Case green: la sinistra italiana vota l’assalto alle nostre case voluto da Ue

Case green: la sinistra italiana vota l’assalto alle nostre case voluto da Ue

Vediamo cosa contiene la direttiva europea riguardante la promozione tra i paesi Ue delle cosiddette Case green.

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva europea sulle case green definita Energy performance of building directive (nota anche con l’acronimo Epbd). I voti favorevoli sono stati 370, 199 quelli contrari, mentre 46 gli astenuti.

Se i partiti che governano l’Italia hanno votato contro – con sorpresa per Forza Italia, che fa parte del Ppe, principale partito che governa l’Unione europea – gli europarlamentari della sinistra italiana e in generale dell’opposizione hanno votato Sì. Ovvero Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Italia viva.

Ora gli stati membri hanno 2 anni per adeguare il proprio apparato legislativo alla direttiva europea. Vediamo cosa contiene.

Cosa contiene la direttiva europea sulle Case green

Come spiega Il Primato Nazionale, la direttiva impone la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali, con taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Si punta a il parco residenziale a emissioni zero entro il 2050. Rispetto al testo originario, quello definitivo approvato consente un certo margine di manovra per i singoli Stati su come raggiungere questi obiettivi.

Nel nostro paese, gli edifici interessati dovrebbero essere circa 5 milioni, con un costo stimato per famiglia tra i 20 e i 55 mila euro.

Entro il 2040 dovranno essere eliminate le caldaie a gas, ma già dall’anno prossimo non saranno ammessi sussidi per le caldaie autonome.

Riguardo i pannelli solari, gli edifici pubblici saranno obbligati a installarli, mentre per quelle private basterà la predisposizione all’installazione (dovranno cioè essere solar ready).

Infine, per la realizzazione ex novo degli edifici, gli immobili di proprietà pubblica dovranno avere zero emissioni in loco di combustibili fossili dal primo gennaio 2028, mentre gli altri dal primo gennaio 2030.

Dunque, un minimo di revisione c’è stata. Ma i tempi sono piuttosto stringenti per adeguarsi, anche alla luce della crisi economica dilagante e la diffusione di case private nel nostro paese (siamo il paese con il maggior numero di proprietari di immobili nell’Ue).

E la pseudo-sinistra italiana si conferma vetero-ambientalista e nemica dei proprietari di immobili e dei risparmiatori. Molto più incline quindi all’Agenda 2030.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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