Cannabis preverrebbe Covid-19: ma c’è questo sospetto su Pfizer

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 15 Febbraio 2022

Introduzione

Che la Cannabis avesse proprietà curative è ormai confermato, sebbene in Italia si continui ad osteggiare questa grandissima possibilità medica per le ragioni che ormai conosciamo tutti. Un mix tra interessi lobbistici e solita ipocrisia italica su certi argomenti.

Orbene, a quanto pare la Cannabis potrebbe aiutare anche nella lotta al Covid-19, avendo delle componenti che aiuterebbero a prevenire il nuovo coronavirus che sta funestando il mondo da circa 2 anni.

Una notizia che fa sicuramente piacere, ma gli entusiasmi sono smorzati da un “solito sospetto” che riguarda sempre lei: Pfizer. Multinazionale che più di tutte sta beneficiando della pandemia, con fatturati da capofitto e titolo impennato in Borsa (qui abbiamo fatto due conti).

Vediamo come la Cannabis può aiutare contro il Covid-19 e cosa c’entra Pfizer.

Cannabis previene Covid-19

Come riporta Tgcom24, due acidi cannabinoidi che si trovano comunemente nelle varietà di cannabis – ovvero l’acido cannabigerolico (Cbga) e l’acido cannabidiolico (Cbda) – avrebbero la capacità di legarsi alla proteina Spike del nuovo coronavirus.

E, così facendo, anche quella di impedire al virus di penetrare nelle cellule e causare infezioni.

A scoprirlo un team di ricercatori affiliati all’Oregon State University, il cui studio è stato pubblicato sul “Journal of Natural Products”. Questo il motivo in particolare:

biodisponibili per via orale e con una lunga storia di uso umano sicuro, isolati o in estratti di canapa, hanno il potenziale per prevenire e curare l’infezione da Sars-Cov-2 (…) abbondanti nella canapa e in molti estratti di canapa, precisando che “non sono sostanze controllate come il Thc, l’ingrediente psicoattivo della marijuana e che hanno un buon profilo di sicurezza negli esseri umani

Inoltre, fa sapere che sia il Cbda che il Cbga sarebbero riusciti a frenare l’azione delle varianti emergenti del virus che causa il Covid-19.

Come ha proseguito ancora Richard Van Breemen, tra i firmatari dello studio:

Qualsiasi parte del ciclo di infezione e replicazione è un potenziale obiettivo per l’intervento antivirale e la connessione del dominio di legame del recettore della proteina spike al recettore della superficie cellulare umana Ace2 è un passaggio critico in quel ciclo (…) gli inibitori dell’ingresso delle cellule, come gli acidi della canapa, potrebbero essere usati per prevenire l’infezione da Sars-Cov-2 e anche per ridurre le infezioni impedendo alle particelle di virus di infettare le cellule umane

Ma in che modo riuscirebbero a prevenire il Covid-19? Come detto, legandosi alle proteine Spike in modo che le stesse “non possano legarsi all’enzima ACE2, che è abbondante sulla membrana esterna delle cellule endoteliali nei polmoni e in altri organi”.

I ricercatori hanno comunque fatto sapere che occorrono ulteriori studi a riguardo.

Pfizer sta investendo nella Cannabis

Ma veniamo alla “contro-notizia”. Come ha riportato Forbes a metà dicembre, Pfizer è entrata a capofitto nel mondo della cannabis medica. Acquisendo per 6,7 miliardi di dollari la connazionale Arena Pharmaceuticals, azienda biofarmaceutica fondata nel 1997 e con sede a San Diego, California.

Nel dettaglio, Arena Pharmaceuticals si concentra su tre campi di applicazione ben precisi:

  • Gastroenterologia, con la missione di agire su quattro malattie ben precise: colite ulcerativa, morbo di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile e esofagite eosinofila
  • Dermatologia, con la missione di agire sulla dermatite atopica e alopecia areata
  • Cardiovascolare, per combattere contro: l’insufficienza cardiaca acuta, l’ostruzione microvascolare e il fenomeno di Raynaud secondario alla sclerosi sistemica

Attualmente Pfizer non dispone di medicinali o prodotti approvati per l’uso da alcuna autorità sanitaria. Ma conta su una pipeline dedicata alle terapie di tipo cannabinoide. Lo si evince da Olorinab (APD371), un farmaco sperimentale che, attraverso la sua selettività per i recettori di cannabinoidi di tipo 2 (CB2) rispetto a CB1, sta fornendo risultati soddisfacenti contro i disturbi gastrointestinali, con la possibilità di estenderlo anche ad altri campi di applicazione.

Conclusioni

Siamo di fronte alla solita coincidenza? L’ennesima dall’inizio di questa storia? Un mese fa il colosso americano della farmaceutica, prima noto soprattutto per la “pillola blu“, è entrato nel business della Cannabis per uso terapeutico. Ed ora magicamente se ne scoprono le potenzialità nella prevenzione del Covid-19.

E’ proprio il caso di dire: una coincidenza…stupefacente..

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