Bosch fugge da Bari: oltre 600 licenziamenti in arrivo

Vivi Like a Bosch” è uno spot televisivo andato in onda alcuni mesi fa, con la voce narrante di J-AX. Ormai da tempo passato da rapper anti-conformista ad artista mainstream.

Come riporta Wikipedia, la Robert Bosch GmbH è un’azienda multinazionale tedesca, la maggiore produttrice mondiale di componenti per autovetture, che ha rapporti d’affari con pressoché la totalità delle aziende automobilistiche esistenti al mondo. Ma è nota anche per la produzione di elettroutensili, apparecchi termotecnici, elettrodomestici e sistemi di sicurezza,

Ma ha deciso di disimpegnarsi dal suo impianto produttivo di Bari, con una ripercussione gravissima per la comunità locale e non: 620 licenziamenti.

Vediamo perché Bosch vuole chiudere l’impianto di Bari.

Bosh perché chiude impianto di Bari

Come riporta Contropiano – portale sempre attento alle questioni sindacali – alla fine degli anni ’90, la Bosch aveva rilevato a Bari l’impianto della Allied Signal che produceva apparati frenanti per auto.

In quel periodo, molte aziende tedesche avevano rilevato impianti in Puglia, spesso usufruendo di congrui finanziamenti pubblici.

Questa la nota FIOM riguardo le intenzioni di Bosch:

Si è svolto ieri l’incontro con il management italiano di Bosch per il sito di Bari. Lo stabilimento pugliese, la cui produzione è concentrata maggiormente su componentistica per motori diesel, è l’unico in Italia a soffrire una crisi accentuata dalla pandemia e dalla mancanza delle forniture che di fatto ha fatto crollare ulteriormente il mercato dell’auto in Europa

Le azioni messe in campo fino ad oggi con la diversificazione dei prodotti e l’arrivo di alcune produzioni da altri stabilimenti, per effetto della contrattazione per la solidarietà tra siti, non bastano a scongiurare il rischio di centinaia di esuberi

Bosch ci aveva provato già 4 anni fa a lasciare Bari.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, faceva sapere con orgoglio che l’azienda aveva ritirato la proposta di licenziamenti e si era “impegnata a non ridurre l’orario di lavoro e a non derogare al contratto nazionale di lavoro“. Salvaguardando in questo modo “sia l’occupazione e predisposte le condizioni per prospettive future”.

Ma ora ci riprova e forse non ci saranno santi.

Bosch vuole licenziare anche in Germania

Ma il colosso della componentistica è pronto a tagliare posti di lavoro anche altrove. Il sindacato IG Metall ha affermato che sarebbero circa 3.000 i lavoratori che potrebbero essere licenziati negli stabilimenti di Monaco e Arnstadt. E se vuole licenziare in casa, figuriamoci se si farà scrupoli a farlo all’estero.

Ma gli operai, tedeschi e baresi, proprio non ci stanno a vivere “like a Bosch“…

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