Su tutti, ovviamente, l’aumento della RCA. Che in alcune zone d’Italia ha raggiunto cifre astronomiche, specie nelle province di Napoli e Caserta. E poi il costante caro benzina, malgrado guerre varie ed eventuali in Medioriente presentateci come panacea di tutti i mali e grande occasione di mettere le mani su beni altrui. E le promesse di sopprimere diverse accise che gravano su di essa, tra le quali alcune risalenti ormai a quasi un secolo fa.
Ed ancora, l’introduzione dell’obbligo di revisione e bollino blu. Dopo il quarto anno di immatricolazione dell’auto e da effettuare ogni 2 anni. Oltre al bollo auto. Tre tasse che vanno appannaggio delle Regioni e che difficilmente, per questo, saranno soppresse.
Il tutto, sommando poi la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’auto. Le assicurazioni furto e incendio, l’obbligo di tenerla in garage per evitare furti o per ovviare alla scarsità di parcheggio di certe zone urbane. E così via.
Purtroppo, a questo già triste Rosario occorre aggiungere questi 3 prossimi [sta_anchor id=”auto”]rincari[/sta_anchor].
Auto, altro che soppresse: accise aumentate dal 2021
Salvini aveva promesso di sopprimerle se fosse andato al Governo. Ci è stato un anno e non l’ha fatto. Ora grida allo scandalo. Ma tant’è. Se è vero che per il 2020 il balzello delle accise è scongiurato, dal 2021 arriva una nuova mazzata.
Come riporta Fanpage, l’emendamento presentato al Senato dal governo sulla legge di Bilancio prevede una clausola di salvaguardia da oltre tre miliardi di euro in tre anni, con un aumento delle accise sui carburanti a partire dal 2021.
Viene confermata la sterilizzazione delle clausole per il 2020, ma gli aumenti per gli anni successivi sono consistenti. Si arriva così a incassi previsti da 918 milioni nel 2021, 1 miliardo nel 2022 e 1,8 miliardi nel 2023. Il rischio di una stangata sui prezzi di benzina e diesel, dunque, è concreto.
Nell’emendamento, inoltre, si prevede per le accise sul gasolio commerciale che
“i veicoli di classe euro 3 siano esclusi dal beneficio fiscale della riduzione dell’accisa sul gasolio per autotrazione utilizzato in alcune tipologie di automezzi per il trasporto di merci e passeggeri, a decorrere dal primo luglio 2020 (anziché dal primo marzo 2020)”.
Sulla base delle stime degli effetti finanziari, tenendo conto delle modalità di fruizione del credito, viene ritenuto che
“il risparmio atteso stimato nella relazione tecnica alla disposizione possa essere ridotto prudentemente di un importo pari a 50 milioni di euro. Pertanto derivano minori risparmi di spesa per 50 milioni di euro per l’anno 2020”.
Bollo auto aumenti
La legge di Bilancio prevede che dal prossimo anno il bollo auto si paghi esclusivamente attraverso PagoPa, il sistema di pagamenti elettronici verso la Pubblica amministrazione. E il metodo porta in dote un rincaro.
Come riporta Libero, nelle agenzie di pratiche auto che hanno già adottato questa soluzione, il cosiddetto costo di esazione per il pagamento del bollo auto è aumentato di 50 centesimi, passando da 1,87 a 2,37 euro.
Per chi si rivolge a Poste Italiane la commissione ammonta a 1,50 euro, mentre chi decide di effettuare il versamento in tabaccheria deve versare un balzello di 1,87 euro.
Soldi che non vengono incassati dallo Stato, ma da chi fornisce i servizi di pagamento.
Sul bollo auto, invece, era stato il M5S a promettere una riduzione. Così come una maggiore equità per la RCA. Ma anche qui parliamo di aria fritta.
Obbligo PEC per automobilisti
E siamo all’ultimo rincaro. Concomitante all’introduzione della PEC obbligatoria per gli automobilisti. Sebbene qui manchi l’ufficialità.
Se è vero che oggi la PEC è solo una opzione, il Governo Conte II vorrebbe introdurla obbligatoriamente. L’iniziativa, come riporta The submarine, è proposta dal CNEL (Consiglio nazionale dell’economica e del lavoro) che ha segnalato questa proposta di modifica alla Camera dei Deputati.
Sempre secondo il CNEL, attraverso lo strumento della PEC, si potrà agevolare il flusso di comunicazioni con gli automobilisti, beneficiando in termini di rapidità e tempestività.
Il suo utilizzo renderebbe, secondo il proponente, ad esempio più semplice inviare e notificare multe e contravvenzioni, consentendo agli enti locali, ma anche agli automobilisti, di risparmiare tempo e denaro. Si pensi, ad esempio, all’abbattimento dei costi di notifica, fisiologici per tutti gli invii di comunicazioni “di carta”.
In realtà l’invio delle multe e delle sanzioni tramite posta certificata è una pratica già prevista dall’ordinamento legislativo italiano, ma al momento si tratta solo di un’opzione.
Perché però si tratterebbe anche qui di un nuovo costo? In quanto la PEC non è un servizio gratuito, ma viene fornito dietro un abbonamento annuale. Se ne è parlato la prima volta dieci anni fa, quando il Governo Berlusconi IV diede vita alla digitalizzazione della burocrazia. Riuscita però solo limitatamente.
Certo, la PEC può essere usata per tante altre cose: la posta elettronica certificata agisce come una vera raccomandata a.r. di cui ha lo stesso valore legale, in quanto certifica l’avvenuto recapito dell’email alla casella di posta certificata.
Sia la data di consegna che la ricezione del messaggio conservano la tracciabilità, quindi è possibile certificare eventuali pagamenti in caso di necessità.
La PEC, a differenza dell’email tradizionale, conserva un valore legale e tutela il destinatario da eventuali contestazioni relative alla mancata ricezione di un messaggio.
Il possessore di una PEC non deve pagare ogni volta per francobolli, marche da bollo o raccomandate ma deve semplicemente sostenere i costi annuali di abbonamento che sono comunque piuttosto contenuti. Poi c’è il vantaggio dell’immediatezza della ricezione e il risparmio di carta.
Tuttavia, a me non va mai giù l’obbligatorietà e l’imposizione di un servizio. Che suona sempre più come un danno per il cittadino. Tranne per quei doveri che tutelano i diritti dei terzi (si pensi alla raccolta differenziata, al pagamento delle tasse, all’acquisto di biglietto per mezzi di trasporto pubblico, ecc.).
Inoltre, la Pec obbligatoria per gli automobilisti, potrebbe portare ad un innalzamento del costo del servizio da parte delle società fornitrici. Che potrebbero approfittare di tale obbligatorietà, che porterebbe alla nascita di milioni di nuovi potenziali clienti. Un po’ come avvenuto per la PEC obbligatoria imposta agli insegnanti