Vediamo quali sono le categorie di farmaci attualmente disponibili e come si distinguono.
I farmaci come ho detto nel primo scritto, sono sostanze che hanno una attività metabolica sui meccanismi che regolano la fisiologia, quindi il funzionamento di un sistema che riguarda un gruppo di cellule o un organo intero, e con essi spesso l’intero organismo.
Perciò usarli nel modo corretto presuppone una diagnosi certa e con essa la terapia più adeguata cosa che si realizza con una visita medica e con gli esami clinici e strumentali. Ovviamente esulano dal trattamento medico le patologie puramente chirurgiche, ovvero quelle dove i farmaci hanno un ruolo di supporto utile nel ridurre i sintomi secondari a questi.
Ad esempio nel post operatorio a volte sono necessari degli antibiotici se la regione di intervento è ricca di flora batterica come l’intestino, o antalgici per lenire il dolore nei traumi con frattura.
La distinzione tra malattie chirurgiche e metaboliche
Questo determina da sempre la dicotomia fra malattie meramente chirurgiche, in cui l’intervento solitamente oltre che necessario è risolutivo, e le patologia trattate farmacologicamente per anomalie metaboliche, vedi diabete, o neurologiche come il Parkinson, malattie nelle quali un intervento chirurgico non sortirebbe effetto alcuno, ma in cui si instaura una terapia sostitutiva delle sostanze mancanti.
Perciò esistono gli internisti e chirurghi nel loro specifico settore di intervento ed è ai primi che si devono le terapie di uso domestico, mentre i secondo operano in clinica prevalentemente in sala operatoria.
Ma ogni specialità medica ha comunque i suoi farmaci di riferimento, essendo gli stessi davvero moltissime migliaia per cui anche il medico più preparato può dimenticarne qualcuna che magari appartiene ad un settore non di sua specifica pertinenza. I farmaci odierni sono un validissimo aiuto per il medico e vengono divisi in due categorie, che originariamente erano 3.
Quali sono le categorie attuali di farmaci
Queste categorie erano una mera distinzione non solo commerciale, ma anche terapeutica divise in 3 categorie accessibili al pubblico, indica con A-B-C a carico totale A, al 50% B, e a carico al 100% C del contribuente, oggi ridotte con una più coerente e razionale classificazione in A a carico del sistema sanitario nazionale, e C a carico totale del contribuente indicati come farmaci solitamente da banco. Anche se alcuni richiedono comunque una ricetta bianca del medico che la prescrive, che al 99% sono dei palliativi, farmaci “cosmetici” e veri propri placebo, per non dire farmaci francamente inutili e non terapeutici come quelli omeopatici, che tratterò nel prossimo scritto.
Perciò esistono 2 tipi di ricetta quella “rossa” oggi anche bianca ma telematica, con codici a barre ben evidenti, per la classe di farmaci A oltre che utile per la prescrizione di presidi e piani terapeutici che non sono sempre farmaci, come possono essere le striscette o gli aghi per la misurazione del diabete, o i pannoloni per gli anziani incontinenti e non autosufficienti.
Le ricette di questo tipo possono essere emesse dal medico curante o da quello ospedaliero che solitamente prescrivono un piano terapeutico o farmaci non di uso comune come quelli ospedalieri indicati nei prontuari con la H.
I farmaci di classe C invece sono su carta bianca come detto quando necessitano di una sorveglianza farmacologica, come ad esempio per le benzodiazepine ( farmaci per l’ansia e il sonno), oppure sono di accesso diretto da parte di chi vuole prenderli in farmacia.