto ai frignoni europei di non avere il tempo di discutere questioni giuridiche senz’altro appassionanti ma teoriche” quando ci sono “vite da salvare”.

Il paese conta 9,7 milioni di abitanti, circa 900 casi e 58 deceduti. Numeri alquanto limitati, anche perché il Paese ha prontamente chiuso le frontiere. Ma che alimentano i sospetti che il Premier abbia utilizzato il Coronavirus come scusa per abusare dei suoi poteri.

Orban tacciato di dittatura da chi vorrebbe mettere le mani sull’Ungheria

viktor orban chi è

Tuttavia, a quanti accusano Orban di dittatura, è bene ricordare che sia stato eletto 4 volte, di cui tre consecutive, con il partito Fidesz – Unione Civica Ungherese. La terza rielezione è stata particolarmente accentuata, dato che ha ottenuto ben oltre i 2/3 dei seggi in parlamento. Discreti anche i successi nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.

La sua politica si basa sul conservatorismo sociale e nazionale, l’opposizione all’immigrazione incontrollata, l’euroscetticismo moderato e la difesa di concetti quali stato-nazione e “democrazia illiberale“.

Si è avvicinato molto alla Russia di Putin e alle potenze asiatiche. Ha attuato una politica di difesa delle risorse nazionali e dopo una prima svendita dello Stato e una politica liberista per far ripartire l’economia del Paese, uscita malconcia da quarant’anni di dittatura comunista, ha deviato negli ultimi anni verso una politica più statalista e conservatrice.

Forse il suo atteggiamento sovranista e nazionalista dà fastidio al resto dell’Ue. Sempre pronto a mettere becco in casa d’altri. Ma l’ampio consenso elettorale e il miracolo economico conosciuto dall’Ungheria in questi anni (ne ho parlato qui) danno ragione a Orban.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.