Un italiano su 5 acquista cibi senza glutine, ma solo una minima parte di essi ne avrebbe bisogno. Ecco le ripercussioni negative di ciò.
Un tempo, i celiaci acquistavano i cibi senza glutine solo in farmacia, magari pure previa prenotazione e girandone anche più di una perché non sempre trovavano ciò di cui necessitavano. Inoltre, dovevano anche pagare un botto.
Oggi i cibi senza glutine si trovano tranquillamente anche al supermercato o nelle piccole attività al dettaglio. E pure con una vasta scelta.
Tuttavia, questo boom di prodotti gluten free anche tra i non celiaci sta avendo un doppio effetto negativo: sia per questi ultimi, sia per chi davvero soffre di celiachia.
Il vertiginoso aumento dei prezzi
Come riporta Libero, un recente studio di Assoutenti condotto assieme al Crc ( Centro di formazione e ricerca sui consumi), ha certificato che, negli ultimi tre anni, gli alimenti gluten-free siano rincarati in media del 10%. Con punte fino al più 23,7% nel settore dei gelati e un esborso maggiorato del 7% sulla pasta.
Il report Crc-Assoutenti rileva che le differenze (di conto) più significative sono quelle in rapporto ai prodotti tradizionali. Infatti, a parità di marca, la forbice dei listini è mediamente su del 73% quando si tratta di alimenti senza glutine.
Qualche esempio: alcune fette biscottate costano il 257% in più; una scatola di biscotti viene venduta al 41,6% in più; per una confezione di pasta si spende circa il 110% in più.
A pesare è sicuramente l’inflazione generale, ma non solo: infatti, i prodotti senza glutine stanno spopolando anche tra chi non è celiaco e ciò sta portando ovviamente una speculazione di chi li produce e commercializza. Si stima infatti che il 21% degli italiani consuma abitualmente cibo senza glutine. Un quinto della popolazione totale, quindi quasi 12 milioni. Il tutto, a fronte di “soli” 241.729 italiani celiaci.
I cibi senza glutine fanno male a chi non è celiaco?
Mangiare cibo senza glutine, però, rischia di far male a chi non è celiaco.
Esistono due tipi di prodotti senza glutine:
- quelli naturali, come il grano saraceno, che, senza eccedere, vanno benissimo;
- quelli industriali, che vengono trattati per eliminare il glutine. Ma le aziende preposte a farlo non sono controllate a dovere.
Tuttavia, uno studio australiano di qualche anno fa ha passato in rassegna 3.200 alimenti senza glutine e ha osservato che tutti avevano valori nutrizionali e un apporto calorico in media coi cibi tradizionali. Mentre in tanti, erroneamente, ne fanno abuso credendo che servano per dimagrire.
Quindi, per chi non è celiaco, la pasta senza glutine non è dietetica; nel peggiore non è nemmeno sana perché un consumo eccessivo, trattandosi comunque sempre di carboidrati, porterebbe addirittura a un rischio di obesità.
Insomma, meglio lasciar perdere il cibo senza glutine se non si soffre di celiachia. Si fa un favore a chi ha questa patologia ma anche a se stessi.