Ambiente, la grande beffa italiana: quarta per tasse ma investe poco

Ambiente, la grande beffa italiana: quarta per tasse ma investe poco

Introduzione

Per tasse ambientali si intendono quelle tasse volte a contrastare il cambiamento climatico. Includono consumo di energia, trasporti, inquinamento ed estrazione delle risorse naturali. Quindi tasse per tutto quanto concerne l’ambiente.

In prima istanza, le tasse ambientali permettono di internalizzare i costi esterni, ovvero di incorporare costi e danni ambientali nel prezzo dei prodotti, servizi e attività che li causano. Inoltre costituiscono un incentivo per cambiare il comportamento di produttori e consumatori. Ed offrono uno strumento politico efficace per affrontare una serie di problemi ambientali.

Infine, producono risorse che possono essere investite proprio per la protezione dell’ambiente.

I paesi Ue nel loro insieme hanno registrato un introito totale di 330,6 miliardi di euro derivante dalle imposte ambientali. Vale a dire il 2,4% del prodotto interno lordo. Una percentuale rimasta però invariata da quasi 20 anni. Quindi mai migliorata dal 2002.

L’Italia è il quarto paese Ue nel rapporto imposte ambientali/Pil. Tutto bello quindi? Non proprio: il nostro Paese spende poco le risorse ricavate in favore dell’ambiente.

Ecco i numeri del grande italian green bluff.

Tasse per ambiente in Italia

Openpolis ha tracciato una interessante radiografia sulle tasse che in Italia paghiamo in favore dell’ambiente.

I dati si riferiscono alle imposte ambientali a livello nazionale, che Eurostat seleziona dalla lista di imposte nazionali, se riportano un codice ambientale (energia, trasporti, tasse su inquinamento e risorse). Per quanto riguarda la quota sulle imposte totali, sono incluse in quest’ultima categoria anche i contributi sociali figurativi. I paesi di riferimento sono gli stati membri dell’Ue-27.

La Grecia il paese in cui le imposte ambientali pesano maggiormente in rapporto al Pil (3,86%), Mentre la Bulgaria è quello dove gravano di più sui contribuenti rispetto agli altri tipi di imposte, costituendo una quota del gettito fiscale totale superiore al 10%.

In termini assoluti, l’Italia secondo l’ultima stima Eurostat del 2019 risultava il secondo paese europeo, dopo la Germania per introiti fiscali relativi all’ambiente. Vale a dire 58,7 miliardi di euro.

Le tasse ambientali si dividono così:

  1. sull’energia, maggioritarie sia in Italia che in Europa (dove nel 2019 costituivano il 77,9% del gettito totale per le imposte ambientali). Comprendono sia le imposte sui prodotti energetici per i cosiddetti usi stazionari (carburazione e combustione) che quelle sulle emissioni di Co2, oltre alle tasse sui carburanti usati per l’autotrazione
  2. sui trasporti, relative a proprietà, registrazione e uso dei veicoli a motore, escludendo quindi il carburante, che rientra nelle tasse sull’energia
  3. su inquinamento e risorse naturali. Nella prima categoria rientrano quelle sulle emissioni di agenti inquinanti (esclusa la Co2) in aria e acqua, ma anche quelle derivanti dalla gestione dei rifiuti solidi e dalle misure per l’abbattimento di rumore e vibrazioni. Per quanto riguarda invece le imposte sulle risorse, si tratta di tasse relative all’estrazione e all’utilizzo di risorse naturali, incluse anche le licenze per le attività di caccia e pesca.

In Italia, come anche nel resto d’Europa, la quota più elevata di gettito fiscale relativo alle imposte ambientali riguarda le tasse sull’energia. Queste, da sole, ammontavano a 47,4 milioni di euro nel 2019, a fronte dei 58,7 milioni totali.

Nel 2019, le imposte su inquinamento e risorse costituivano lo 0,9% delle imposte ambientali. Su un totale di 549 milioni di euro.

Si è registrato, negli anni, un aumento del gettito fiscale ambientale, pari ad oltre 16 miliardi di euro a prezzi correnti. Questo aumento, però, ha riguardato principalmente le imposte sull’energia e solo in maniera marginale quelle sull’inquinamento e le risorse.

Tasse per ambiente come investite in Italia

In Italia, le uniche tasse ambientali il cui gettito sia poi impiegato in attività di tutela dell’ambiente sono quelle sull’inquinamento e l’estrazione delle risorse naturali. Come riportato nel dossier del Senato “Chi inquina, paga?, si tratta dell’unica categoria in cui l’imposta ha sia una finalità ambientale che una base imponibile che comporta un impatto ambientale negativo.

Queste imposte ammontano a meno dell’1% del totale (549 milioni di euro su oltre 58 miliardi). Il che vuol dire che, di questi 58 miliardi di gettito fiscale ambientale, 57 non sono spesi per l’ambiente. Detta in soldoni: il 99% del gettito fiscale ambientale non è investito nella tutela dell’ambiente.

Negli anni, inoltre, il peso delle imposte su inquinamento e risorse naturali è leggermente diminuito, sia rispetto al gettito fiscale totale (passando dallo 0,09% nel 2016 allo 0,07% nel 2019) che rispetto al Pil (dallo 0,04% allo 0,03%, negli stessi anni).

Conclusioni

Dunque, siamo di fronte all’ennesima conferma che in Italia la pressione fiscale non sia poi giustificata dai servizi offerti o dall’impegno profuso per mitigare un problema. Nella fattispecie, quello ambientale.

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