Chi sono i Vip morti nel 2019? Anche il 2018 ha visto la dipartita di molti Vip, legati a più categorie. Giusto per citare alcune delle dipartite più note, il mondo del Cinema ha pianto la morte del grande regista Bernardo Bertolucci. Autore, tra gli altri, di Ultimo tango a Parigi. Il mondo della musica ha invece pianto la frontgirl dei Cranberries Dolores O’Riordan, morta per una overdose di farmaci a Londra.
E ancora, il mondo dello sport ha visto la morte, tra gli altri, e pure prematura, di Davide Astori. Capitano della Fiorentina e difensore della nazionale. Morto a 31 anni per motivi collegati al cuore ma non ancora del tutto chiariti.
A chiudere il triste elenco è stato Norman Gimbel. Autore di diverse musiche molto famose, come ad esempio la sigla della Serie Tv cult anni ’70. L’elenco completo potete visionarlo qui.
Chi sono i Vip morti nel 2019? L’ultimo a morire è stato Syd Mead. Di seguito l’elenco completo continuamente [sta_anchor id=”vip”]aggiornato[/sta_anchor].
Vip morti 2019, attori e registi
L’8 gennaio è morto William Morgan Sheppard, attore britannico celebre per tante partecipazioni popolarissime serie tv. Si è spento a 86 anni dopo una lunga malattia. Nella sua carriera ha interpretato, tra gli altri, ben quattro personaggi diversi nella saga di “Star Trek”, è stato Canton Everett Delaware III in “Doctor Who” e ha recitato in tantissime serie tv da “Criminal Minds” a “Cold Case”. E’ stato anche un grande interprete teatrale.
Il 9 gennaio è morto lo sceneggiatore Teodosio Losito, noto per fiction di successo, tutte trasmesse sulle reti Mediaset, come L’onore e il rispetto, Il bello delle donne, Caterina e le sue figlie, Il peccato e la vergogna, Io ti assolvo e Baciamo le mani. Scomparso all’età di 53 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione: in ambienti investigativi interpellati dall’ANSA si propende per l’ipotesi del suicidio. Scomparso all’età di 53 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione: in ambienti investigativi interpellati dall’ANSA si propende per l’ipotesi del suicidio.
Il 9 gennaio è morto Paolo Paoloni, noto ai più come il Mega Direttore Galattico che umiliava il povero Fantozzi. Aveva 90 anni. Originario di Ancona ma nato in Svizzera venne scoperto da Luciano Salce, con il quale recitò in numerose pellicole a partire dal 1968. La popolarità la raggiunge interpretando il Megadirettore Galattico, macchietta portata agli eccessi del capo di un’azienda, la Balabam. Talmente inarrivabile tanto era il suo potere in ditta, da essere quasi una figura mitologica. La sua carriera cinematografica non finisce però con Fantozzi. Ha interpretato in particolar modo commedie, ma ha anche partecipato a film dell’orrore come Cannibal Holocaust, La casa nel tempo e Fairytale. Molto attivo anche in televisione, ha fatto parte del cast della serie Nebbia in Val Padana, del 2000, in cui interpretava il maggiordomo della villa di Cochi & Renato. In tempi recenti lo si era visto anche in Don Matteo, un episodio nel 2006 ed uno nel 2011.
Il 16 gennaio è morta Carol Channing, una leggenda di Broadway. Tre Tony Awards incluso quello alla carriera, un Golden Globe, una candidatura all’Oscar e quattro mariti, la Channing è morta nella notte nella sua casa di Rancho Mirage in California. Avrebbe compiuto 98 anni il 31 gennaio, ha detto la portavoce B. Harlan Boll confermando il decesso per cause naturali. Carol nel corso del 2018 aveva avuto due ictus.
Il 31 gennaio è morto Dick Miller, 90 anni. Da Terminator a Gremlins, da Supermarket horror a Route 666, sono decine i film a cui è associato il suo volto. Noto per il suo ruolo di Murray Futterman nel film horror del 1984 «Gremlins», aveva alle spalle una carriera di oltre sessanta anni. Miller vanta centinaia di apparizioni sullo schermo, a partire dagli anni ‘50 con il leggendario regista e produttore Roger Corman. Fu allora che interpretò il ruolo di Walter Paisley nel cult «A Bucket of Blood», prima di entrare nel cast di film indimenticabili come «The ‘Burbs«, «Fame» e [sta_anchor id=”ganz”]«The Terminator»[/sta_anchor].
Il 10 febbraio è morto Jan-Michael Vincent. A 73 anni per arresto cardiaco a Asheville, in North Carolina. A renderlo famoso soprattutto il ruolo dell’inquieto Matt Johnson, uno degli indimenticabili protagonisti, insieme a William Katt e Gary Busey, di un film iconico sul surf ma anche sugli anni delle guerra in Vietnam come Un mercoledì da leoni. Di John Milius (1978). Classe 1945, nato a Denver in Colorado, l’attore ha interpretato oltre 40 film e più di una ventina di serie tv e ha combattuto per gran parte della vita con la dipendenza da droga e alcool, con conseguenti comportamenti incontrollabili. L’ultima performance era stata nel thriller White boy di John Marino (2002).
Il 16 febbraio è morto l’attore Bruno Ganz. 77 anni. Con lui se ne va un grandissimo attore di cinema e teatro, molto amato dal pubblico internazionale e riconosciuto dalla critica di settore. Indimenticabile la sua interpretazione del dittatore Adolf Hitler ne “La caduta”, 2004. Ripresa in più parodie sui Social. Sotto la regia di Wim Wenders si ricordano “L’amico americano” 1977 e “Il cielo sopra Berlino” 1987. Ha lavorato inoltre sui set di registi come Eric Rohmer, Volker Schloendorff e Werner Herzog. Ganz va ricordato anche come interprete teatrale (con lavori fra l’altro di Goethe e Brecht). Era figlio di un operaio svizzero e di una mamma italiana. E’ morto a Zurigo.
Il 17 febbraio è morto Franco Rosi, 75 anni. Attore e soprattutto grande imitatore, allievo di Alighiero Noschese. Rosi è stato tra l’altro la voce del gatto più famoso della tv italiana, «il supertelegattone» («Sono il Telegattone… maaaaaaoo!», ndr) e della palla psichedelica nel popolare programma degli anni ’80 e ’90 Superclassifica Show, condotto da Maurizio Seymandi. Celebri le sue imitazioni di Luciano Salce, Enrico Montesano, Corrado , Mike Buongiorno, Franco Franchi, Morandi e tantissimi altri.
Il 25 febbraio è morto Stanley Donen, l’uomo che aveva saputo cambiare faccia al musical e alla commedia romantica. Donen aveva 94 anni e la sua storia era iniziata molto tempo fa. Originario di Columbia, South Carolina, dove era nato nell’aprile del 1924, Stanley comincia a prendere lezioni di danza, classica, da bambino e appena terminato il liceo molla tutto per andare a Broadway. Poi arriva il Cinema. Dove lo si ricorderà soprattutto per Cantando sotto la pioggia (1952). Scritto da Adolph Green e Betty Comden, forse il miglior film musicale mai realizzato con quel suo rileggere un momento cruciale come il passaggio dal muto al sonoro, attraverso canzoni e coreografie indimenticabili. Poi arrivarono altri successi: Sette spose per sette fratelli (1954), Cenerentola a Parigi (1957), Indiscreto (1958), Sciarada (1963), Arabesque (1966), Due per la strada (1967), Il mio amico il diavolo (1967) giusto per citarne alcuni. Quindi non più solo musical, ma anche commedie romantiche che possono però avvantaggiarsi della visione «coreografica» di Stanley acquisendo così un dinamismo sino a quel momento sottovalutato. Con Il boxeur e la ballerina (1978) rievoca il cosiddetto movie-movie, ossia due film di un’oretta ciascuno che celebrano i vecchi tempi del cinema. La sua ultima regia cinematografica è del 1984 con Quel giorno a Rio, che si era anche prodotto come faceva già da diverso tempo. Non un successo clamoroso. Così Stanley si fa da parte, pur avendo solo sessanta anni.
Il 28 febbraio è scomparsa a 44 anni Lisa Sheridan, attrice nota per essere stata protagonista di “CSI: Scena del crimine” e di telefilm come “Legacy” e “Invasion”. È stato il suo agente a confermare il decesso. Il suo corpo privo di vita è stato ritrovato nella sua casa di New Orleans. Mistero per il momento sui motivi del decesso.
Il 4 marzo è morto Luke Perry, aveva 52 anni. Una settimana prima era stato colpito da un ictus, dal quale non si era più ripreso. Celebre per il ruolo interpretato nella serie cult degli anni Novanta, aveva già girato alcune scene del prossimo film di Quentin Tarantino. Lascia la compagna Wendy Madison Bauer, i due figli Jack di 22 anni e Sophie di 19, nati dal matrimonio con l’attrice Rachel Sharp, sposata nel 1993 e dalla quale aveva divorziato nel 2003. Il personaggio che lo ha reso noto è Dylan, nella serie Beverly Hills 902010. Recita in quasi tutte le stagioni, dal 1990 al 1995. Dopo un periodo d’assenza torna nel cast dal 1998 al 2000. La pausa gli serve per tentare anche la strada del grande schermo. Lavora pure in Vacanze di Natale 95, di Neri Parenti, in cui interpreta se stesso. E’ nel cast di Il quinto elemento di Luc Besson (1997) e in quello di Crocevia per l’inferno di John McNaughton (1997). Nel 2000 smette di essere Dylan. Recita nella serie Oz, della Hbo, poi in Jeremiah, in onda dal 2002 al 2004 ma sono tantissime le serie tv alle quali partecipa, il teen drama Riverdale fra le più recenti, così come è lunga la lista dei film ai quali ha preso parte. Ha lavorato tanto come doppiatore, ha partecipato a un’edizione, nel 2001, di The Rocky Horror Show. Ma non riesce a scucirsi di dosso il personaggio di Dylan. Una buona occasione poteva essere il prossimo film di Tarantino, dove ha interpretato una piccola parte. Ma un dannato ictus non gli ha dato agio di riscattarsi.
Il 7 marzo è morto Pino Caruso, comico palermitano, aveva 84 anni. Attore versatile, Pino Caruso aveva debuttato in teatro a Palermo con Pirandello, per trasferirsi poi a Roma e lavorare al Bagaglino, interprete di spettacoli come Terza parte della serata, Il venditore di echi e Pane al pane Pino al Pino. Con Castellano e Pipolo negli anni ’70 l’esordio in tv con il programma Che domenica amici, che gli diedi la grande popolarità; seguirono poi Gli amici della domenica, Teatro 10, Dove sta Zazà con Gabriella Ferri e Due come noi con Ornella Vanoni. E ancora Palcoscenico con Milva. Nella sua carriera anche il cinema: dopo il debutto nel film La più bella coppia del mondo di Camillo Mastrocinque, ha recitato con Peppino De Filippo ne Gli infermieri della mutua, poi in Malizia di Salvatore Samperi, La seduzione, La governante, L’ammazzatina, e ancora La donna della domenica e Ride bene… chi ride ultimo, L’esercito più pazzo del mondo, Canto d’amore e Scugnizzi. Autore di numerosi libri, negli anni ’90 è tornato in tv grazie alla fiction, con Ultimo, Non lasciamoci più e soprattutto la serie Carabinieri. La sua presenza era stata annunciata nel cast, tutto siciliano, del film Il delitto Mattarella, per la regia di Aurelio Grimaldi, coprodotto da Cine 1 Italia e Arancia Cinema, le cui riprese, inizialmente previste a fine febbraio sono state spostate a [sta_anchor id=”allan”]marzo[/sta_anchor].
L’11 marzo si è spento a 84 anni Jed Allan, star di tante soap opere americane come “Santa Barbara”, “General Hospital” e “Il tempo della nostra vita”. Era noto anche per aver interpretato il padre di Steve nella serie tv “Beverly Hills 90210”. Nato a New York nel 1935, recitò a partire dagli anni Sessanta in tanti telefilm di successo come “General Hospital”, “La grande vallata”, “Colombo” a “Il tenente Kojak” e “Le strade di San Francisco”. Apparve anche nei panni del ranger in “Lassie”, prima di unirsi al cast della soap “Il tempo della nostra vita” nel 1971. A partire dal 1986 interpretò il patriarca Channing Creighton ‘C.C.’ Capwell in “Santa Barbara”, mentre i telespettatori più giovani lo ricordano per il ruolo del papà si Steve in “Beverly Hills, [sta_anchor id=”mario”]90210[/sta_anchor]“.
Il 17 marzo è morto a Roma l’attore e umorista Mario Marenco. Aveva 85 anni ed è stato un’indimenticabile protagonista delle trasmissioni televisive di Renzo Arbore, da “Quelli della notte” a “Indietro tutta”. Noto soprattutto per il personaggio di Riccardino, lo scolaretto con tanto di ghembriulino e fiocco. Nato a Foggia nel 1933, era ricoverato da qualche tempo al Policlinico Gemelli per complicazioni legate al suo stato di salute.
Il 29 marzo è morta morta a 90 anni la regista, sceneggiatrice e fotografa Agnès Varda, una delle più importanti figure della corrente cinematografica della Nouvelle Vague e autrice di film come La Pointe courte e Cleo dalle 5 alle 7. Varda – nata in Belgio ma in seguito naturalizzata francese – era stata premiata con un Oscar alla carriera nel 2017, ed era stata protagonista del documentario Visages Villages, insieme al fotografo e artista JR, 55 anni più giovane di lei. Nel documentario i due girano per la Francia in cerca di sconosciuti e vecchi amici, con l’obiettivo di raccontare il paese e le persone, facendo tra l’altro immensi ritratti fotografici di alcune delle persone [sta_anchor id=”battaglia”]incontrate[/sta_anchor].
Il primo aprile è morto Giacomo Battaglia, aveva 54 anni. Il noto comico originario di Reggio Calabria, componente del duo Battaglia&Miseferi, si è spento la scorsa notte in un ospedale di Crotone, dove era ricoverato ormai da quasi un anno a causa di una grave malattia. L’attore, nel giugno scorso, era stato colpito da un ictus e da quel momento non aveva più ripreso coscienza. Aveva 54 anni. È stato, insieme a Miseferi, uno dei principali animatori delle ultime stagioni del teatro Bagaglino di Roma. Famosa la sua imitazione di Bruno Vespa, che lo stimava e che più volte lo ha voluto come ospite a Porta a Porta. Con Miseferi, negli anni 80 aveva mosso i primi passi in radio. La svolta definitiva avvenne quando il duo partecipò alla trasmissione Rai “Stasera mi butto”, dedicata ai comici emergenti. Pier Francesco Pingitore ne apprezzò il talento artistico e da quel momento li scritturò nella compagnia del Teatro Bagaglino, i cui spettacoli per molti anni furono inseriti nella prima serata di Canale 5.
Battaglia, prima dell’ictus, si era stato sottoposto a dei cicli di terapia nonostante i quali aveva scritto un romanzo, “Mia madre non lo deve sapere”, e continuato la tournée che lo vedeva impegnato con Miseferi e con Pippo Franco. Al termine dell’ultimo spettacolo, l’ictus devastante.
Il 4 aprile è morta Roberta Haynes, celebre per aver recitato al fianco di Gary Cooper nel film esotico “Samoa” del 1953. Si trovava nella sua casa di Delray Beach, in Florida, all’età di 91 anni. Sempre nel 1953 Roberta Haynes recitò in due film western che sbancarono il botteghino: “Il suo onore gridava vendetta” (1953), diretto da Raoul Walsh con Rock Hudson, e “Le frontiere dei Sioux”, del regista Fred F. Sears con Philip Carey. Con i suoi capelli scuri, gli occhi neri e la pelle olivastra, Haynes spesso ha recitato in ruoli di donne messicane, native americane o polinesiane. Tra le sue pellicole anche “Tua per la vita” (1955) e “I filibustieri dei mari del Sud” (1957). Negli anni ‘60 apparve in numerosi telefilm e più sporadicamente al cinema, di cui si ricorda di quel periodo la pellicola “Senza un attimo di tregua” (1967).
Il 15 aprile è morta Bibi Andersson, aveva 83 anni. Viene ricordata per le sue superbe interpretazioni ne Il settimo sigillo, Il posto delle fragole, Persona o Scene da un matrimonio. Lei fu, insieme a Liv Ullman e a Ingrid Thulin, l´attrice preferita del grande Ingmar Bergman. E con quel suo volto leggiadro che conquistò anche Hollywood divenne quasi una specie di Audrey Hepburn svedese. Malata da tempo, dopo che un tremendo ictus diversi anni fa le aveva tolto la parola. E i critici cinematografici scandinavi e di altrove compiangono, come Leif Zern sul Dagens Nyheter online, la sua grande spontaneità mista a professionalità estrema, mentre lo Svenska Filminstitutet, massima autorità cinematografica del nord, si inchina “A Lei, il gigante”.
Il 24 aprile è morto Elia Pietschmann, aveva 29 anni. Celebre per aver recitato nella serie tv “I delitti del Barlume“, Pietschmann è deceduto poco dopo il suo arrivo all’ospedale di Olbia, dove era stato trasportato con l’elicottero del 118. Nato a Viareggio (Lucca) ma residente a San Giuliano Terme (Pisa), l’attore da qualche tempo viveva a Roma. Con la sua moto è volato giù da un cavalcavia sulla statale 125 tra Siniscola e Santa Lucia, sulla costa nord orientale della Sardegna. Nel suo curriculum vantava partecipazioni in serie televisive come “I delitti del Barlume”, “È arrivata la felicità” di Riccardo Milani e “Pezzi Unici” di Cinzia Th Torrini mentre per il grande schermo aveva recitato in “Natale a Londra” di Volfango De Biasi e in ‘”Freaks” di Gabriele Mainetti.
Il 30 aprile è morto Peter Mayhew, aveva 74 anni. L’attore britannico interpretava Chewbecca – o Chewbacca in lingua originale – in diversi film della saga Star Wars. Mayhew, 74 anni, viveva in Texas e si era ritirato per problemi di salute dopo “Il risveglio della Forza”, settimo episodio della saga “Guerre stellari” in cui Chewbecca era il peloso co-pilota di Han Solo, interpretato da Harrison Ford, sin dal primo film del 1979. Nato a Londra nel maggio del 1944, Peter Mayhew era alto 2 metri e 21 centimetri: ciò gli ha consentito di ottenere il suo primo ruolo cinematografico nel 1976 sul set di “Sinbad e l’occhio della tigre” in cui recitava nella parte di un minotauro. L’anno seguente, fu scelto da George Lucas per interpretare Chewbacca nella prima puntata di “Star Wars” e continuò a impersonare il famoso Wookie fino al “Risveglio della Forza” (2015). Rimase, tuttavia, un “consulente” per consigliare il suo successore nel ruolo: il giocatore di basket finlandese Joonas Suotamo (2.09 m). Per il suo ruolo nella saga, Mayhew nel 1997 aveva vinto il premio alla carriera agli Mtv Movie Awards.
L’11 maggio è morta a 72 anni l’attrice statunitense Peggy Lipton. Conosciuta in particolare per il suo ruolo di Norma Jennings nella serie tv degli anni ‘90 «I segreti di Twin Peaks», Lipton ottenne — tra l’altro — nel 1970 un Golden globe come miglior attrice televisiva per la sua parte di Julie Barnes nella serie «Mod Squad – I ragazzi di Greer». Nella sua carriera ha svolto anche il ruolo della mamma nel videoclip della canzone «Black or White» di Michael Jackson. Nel 2002, invece, ha avuto successo a teatro con «I monologhi della vagina» e tre anni più tardi è uscita la sua autobiografia, dal titolo «Breathing Out». Dopo dopo diversi anni di assenza dal grande schermo, nel 2010 era tornata al cinema con «La fontana dell’amore». Tra i suoi ruoli più recenti «Qua la zampa!», film del 2017 e il ritorno a vestire i panni di Norma Jennings nel nuovo «I segreti di Twin Peaks».
Il 13 maggio è morta Doris Day, al secolo Doris Mary Anne Kappelhoff. Aveva 97 anni e a tutti era nota come “la fidanzata d’America”. Figlia di un musicista e di un’appassionata d’arte, entrambi profughi dalla Germania del primo dopoguerra, era nata nel 1922. Fu resa celebre dal film L’uomo che sapeva troppo, di Alfred Hitchcock. Ricordata soprattutto per la scena in cui canta la canzone ”Que sera sera”, per farsi sentire dal figlio rapito. Terzogenita e prediletta in famiglia, Doris Day arriva al successo dopo un’infanzia travagliata: prima la morte del fratello maggiore, poi la separazione dei genitori per le ripetute infedelta’ del padre, infine un drammatico incidente d’auto che le preclude il sogno di diventare ballerina classica. Durante la convalescenza, la ragazza sceglie di seguire la passione del padre, il canto, e ben presto si fa strada alla radio e poi in tourne’e con l’orchestra di Barney Rapp. E’ un causale incontro con il regista Michael Curtiz (l’asso di ”Casablanca”) a cambiarle la vita: contratto di sette anni con la Warner Bros e un triplice successo in tre rami dello spettacolo nello stesso anno, il 1948: in vetta al box office con ”Amore sotto coperta”, in cima alla hit parade musicale con ”It’s Magic”, reginetta della radio in coppia con Bob Hope. Saranno 39 i film che scandiscono la carriera della ”Fidanzata d’America”, quasi tutte commedie sorridenti e rassicuranti, ma sempre realizzate con impeccabile professionismo da ”Te’ per due” (dal musical ”No no Nanette”) a ”Non sparare, baciami” (il suo preferito) diretti a ritmi alterni da Curtiz e David Butler. Allo scadere del contratto con la Warner, l’attrice sfida se stessa e cerca, consigliata da Melcher, strade piu’ impervie: prima si affida a Alfred Hitchcock che per ”L’uomo che sapeva troppo” la convince perfino a lasciare gli Stati Uniti per il Marocco (set delle prime sequenze) e Londra (dove la storia si conclude); poi forma una coppia d’oro con Rock Hudson che ricordera’ sempre come il suo partner prediletto. Alla morte del marito, Doris Day (un nome d’arte che lascera’ solo alla fine della carriera), ha gia’ scelto il suo futuro: si allontana dal grande schermo per la tv dove il ”Doris Day Show” otterra’ immutato successo dal ’69 al ’75.
Il 16 maggio è morto Isaac Kappy, aveva 42 anni. Attore che ha recitato anche in Thor e ha fatto una comparsata in Breaking Bad, è morto suicida e sui social diversi suoi fan stanno esprimendo cordoglio per la tragica scomparsa. Un attore spesso al centro di controversie, basti pensare alle accuse di pedofilia rivolte a volti noti di Hollywood, e, come vi abbiamo riportato, l’adesione al QAnon. Si è buttato giù da un cavalcavia in Arizona, ha scosso notevolmente il mondo del cinema e delle serie tv. Tra le sue più celebri partecipazioni, ricordiamo i set di Breaking Bad e Thor ma si lui si ricorda sopratutto le sue forti prese di posizione contro i potenti di Hollywood che accusò a muso duro di pedofilia, così come le accuse che a sua volta gli furono sollevate da Paris Jackson, figlia del compianto Re del Pop, Michael, secondo la quale durante una festa tentò di strangolarla. Prima di uccidersi, Isaac Kappy ha affidato i suoi ultimi pensieri a Instagram in una lettera aperta che oggi suona come un triste testamento.
Il 25 maggio è morto a 75 anni Bobby Diamond, avvocato e attore americano che grazie alla serie tv sul cavallo Furia lanciata negli anni ’50 dalla Nbc era diventato un po’ un’icona del piccolo schermo. Anche se a quell’exploit non era seguita poi una vera e propria carriera nella recitazione. Dopo le cinque stagioni da protagonista nella serie tv, che negli Usa andò in onda fino al 1968 con grandissimo successo (in Italia arrivò invece negli anni ’70 e da noi è rimasta un tormentone anche la sigla affidata alla voce di Mal), Diamond, che era figlio di un broker immobiliare e di una casalinga, proseguì gli studi, si fece notare anche come brillante ginnasta e diventò avvocato, professione che alternò per tutta la vita a piccoli ruoli d’attore, soprattutto in tv. Fino all’età adulta fu la madre a guidarlo nello show business e a fargli da manager per film come Il più grande show sulla Terra (1952), Gli uomini preferiscono le bionde, Ring Circus e All’inferno e ritorno. Negli anni ’60 è’ stato premiato per Airbone, un film sui paracadutisti, ed è apparso in Billie (1965) nella parte di un ragazzino atletico. Qualche ruolo lo ha avuto anche negli show tv degli anni ’80 e ’90, il Loretta Young Show, Handy Griffit Show, Lassie, Medical Center e Divorce Court. Anche come avvocato è rimasto nel mondo dello spettacolo rappresentando gli interessi di diversi attori. Lascia due figli Robbie e Jesse.
L’11 giugno è morta Valeria Valeri, all’età di 97 anni. È stata fra le più importanti interpreti brillanti a teatro e in anni recenti anche di tante fiction tv come Un Medico in Famiglia. A dare il doloroso annuncio la figlia, Chiara Salerno, avuta dall’attore Enrico Maria Salerno. I funerali si svolgeranno il 12 giugno, alle ore 11,30 alla Chiesa degli Artisti di Roma in Piazza del Popolo. Valeria Valeri, pseudonimo di Valeria Tulli era nata a Roma l’8 dicembre 1921 e sin dalla metà degli anni quaranta ha calcato ininterrottamente il palcoscenico, diventando una delle presenze storiche del teatro italiano del dopoguerra.Tanti i sodalizi celebri con Alberto Lupo nel ’63-’64 e soprattutto tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 con Alberto Lionello con cui recita in tante commedie brillanti. E’ stata in teatro in coppia con Gino Bramieri e negli anni ’80 con Paolo Ferrari. Della Tv del passato Valeri è stata un’indiscussa protagonista, in sceneggiati come ”Giamburrasca” e ”La famiglia Benvenuti”. Ma la televisione nel tempo per Valeria Valeri era diventata ”noiosa e volgare”. E per tornare al teatro, suo grande amore, Valeria Valeri aveva temporaneamente lasciato la soap-opera di Raidue, ”Un posto al sole”, nella quale reciterà ancora al termine della tournee di ‘Madame Lupin’.
Il 13 giugno è morta a New York a 94 anni l’attrice Sylvia Miles. Personaggio esuberante ed eccentrico anche per i suoi capelli e outfit che amava sfoggiare sui red carpet, aveva ottenuto due candidature all’Oscar per “Un uomo da marciapiede” e “Marlowe il poliziotto privato”. L’annuncio della scomparsa è stato dato da un amico al New York Times, precisando che il decesso è avvenuto in ambulanza mentre veniva trasportata in ospedale dopo aver accusato un malore. Nata il 9 settembre 1924 a New York, dopo aver iniziato la carriera sul palcoscenico tra gli anni 40 e 50, l’attrice era apparsa nell’episodio pilota del “The Dick Van Dyke Show”. l primo ruolo importante di Sylvia Miles è arrivato nel 1969 con “Un uomo da marciapiede” al fianco di Jon Voight e Dustin Hoffman. Con un ruolo di quasi cinque minuti è riuscita ad entrare nella storia del cinema e non uscirne più. La sua fama è rimasta legata a questa piccola parte che le è falsa una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Stesso premio sfiorato di nuovo nel 1975 per la sua interpretazione nel film “Marlowe il poliziotto privato” di Dick Richards con Robert Mitchum e Charlotte Rampling. Nella sua lunga carriera ha interpretato molti film famosi, “Heat” (parodia di “Sunset Boulevard”) di Andy Warhol e Paul Morrissey, “The Last Movie” di Dennis Hopper, “Delitto sotto il sole”, “She-Devil”, “Wall Street” di Oliver Stone, riprendendo lo stesso ruolo anche nel successivo “Wall Street: Money Never Sleeps”, una delle sue ultime apparizioni cinematografiche. In tv è apparsa in puntate di “Sex and the City”, “N.Y.P.D.”, “Life on Mars”, “Miami Vice”. Era conosciuta per il suo carattere piuttosto particolare. Una volta rovesciò una pentola di pasta in testa a un critico del New York Magazine, in seguito ad una recensione negativa.
Il 14 giugno, Edith González, star delle soap opera messicane conosciuta in Italia per il suo ruolo di Beatrice in Cuore Selvaggio, è morta a 54 anni per un cancro alle ovaie. L’attrice era apparsa in tv molte volte durante la sua malattia, per raccontare la dura battaglia e per dare coraggio a chi si trovava nella sua stessa condizione. Una carriera tra cinema e tv, con 26 film e oltre 30 telenovelas. A 14 anni aveva recitato in Anche i ricchi piangono. È con Cuore Selvaggio, però, che era diventata famosa in tutto il mondo. Edith González lascia una figlia di 14 anni.
Il 15 giugno è morto Franco Zeffirelli, 96 anni, malato da tempo. Se ne va un gigante della cultura, del teatro e del cinema italiani. Zeffirelli è morto nella sua casa a Roma, sulla via Appia, dove abitava da tempo. Era però nato a Firenze. Sceneggiatore, attore, regista. Il suo contributo alla cultura italiana è stato grandissimo. Era un grande fiorentino e la sua Fondazione, nel centro storico di Firenze, voleva mettere a disposizione della città e del mondo intero la sua sterminata produzione artistica. E proprio la Fondazione è stata uno dei suoi grandi sogni realizzati. Innumerevoli i riconoscimenti che aveva ricevuto durante la sua carriera. Adesso riposerà nella sua città, nella cappella di famiglia. L’ultimo, gli era stato consegnato recentemente in Senato dalla presidente Elisabetta Alberti Casellati. Un premio al “Genio ed Eccellenza italiana nel mondo”. Uno dei grandi del Novecento. Dal cinema al teatro, Zeffirelli è stato apprezzato in tutto il mondo. Ha collaborato nella sua carriera con tutti i grandi teatri internazionali. Come regista cinematografico si caratterizza per l’eleganza formale e l’attenzione per il melodramma e le storie d’amore, sviluppate con senso dello spettacolo e gusto figurativo. I funerali saranno celebrati a San Miniato al Monte, le sue spoglie riposeranno qui, sotto la basilica, nella cappella di famiglia. La sua opera più celebre resta Gesù di Nazareth, anche grazie alla straordinaria somiglianza con Cristo dell’attore inglese protagonista Robert Powell.
Il 17 giugno Gloria Vanderbilt, artista, autrice e attrice americana è morta all’età di 95 anni. Vanderbilt era anche la madre di Anderson Cooper, uno dei mezzobusti più noti della tv americana nonché tra gli anchor di punta della Cnn. I due sono anche apparsi assieme nello show della Cnn ‘Anderson Live’ e nel documentario di Hbo ‘Nothing Left Unsaid: Gloria Vanderbilt and Anderson Cooper’. Era una donna dalle mille sfaccettature al punto che la rivista Life nel 1968 la definì la versione al femminile dell’uomo rinascimentale. Negli anni ’30, a soli sei anni, dopo la morte del padre, fu protagonista di una battaglia legale tra la madre Gloria Morgan Vanderbilt e la zia paterna Gertrude Vanderbilt Whitney. Ognuna delle due donne voleva avere la custodia della bambina e quindi il controllo del patrimonio del padre. Da adulta, invece, divenne famosa per la sua linea di moda e profumi.
Il 22 giugno è morta Valentina Fortunato, aveva 90 anni. Fino agli anni Settanta una importante attrice di teatro e televisione, interprete per Strehler, Ronconi, la “voce” che doppiava Annie Girardot nel film di Visconti, Rocco e i suoi fratelli. La famiglia e gli amici la ricorderanno martedì 25 giugno alle ore 18 nel foyer del Teatro Carcano di Milano.
Milanese, nata nel 1928, Valentina Fortunato ha recitato per molti anni al Piccolo Teatro, con Giorgio Strehler. Col grande regista, negli anni Cinquanta e Sessanta, fu anche tra le protagoniste dei primi cast che portarono in giro per il mondo Arlecchino servitore dei due padroni . Tra i suoi lavori Questa sera si recita a soggetto ,L’anima buona di Sezuan ,Il Temporale.
Sposata con Sergio Fantoni, con cui diede vita alla compagnia Gli Associati, fu anche una protagonista degli sceneggiati tv della tv anni Sessanta, Settanta, compresa la miniserie del tenente Sheridan. Si era ritirata negli anni Ottanta, “senza rimpianti” come dichiarò in una intervista.
Il 24 giugno si è spenta a 91 anni a Los Angeles Judith Krantz, la regina dei romanzi rosa. La Krantz, al secolo Tarcher, divenne famosa per aver narrato nei suoi libri la vita dei super ricchi. Lei stessa di famiglia agiata e di origini ebree deve il suo successo ad aver combinato assieme due elementi fondamentali nei suoi scritti, sesso e shopping. Il suo primo romanzo, “Scrupoli”, fu pubblicato nel 1978 dopo aver compiuto i 50 anni, fu immediatamente un successo. Seguirono “Principessa Daisy’”, “La figlia di Mistral”, “I gioielli di Tessa Kent” ed alcuni dei suoi libri divennero serie tivù. Protagoniste dei suoi romanzi donne giovani, belle, in carriera e alla ricerca di uomini in grado di soddisfare le proprie esigenze sessuali. La storie raccontate con un linguaggio quasi osè e dalle tinte piccanti. Durante la sua carriera la Krantz ha venduto oltre 80 milioni di copie e i suoi libri sono stati pubblicati in 50 lingue.
Il 26 giugno è morta a 45 anni Loredana Simioli, attrice e presentatrice napoletana. A dare la notizia è Fanpage.it. Sorella del famoso speaker radiofonico napoletano Gianni Simioli, aveva avuto una parte in Reality di Matteo Garrone ma è soprattutto per le sue tante performance teatrali che aveva raggiunto la notorietà. Tra questi, la trasposizione di ‘Benvenuti in casa Esposito’. La trasmissione che la lanciò al grande pubblico fu Telegaribaldi.
Il 28 giugno è morto a 75 anni Max Wright, popolare attore di serie e sitcom americane. Da noi divenne celebre tra la fine degli anni 80 e i primi 90 con il ruolo di Willie Tanner, il papà di “Alf”, il pupazzo extraterrestre protagonista dell’omonima serie. Wright era malato da tempo: nel 1995 gli era stato diagnosticato un linfoma, che però per molti anni era stato in remissione. Tra le altre serie in cui recitò ci sono “Cin Cin” e “Norm”. Wright aveva recitato anche in alcuni film di grande successo come “All That Jazz”, “Reds” e “Soul Man”. “Alf” andò in onda per quattro stagioni, dal 1986 al 1990, per un totale di 102 episodi, per poi essere replicata per anni. Sitcom di culto si ispirò per il soggetto a “E.T. – L’extraterrestre”, anche se declinato in chiave comica. In “Alf” l’alieno arrivato sulla terra dal pianeta Melmac è infantile e pasticcione, una sorta di bambinone peloso che ne combina di ogni tipo.
Il primo luglio è morta Lisa Martinek (il cui vero cognome era Wittich), all’ospedale di Grosseto. Aveva 47 anni. La donna era arrivata al Misericordia dall’Isola d’Elba, dove era stata colta da un malore, in condizioni disperate venerdì scorso. Si trovava a Marciana Marina in barca quando si è sentita male mentre faceva il bagno. L’attrice, che amava l’Italia e parlava l’Italiano, aveva tre figli di 8, 7 e 4 anni. In Germania era molto nota soprattutto per ruoli nelle serie. Due sono passate in tv anche da noi: “Amore e tacchi alti” e “I perfetti imperfetti”.
Il 5 luglio è morto Ugo Gregoretti, aveva quasi 89 anni. Era nato il 28 settembre 1930. Autore e regista di programmi e sceneggiati radiofonici e televisivi che hanno fatto la storia della cultura italiana, come “Le tigri di Mompracem” e “Il conte di Montecristo”, aveva esordito nel 1962 dirigendo “I nuovi angeli”, tratto dal libro di Mauro Guerrini “I ventenni non sono delinquenti”. Nel 1963 aveva firmato invece un episodio de “Le più belle truffe del mondo” e “Omicron”, raro caso di fantascienza nella cinematografia italiana, con un alieno che si incarna nel corpo in un operaio. Lo stesso anno aveva partecipato a “Ro.Go.Pa.G. – Laviamoci il cervello” con l’episodio “Il pollo ruspante”. Nel titolo, i nomi dei grandi autori del lungometraccio: Roberto Rossellini, Jean Luc Godard, Pier Paolo Pasolini e, appunto, Ugo Gregoretti. La fusione di finzione e documentario, tratto distintivo della poetica di Ugo Gregoretti, fecero la fortuna di “Apollon, una fabbrica occupata”, del 1969, in cui gli operai interpretavano se stessi e nel ruolo dei dirigenti il regista aveva assoldato funzionari del PCI, di cui era membro, e alcuni intellettuali dell’epoca. Nei decenni successivi Ugo Gregoretti si era dedicato principalmente agli sceneggiati TV, e il suo nome è diventato nel tempo sinonimo della televisione intelligente. Nel 2006 Ugo Gregoretti pubblicò la sua autobiografia, “Finale aperto”, riedita sei anni dopo con il titolo “La storia sono io (con finale aperto)”. Numerosi i riconoscimenti e i premi ricevuti durante la lunga carriera. Insignito del titolo di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana da Oscar Luigi Scalfaro nel 1996, doppiò nel 2004 con il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana con Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2009 ricevette il premio televisivo Ilaria Alpi e nel 2010 il Nastro d’Argento alla carriera.
Il 6 luglio è morto Joao Gilberto, al secolo Gilberto Prado Pereira de Oliveira. L’artista, tra i padri fondatori della bossa nova, è morto a 88 anni nella sua casa di Rio de Janeiro.Lascia tre figli, João Marcelo, Bebel e Luisa Carolina. Sesto dei sette figli di un commerciante benestante, Joao Gilberto era nato il 10 giugno 1931 a Jazeiro, nello Stato di Bahia, nel nord-est del Brasile. Alla fine degli anni Cinquanta, insieme ad Antônio Carlos Jobim, Vinícius de Moraes e Carlos Lyra, Gilberto ha rivoluzionato la musica popolare brasiliana stabilendo le coordinate sonore della bossa nova, una commistione inimitabile tra samba e jazz che ha fatto sognare almeno due, se non tre generazioni di ascoltatori con canzoni indimenticabili. Ne è un mirabile esempio Chega de saudade del 1959, un capolavoro trascinato dalla magnifica title track, tra i brani più famosi di sempre della musica brasiliana. La voce carezzevole e straordinariamente espressiva di Gilberto, unita alla sua particolarissima tecnica nel suonare la chitarra (la famosa “batida”), hanno contribuito in modo decisivo al successo mondiale dell’album Getz/Gilberto del 1963, una pietra miliare della musica del Novecento, che ha accorciato le distanze tra due mondi, quello della musica popolare brasiliana del cantante/chitarrista e quello del jazz statunitense del sassofonista, apparentemente lontanissimi. La canzone The Girl From Ipanema (Garota de Ipanema di Jobim e de Moraes), cantata in inglese da Astrud Gilberto, che fino ad allora faceva la casalinga e aveva accompagnato il marito solo per fargli da interprete, bissò il successo di Desafinado, vinse parecchi Grammy Award, diventando la più popolare e interpretata canzone brasiliana di ogni tempo. L’album rimase 96 settimane nella classifica di Billboard e raggiunse la posizione n°2 (preceduto solo dai Beatles). Il singolo The Girl From Ipanema arrivò al 5º posto della classifica a metà del 1964. Dopo questo clamoroso successo, ‘Joazinho’, come veniva chiamato dagli amici più cari, non incise nessun disco fino al 1968, quando uscì Ela É Carioca, un EP registrato durante la residenza in Messico. Nel 1973 uscì João Gilberto, a volte citato come l'”Album bianco” della bossa nova, con riferimento al White Album dei Beatles. Memorabile anche The Best of Two Worlds del 1976, realizzato in collaborazione con la cantante Miúcha, sorella di Chico Buarque, che era diventata la seconda moglie di Gilberto nell’aprile del 1965, dopo che Astrud lo aveva tradito con Stan Getz. Nel 1977 pubblica Amoroso, impreziosito dall’orchestrazione di Claus Ogerman, che conteneva principalmente composizioni di Jobim, mescolate con i più vecchi samba e melodie nordamericane degli anni quaranta. Nel 1980 fu prodotto Brazil, nel quale Gilberto collaborò con Gilberto Gil, Caetano Veloso e Maria Bethânia. João, prodotto nel 1991, aveva una particolarità insolita: la mancanza di qualunque composizione di Jobim, mentre erano presenti brani di Veloso e di compositori in lingua spagnola. Nel 2001 l’artista vince il Grammy a Los Angeles con l’album Joao: Voz e Violao, mentre nel maggio del 2017 fu insignito del dottorato in musica ad honorem dalla prestigiosa Columbia University. Gilberto si è esibito con successo fino al 2015, quando si è ritirato dalla scene. Il cantante/chitarrista era molto legato all’Italia, dove arrivò per la prima volta nel 1963 per una serie di concerti in Versilia e programmi per la Rai, mentre le sue ultime esibizioni risalgono a una decina di anni fa a Milano e a Umbria Jazz. Indimenticabile la sua versione di Estate di Bruno Martino, che ha trasformato in uno standard internazionale del jazz. Memorabili anche le sue fughe dal palco perché il pubblico tossiva troppo forte: per lui il concerto era un momento sacro di comunanza con gli spettatori e come tale andava rispettato. Gli ultimi anni della sua vita sono stati funestati da difficoltà economiche e problemi di salute ma, per tutti gli appassionati della musica di qualità, Joao Gilberto rimaneva sempre il re della bossa nova.
Il 7 luglio è morto a 20 anni Cameron Boyce, attore americano star di Disney Channel. Secondo quanto riferisce un portavoce della famiglia, il ragazzo è deceduto nel sonno a causa di un attacco provocato da una patologia per la quale era in cura. Talento precoce, Cameron inizia la sua carriera come modello quando ha soltanto 7 anni: fu quella la sua prima apparizione nel catalogo promozionale della Disney. Nel 2008, arriva l’esordio in tv quando interpreta “Michael ‘Stone’ Cates Jr” nella soap opera “General Hospital: Night Shift”. Quell’anno debutta anche il cinema con nel film “Riflessi di paura”, dov’è co-protagonista. Da lì, una lunga serie di ruoli finché nel settembre 2011 ottiene quello di co-protagonista nella serie televisiva “Jessie” in cui interpreta Luke Ross, un dodicenne adottato malizioso e dipendente dai videogiochi che lo rende famoso in tutto il mondo. Un ruolo che non doveva neppure essere il suo, visto che in realtà avrebbe dovuto interpretare un ragazzo coreano di nome Hiro. Tuttavia, la produzione rimase particolarmente sorpresa dall’audizione di Boyce e decise di ricreare il ruolo modellandolo su di lui (L’addio di Peyton List: “Riesco ancora a sentire la tua risata”). Arrivato al successo con “Jessie”, successivamente, prende parte all’episodio “Prom-A-Rooney” della sitcom Liv e Maddie. La consacrazione a livello mondiale arriva però con il film Disney per la televisione “Descendants”, dove interpreta Carlos, il figlio di Crudelia De Mon. Un personaggio che la madre ha cresciuto col terrore dei cani, ma una volta arrivato alla scuola di Auradon riesce a instaurare un forte legame affettivo con Rudy, il cane-mascotte dell’accademia, che arriverà persino a parlare grazie a una caramella magica.
Il 10 luglio l’attore statunitense Rip Torn, interprete di culto di numerosi film e protagonista irruento e ‘selvaggio’ dentro e fuori il set, consacrato definitivamente alla fama con “Men in Black”, la pellicola diretta da Barry Sonnenfeld, dove interpreta l’agente Z al fianco di Will Smith e Tommy Lee Jones. Aveva 88 anni. La scomparsa è avvenuta nella sua casa di Lakeville, nel Connecticut, assistito dalla moglie Amy Wright e dalle figlie Katie Torn e Angelica Page. Era stato candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista per il film “La foresta silenziosa” nel 1984. Nato a Temple, in Texas, il 6 febbraio 1931 Rip Torn diventa attore grazie alla cugina, l’attrice Sissy Spacek, frequentando l’Actors Studio di Lee Strasberg. Il suo debutto risale al 1956 nel film di Elia Kazan “Baby Doll – La bambola viva”; lo stesso regista lo aveva diretto l’anno successivo in “Un volto nella folla” e sempre nel 1957 aveva recitato in “Il fronte del silenzio” di Karl Malden. Negli anni seguenti Torn colleziona una lunga lista di partecipazioni a produzioni televisive e ottiene i suoi unici ruoli da protagonista nei film “Tropico del cancro” (1970) e “Giorno di paga” (1973). Torn poi si afferma come caratterista comparendo in film come “L’uomo che cadde sulla Terra” (1976) e “Coma profondo” (1978). Noto per avere preso parte alla sit-com “The Larry Sanders Show, Torn è famoso per aver recitato nei film “Men in Black” (1997) e “Men in Black II” (2002). Negli ultimi anni ha interpretato Luigi XV in “Marie Antoinette” (2006) di Sofia Coppola, l’allenatore di dodgeball Patches O’Houlihan nel film “Palle al balzo – Dodgeball” (2004) e ha prestato la sua voce per il film d’animazione “Bee Movie” (2008). Dal 2007 al 2009 ha partecipato inoltre alla serie televisiva “30 Rock” nel ruolo di Don Geiss, personaggio ricorrente nelle prime tre stagioni.Rip Torn è stato sposato dal 1955 al 1961 con l’attrice Ann Wedgeworth da cui ha avuto una figlia, Danae; nel 1963 ha sposato l’attrice Geraldine Page dalla quale ha avuto tre figli, Tony, John e Angelica. La coppia si è separata negli anni ’70 ma sono rimasti sposati fino al 1987, anno in cui Page è morta per un infarto. Nel 1976 l’attore si era legato all’attrice Wright, che ha poi sposato nel 1989 e da cui ha avuto le figlie Katie e Claire.
Il 10 luglio è morta Valentina Cortese, aveva 96 anni. Cresciuta da una famiglia di contadini, imparò ad annodarsi il foulard sul capo per proteggersi dal sole. E poi divenne un elemento caratteristico del suo stile, come il suo profumo di violetta. La Cortese ha lavorato con i più grandi del cinema italiano, da Mario Monicelli a Franco Zeffirelli. L’ultima apparizione sul grande schermo nel film Diva! del 2017. Nel 1973 François Truffaut l’ha voluta in Effetto notte, film per cui è stata candidata agli Oscar come attrice non protagonista. E poi tanto teatro. Celebri le sue liti con Rossella Falk durante la messa in scena di Maria Stuarda. Ha calcato il palcoscenico fino al 2009, recitando nel Magnificat di Alda Merini. Nella vita privata ha avuto diverse storie d’amore, fra cui quelle con il direttore d’orchestra Victor de Sabata e con il regista Giorgio Strehler. Ha avuto un figlio, Jackie Basehart, dal matrimonio con l’attore Richard Basehart, sposato nel 1951 e da cui divorziò nel 1960. Valentina Cortese ha raccontato la sua vita nel libro autobiografico Quanti sono i domani passati. Celebri le sue cene raffinate, i compleanni nella casa di Milano in via Sant’Erasmo, la sua splendida casa di Venezia arredata come il Caffè Florian. Valentina Cortese era una vera Divina.
Il 16 luglio è morto Johnny Clegg, musicista, antropologo e ballerino sudafricano è morto a 66 anni, dopo una battaglia contro il cancro al pancreas. Il suo manager, Roddy Quin – riferisce l’Associated Press – ha annunciato che Clegg si è spento serenamente nella sua casa di Johannesburg. Soprannominato ‘lo Zulu bianco’, Clegg ha raggiunto il successo internazionale schierandosi con i diritti dei neri e contro le barriere razziali imposte dall’apartheid, mescolando influenze zulu con lo stile del pop britannico.
Il 19 luglio si è spento Rutger Hauer, co-protagonista del cult Blade Runner. L’attore aveva 75 anni e si è spento nella sua casa in Olanda dopo una breve malattia. Una lunghissima carriera quella di Rutger Hauer, con più di 170 titoli ma la popolarità la deve al film cult di Ridley Scott, recitando al fianco di Harrison Ford, ma più recentemente, è apparso in due film del 2005 nel ruolo del cardinale Roark in “Sin City” e nei panni del cattivo in “Batman Begins” di Christopher Nolan. È apparso in alcuni film horror e di vampiri, con Van Helsing nel film Dracula 3D di Dario Argento, e come il vampiro Barlow nell’adattamento della miniserie del 2004 di Salem’s Lot di Stephen King insieme a Rob Lowe, Andre Braugher e Donald Sutherland. Rutger Hauer ha lasciato il segno alla fine degli anni ’60 nei Paesi Bassi come protagonista della serie televisiva medievale Floris di Paul Verhoeven. È salito ai vertici della celebrità olandese nel 1973 con Monique van de Ven, il film drammatico sessualmente esplosivo di Turkish delight, che è diventato un successo al botteghino e ha ottenuto un riconoscimento agli Oscar come miglior film straniero.
Il 28 luglio è morto in una clinica romana l’attore George Hilton. Nato a Montevideo, in Uruguay, il 16 luglio 1934, Hilton aveva preso parte a decine di film ma è noto in particolare per gli spaghetti western. Aveva da poco compiuto 85 anni.
Il 31 luglio è morto Raffaele Pisu, popolare attore comico e personaggio televisivo. Aveva 94 anni. Nato a Bologna il 24 maggio 1925, da tempo era ricoverato nell’hospice di Castel San Pietro Terme (Bologna) per una malattia. E’ stato uno dei più popolari comici, decani del mondo del doppiaggio nostrano e conduttori radiofonici e televisivi nell’Italia dell’immediato Dopoguerra, nell’epoca del boom televisivo, partecipando a trasmissioni di grande successo nazionale degli Anni Sessanta come “L’amico del giaguaro”, “Ma che domenica amici” e “Senza rete”. Volto storico della televisione italiana, nonché uno dei Istrionico, sarcastico, poliedrico, Raffaele poteva passare dalla recitazione di ruoli drammatici ad animare Provolino, celebre pupazzo televisivo per i bambini degli Anni Settanta. Ex partigiano (durante la guerra venne imprigionato per 15 mesi in un campo di concentramento tedesco), fu uno dei protagonisti del capolavoro cinematografico “Italiani brava gente” di Giuseppe De Santis, del 1965, presentato in versione restaurata all’ultima Festa del Cinema di Roma. Nel 1989 si fece conoscere dalle nuove generazioni di telespettatori conducendo “Striscia la notizia” su Canale 5 insieme a Ezio Greggio. Al cinema – dove ha lavorato in 37 film – tornò con “Le conseguenze dell’amore” del futuro Premio Oscar Paolo Sorrentino nel 2004, mentre la sua ultima apparizione da protagonista è stata nella commedia noir “Nobili bugie” del 2018 accanto a Claudia Cardinale e Giancarlo Giannini con il figlio Antonio Pisu alla regia e il figlio naturale, scoperto solo pochi anni prima, Paolo Rossi come produttore con la Genoma Films (nata proprio dopo questo incontro).
Il 31 luglio è morto a 91 anni Harold Prince, meglio conosciuto come Hal Prince, produttore e regista di show di successo a Broadway come West Side Story, Il Fantasma dell’Opera e Cabaret. Secondo quanto scrivono i media americani, Prince è morto a Reykjavik in Islanda dopo una breve malattia.
Definito il principe dei musical, Al Prince aveva ricevuto 21 Tony Award (l’Oscar del Teatro) diventando l’artista che ha ricevuto più volte questo premio. Newyorkese di nascita, iniziò la sua carriera neanche ventenne. Agli inizi degli anni ’50 avviò una proficua collaborazione con il produttore Robert Griffith, con il quale produsse numerosi musical tra cui West Side Story. Negli anni ’70 invece strinse un sodalizio artistico con il compositore Stephen Sondheim, dando vita a musical come Sweeney Todd che diresse anche. Fu inoltre regista di Evita e Il fantasma dell’Opera, entrambi di Andrew Lloyd Webber. L’ultimo lavoro risale al ’17 quando diresse ‘Prince of Broadway’ sulla sua carriera.
Il 5 agosto è morto ad Assisi Alberto Sironi, regista di Montalbano, a venti giorni dall’addio ad Andrea Camilleri (scomparso il 17 luglio), un’altra perdita per la grande famiglia del commissario Montalbano. Sironi, 79 anni, aveva diretto i film tv basati sui romanzi del celebre scrittore siciliano fin dal 1999. La sua vita professionale era iniziata a Milano, dove si era formato alla scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro guidata da Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Fu in Rai, sul finire degli anni’ 70, che passò dietro la cinepresa: iniziò a realizzare inchieste, sia in Italia che all’estero, occupandosi anche di sport. L’esordio nella fiction nel 1978, quando curò la sceneggiatura e la regia di due telefilm tratti dalla raccolta di racconti Il centodelitti di Scerbanenco, mentre tra il 1987 e il 1990 scrisse il soggetto della serie tv Eurocops dirigendone tre episodi. Nel 1995, per Rai1, filmò Il grande Fausto, la fiction biografica in due puntate dedicata al campione di ciclismo Coppi. Poi lo sbarco nella famiglia del Commissario di Camilleri, quando all’inizio andava in onda ancora su Rai2, per poi passare su Rai1 grazie all’enorme successo di pubblico. Sironi si era regalato anche un breve cameo, nell’episodio omaggio a Marcello Perracchio, compianto interprete del dottor Pasquano: il regista entrava in scena con un vassoio di cannoli, dolce preferito del medico legale.
Il 10 agosto è morto Piero Tosi, capofila inarrivabile nel proprio campo, nato nel 1927 a Sesto Fiorentino a 92 anni. Il magnetismo sadomaso di Charlotte Rampling, coi seni enfatizzati dalle bretelle poste a X sul torso nudo, nel Portiere di notte di Liliana Cavani; il tailleur stropicciato di Anna Magnani in Bellissima, con la sua patina quasi tangibile di verità; la luce di Claudia Cardinale ridondante di bianco, come un giglio sinuoso e pronto a sbocciare, nel Gattopardo; il frac scelto per il fisico tarchiato di Paolo Stoppa nello stesso film, dall’esito graffiante ed esilarante; le figure inquadrate da Luchino Visconti, capaci di stagliarsi in relazione agli sfondi dei paesaggi e degli ambienti con rara sintonia; le citazioni “rubate” ai Macchiaioli, a Monet, a Fattori e a Boldini che testimoniavano l’enorme sapienza pittorica del costumista; il trucco carico e morboso di Dirk Bogarde in Morte a Venezia, insieme alla foggia leonardesca del copricapo di Tadzio, figlio di una Silvana Mangano d’onirica eleganza; la romanità ancestrale e visionaria dell’affresco felliniano di Satyricon.
Il 10 agosto è morto Dango Nguyen, vigile del fuoco e attore di The Walking Dead è morto a 48 anni dopo una battaglia contro il cancro. Dango Nguyen ha lavorato per quasi 20 anni con i vigili del fuoco della contea di Atene-Clarke in Georgia, prima di decidere di intraprendere una nuova carriera nel mondo dello spettacolo. L’attore è infatti apparso in diversi episodi della terza stagione di The Walking Dead ed ha anche recitato in Meet The Browns and Banshee.
Il 24 agosto è morto Carlo Delle Piane, aveva 83 anni. L’attore aveva festeggiato lo scorso anno al Festival di Pesaro i 70 anni di carriera, durante i quali aveva lavorato con alcuni dei più importanti registi e attori, tra cui Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Totò, Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Steno, Mario Monicelli, Sergio Corbucci e Pupi Avati. Molto forte il legame con quest’ultimo, con il quale ha girato una quindicina di film.
Nato a Roma nel 1936, aveva iniziato la carriera da attore da giovanissimo nel 1948, quando a 12 anni interpretò Garoffi nel film “Cuore“, tratto dal romanzo di De Amicis, diretto a quattro mani da Vittorio De Sica e Duilio Coletti.
Il 29 agosto è morto Michel Aumont, protagonista storico del teatro drammatico d’Oltralpe e frequente interprete al cinema come commissario e in ruoli secondari di affermati registi, è morto ieri all’età di 82 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla famiglia, come riportano oggi le edizioni online della stampa francese. Dopo gli studi di arte drammatica, Aumont inizia la carriera di attore teatrale, entrando nel 1956 nella Comédie-Française, di cui diventa socio nel 1965 e socio onorario nel 1994. Attore di primo piano del teatro francese, è stato spesso impegnato nella recitazione dei testi di Beckett, Cechov, Dostojevski e Shakespeare, ottenendo per due volte il Premio Molière. Per tre volte ha ottenuto il Prix César come miglior attore non protagonista per i suoi ruoli cinematografici. Aumont debutta in televisione nei primi anni ’60 e poi nel cinema nel 1972 con un ruolo in «La femme en bleu» di Michel Deville. Da allora l’attore lavora spesso sul grande schermo nel ruolo di commissario, come in «Sterminate Gruppo Zero» di Claude Chabrol (1973) e in «Bagarre Express» di Claude Zidi (1975). Tra gli altri suoi film «Professione…giocattolo» di Francis Veber (1976), «Morte di una carogna» di Georges Lautner (1977) e «Il sostituto»di Jean-Jacques Annaud (1978) Nel corso degli Anni 80 Aumont ha interpretato ruoli soprattutto secondari, come nei film «Les compères – Noi siamo tuo padre» di Veber (1983) e «Una domenica in campagna» di Bertrand Tavernier (1984). In seguito è apparso in «L’apparenza inganna» (2000), «Sta’ zitto…non rompere» (2002), «Una top model nel mio letto» (2006) e «Il rompiballe» (2008), tutti diretti da Veber. Tra gli ultimi film di Aumont «Tre destini, un solo amore» di Nicole Garcia (2010), «Paris-Manhattan» di Sophie Lellouche (2012) e «Des nouvelles de la planète Mars» di Dominik Moll (2016).
Il 30 agosto è morto a 83 anni l’attore americano Gene Wilder. Affetto dal morbo di Alzheimer, da tempo le sue condizioni si erano aggravate. Sceneggiatore, regista e scrittore, aveva raggiunto la grande popolarità grazie alla collaborazione con Mel Brooks, del quale era diventato l’attore-feticcio. I suoi ruoli più celebri, quello di Willy Wonka (in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato) e quello del dottor Frankenstein in Frankenstein Jr, in cui pronuncia alcune battute entrate nella storia del cinema.
Il 30 agosto è morto Franco Columbu, 78 anni, di Ollolai, ex mister universo, culturista di fama mondiale, caratterista e amico storico di Arnold Schwarzenegger (era apparso in un ruolo minore nel leggendario Terminator). E’ stato vittima di un incidente in mare accaduto nella tarda mattinata di oggi a San Teodoro. Soccorso e trasportato all’ospedale di Nuoro, è deceduto al San Francesco nel primo pomeriggio.Inutile ogni tentativo di salvargli la vita.
Il 6 settembre è morto a Roma Federico Palmieri, attore cinematografico e teatrale. L’artista di 41 anni, nato e cresciuto nella zona di piazza Bologna, è stato trovato senza vita nella sua abitazione di via Michele di Lando, una traversa della Circonvallazione Nomentana nel pomeriggio di ieri.
Sarebbe stato ritrovato con una corda al collo in giardino. Secondo quanto si è appreso non ha lasciato nulla di scritto. Attore, regista e autore di teatro e cinema, Federico Palmieri aveva ottenuto nel 2017 il premio miglior corto al Milano Film Festival (2017) e il Premio miglior attore al BucharestShortCut Cinefest (2018) con il cortometraggio «Anna e Marco», presentato nel 2018 anche al Pigneto Film Festival. L’ultimo ruolo sul grande schermo un anno fa nel film “Ride” di Valerio Mastrandrea. Federico stava vivendo un momento di depressione, probabilmente legato al suo lavoro.
Il 9 settembre è morto John Wesley, dopo aver combattuto per tanto tempo contro un mieloma multiplo che lo ha ucciso all’età di 72 anni. Famosissimo negli Stati Uniti d’America avendo alle spalle la partecipazione ad oltre 100 film e sitcom, in Italia era celebre per aver interpretato il Dottor Hoover nella serie tv che ha lanciato Will Smith Willy il Principe di Bel Air. Ha lasciato la moglie, due figli e i nipoti oltre alla madre che alcune volte lo ha accompagnato sui carpet. John Wesley era nato nel 1947 a Lake Charles, a Los Angeles, si è arruolato giovanissimo nell’esercito degli Stati Uniti d’America ed era un veterano di guerra avendo partecipato anche alla guerra in Vietnam. Poi l’incontro con il cinema, un’inarrestabile ascesa che lo ha portato a lavorare insieme alle più grandi stelle hollywoodiane tra cui Denzel Washington, Barbra Streisand, Tim Burton e Morgan Freeman. Oltre al cinema un altro amore di Wesley era il teatro.
Il 13 settembre è morto Brian Turk, aveva 49 anni. Un anno fa gli era stato diagnosticato un tumore in fase terminale. Turk era stata una delle comparse di Luke Perry nel 1995, ma nella sua carriera aveva lavorato anche per General Hospital, Animal Kingdom e NCIS: Los Angeles. Al cinema, invece, è apparso in The Lost World: Jurassic Park, American Pie 2 e Big Fat Liar.
Il 18 settembre è morta Jessica Jaymes. trovata morta nella sua casa a San Fernando Valley, in California. Aveva 43 anni. A dare l’allarme è stato un amico che, non avendo sue notizie da un po’, martedì aveva deciso di andare a farle visita. Entrando in casa, però, la terribile scoperta: la donna era priva di sensi.
Il 28 settembre è morto Rob Garrison. Il Tommy di “Per vincere domani – The Karate Kid” aveva 59 anni. La famiglia ha confermato la notizia diffusa dal sito Usa Tmz. Rob Garrison era ricoverato in ospedale in West Virginia da un mese per problemi ai reni e al fegato. Rob Garrison aveva cominciato a recitare alla fine degli anni ’70 ma fu negli anni ’80 che arrivò il successo grazie al ruolo di Tommy, nel film uscito nel 1984 per la regia di John G. Avildsen, “Per vincere domani – The Karate Kid”. Dopo il film, diventato un vero e proprio cult, prese parte a diverse serie tv come MacGyver e Colombo. Proprio quest’anno era tornato a recitare nel ruolo di Tommy nella serie televisiva Cobra Kai creata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald per YouTube Red.
L’11 ottobre è morto Robert Forster, interprete di oltre cento film, candidato al premio Oscar al miglior attore non protagonista nel 1998 per Jackie Brown di Quentin Tarantino, dove impersonò Max Cherry, ruolo creato per lui dal regista. L’attore statunitense è morto ieri nella sua casa a Los Angeles, all’età di 78 anni, in seguito ad un tumore al cervello.
Il 12 ottobre è morto Carlo Croccolo aveva 92 anni. Nato a Napoli, città dove si è anche spento, nella sua carriera ha lavorato con i più grandi autori e registi di teatro e cinema, da Totò a Eduardo a De Sica a Magni. Importante anche la sua attività televisiva (lo si ricorda ad esempio nella Fiction Capri) e quella di doppiatore. Ha doppiato il grande Oliver Hardy, Totò e Vittorio De Sica. Intensa anche l’attività teatrale. Nel 2008 rivelò di aver avuto una storia di tre mesi con Marilyn Monroe.
Il 23 ottobre l’attore americano John Shelton Clarke è morto in California all’età di 88 anni a causa di una polmonite. Clarke si è spento nella sua casa di Laguna Beach dopo esser stato colpito da una violenta forma di polmonite. L’attore statunitense era diventato famoso per avere interpretato, per oltre 40 anni, il ruolo di Mickey Horton in “Il tempo della nostra vita”. John Clarke interpretò il personaggio sin dal debutto della serie nel 1965 fino al 2004, quando fu costretto a ritirarsi dalla scena per motivi di salute. Nel 2007 fu infatti colpito da un ictus dal quale non si riprese mai completamente. Nel 1959 Clarke recitò al fianco di Ida Lupino nella serie “Ai confini della realtà” ma fu protagonista anche de “I racconti del West”, “Lo sceriffo indiano”, “Gunsmoke”, “Il fuggiasco” e ancora “La signora del West” e “Cuore e batticuore”. Sua figlia è Melinda Clarke, oggi affermata attrice che dal 2003 al 2007 vestì i panni di Julie Cooper-Nichol nella serie televisiva “The O.C.”. Melinda deve il suo esordio in televisione al padre, che la portò nel cast proprio de “Il tempo della nostra vita”.
Il 24 ottobre è morta Roberta Fiorentini, attrice di teatro, cinema e televisione celebre per aver interpretato il ruolo della segretaria Itala nella serie cult “Boris”. Stava per compiere 71 anni e si è spenta a Roma. Figlia d’arte (suo padre era il grande Fiorenzo Fiorentini), era nota soprattutto per aver recitato in “Boris“, la serie che raccontava la televisione italiana attraverso gli occhi di una strampalata troupe. Nel cinema ha lavorato come attrice nel film “L’amico di famiglia” (2006), di Paolo Sorrentino – dove ha interpretato la parte della moglie di Saverio – mentre nel 2015 ha lavorato con Maria Sole Tognazzi per la realizzazione del film “Io e lei“. E poi “Due vite per caso” (2010), “Henry” (2011), “Boris – Il film” (2011), “Un matrimonio da favola” (2014), “Natale a 5 stelle” (2018).
Il 31 ottobre è morta Marie Laforet, conosciuta come “la ragazza dagli occhi d’oro”, nella sua casa di Genolier, in Svizzera. Il 5 ottobre aveva compiuto 80 anni. Icona della bellezza ammiccante degli anni ’60, interprete di 35 film e di 13 dischi venduti in 35 milioni di copie, aveva 80 anni. Nel 1978 si era stabilita a Ginevra dove aveva aperto una galleria d’arte e in seguito prese la cittadinanza svizzera. Fu il primo marito, il regista Jean-Gabriel Albicocco, appena sposato nel 1961, a lanciare Marie Laforêt come attrice con il film “La ragazza dagli occhi d’oro”, tratto da un racconto di Honoré de Balzac. L’appellativo rimase come etichetta alla giovane attrice che nel frattempo tentava anche la carriera di cantante incidendo un 45 giri nel 1964 dal titolo “La cantante dagli occhi d’oro” che ottenne subito un enorme successo, sia in Francia che in Europa. E per un certo periodo con il suo fascino sembrò rivaleggiare con Brigitte Bardot. Con la “La vendemmia dell’amore”, scritta da Daniel Gérard, autore di decine di fortunati successi del periodo yéyé, Laforêt entrò anche nelle classifiche italiane. Tra il 1964 e il 1968 tra i suoi successi ci sono le canzoni “Che male c’è”, “E se qualcuno si innamorerà di me (La playa)”, “Un foulard di seta blu”, “Nozze di campagna” e “Manchester e Liverpool”. “Guarda dove vai” e “Calda la vita” sono stati gli ultimi successi in italiano. Era nata come Maïténa (nome di origine basca) Doumenach a Soulac-sur-Mer il 5 ottobre 1939. All’età di 58 anni confessò: “Sono stata violentata da un vicino di casa quando avevo tre anni. Quel fatto ha segnato tutta la mia vita”. Marie Laforêt debuttò per caso gareggiando in sostituzione della sorella, che aveva rinunciato all’ultimo momento, ad un concorso per giovani talenti organizzato nel 1959 dalla stazione radiofonica Europe 1. Il regista Louis Malle la ingaggiò per “Liberté”, un film che non venne poi realizzato e così la sua prima apparizione cinematografica fu nel film “Delitto in pieno sole”, diretto nel 1960 da René Clément. La sua carriera cinematografica l’ha vista recitare tra i numerosi film in “La notte del peccato” (1962), “Il diavolo sotto le vesti” (1963), “Sciarada alla francese” (1964), “Caccia al maschio” (1964), “Colpo grosso a Parigi” (1965), “Le soldatesse” (1965), con la regia di Valerio Zurlini, “La gang dei diamanti” (1967), “C’era una volta Pollicino” (1972), “Poliziotto o canaglia” (1979). Nel 1985 ha inoltre lavorato con Fernando E. Solanas per il film “Tangos – L’esilio di Gardel”, Leone d’argento a Venezia. Dopo un lungo periodo di assenza dagli schermi, l’attrice si è dedicata di nuovo alla recitazione (in Italia è comparsa nel serial televisivo “La Piovra 3”) e in particolare al teatro. Al cinema ha recitato nei film “L’avaro” (1990), per la regia di Tonino Cervi con Alberto Sordi, “Presunto violento” (1990), per la regia di Georges Lautner, “Una fredda mattina di maggio” (1990), con la regia di Vittorio Sindoni (1990), “Tutti gli uomini di Sara”, per la regia di Gianpaolo Tescari (1992). Ha recitato anche in “A che punto è la notte”, miniserie tv con la regia di Nanni Loy (1994). È stata sposata cinque volte. Dopo il divorzio dal regista Jean-Gabriel Albicocco, si è unita in matrimonio con Judas Azuelos, poi con Alain Kahn-Sriber, in seguito con Pierre Meyer e infine nel 1990 con Eric De Lavandeyra. Ha avuto tre figli, tra cui l’attrice Lisa Azuelos.
Il 5 novembre è morto, all’età di 84 anni, a Udine, Omero Antonutti. Attore di cinema e teatro fu celebre soprattutto per i film con i fratelli Taviani, in particolare in Padre Padrone del 1977 e poi come doppiatore, nelle saghe del Signore degli Anelli e Guerre Stellari. Nato a Basiliano, in Friuli Antonutti esordisce nel cinema nel 1966 con una piccola parte in Le piacevoli notti con Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida e Ugo Tognazzi. Nel 1974 fa parte del cast di Processo per direttissima e Fatevi vivi, la polizia non interverrà, ma il suo primo ruolo di spessore è del 1977, quando viene aappunto scritturato per il ruolo del padre di Gavino Ledda in Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani. La collaborazione con i due fratelli registi prosegue nel 1982 con La notte di San Lorenzo e nel 1984 con Kaos. L’attività di Antonutti fin dagli anni settanta prosegue alternando cinema e teatro, oltre al lavoro di doppiaggio. Tra gli altri film, ricordiamo Farinelli – Voce regina di Ge’rard Corbiau, Un eroe borghese di Michele Placido, I banchieri di Dio – Il caso Calvi di Giuseppe Ferrara e Tu ridi ancora dei fratelli Taviani. Tra le produzioni recenti, la miniserie televisiva Sacco e Vanzetti, N – Io e Napoleone, La ragazza del lago e, nel 2008, Miracolo a Sant’Anna. Infine, è stata la voce narrante nel film La legge degli spazi bianchi, regia di Mauro Caputo, tratto da un racconto di Giorgio Pressburger, presentato alla mostra di Venezia nel 2019.
Il 5 novembre è morta a 13 anni la giovanissima attrice Laurel Griggs. Ex volto del Saturday Night Live, aveva debuttato come attrice a Broadway a soli 6 anni. Secondo quanto riferito dai suoi familiari al Post, Laurel avrebbe perso la vita in seguito a un pesante attacco d’asma, una crisi respiratoria irreversibile che non le avrebbe lasciato scampo.
Il 23 novembre è morto l’attore statunitense Michael J. Pollard, protagonista di numerosi film cult, dove ha impersonato spesso con il suo sguardo serafico personaggi malvagi o eccentrici, per un arresto cardiaco, all’età di 80 anni. Dopo essere apparso in alcuni film negli anni Sessanta – tra i quali Le avventure di un giovane (1962) di Martin Ritt e I selvaggi (1966) di Roger Corman – Pollard ebbe la grande occasione quando gli fu affidato il ruolo di Clarence W. Moss, il meccanico un po’ idiota ma di buona indole che diventa complice dei rapinatori Clyde Barrow e Bonnie Parker (Warren Beatty e Faye Dunaway) in Gangster Story (1967) di Arthur Penn. Per la sua interpretazione, Pollard fu candidato al premio Oscar al miglior attore non protagonista, vincendo anche un Bafta per il miglior attore esordiente. Pollard ottenne in seguito alcuni altri ruoli di rilievo, come quello del prigioniero di guerra che guida un gruppo di evasi attraverso le montagne austriache in La straordinaria fuga dal campo 7A (1969), diretto da Michael Winner, e quello di Little Fauss, un giovane di campagna ed esperto meccanico, che viene sfruttato da un corridore sbruffone (Robert Redford) in Lo spavaldo (1970). Interpretò Billy the Kid, facendone un ritratto di psicopatico ma scervellato in Dirty Little Billy (1972), film di Stan Dragoti uscito in Italia con il titolo Il piccolo Billy.
Il 27 novembre è morto Godfrey Gao, modello e attore canadese di origini cinesi, dopo aver subito un apparente attacco cardiaco mentre era sul set del reality show Chase Me. Secondo quanto riporta l’Ap, Gao stava girando il reality sportivo nella città della Cina orientale di Ningbo. La sua agenzia ha confermato la morte sulla sua pagina Facebook ufficiale. Il 35enne sarebbe caduto mentre correva. È stato portato di corsa in ospedale dove è stato constato il decesso, secondo la sua agenzia. Gao, nato a Taiwan, ha raggiunto la notorietà soprattutto tra il pubblico giovane, diventando in un primo momento il primo modello maschile asiatico per il marchio di lusso Louis Vuitton. Ha poi recitato in numerosi lungometraggi e drammi televisivi, tra cui un ruolo nel film di Hollywood tratto dalla serie fantasy Shadowhunters, dai libri di Cassandra Clare, dove ha interpretato lo stregone Magnus Bane. In Cina era noto anche per la popolare serie tv Remembering Lichuan. Il suo corpo verrà trasportato mercoledì a Taipei, capitale di Taiwan.
Il primo dicembre l’attrice statunitense Shelley Morrison, volto noto del telefilm “Will & Grace” dove ha interpretato Rosario Salazar, la cameriera di Karen Walker (Megan Mullally), è morta domenica all’età di 83 anni al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles per complicazioni cardiache legate ad una breve malattia. Era sposata con lo scrittore Walter Dominguez. Dal 1999 al 2006 Morrison interpretò nella popolare serie tv “Will & Grace” Inez Consuelo Yolanda Rosario Salazar, segnalandosi per la sua brillante interpretazione in un cast che ha vinto il premio Screen Actors Guild come miglior gruppo in una serie comica. Originariamente scritto per un singolo episodio, il personaggio della cameriera si rivelò così popolare nei duetti con la protagonista Megan Mullally da conquistarsi un ruolo in tutte le otto stagioni della serie Nbc. Nata con il vero nome di Rachel Mitrani a New York, nel quartiere del Bronx, il 26 ottobre 1936, da genitori ebrei spagnoli, ebbe una carriera precoce, iniziata in teatro e poi al cinema dal 1960, prevalentemente come attrice in ruoli etnici. Ha recitato in decine di serie televisive dai primi anni ’60, tra cui “General Hospital“, “Dottor Kildare” e “Il fuggitivo“. In seguito è apparsa in episodi di “La famiglia Partridge“, “Colombo“, “L.A. Law – Avvocati a Los Angeles” e “La signora in giallo”. Morrison ha conquistato anche una ventina di ruoli cinematografici, recitando spesso al fianco di grandi star di Hollywood. E’ apparsa nelle pellicole “La pelle che scotta” (1962), “Il castello del male” (1966), “Divorzio all’americana” (1967), “Come salvare un matrimonio e rovinare la propria vita” (1968), con Dean Martin, “Fuunny Girl” (1968), con Barbra Streisand, “L’oro di Mackenna” (1969), con Gregory Peck, “Una pazza storia d’amore” (1973), con regia di Paul Mazursky, “Breezy” (1973), con regia di Clint Eastwood, “Per fortuna c’è un ladro in famiglia” (1983), con la regia di Herbert Ross, “In campeggio a Beverly Hills” (1989) e “Mela e Tequila – Una pazza storia d’amore con sorpresa” (1997), con la regia di Andy Tennant e con Salma Hayek.
Il 7 dicembre, Ron Leibman, noto per aver interpretato il ruolo del padre di Rachel Green, il personaggio interpretato da Jennifer Aniston nella sitcom “Friends” e per aver recitato nella serie tv “I Soprano“, è morto ieri a New York all’età di 82 anni per le complicazioni di una polmonite. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla famiglia a “The Hollywood Reporter“. Leibman era famoso per l’interpretazione di Martin “Kaz” Kazinsky nell’eponima miniserie televisiva “Kazinsky” (1978-1979), di cui era inoltre co-ideatore e co-sceneggiatore, con cui aveva vinto un Emmy Award. Sempre in tv ha vestito i panni del dottor Leonard Green, burbero ed irascibile padre di Rachel, nella sitcom “Friends” (1994-2004). Ha lavorato prevalentemente per il cinema: memorabile il suo ruolo del sindacalista che ha affiancato Sally Field in “Norma Rae” (1980) di Martin Ritt. Tra gli altri film figurano “Senza un filo di classe” (1970), con regia di Carl Reiner, “La pietra che scotta” (1972), con la regia di Peter Yates, “Mattatoio 5” (1972), con la regia di George Roy Hill (1972), “Zorro mezzo e mezzo” (1981), “Scherzi di cuore” (1983), regia di Arthur Hiller (1983), “Nick lo scatenato” (1984), con regia di Bob Clark. Nato il 11 ottobre 1937 a New York da una famiglia ebraica, Leibman si era laureato nel 1958 presso la Ohio Wesleyan University. Si è sposato due volte, con due attrici, Linda Lavin e Jessica Walter, e da entrambe ha divorziato. Ha lavorato prevalentemente per il cinema: lo si ricorda soprattutto per aver affiancato Sally Field in Norma Rae. E’ stato anche attore teatrale, vincendo un premio Tony per la commedia di Tony Kushner “Angels in America“. Nella serie tv “I Soprano” ha vestito i panni del dottor Lior Plepler.
Il 13 dicembre è morto a 86 anni Danny Aiello, considerato l’italoamericano del cinema. Aiello aveva infatti interpretato il ruolo (non protagonista) in film come ‘Fa’ la cosa giusta’ di Spike Lee per il quale fu nominato ai Premi Oscar 1990 e ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone. L’attore ha lavorato anche con Madonna, interpreta infatti la parte del padre della cantante nel video della canzone ‘Papa don’t preach’.
Il 14 dicembre l’attrice danese naturalizzata francese Anna Karina, leggendaria musa della Nouvelle Vague e dei primi otto film (1960-67) del regista francese Jean-Luc Godard, con cui è stata sposata, è morta a Parigi all’età di 79 anni per le complicazioni di un tumore, come ha annunciato il suo agente. E’ autrice di tre romanzi ed è stata anche cantante al fianco di Serge Gainsbourg. Il festival di Cannes nel 2018 ha reso omaggio alla carriera di Karina. Nata a Copenaghen il 22 settembre 1940 come Hanne Karin Blarke Bayer, per il suo volto armonioso, incorniciato da capelli scurissimi, era diventata uno dei simboli della cinematografia della Nouvelle Vague: per l’intensa interpretazione di ‘La donna è donna’ di Godard ha ottenuto l’Orso d’argento al Festival di Berlino nel 1961. Ultimata la scuola secondaria, studiò danza; in seguito, dopo aver interpretato un cortometraggio e alcuni film pubblicitari, Karina si trasferì a Parigi diventando un’apprezzata modella (fu Coco Chanel a trovarle il nuovo nome) anche per popolari campagne pubblicitarie. Venne subito notata dal giovane Godard che la volle come protagonista del suo secondo film ‘Le petit soldat’ (girato nel 1960 ma uscito solo nel 1963), dando al suo personaggio il nome-omaggio di Veronica Dreyer e scrivendo dialoghi e scene su misura per lei. Godard fu conquistato definitivamente dalla giovane attrice offrendole la parte di una ragazza disinvoltamente sentimentale in ‘La donna è donna’ (1961) – definito poi ‘un documentario su Anna Karina’ – e sposandola subito dopo la fine delle riprese del film. Karina divenne così la musa di Godard, con massima disponibilità ad assecondare le inconsuete tecniche del regista nella direzione degli attori. Questo importante sodalizio non le impedì però di lavorare in film di altri registi: tra questi spiccano ‘Susanna Simonin, la religiosa’ (1966) di Jacques Rivette, ‘Cleo dalle 5 alle 7’ (1962) di Agnès Varda, ‘Il piacere e l’amore’ (1964) di Roger Vadim e ‘La schiava di Bagdad’ (1963) di Pierre Gaspard-Huit. Fu però Godard a disegnare per Karina i personaggi più originali, drammatici e astratti come in ‘Questa è la mia vita’ (1962) o ‘Agente Lemmy Caution: missione Alphaville’ (1965), o spensierati e romantici come in ‘Bande à part’ (1964) e ‘Il bandito delle 11’ (1965), culmine della sua collaborazione con il regista, che si sarebbe conclusa con ‘Una storia americana’ (1967) nel singolare ruolo di un Humphrey Bogart al femminile. Dopo il divorzio da Godard nel 1967, Karina allargò i suoi orizzonti lavorando anche all’estero. Già nel 1965 aveva impersonato una delle prostitute greche in ‘Le soldatesse’ di Valerio Zurlini; nel 1967 fu la collega-amante di Mersault (Marcello Mastroianni) in ‘Lo straniero” di Luchino Visconti, mentre per il francese Jean Aurel, che già l’aveva diretta nell’originale “La calda pelle” (1965), interpretò “Lamiel” (1967), la ragazza di provincia del romanzo incompiuto di Stendhal. Quasi tutti i film cui partecipò in quel periodo erano di origine letteraria: “La spietata legge del ribelle” (1969) di Volker Schlondorff da Heinrich von Kleist; “In fondo al buio” (1969) di Tony Richardson dal romanzo di Vladimir Nabokov, in un’inconsueta parte di donna cinica e spietata; “Rapporto a quattro” (1969) diretto da George Cukor, ispirato da Lawrence Durrell. E’ poi apparsa in “Pane e cioccolata” (1974) di Franco Brusati, e “L’invenzione di Morel” 1974) di Emidio Greco. Nella seconda metà degli anni ’70 recitò per giovani registi che si richiamavano alla Nouvelle Vague, come Benoit Jacquot per il suo primo film “L’assassin musicien” (1976) e Rainer W. Fassbinder per “Roulette cinese” (1976). Nel frattempo Karina si cimentò nella regia scrivendo, dirigendo e interpretando “Vivre ensemble” (1973), versione femminista di un fatto di cronaca parigino; nella canzone, già praticata in vari film, incidendo alcuni dischi; e anche nella scrittura pubblicando tre romanzi. Nel frattempo ha continuato a recitare saltuariamente in film, tra i quali “L’opera al nero” (1988) di André Delvaux, “Alto, basso, fragile” (1995) dell’amico Jacques Rivette. L’ultima apparizione è stata nel thriller “The truth about Charlie” (2002) di Jonathan Demme, non a caso ricco di riferimenti alla Nouvelle Vague.
Il 20 dicembre è morta a 78 anni l’attrice francese Claudine Auger. Divenne famosa negli anni 60 soprattutto per il ruolo della splendida Domino in “Agente 007 – Thunderball: operazione tuono”, accanto a Sean Connery. Ma nel corso della sua carriera ha girato oltre 60 film, molti dei quali anche in Italia, come “Pane, burro e marmellata”, “Aragosta a colazione”, “Il pentito” e “Il frullo del passero”. Il ruolo che la impose a livello internazionale fu però quello di Dominique “Domino” Derval, l’amante del potente e terribile Emilio Largo (interpretato da Adolfo Celi), antagonista dell’agente 007 in “Thunderball”. Un ruolo che nel remake del 1983, “Mai dire mai”, sarebbe stato ereditato da Kim Basinger. Fu poi protagonista in molti film italiani negli anni 60 e 70, tra cui “L`arcidiavolo” di Ettore Scola, insieme a Vittorio Gassman, “I bastardi” di Duccio Tessari, “Reazione a catena” di Mario Bava, “La tarantola dal ventre nero” di Paolo Cavara, Negli anni 80 partecipò anche alla quinta stagione della fiction “La Piovra”. Il suo ultimo film era stato nel 1990, “La bocca”, diretto da Luca [sta_anchor id=”game”]Verdone[/sta_anchor].
Il 24 dicembre è morto l’attore irlandese Andrew Dunbar, che aveva lavorato come controfigura nella serie tv Hbo Il Trono di Spade, tratta dalla saga di George R.R. Martin, per il ruolo di Theon Greyjoy, interpretato da Alfie Allen. E’ successo improvvisamente a 30 anni nella sua casa di Belfast alla vigilia di Natale. L’attore era apparso nei film «Dragged Across Concrete» (2018), «Arrow» (2012) e «Leprechaun: Origins» (2014). Dunbar, che lavorava anche come dj, aveva partecipato ad altre serie televisive come «Line of Duty» e «Derry Girls». L’attore Andy McClay ha reso omaggio al suo «amico speciale»: «era una persona di talento, gentile e generosa. Quando ho saputo della sua morte, il mio cuore si è spezzato».
Il 26 dicembre Sue Lyon è morta a Los Angeles: aveva 73 anni ed era malata da tempo, come ha confermato l’amico Phil Syracopoulos al New York Times. L’attrice statunitense esordì sul grande schermo da adolescente come protagonista del film Lolita di Stanley Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo di Vladimir Nabokov che fece scandalo nel 1955. Lyon fu scelta tra 800 ragazze dallo stesso scrittore che la definì «una ninfetta perfetta». La parte di Dolores “Lolita” Haze, la ragazzina per cui il professore di liceo Humbert Humbert (interpretato da James Mason) perde la testa, le fa vincere il Golden Globe come migliore attrice esordiente e resterà il suo ruolo più importante. In seguito Lyon recitò soprattutto in film televisivi e ebbe piccole parti in qualche serie, fino al ritiro dalle scene. Il suo ultimo ruolo risale al 1980, nell’horror Alligator.
Il 30 dicembre è morto Syd Mead, il “visual designer” che ha immaginato mondi fantastici per Hollywood, creando fantasmagoriche architetture e veicoli futuristici per kolossal cult della fantascienza come “Blade Runner”, “Aliens” e “Tron”. Il designer statunitense, con un prestigioso passato di progettista per l’industria automobilistica e importanti società internazionali come Sony, Honda e Philips Electronics, è morto ieri nella sua casa di Pasadena, in California, all’età di 86 anni. Sydney Jay Mead nasce a St. Paul, nel Minnesota, il 18 luglio 1933 e cresce in South Dakota, dove il padre è pastore di una chiesa battista; fin da ragazzo rivela una straordinaria capacità grafica e si diploma in studi artistici all’Art Center School di Los Angeles nel 1959. Già ai tempi della scuola aveva iniziato a collaborare con l’Alexander Film Company, eseguendo disegni di animazione e fondali. Dal 1959 al ’61 lavorò ai Ford Motor’s Studios a Dearborn, nel Michigan, passando poi alla Hansen Company di Chicago e in seguito collaborò come designer con molte compagnie come Atlas Cement, U.S. Steel e Allis Chalmers. Nel 1970 fondò la Syd Mead Inc. a Detroit e nel 1985 la Oblagon Inc. Sempre negli anni ’80 Mead lavorò per le società giapponesi Sony e Honda e fu designer per diversi film nipponici. In anni recenti è stato premiato con il Visual Effects Society Award (2015) e l’Art Directors Guild’s William Cameron Menzies Award.
Vip morti 2019, conduttori ed altri ruoli
Il 2 gennaio è morto Gene Okerlund, detto Mean. Aveva 76 anni. Impossibile non vederlo accanto ad Hulk Hogan, André The Giant, Roddy Piper e tutti i grandi degli anni 80 del wrestling. L’intervistatore più famoso della storia del wrestling ha condotto parecchi show: All-American Wrestling, Tuesday Night Titans, Wrestling Challenge e Prime Time Wrestling. Nel 2006 era stato inserito nella Hall of Fame della Wwe. Nel 1989 fu protagonista di un simpaticissimo episodio rimasto nella storia: durante Summerslam 1989, mentre intervistava Rick Rude e il manager Bobby Heenan, Gene si spaventò mentre cadde l’insegna del pay per view e imprecò in diretta televisiva.
L’8 gennaio è morta Paola Nappi, giornalista livornese del Tgr Rai della Toscana e del Tg3, a 55 anni. Era malata da tempo, dopo un malore che la colpì nel 2012, proprio mentre stava lavorando da inviata all’isola del Giglio per il naufragio della Costa Concordia. Si trovava sulle scale di una chiesa dell’isola toscana in attesa di assistere alla messa in memoria delle vittime quando cadde, priva di sensi: fu ricoverata d’urgenza, in terapia intensiva.
L’11 gennaio è morto lo scrittore, saggista, poeta e docente universitario Folco Portinari, pioniere della televisione nella Rai degli anni ’50, raffinato intellettuale studioso di Alessandro Manzoni e della civiltà letteraria dell’Ottocento italiano, gran gourmet e gastronomo a cui si deve, insieme a Carlo Petrini, la stesura del Manifesto fondativo di Slow Food (1987), che ha rivoluzionato la cultura del cibo. Aveva 92 anni.
Il 12 gennaio è morto il matematico britannico Sir Michael Francis Atiyah, gigante dell’algebra e della geometria del XX secolo, celeberrimo per aver enunciato e dimostrato il teorema dell’indice, che seguendo le orme di Isaac Newton ha rinnovato gli studi unendo matematica e fisica. Aveva 89 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta ieri, è stato dato dalla Royal Society di Londra, di cui è stato presidente dal 1990 al 1995.
Il 13 gennaio è morto Phil Masinga, indimenticato centravanti della Nazionale sudafricana ed ex attaccante di Bari e Salernitana. Stando a quanto riportato dalla stampa sudafricana, Masinga combatteva da tempo contro una grave malattia ed era ricoverato da quasi 3 settimane. Aveva 49 anni. Masinga, cresciuto nei Kaizer Chiefs, dopo le esperienze allo Jomo Cosmos e al Mamelodi Sundowns nella massima serie sudafricana sbarcò in Europa nel 1993, e per due stagioni vestì la maglia del Leeds United. Dopo un anno al San Gallo, in Svizzera, incominciò l’esperienza in Italia. Prima alla Salernitana, dove realizzò gol pesanti per la permanenza in serie B, poi la fortunata avventura con il Bari: con i Galletti giocò 4 stagioni in serie A, realizzando 24 in 75 partite di campionato. Poi un infortunio e l’esplosione di Antonio Cassano complicarono la sua esperienza in Puglia, fino all’addio nell’estate del 2001. Chiuse la carriera in Arabia Saudira, all’Al-Wahda. Con la Nazionale del Sudafrica Masinga segnò 18 reti in 58 presenze nei Bafana Bafana.
Il 21 gennaio è morto Armin Loacker, figlio del fondatore della storica azienda dell’Alto Adige specializzata in wafer all’età di 78 anni. Loacker, figlio di Alfons, fondatore del marchio con sede a Bolzano, aveva contribuito all’affermazione internazionale della compagnia, che oggi esporta nel mondo il 70% della sua produzione.
Il 7 febbraio è morta Rosamunde Pilcher, famosa autrice di romanzi sentimentali ambientati nelle isole britanniche, autrice del bestseller internazionale ‘I cercatori di conchiglie’ (The Shell Seekers), una delle ultime regine del ‘romanzo rosa’, è morta all’età di 94 anni a Dundee, in Scozia. Nel 2002 la regina Elisabetta II aveva insignito l’autrice del prestigioso riconoscimento di Officer of the Order of British Empire (Obe).
L’8 febbraio è morto a 82 anni l’attore britannico Albert Finney. Tra i suoi film più famosi ci sono Tom Jones, Due per la strada, Assassinio sull’Orient-Express e Un ostaggio di riguardo. Nel 2000 aveva recitato in Erin Brockovich – Forte come la verità e nel 2006 in Un’ottima annata, il film di Ridley Scott con Russell Crowe come protagonista. Nella sua carriera era stato nominato cinque volte per l’Oscar ma non l’aveva mai vinto. Finney è morto in seguito a una breve malattia.
Il 9 febbraio è morto il disegnatore, autore e illustratore francese Tomi Ungerer. All’età di 87 anni in Irlanda, a casa della figlia. Lo si è appreso a Parigi da persone del suo entourage.
Alsaziano, che ha vissuto negli Stati Uniti e in Canada, è diventato celebre in tutto il mondo con le sue opere per i ragazzi e per il suo impegno politico contro il razzismo, il nucleare, la guerra in Vietnam e, ultimamente, contro Donald Trump.
Pubblicate in Italia molte sue opere, fra le quali “Otto, autobiografia di un orsacchiotto”, “I tre briganti”, “La nuvola blu”.
L’11 febbraio è morta Maura Viceconte a soli 51 anni. Stella della maratona azzurra, è stata grande protagonista soprattutto negli anni ’90 e nei primi anni del 2000. Nel 1998 è riuscita a conquistare la medaglia di bronzo agli Europei di Budapest (oltre all’argento con la squadra azzurra) mentre, nel 2000, ha partecipato alle olimpiadi di Sydney (arrivando 12esima). Ancora primatista italiana sulla distanza dei 10.000 metri (record stabilito, nel 2000, ad Heusden, in Olanda), la piemontese si è tolta la vitanella propria abitazione. Solo lo scorso mese di novembre, l’ex fondista azzurra, da tempo malata, aveva promosso un docufilm sulla propria vita dal titolo “La vita è una maratona – La corsa il modo di vivere”.
Il 12 febbraio è morto Maximilian Reinelt, campione olimpico con l’otto nel canottaggio a Londra 2012. Il 30enne ex vogatore tedesco, ritiratosi dall’attività agonistica nel 2016, ha perso la vita domenica sulle nevi di St. Moritz. Reinelt è stato trovato a terra esanime lungo un sentiero di sci di fondo. Si sospetta sia stato colto da [sta_anchor id=”banks”]malore[/sta_anchor].
Il 12 febbraio è morto anche il leggendario Gordon Banks, portiere della Nazionale dei Tre Leoni campione del mondo ai Mondiali del 1966 disputati in casa. L’estremo difensore britannico, amatissimo in patria, se ne è andato a 81 anni. E’ considerato uno dei portieri più forti della storia. E’ rimasto nella leggenda del Mondiale non solo per l’unico trionfo iridato dell’Inghilerra nel 1966 ma anche per la cosiddetta “parata del secolo” su un colpo di testa di Pelé ai Mondiali di Messico 1970, quando in tuffo negò a O Rei un gol praticamente già fatto. Banks ha totalizzato 73 presenze in nazionale tra il 1963 e il 1972 e ha giocato quasi 200 partite con lo Stoke, prima che la sua carriera ad alto livello venisse bruscamente interrotta a causa di un incidente in macchina che gli costò la vista da un occhio. Continuò comunque a giocare negli Stati Uniti fino al 1978.
Il 19 febbraio è morto a 85 anni Karl Lagerfeld, soprannominato il Kaiser della moda. Direttore creativo di Chanel (incarico ricoperto dal 1983), di Fendi (la partnership più lunga mai avuta da uno stilista con una maison, arrivata a 50 anni nel 2015) e del marchio che porta il suo nome. Impegnato in decine di collaborazioni nei settori più diversi, dall’arredo agli strumenti di scrittura, dalla cristalleria all’art de la table. E poi fotografo (da anni firmava le campagne pubblicitarie di Chanel), ideatore di eventi di comunicazione e marketing, talent scout per il mondo della moda. Pioniere nel mischiare “alto e basso”, fu tra i primi a collaborare con il colosso svedese del fast fashion H&M per una capsule che andò esaurita in pochi giorni.
Il 19 febbraio è morto Gabriele La Porta, storico conduttore Rai, giornalista e filosofo. Legato a tematiche sociali e culturali. Aveva 73 anni, 42 dei quali passati in Rai, ininterrottamente per 14 anni direttore del palinsesto di “Rai Notte” e per un biennio direttore di Raidue. Nato a Roma il 5 maggio 1945, dopo la laurea in filosofia, La Porta entra in Rai a 23 anni iniziando la sua lunga carriera nel servizio pubblico prima come programmista, poi come giornalista e editorialista. Nel 1994 è stato nominato direttore di Rai 2, prima di diventare nel 1996 direttore del palinsesto di Rai Notte, divenendo noto al pubblico come conduttore di trasmissioni culturali. Nel 2010 è andato in pensione e ha lasciato la Rai.
Il 23 febbraio è morta Marella Agnelli Caracciolo di Castagneto, aveva 92 anni, vedova dell’Avvocato. Nata a Firenze nel 1927 da una famiglia di antica aristocrazia napoletana, figlia di Filippo Caracciolo principe di Castagneto e di Margaret Clarke, signora americana dell’Illinois, un fratello, Carlo, tra i fondatori del Gruppo l’Espresso-Repubblica e un altro, Nicola, giornalista e studioso di storia, autore televisivo, cugina di Allegra seconda moglie di Umberto, Marella Agnelli frequenta da ragazza l’Accademia di Belle Arti di Parigi per poi dedicarsi alla fotografia sotto la guida di Erwin Blumenfeld, celebre firma di Vogue e Harper Bazaar. Nel 1953 conosce Gianni Agnelli a Roma. Si sposano l’anno dopo con rito religioso in una chiesetta nel castello di Osthofen nei pressi di Strasburgo dove il padre di lei è segretario del Consiglio generale d’Europa.
Il 2 marzo è morto Tullio Gregory, storico e filosofo. Aveva compiuto 90 anni il 28 gennaio. Docente di storia della filosofia medievale e di storia della filosofia a La Sapienza a Roma, è stato attratto da sempre dai momenti storici in cui si sono verificate grandi svolte culturali che hanno portato a un cambiamento della vita degli uomini, delle società: prima lo studio e la passione per il Medioevo e in particolare il XII secolo con la sua rinascita grazie alla scoperta del pensiero greco e arabo, poi il Seicento con la caduta della metafisica tradizionale e la nascita della nuova scienza e di quello che viene chiamato illuminismo, da cui gli deriva quella ”fiducia nella ragione, che va sempre difesa perché se si perde si perde la sostanza del nostro essere uomini.
Il 6 marzo è morta Lotte van der Zee, ex Miss Universo, soli 20 anni dopo aver subito un infarto. La modella olandese si è sentita male improvvisamente mentre sciava in Austria con la sua famiglia, e ha passato due settimane in coma prima che il supporto che la teneva in vita fosse spento.
Il 10 marzo è morto a quasi 71 anni Alberto Bucci, presidente e storico coach della Virtus Pallacanestro. Esordì a 25 anni in Serie A come allenatore della Fortitudo Bologna. Con le V nere conquistò due scudetti, nel 1994 e 1995. Tre scudetti, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana questo il palmares di un allenatore che ha passato un’intera vita ad insegnare basket a tutte le generazioni. Esordisce come allenatore in serie A prestissimo a 25 anni nella sua Bologna sponda Fortitudo, ma è con la Virtus che arriveranno le prime gioie come lo scudetto nella stagione 1983-1984.
Il 12 marzo è morto Joseph Joe Nissim. Aveva 100 anni. Il suo nome lo conoscono in pochi ma è lui l’imprenditore a capo di un gruppo di beni di largo consumo presente nelle case degli italiani con marchi come Rio Mare e Vetril. La sua è stata una vita rocambolesca come gli anni che ha vissuto. Ebreo di Salonicco, ha evitato le persecuzioni naziste in Grecia arruolandosi nell’esercito britannico per poi trasferirsi, al termine del secondo conflitto mondiale, in Italia. Qui mette in piedi un’attività di import export che con gli anni diventa il gruppo Bolton di oggi.
Il 16 marzo è morto William Stanley Merwin, considerato uno dei più grandi poeti americani contemporanei, è morto all’età di 91 anni nella sua casa sull’isola di Maui, alle Hawaii, in una piantagione di ananas di 18 acri dove si era “ritirato” fin dagli anni ’70, battendosi per la natura e per la difesa delle foreste pluviali. Merwin ha ricevuto per ben due volte il premio Pulitzer (nel 1971 e nel 2009), un National Book Award e nel 2013 è stato il primo autore ad essere insignito del premio letterario polacco “Zbigniew Herbert”. Nel giugno 2010, la Library of Congress lo ha nominato 17/o poeta laureato degli Stati Uniti. Ha tradotto, tra le altre opere, il Purgatorio di Dante, drammi di Euripide e di Federico Garcia Lorca, poesie di Pablo Neruda e di Osip Mandel’stam.
Il 22 marzo è morto Stefano Iacobone, 31 anni, che ha perso la vita in un incidente stradale la scorsa notte sulla statale 42 che porta verso Castel Rozzone e Arcene, a Treviglio, in provincia di Bergamo. L’atleta lombardo in precedenza aveva nuotato per il Team Lombardia MGM e per l’Ispra Nuoto di Varese, allenato dal tecnico federale Stefano Morini (coach dei più grandi, da Federica Pellegrini a Gregorio Paltrinieri) Campione italiano nei 100 farfalla ai tempi dell’Ispra con cui aveva stabilito nel 2009 il record italiano della 4×100 mista in vasca corta, nonché azzurro in diverse occasioni tra cui gli Europei di Stettino. A livello individuale deteneva il 14° crono italiano di tutti i tempi in 52.98 e il 34° nei 200 (2.00.20), mentre da 25 metri aveva di personale 52.98 e 1.54.87 (12esimo all time).
Il 26 marzo è morto Bruno Oliviero, il fotografo delle dive. Il suo obiettivo immortalò tutte le meraviglie italiane del grande schermo: da Sophia Loren a Claudia Cardinali, Monica Bellucci e Sabrina Ferilli. Fu tra i primi a scattare immagini a una giovanissima Ornella Muti, quando aveva appena 14 anni. Poi Monica Vitti, Valeria Marini, gli esordi di Ilary Blasi. Senza dimenticare Heather Parisi e Simona Ventura. Anche in campo internazionale le sue foto hanno fatto il giro del mondo. La superstar del pop Madonna, le modelle Kate Moss e Naomi Campell. E gli uomini: Alberto Sordi e Luca Cordero di Montezemolo e Giorgio Armani.
Il 27 marzo all’età di 84 anni il pionieristico cosmonauta di era sovietica Valerij Bykovskij, che fece il primo dei suoi tre lanci nello spazio nel 1963. Lo rende noto oggi l’agenzia spaziale russa Roscosmos. Bykovskij era uno dei 20 piloti militari sovietici scelti per la prima missione russa nello spazio. Il suo primo lancio fu come membro dell’equipaggio del Vostok-5. Si addestrò per una missione lunare prima che gli Stati Uniti vincessero la corsa verso la Luna e l’Unione sovietica annullasse i propri obiettivi per andarvi. Bykovskij fece il suo secondo volo spaziale nel 1976 e il terzo nel 1978. Trascorse in tutto quasi 21 giorni in orbita.
Il 3 aprile il celebre parrucchiere Jean Louis David è morto all’età di 85 anni. Coiffeur per eccellenza, fondatore di un gruppo nato nel 1976 presente con i suoi saloni in tutto il mondo, firma di una gamma di prodotti cosmetici di successo planetario. Considerato un visionario delle acconciature, fin dagli esordi aveva avuto successo collaborando con i grandi fotografi di moda come Helmut Newton o Herb Ritts, decidendo poi di scattare da solo le proprie foto e realizzare i propri video negli anni ’70. Nel 2002 aveva ceduto l’impero al gruppo americano associato al marchio Franck Provost e si era ritirato e vivere a Épalinges, in Svizzera.
Il 4 aprile è deceduto probabilmente a causa di un infarto, Luigi Massi, stilista ascolano dell’Atelier Versace. Avrebbe compiuto 57 anni il prossimo 17 giugno. Durante la sua carriera ha avvolto con eleganza e sensualità i corpi di attrici internazionali: da Sharon Stone a Uma Thurman; da Catherine Zeta-Jones a Nicole Kidman fino a Lady Gaga, Charlize Theron e Céline Dion. Luigi Massi era il première della sartoria Alta moda di Versace. Cresciuto tra tessuti e bottoni, ha avuto come prima insegnante la mamma, Agostina Marozzi, scomparsa nel [sta_anchor id=”cadeo”]2011[/sta_anchor].
Il 5 aprile è morto Cesare Cadeo, aveva 72 anni. La sua carriera televisiva è stata legata in modo particolare alle reti Mediaset. Il volto noto della tv, definito il ‘gentiluomo del piccolo schermo, è stato un emblema della televisione degli anni ’80. Cadeo ha iniziato a lavorare a Canale 5 proprio all’inizio di quel decennio con il programma ‘Gol’, insieme al ct dell’Italia campione del mondo, Enzo Bearzot.
Il 7 aprile si è spento Gian Galeazzo Biazzi Vergani. Tra i fondatori de Il Giornale insieme ad Indro Montanelli. Aveva 93 anni. Tutto inizia 27 febbraio del 1974, quando si costituisce la Società Europea di Edizioni Spa. Il comitato di redazione è composto da Biazzi Vergani, Enzo Bettiza, Gianfranco Piazzesi, Leopoldo Sofisti, Renzo Trionfera e Cesare Zappulli. IlGiornale si rivolge alla borghesia italiana, ormai stanca delle continue aperture a sinistra del Corriere. Ma così facendo si tira addosso le ire delle sinistra. Nel 1983, Biazzi Vergani è diventato condirettore e ha ricoperto questa carica fino al 1991 per poi diventare presidente di Società europea di edizioni.
L’8 aprile è morto Vincenzo Mancini, aveva 65 anni. Ha fondato il gruppo Cisalfa, che oggi vanta circa 2500 fra dipendenti e collaboratori, 140 negozi in Italia, 1,4 milioni di clienti tesserati, un fatturato (al 2017) di oltre 350 milioni di euro e un utile netto di più di 10 milioni. Tutto è iniziato nel 1971, il papà aveva perso il lavoro e per far quadrare i conti aiutava un amico che aveva un negozio di articoli sportivi. Faceva il commesso, montava attacchi per gli sci a 250 lire al paio. Poi l’idea di comprarlo quel negozio. Era il 1974. L’acquisto dell’insegna Cisalfa risale al 1988. I negozi nel giro di pochi anni si sono moltiplicati: una decina nella capitale. Poi nel 1994 l’acquisto del gruppo Goggi, venti negozi al Nord e di Percassi, il gruppo che in Italia ha aperto le porte a nomi come Zara e Starbucks. Poi la Carnielli (biciclette), Germani (tre negozi a Milano) e la catena d’abbigliamento per bambini Cicogna. Infine Cisalfa si è presa anche alcuni negozi con il marchio Longoni sport. Sui suoi scaffali i marchi più noti nel mondo: Nike, Adidas, Fila, Arena e Puma.
Il 14 aprile è morto Giuseppe Ciarrapico, aveva 85 anni. Dal 2008 al 2013 senatore per il Popolo della Libertà, Ciarrapico è stato imprenditore – nella sanità, nell’editoria, tra gli altri campi – e presidente della As Roma tra il 1991 e il 1993. Dichiaratamente simpatizzante del fascismo – nel 2001 partecipò ai funerali del fondatore di Massimo Morsello, tra i fondatori di Forza Nuova – fu vicino a Giulio Andreotti e la sua mediazione, sollecitata da Carlo Caracciolo, tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti fu determinante per il lodo Mondadori. Proprietario delle terme di Fiuggi, era detto il Re delle acque minerali: nella cittadina laziale inventò anche un premio internazionale dove riuscì a portare persino Michail Gorbaciov. Il Ciarra, come tanti lo chiamavano a Roma, fu anche editore: la sua azienda di Cassino stampò libri e fascicoli a sfondo revisionista sul fascismo e in particolare della Repubblica Sociale Italiana sotto i tipi, della Ciarrapico Editore, a cui collaboravano tra gli altri Marcello Veneziani, che fu direttore editoriale, e, negli anni Settanta, il giornalista Guido Giannettini. E se più recentemente ha controllato numerosi quotidiani locali, tra i quali Ciociaria Oggi, Latina Oggi e Nuovo Oggi Molise, che fanno capo a due società editoriali: Nuovo Oggi srl, ed Editoriale Oggi srl, a Roma è stato tra l’altro proprietario della clinica Villa Stuart, del Policlinico Casilino, della Casina Valadier (avventura finita male, con un crac da 70 miliardi di lire e una condanna a tre anni per ricettazione fallimentare), del bar Rosati in piazza del Popolo. Diverse le disavventure giudiziarie, il suo vitalizio da parlamentare era stato anche sospeso dal Senato nel 2015 per le condanne penali.
L’11 aprile è morto Monkey Punch, al secolo Kazuhiko Katō, all’età di 81 anni a causa di una polmonite. La sua morte è stata però resa nota solo il 17 aprile. Il disegnatore è diventato famoso per aver lanciato nel 1967 il manga di Lupin III, ispirato al ladro gentiluomo ideato dallo scrittore Maurice Leblanc e trasformato in una serie animata a partire dal 1971. Punch ha disegnato Lupin III fino al 1985 e poi è stato sostituito da altri autori.
Il 17 aprile è morto Massimo Bordin, voce storica di Radio Radicale. L’annuncio è stato in diretta. Bordin che della radio era già stato direttore dal 1991 al 2010, aveva 67 anni. Conduttore di una seguitissima rassegna stampa mattutina, “Stampa e regime”, era malato da tempo ai polmoni ma fino all’1 aprile ha condotto la sua trasmissione radiofonica. Eterno alter ego di Marco Pannella, suo amico oltre che editore, era stato tra le altre cose l’interlocutore del leader radicale nella conversazione domenicale. Si era dimesso dalla direzione della testata in seguito a divergenze con l’allora leader radicale, aveva però continuato a collaborare con la Radio.
Il 20 aprile è morto Massimo Marino, il Re delle notti romane. Aveva 60 anni. Nel 1989 aveva fondato la rivista free press ViviRoma Magazine, dove si trovano consigli su come trascorrere le serate tra locali, ristoranti e discoteche nella Capitale. L’esordio in tv era arrivato nel 1995, conducendo il programma ViviRoma Television (che andava in onda su alcune emittenti locali romane) – in cui in giro per discoteche e locali intervistava proprietari, gestori ma anche modelle e pornostar. Dall’approccio genuino, di Marino molti ricordano il suo saluto ‘A Frapp” prima della pubblicità accompagnato da un suo inconfondibile gesto con la mano o il ‘Bella frate”. Marino aveva anche recitato accanto a Carlo Verdone, nel 2008, in ‘Grande, grosso e… Verdone’, cui sono seguiti ‘Un’estate al mare’, ‘A Natale mi sposo’, ‘Una cella in due’, ‘Matrimonio a Parigi’ e ‘Uno anzi due’. Negli anni aveva tentato anche di intraprendere la via politica, sostendendo Walter Veltroni alle elezioni comunali di Roma del 2006, Francesco Rutelli in quelle del 2008 ed Emma Bonino nel 2010. Alle comunali del 2013 aveva sostenuto la lista autonoma ‘Alfio Marchini Sindaco’, senza però candidarsi.
L’11 maggio è morto Gianni De Michelis, esponente di spicco del Partito socialista durante l’era Craxi. Di cui è stato a lungo vicesegretario e capogruppo alla Camera. Dall’89 al ’92 De Michelis è stato ministro degli Esteri, firmando tra l’altro i Trattati di Maastricht. Tra gli altri incarichi di governo anche quello di ministro del Lavoro. Veneziano, aveva 78 anni. De Michelis era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute, riferisce Nereo Laroni, ex deputato socialista ed ex sindaco di Venezia. Non riusciva più ad alimentarsi, ed era stato necessario il ricovero. La storia giudiziaria di De Michelis ebbe poi un epilogo morbido. In primo grado il pm veneziano chiese una condanna a un anno e 8 mesi di reclusione. L’ex ministro era difeso da Gaetano Pecorella e da Giovanni Maria Flick. I giudici gli inflissero una pena severa, 4 anni di reclusione. Ma in appello usufruì del patteggiamento ad un anno e 6 mesi, a cui si aggiunsero sei mesi per lo scandalo Enimont. In totale la pena ammontò a due anni, con la condizionale. Su di lui calò il sipario giudiziario. Ma a Venezia non si spense l’eco delle sue feste memorabili nel palazzo sul Canal Grande, con gli uomini di scorta del ministro degli esteri che aspettavano con pazienza fino all’alba.
Il 12 maggio è morto Luigi Di Gianni, aveva 93 anni. Tra i sessanta documentari che ha realizzato Magia lucana del 1958 racconta l’inizio di una ricerca: la Lucania terra di origine del padre, Pescopagano in provincia di Potenza luogo di vacanze della famiglia quando a nove anni, fece la scoperta di un mondo lontano e misterioso, tanto diverso dalla vita romana che aveva conosciuto fino ad allora, folgorato dallo straziante canto funebre di una madre che precedeva la bara del figlio. Suo mentore fu l’antropologo Ernesto De Martino. LA BERLINALE lo ha omaggiato con un programma di cinque suoi film nel 2003. Nella sua lunga attività vi è anche una serie di sceneggiati per la Rai come quello tratto dal Processo di Kafka (1978) con interpreti come Paolo Graziosi, Roberto Herlitzka, Mario Scaccia, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Leopoldo Trieste, e il suo unico film di finzione girato in Basilicata Il tempo dell’inizio che vinse a Venezia il nastro d’argento nel 1975. È stato presidente della Lucana Film Commission ed è stato docente di documentario al Centro Sperimentale fino al 1997, di tecniche e metodologie degli audiovisivi applicati alle scienze antropologiche a Magistero di Palermo, di regia al Dams dell’Università della Calabria, di antropologia visuale all’Università di Lecce. Nel 2009 ha realizzato Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613). Nel 2013 la Cineteca di Bologna ha curato il restauro dei suoi documentari brevi, pubblicandoli in un cofanetto.
Il 17 maggio è morto l’architetto Ieoh Ming Pei, uno degli ultimi maestri dell’architettura modernista e autore della piramide di vetro del Louvre a Parigi. Aveva 102 anni. Tra le sue opere più rinomate, la piramide del Louvre, la East Wing della National Gallery di Washington, la Biblioteca di J.F. Kennedy a Boston, il Deutsches Historisches Museum di Berlino e il museo d’arte della città cinese Suzhou, inaugurato nell’ottobre del 2006, realizzato rispettando le tradizioni culturali locali ma con l’impiego di materiali innovativi. A Milano ha ridisegnato il nuovo Pirellone.
Il 17 maggio è morta la wrestler Ashley Massaro, aveva 39 anni. Una delle lottatrici più popolari dei primi anni duemila. Ashley aveva origini italiane. Aveva vinto il «Divas Search» nel 2005, un programma tv (una sorta di reality) che metteva in palio soldi e chance di competere nel mondo del wrestling. Dopo essersi fatta strada in America è andata sul ring in fino al 2008 per poi smettere e dedicarsi a tv e cinema. Recentemente aveva dichiarato che sarebbe tornata per alcune esibizioni. Nel 2007 aveva anche posato per Playboy finendo in copertina. Lascia una figlia di 18 anni.
Il 20 maggio è morto Nanni Balestrini, aveva 83 anni. Negli anni Sessanta è stato tra i principali animatori della stagione della neoavanguardia e precursore del Gruppo 63, con l’ideazione di “I Novissimi”. Balestrini è autore di numerose raccolte di poesia e di romanzi di successo: da un lato i versi sperimentali, dall’altro i romanzi politici impegnati sulle lotte degli anni sessanta e sugli anni di piombo. Tra questi ultimi spicca “Vogliamo tutto” (Feltrinelli, 1971), libro-manifesto di un’epoca.
Il 20 maggio è morto Niki Lauda, leggenda della Formula Uno. Aveva 70 anni. È stato campione del mondo di Formula 1 nel 1975 e nel 1977 con la Ferrari e poi nel 1984 con la McLaren. Ha fondato e diretto due compagnie aeree, la Lauda Air e la Niki e dal 2012 era presidente esecutivo della scuderia tedesca Marcedes Amg F1. Era soprannominato «il computer» per la sua meticolosità e la sua capacità di individuare anche il più piccolo difetto della vettura che guidava. Di lui molti ricordano il drammatico incidente sul circuito del Nurburgring nell’agosto del 1976 che gli lasciò il volto sfigurato. Ma poco dopo è tornato in pista sottolineando come la l’auto si «guida con il sedere» e non con la faccia. È considerato tra i migliori piloti di sempre. Nel corso della sua carriera ha disputato 171 Gran Premi vincendone 25 e segnando 24 pole position e altrettanti giri veloci.
Il 23 maggio è morta all’età di 95 anni, dopo una breve malattia, Judith Kerr, la scrittrice di origine tedesca, naturalizzata britannica, celebre per le sue storie per bambini. Fra le sue opere più famose, i libri illustrati (da lei stessa) ‘La tigre che venne per il tè’ (un bestseller internazionale) e la serie del gatto ‘Mog’, oltre ai romanzi ‘Quando Hitler rubò il coniglio rosa’ e ‘La stagione delle bombe’, in cui descrive la sua esperienza autobiografica.
Il 26 maggio è morto Vittorio Zucconi, aveva 74 anni. Si è spento nella sua casa di Washington dopo una lunga malattia. Ne dà notizia ‘Repubblica’, giornale con cui collaborava da anni. Cronista e scrittore, Zucconi è stato corrispondente dagli Stati Uniti per ‘Repubblica’ e direttore del sito e di Radio Capital.
Il primo giugno è morto José Antonio Reyes, in un incidente stradale a Utrera la sua città natale. Il calciatore, 35 anni, militava in questa stagione nell’Extremadura. Reyes è stato il giocatore più giovane a debuttare nella Liga con la maglia del Siviglia. Fu ingaggiato nella stagione 2003-04 per 30 milioni dall’Arsenal. Con la maglia dei Gunners ha vinto una Premier, un Community Shield, e una FA CUp. Fu il primo giocatore spagnolo a vincere il campionato inglese. Successivamente fu ceduto al Real Madrid dove vinse una Liga. Le sueccessive tappe della sua carriera furono Atletico Madrid e Benfica. I suoi ultimi club sono stati Siviglia, Espanyol, Cordoba, Xinjiang e Extremadura, dove quest’anno ha conquistato la salvezza. Vinse quattro Europa League, una con l’Atletico e tre consecutive con il Siviglia: un record che condivide insieme a Beto, Gameiro e Vitolo.
Il 2 giugno si è spento a 74 anni a Ischia, dove viveva con la famiglia Mario Perego, terzino fluidificante che negli anni 70 giocò in serie A diverse stagioni. Il suo debutto nel massimo campionato arrivò nel 1970, con il Varese guidato da Nils Liedholm il cui bomber era un certo Roberto Bettega. Proprio grazie agli insegnamenti del tecnico svedese si mise in evidenza e nel 1971 giocò un campionato a Napoli con alle spalle Dino Zoff e Antonio Juliano capitano: disputò la finale di Coppa Italia persa 2-0 contro il Milan di Nereo Rocco, Rivera e Prati. Poi altre tre stagioni in A: una con la Fiorentina e due col Vicenza e la retrocessione in B con i biancorossi. Poi passò al Benevento dove chiuse la carriera (giocando anche da libero), a causa di un brutto infortunio al ginocchio. Nato nel 1944 a Corezzana, vicino Monza, alla fine della sua carriera scelse con la famiglia di vivere a Ischia, dove per anni aveva allenato i bambini della Futura.
Il 2 giugno è morto a 91 anni Luigi Biscardi, fratello del giornalista Aldo ed ex studioso e senatore. Nato a Larino, in provincia di Campobasso, il 13 settembre 1928, ha occupato un posto in Parlamento per tre legislature, prima nel Gruppo Misto poi con la Sinistra democratica-L’Ulivo, per quasi 10 anni, dal 1992 al 2001. Prima era stato anche consigliere regionale, sindaco di Larino dal 1956 al 1960 e per anni preside del Liceo Classico “Mario Pagano” di Campobasso. Ha fatto parte nel corso della sua esperienza a Palazzo Madama della settima Commissione permanente – Istruzione Pubblica e Beni Culturali, di cui ha ricoperto anche la carica di Segretario, mentre dal 1992 al 1994 è stato anche membro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni similari. Cultore e conoscitore di Vincenzo Cuoco, ha dedicato parte degli ultimi anni della sua vita all’interpretazione dell’opera del filosofo nato a Civitacampomarano. Ma di lui, oltre all’impegno in politica, si sa che era famoso per essere il fratello di Aldo, più grande di due anni, celebre per il suo “Processo”.
Il 2 giugno è morto anche Pietro Coccia nella sua casa romana, all’età di 56 anni, il fotografo Pietro Coccia, noto sopratutto per la sua attività nell’ambito della cronaca dello spettacolo. In particolare, Coccia, che era nato a Roma il 19 luglio del 1962, aveva seguito per oltre trent’anni i principali festival cinematografici, da Cannes alla Mostra del Cinema di Venezia, collaborando a lungo con Rai Cinema, per i cui film è stato spesso fotografo ufficiale.
Il 3 giugno è morto Domenico d’Alise, 49 anni ucciso dal male del secolo. Alla diffusione della notizia tanti amici e allievi hanno ricordato il campione originario di Casoria. D’Alise è stato vice campione del mondo nel 1989 ed ha vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 nella categoria pesi gallo, classificandosi terzo.
Il 4 giugno è morto Lowell North, soprannominato dal popolo della vela The Pope. Aveva 89 anni e ha dato il suo nome a una delle più famose velerie del mondo, North Sails (le vele di North), fondata nel ’57, da cui poi è gemmata la griffe di abbigliamento.
Il 5 giugno è morto Lennart Johansson. Aveva 89 anni lo svedese ex presidente della Uefa al quale era succeduto Michel Platini nel 2007. Eletto nel 1990 è il presidente più longevo con 17 anni ai vertici. Fu lui a premiare la nazionale italiana – vincitrice del mondiale – nel 2006 a Berlino. I primi passi da dirigente internazionale sostanzialmente li mosse con la presidenza dell’AIK Stoccolma (1967-1980) città in cui era nato arrivando poi a presiedere la Federazione svedese di calcio (1985-1990).
L’8 giugno è morto Gianluca Catapano, ex campione del mondo, atleta e professionista di body building, che è deceduto oggi, all’età di 47 anni, ad Avellino dove era ricoverato. Catapano, sannita, era titolare della palestra Olimpian’s Club di Benevento. Avrebbe dovuto partecipare a The Italian Phoenix, evento sportivo in programma per sabato 22 giugno a Telese Terme. Nell’ultimo suo post pubblicato sulla pagina Facebook aveva anche ufficializzato la sua presenza alla manifestazione.
L’11 giugno è morto combattendo in battaglia Abdel Basset Sarut, ex portiere della nazionale siriana di calcio under 21 e icona delle prime proteste non violente della rivolta anti-regime scoppiata in Siria più di otto anni fa. La sua parabola è quella di migliaia di altri giovani siriani, scesi in strada a mani nude nella primavera del 2011 sfidando la repressione militare governativa, ma finendo a imbracciare le armi e a usarle anche al fianco di miliziani qaedisti. Sarut, 27 anni, era rimasto ferito durante scontri, ancora in corso, lungo il fronte caldissimo tra Hama e Idlib, nel nord-ovest del Paese. Qui dalla fine di aprile le forze di Damasco hanno scatenato, col sostegno russo, una offensiva che secondo l’Onu ha finora causato lo sfollamento di circa 300mila persone, l’uccisione di più di 200 civili, il danneggiamento o la distruzione di decine di ospedali, scuole e altre infrastrutture mediche. Le forze governative e russe parlano di una battaglia contro “terroristi”, decine di migliaia di miliziani anti-regime, tra cui combattenti qaedisti.
L’11 giugno Gabe Grunewald è morta la mezzofondista a 32 anni. La battaglia contro il male di Gabe Grunewald era iniziata nel 2009: allora gareggiava per l’Università del Minnesota, le venne diagnosticato un carcinoma adenoideo-cistico. Si curò, venne operata e nel 2010 finì seconda sui 1500 ai campionati universitari. La sua battaglia era solo all’inizio: nello stesso anno comparve un cancro alla tiroide, che però non le impedì di iniziare una carriera da mezzofondista professionista. Quarta nei 1500 ai Trials olimpici 2012, nel 2013 corse il personale in 4’01”48, che a oggi la piazza al 12° posto nelle liste nazionali sulla distanza. Nel 2014 vinse il titolo nazionale sui 3000 indoor. Continuò a gareggiare nel 2015 e 2016, quando le venne asportato un tumore al fegato. Nel 2017 tornò a soffrire per il carcinoma tiroideo e il quadro si complicò ancora di più: ormai non poteva più essere operata. Nonostante ciò, la Grunewald non smise di allenarsi nè di gareggiare, ponendosi nuovi obiettivi. Nel 2017 riuscì a prendere il via ai campionati nazionali all’aperto a Sacramento, nonostante fosse sotto chemioterapia: alla fine della batteria le avversarie le si strinsero attorno per un momento di preghiera.
Il 12 giugno il quattro volte campione italiano di pesca in apnea, Bruno De Silvestri, cagliariano di 50 anni, è morto durante una immersione. Il fatto è avvenuto intorno alle 15 a circa due miglia da Porto Corallo, nel territorio comunale di Villaputzu. De Silvestri si è tuffato in mare da un gommone d’appoggio, ma non è più risalito.
Il 13 giugno è morta morta la celebre giocatrice di poker russa, la 26enne Liliya Novikova. La giovane, laureata in ingegneria e con un passione per la matematica, era molto conosciuta per la sua abilità nel gioco e grazie al suo aspetto fisico veniva spesso definita la “più bella giocatrice di poker” di tutta la Russia. Secondo quanto riportato dalla Bbc, la ragazza è stata trovata senza vita nel suo appartamento a Mosca. I genitori hanno dato l’allarme perché da diverse ore la figlia non rispondeva più al telefono. Liliya è stata trovata riversa a terra nel bagno di casa sua. A causare la morte potrebbe essere stata una scarica elettrica, forse generata da uno smartphone collegato nella stanza e malfunzionante. La seconda ipotesi riguarda invece uno shock elettrico causato da un asciugacapelli. Degli accertamenti sono in corso, ma tutto sarà più chiaro una volta che sarà effettuata l’autopsia.
Il 16 giugno è scomparsa una figura storica della sinistra siciliana. E’ morta Simona Mafai, per molto tempo dirigente del Pci, senatrice, capogruppo al consiglio comunale, ma anche intellettuale impegnata e protagonista di battaglie civili nel movimento femminile. Aveva 91 anni. Nei giorni scorsi aveva avuto un ictus mentre lavorava al pc. Con le sorelle era stata espulsa dalla scuola pubblica dopo le leggi razziali del 1938. Ha ricopiato i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci prima di assumere incarichi nel partito. Quindi l’incontro con Pancrazio De Pasquale, che ha sposato nel 1952 e da cui ha avuto due figlie, e il trasferimento prima a Messina e poi a Palermo.
In Sicilia è stata protagonista delle lotte per il divorzio e l’aborto. Nel 1976 è stata eletta al Senato, dove è rimasta fino al 1979. L’anno dopo è passata al consiglio comunale e, come capogruppo del Pci, ha promosso una campagna sui grandi appalti del Comune culminata con il rinvio a giudizio e la condanna di Vito Ciancimino.
Il 17 giugno Giorgio Michetti, pittore viareggino, è morto a 106 anni. Vissuti con una verve e una lucidità da fare invidia ai giovani. Artista formidabile, uomo d’altri tempi: esempio e guida, storia egli stesso. Ricordo e modernità.
Il 22 giugno è morto Miguel Angel Falasca. Aveva solo 46 anni e si è arreso alla vita per un arresto cardiaco mentre si trovava a Varese per un impegno familiare. Con la squadra brianzola aveva vinto quest’anno la Challenge Cup. L’improvvisa scomparsa di Falasca ha sconvolto l’intero mondo della pallavolo. Sul sito di Vero Volley è stato pubblicato il messaggio di cordoglio del Presidente Alessandra Marzari: “Non esistono parole adatte a un momento come questo. Il dolore è estremo e assoluto”. Il tecnico, nato a Mendoza il 29 aprile 1973 da padre argentino e madre spagnola, lascia la moglie Esther e due figli, Daniel e Sara. Stimato per il suo carattere mite e pacato, Falasca aveva alle spalle un’apprezzata carriera da giocatore, ruolo palleggiatore, che lo aveva portato a vestire la maglia della Nazionale spagnola vincendo nel 2007 il Campionato Europeo sotto la guida di Andrea Anastasi. Nel 2013 aveva cominciato la carriera da allenatore, sposando nel 2016 il progetto Vero Volley Monza. Dopo due anni alla guida della squadra maschile in A1, dalla stagione scorsa si è occupato delle ragazze portando Ortolani e compagne fino alle semifinali dei playoff scudetto e alla vittoria storica della Challenge Cup. Per ricordarlo, stasera all’Allianz Cloud di Milano, l’ex Palalido, sarà osservato un minuto di silenzio prima della partita di Volleyball Nations League tra Italia-Argentina, proprio due delle tre nazioni alle quali era legato sportivamente e sentimentalmente.
Il 30 giugno è morto morto a 86 anni Guillermo Mordillo Menéndez, fumettista argentino che con il suo umorismo e i suoi animali stravaganti ed espressivi – come le giraffe dal collo lunghissimo – negli anni ’70 ha conquistato il mondo. Nato da una famiglia di emigrati spagnoli in Argentina, Mordillo ha iniziato a disegnare a soli dodici anni. Dopo aver conseguito una laurea in illustrazione si trasferì poco più che ventenne in Perù per poi approdare a New York dove ha lavorato per gli studi della Paramount dedicandosi all’animazione dell’amatissimo Popeye. La la fama internazionale la raggiunse una volta trasferitosi a Parigi. Tanti i premi ricevuti nella lunga carriera: il Phoenix Prize of Humor nel 1973, il Yellow Kid Award nel 1974, il Nakanoki Prize nel 1977, il Cartoonist of the Year del Salone Internazionale dell’Humor di Montréal nel 1977.
Il primo luglio, il cineasta Ennio Guarnieri, uno dei più noti direttori della fotografia italiani, dal gusto raffinato ed estetizzante, collaboratore dei registi Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli, e che ha lavorato in più occasioni con Vittorio De Sica, Marco Ferreri e Lina Wertmüller, è morto all’età di 88 anni a Licata (Agrigento). Con il regista fiorentino recentemente scomparso, Guarnieri ha avuto un lungo sodalizio professionale. E’ stato direttore della fotografia di numerose pellicole, come “Fratello sole, sorella luna”, che gli procurò il primo Nastro d’argento nel 1972, poi “La Traviata” (di nuovo premiato con il medesimo riconoscimento) nel 1983, quindi l'”Otello” nel 1986, “Storia di una capinera” nel 1993 e fino a “Callas Forever”, l’ultimo film diretto da Zeffirelli nel 2002 che di nuovo volle al suo fianco Guarnieri. Nato a Roma il 12 ottobre 1930, Ennio Guarnieri abbandona gli studi da geometra e arriva al cinema in maniera casuale. Dal 1949 al 1956 lavora come assistente nella troupe di Anchise Brizzi. Nel 1958 è con Aldo Tonti sul set de “La tempesta” di Alberto Lattuada e nel 1960 con Otello Martelli sul set de “La dolce vita” di Federico Fellini. Dopo un solo anno come operatore alla macchina a fianco di Roberto Gerardi e Marcello Gatti esordisce alla direzione della fotografia nel 1962 con “I giorni contati” di Elio Petri. A partire dagli anni Sessanta inserisce, tra i vari impegni cinematografici, importanti interpretazioni pubblicitarie. In questo ambito, Guarnieri figura come direttore della fotografia dei caroselli Barilla con Mina diretti da Valerio Zurlini nel 1965; dei caroselli di inizio 1969, sempre con Mina, diretti da Enrico Sannia e dei caroselli del 1972 con Massimo Ranieri diretti da Mauro Bolognini con cui aveva lavorato in “Metello”. Nel 1985 Guarnieri è al fianco di Federico Fellini per lo spot “Alta società – Rigatoni” voluto da Pietro Barilla per il rilancio della pasta, girato a Cinecittà e prodotto dalla New Cbn.
Il primo luglio è morto il Mago Gabriel, personaggio televisivo torinese che deve la sua popolarità al programma ‘Mai dire tv’ della Gialappa’s Band dei primi anni ’90. Si chiamava Salvatore Gulisano, aveva 79 anni ed era un palermitano trapiantato a Torino. Aveva abitato a lungo in viale dei Mughetti 25. La Gialappa’s prese a lungo di mira la sua trasmissione televisiva ‘Gabriel e le mira-bolanti meraviglie (alla scoperta di… luoghi, personaggi della Torino Eso e Terica)’, che andava in onda su Rete 3 Manila e TF9, cui cui offriva, con il suo italiano storpiato, dimostrazioni di rituali esoterici (tra cui il diventare invisibile mangiando uova di upupa), ragguagli sull’astrologia e sui luoghi magici di Torino e dintorni, dialoghi con spiriti e gnomi invisibili (o meglio, che solo lui poteva vedere). Tra i suoi intercalari più famosi c’è “A sua volta” che poi era diventato anche un libro: ‘A sua volta gli uccelli volano’. Dopo la fine di ‘Mai dire tv’ il Mago aveva mantenuto una certa notorietà, partecipando a diverse trasmissioni televisive. Solo nel luglio dello scorso anno era apparso nella trasmissione ‘Dalla vostra parte’ su Rete4: “Non ho mai rubato niente a nessuno – aveva detto – e ho sempre lavorato onestamente, a sua volta”.
Il 2 luglio è morto all’età di novantadue anni Franco Pontone, storica figura della destra italiana. Nato a Napoli, iniziò il suo impegno politico negli anni Sessanta, aderendo prima alle organizzazioni giovanili universitarie poi al Msi-Dn, con il quale fu eletto consigliere comunale del capoluogo partenopeo nel 1975, guidando l’opposizione della destra all’amministrazione del sindaco comunista Maurizio Valenzi. Cinque anni dopo divenne consigliere regionale della Campania e poi segretario regionale. Nel 1987 entrò per la prima in Parlamento come senatore, rimanendo a palazzo Madama ininterrottamente per sette legislature fino al 2013. Nel suo impegno al Senato vale la pena ricordare il disegno di legge per istituire la Festa dei nonni, approvato nel 2005. Dal punto di vista politico, attraversò tutta l’evoluzione della destra, passando ad An, dove assunse la carica di tesoriere, quindi al Pdl. Seguì per un breve periodo Gianfranco Fini nell’esperienza di Futuro e libertà, prima di far ritorno al Pdl.
Il 2 luglio è morto anche Lee Iacocca, all’anagrafe Lido Anthony Iacocca, il padre della Mustang che salvò la Chrysler negli anni Ottanta. Aveva 94 anni. Un Marchionne ante litteram: figlio di immigrati italiani divenne prima presidente di Ford e poi guidò la casa automobilistica poi diventata Fca.
Il 12 luglio è morto Fernando Corbatò, in una casa di riposo di Newburyport, nello stato del Massachusetts, all’età di 93 anni, per le complicazioni del diabete. E se il suo nome può non essere familiari a molti, lo sono certamente le sue invenzioni: l’ingegnere informatico è nella storia dell’informatica per aver spianato la strada all’avvento dei personal computer e per aver inventato la password di accesso e sicurezza. Corbatò era professore emerito di informatica del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston ed aveva ricevuto il prestigioso premio A. M. Turing nel 1990.
Il 13 luglio è morto l’ex Ministro Augusto Fantozzi. Il professore romano aveva 79 anni ed è stato a lungo ordinario di diritto tributario, suoi sono alcuni dei testi ancora attualmente in uso nelle università per lo studio delle materie fiscali. Ha ricoperto anche numerosi incarichi di carattere politico: è stato ministro, deputato e presidente della commissione bilancio della Camera. Da ultimo, nel 2008, è stato commissario straordinario di Alitalia su incarico del governo Berlusconi. Laureato in giurisprudenza, Fantozzi è stato docente universitario di diritto tributario all’Università di Perugia nel 1971, e poi alla Sapienza di Roma e alla Luiss. Avvocato cassazionista è stato membro della consulta della Città del Vaticano e presidente del comitato permanente dell’International Fiscal Association, ruolo che ha ricoperto fino al 1995. E’ stato anche rettore dell’università Giustino Fortunato di Benevento. Forte la sua passione politica. Nel 1994 si candida con il Patto per l’Italia di Mario Segni, anche se non viene eletto. Diventa però ministro delle Finanze nel 1995, con il governo di Lamberto Dini, quindi assume anche l’interim del ministro del Bilancio e della Programmazione Economica. Nel 1996 viene eletto nelle liste di Rinnovamento Italiano al fianco di Dini e tra il 1996 e il 1998 ricopre il ruolo di ministro del Commercio con l’Esterno del primo governo Prodi, poi quello di presidente della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Nel 1999 aderirà ai Democratici. Dal maggio 2010 era presidente di Sisal Holding Finanziaria.
Il 17 luglio è morto lo scrittore Andrea Camilleri, noto soprattutto per le opere dedicate al personaggio immaginario del Commissario Montalbano. A sua volta reso celebre da una fortunata serie televisiva interpretata da Luca Zingaretti. Aveva 93 anni. Lo scrittore siciliano era stato ricoverato lo scorso 17 giugno all’Ospedale Santo Spirito di Roma in seguito a un arresto cardiaco. Fin da subito, le sue condizioni di salute sono apparse gravi. Nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, lo scrittore si è trasferito a Roma negli anni Quaranta dove ha iniziato la carriera teatrale come regista e sceneggiatore, per poi passare alle produzioni televisive alla fine degli anni Cinquanta. L’esordio letterario è arrivato nel 1978 con il libro “Il corso delle cose”, ma il successo si consoliderà nel 1994 con “La forma dell’acqua”, il primo romanzo in cui compare il commissario Montalbano, iconico personaggio della carta stampata e della televisione (dove è interpretato da Luca Zingaretti). Pochi giorni fa è uscito l’ultimo libro di Andrea Camilleri, intitolato “Il cuoco dell’Alcyon“.
Il 18 luglio è morto Luciano De Crescenzo, aveva 91 anni. Se ne va un gigante del mondo della cultura, che alla città partenopea, alla sua filosofia, alla sua unicità, ha dedicato un’intera vita e un’intera opera, sia letteraria che cinematografica. A portarlo via, le conseguenze di una polmonite. Ci lascia però un’eredità immensa, da tener conto per le generazioni a venire. Oltre cinquanta libri, 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. Per non parlare di pellicole indimenticabili come «Così parlò Bellavista» e «32 dicembre». De Crescenzo era nato a Napoli, nel quartiere di Santa Lucia, il 28 agosto del 1928. Suo padre aveva un negozio di guanti a Napoli in via dei Mille. In uno dei suoi libri racconta di un colloquio immaginario in paradiso: il padre chiede subito notizie sull’andamento del mercato dei guanti. Naturalmente non riesce a credere che adesso i guanti non li porta più nessuno. Il piccolo Luciano frequentò le elementari assieme a Carlo Pedersoli, suo vicino di casa, alias Bud Spencer. Durante la Seconda guerra mondiale si spostò a Cassino, poiché il padre riteneva che questo luogo sarebbe stato più sicuro di altri. Invece le cose andarono diversamente, infatti Cassino fu rasa al suolo. Sposatosi nel 1961 e poi separato, ebbe una figlia, Paola, che è rimasta fino all’ultimo istante al suo fianco. Si laureò in Ingegneria idraulica col massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e fu allievo del grande genio Renato Caccioppoli. Ma nel 1976 scoprì la sua vera vocazione, quella di “scrittore divulgatore”, motivo per il quale, dopo l’immenso successo del suo libro d’esordio, «Così parlò Bellavista», decise di lasciare la IBM per la quale lavorara e intraprendere la carriera di scrittore. Fu Maurizio Costanzo a lancialo; anche grazie alla sua partecipazione al talk show «Bontà loro» condotto da Costanzo, fra il 1976 e il 1977 il libro vendette più di 600.000 copie e fu tradotto anche in giapponese, diventando un caso letterario senza eguali. Seguirono una lunghissima serie di romanzi («Oi dialogoi» del 1985, «Sembra ieri» del 1997, «La distrazione» del 2000) e opere di saggistica divulgativa (“Storia della filosofia greca», «Il pressappoco» del 2007, «Il caffè sospeso» del 2008, «Socrate e compagnia bella» del 2009, «Ulisse era un fico» del 2010, «Tutti santi me compreso» del 2011, «Fosse ‘a Madonna» del 2012, “Garibaldi era comunista” del 2013, “Gesù è nato a Napoli” dello stesso anno e” Ti porterà fortuna” del 2014. Un grande successo lo ebbe anche in tv. Pensiamo a programmi come “Zeus – Le Gesta degli Dei e degli Eroi” sui miti e sulle leggende degli antichi greci. Per non parlare del successo cinematografico, immortalando sullo schermo il personaggio napoletanissimo del professor Bellavista e recitando persino con Sophia Loren in “Sabato domenica e lunedì” della Wermuller. Sul grande schermo aveva però esordito come attore ne Il pap’occhio” (1980) nel ruolo del Padreterno, al fianco dell’amico Roberto Benigni e diretto da Renzo Arbore.
Il 19 luglio è morto Mattia Torre, aveva 47 anni ed era da tempo malato. Attore, scrittore, regista, autore e sceneggiatore di teatro cinema e tv. Insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, ha creato la serie cult Boris, per Fox Italia, di cui, nella seconda stagione, è stato anche co-regista. Il medesimo team – sulla scia del grande successo di pubblico – ha sceneggiato e diretto anche “Boris – il film”. Nato Roma nel 1972 aveva frequentato l’ambiente teatrale capitolino dove, dall’incontro con Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, era nato un importante e longevo sodalizio artistico. Negli anni ’90, in coppia con Ciarrapico, è stato autore di diverse commedie teatrali come “Io non c’entro”, “Tutto a posto”, “Piccole anime” e “L’ufficio”. Sotto il fronte televisivo figura fra gli autori del programma Rai “Parla con me” che vede Serena Dandini al timone per diverse e fortunate stagioni. Diversi libri pubblicati, fra cui “La Linea verticale”, dal quale è stata tratta l’omonima serie pubblicata da Rai Play nel 2018.
Il 20 luglio se ne è andata a novant’anni Agnes Heller, intellettuale e filosofa ungherese tra le più influenti del Novecento, considerata come la massima esponente della cosiddetta “Scuola di Budapest”. Nata nel 1929 nella capitale dell’Ungheria, visse sulla propria pelle la Seconda Guerra Mondiale, sopravvivendo all’Olocausto e agli orrori del Nazismo. Negli ultimi anni, in patria, ha osteggiato duramente il governo di Viktor Orban: a marzo, infatti, presentò anche in Italia il suo ultimo libro “Orbanismo-Il caso dell”Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia”, criticando aspramente il governo e la linea del primo ministro ungherese, del quale disse: “È un’infezione per l’Europa intera”.
Il 20 luglio è morto a Milano Francesco Saverio Borrelli, ex capo del pool Mani Pulite ai tempi in cui era Procuratore della Repubblica ed ex procuratore generale di Milano. Protagonista di una capitolo della storia d’Italia, per 47 anni ha indossato la toga, Borrelli si è spento in ospedale a 89 anni. Francesco Saverio Borrelli era nato a Napoli il 12 aprile 1930 ed è morto all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dove era ricoverato da un circa un paio di settimane. Lascia la moglie Maria Laura, i figli Andrea e Federica e quattro nipoti. Figlio e nipote di magistrati e a sua volta con un figlio magistrato, Borrelli, trasferitosi a Firenze, ha studiato al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni) e si è laureato in legge con una tesi su ‘Sentimento e sentenza’. Relatore fu Piero Calamandrei. Vinto il concorso nel 1955, è entrato in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Passato dal civile al penale, ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d’Assise, giudicando anche le Br. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica. Il 17 marzo 1988 Borrelli è succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica, dove dal 1983 era procuratore aggiunto. E’ diventato noto con Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D’Ambrosio, collega ed amico scomparso il 30 marzo 2014 e con il quale, peraltro, si è talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Dal 1999 al 2002 come Procuratore Generale ha difeso con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura.
Il 20 luglio Giovanni Semeraro, ex patron del Lecce, è morto a 82 anni nella Clinica Petrucciani. Semeraro, imprenditore e già azionista di maggioranza di Banca del Salento, divenuta poi Banca 121 fino alla cessione al Monte dei Paschi di Siena, acquistà il Lecce nel 1994 affidando la presidenza a Mario Moroni e nel giro di due anni ottenne la promozione in serie A. Dalla stagione 2005-2006 fino al giugno 2010 Semeraro divenne presidente, quando poi passò il testimone al figlio Pierandrea. Nel maggio 2011 l’intenzione di cedere il sodalizio giallorosso, poi a luglio 2011 la definitiva cessione. Durante la sua gestione, il Lecce ha giocato nove campionati di Serie A, con il picco raggiunto tra il 2003 e il 2005, quando i pugliesi chiusero al decimo e all’undicesimo posto. Nel 2005, in particolare, i giallorossi allenati da Zdenek Zeman finirono la stagione con il secondo miglior attacco della Serie A.
Il 20 luglio è morta Ilaria Occhini, aveva 85 anni. Era brava, sensibile, elegante attrice fiorentina che ha lavorato molto nel corso del tempo migliore del teatro italiano con Luchino Visconti, Peppino Patroni Griffi (in una mitica trilogia pirandelliana sul teatro nel teatro) e con l’amico Luca Ronconi con cui aveva fatto compagnia insieme alla Gravina e Volontè, lanciandolo come regista. Partecipò a molte avventure, passando dal grande spettacolo di tradizione alla riduzione ronconiana del Gadda del “Pasticciaccio” con cui si riunì al compagno diventato famoso. Ebbe il David di Donatello per “Mine vaganti”, il Pardo a Locarno per “Mar nero”, il premio Duse e un Nastro speciale alla carriera. Una carriera che ha goduto dei talenti più importanti ma fra loro dissimili, con momenti di gloria col conte Visconti in quel dramma, “Uno sguardo dal ponte”, fra gli immigrati italiani americani di Miller in cui lei era una giovane e bella ragazza desiderata dallo zio Paolo Stoppa, oltre alla trilogia del teatro pirandelliana di cui fu presenza di rilievo, con un sano senso dell’umorismo che riusciva a sbucare anche nelle situazioni drammatiche, formando col suo sorriso un insieme di bellissima malinconia.
Il 20 luglio è morto Giovan Battista Moschino, 80 anni, 253 presenze in nove stagioni con la maglia del Torino. Con il Toro ha vinto la Coppa Italia nel 1968 ed è stato brillante protagonista del terzo posto in campionato e della semifinale di Coppa delle coppe nel 1965.
Il 23 luglio è morto il primo direttore di volo della Nasa Chris Kraft, a soli due giorni dal cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna. Aveva 95 anni e solo la scorsa settimana aveva partecipato alle celebrazioni per i 50 dall’allunaggio al Johnson Space Center di Houston.
Il 23 luglio si è spento il 28enne russo Maxim Dadashev, per le ferite rimediate durante l’incontro di venerdì scorso con Subriel Matias per i superleggeri Ibf a Oxon Hill, nel Maryland. Il combattimento era stato sospeso alla fine dell’undicesima ripresa per decisione dell’allenatore di Dadashev, Buddy McGirt. Il suo pugile era stato poi ricoverato con un’emorragia cerebrale e sottoposto a un’intervento di urgenza ma non ce l’ha fatta a riprendersi.
Il 24 luglio è morto nella notte, all’età di 88 anni, Giampiero Pesenti, protagonista dell’industria e della finanza italiana. Nato a Milano il 5 maggio 1931, era presidente onorario della holding di famiglia Italmobiliare. Dopo la laurea in Ingegneria Meccanica, Pesenti inizia nel 1958 la sua attività in Italcementi, diventandone prima direttore generale poi consigliere delegato e infine presidente fino al passaggio di controllo della società nel 2016 alla tedesca Heidelberg.
Il 29 luglio è morta Russi Taylor, storia doppiatrice della creatura Disney da più di 30 anni. La doppiatrice è morta all’età di 75 anni. “Minnie Mouse ha perso la sua voce con la scomparsa di Russi Taylor. Per più di 30 anni Minnie e Russi hanno lavorato insieme per intrattenere milioni di persone mondo. Una partnership che ha reso Minnie un’icona e Russi una leggenda amata dai fan” ha detto l’amministratore delegato di Walt Disney, Bob Iger. E Russi alla Disney aveva trovato non solo un lavoro che l’ha appassionata per anni ma anche l’amore. Chi? Naturalmente il doppiatore di Topolino, Wayne Allwine, morto nel 2009.
Il 29 luglio è morto Paolo Giaccio, giornalista musicale, autore e dirigente televisivo. Giaggio, nato nel 1950, era stato nei primi anni Settanta il conduttore del programma radiofonico “Per voi giovani”, ideato da Renzo Arbore; poi aveva lavorato come autore, collaborando al programma di Rai Due Odeon. Tutto quanto fa spettacolo e aveva ideato per Rai Uno la trasmissione musicale Mister Fantasy – Musica da vedere, andato in onda nei primi anni Ottanta. Negli anni Novanta Giaccio fu capostruttura e autore di Rai Uno e poi aveva collaborato alla fondazione dei nuovi canali satellitare Rai. Aveva 69 anni.
Il 2 agosto è morta Saoirse Kennedy, nipote di Robert, anch’egli assassinato a Los Angeles nel ’68. Saoirse era studentessa al Boston College e la sua vita era stata quasi subito azzannata dalla depressione ed è finita il primo agosto per un’overdose. Accidentale? Volontaria? Saoirse, figlia di Courtney Kennedy e dell’attivista irlandese dei diritti umani Paul Hill (uno dei «quattro di Guildford» ingiustamente condannati per un attentato dell’Ira che non avevano commesso, la loro storia è stata raccontata nel film Nel nome del padre con Daniel Day-Lewis). Aveva 22 anni.
Il 3 agosto è morta Franca Rio, indimenticata stella del pattinaggio artistico degli anni ‘50, ha colpito l’ambiente delle otto ruote modenese: fu proprio il papà, professor Luigi Rio, trasferendosi da Reggio Emilia, a fondare l’Amatori Modena nel 1945 che a cavallo tra la fine della guerra ed i primi anni ‘50 dominò il panorama italiano ed internazionale del pattinaggio artistico. Franca Rio, nata il 2 Luglio del 1929, già a 14 anni vinceva il campionato italiano di 3ª categoria, per poi affermarsi a livello assoluto dal 1945 in poi, dominando in Italia ed all’estero in singolo ed in coppia: dotata di innegabile bellezza, di grande eleganza, ed un incredibile gesto tecnico, la Rio iniziò a dominare anche a livello Europeo e Mondiale, vincendo il campionato continentale nel 1948, il titolo Mondiale del 1949, titolo che bissò due anni dopo, rientrando con grandi risultati da un grave infortunio che le fece saltare gli europei del 1950. Si ritirò giovane, per poi dedicarsi alla famiglia. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 2 luglio.
Il 3 agosto è morta Federica De Biasi pallavolista 32enne, dopo una lunga lotta contro la leucemia. La giovane ha militato nella prima squadra di Fratte e poi nel Volley Loreggia ed era malata da cinque anni. “Lascia in tutti noi un grande vuoto e un grande dispiacere per questa morte prematura. Ciao Federica, riposa in pace”, scrive il Volley Loreggia sul proprio sito ufficiale”. La ragazza, che avrebbe compiuto 33 anni il prossimo 24 agosto, lascia i genitori Maria Rosa e Gastone e le tre sorelle Valeria, Greta e Aurora.
Il 5 agosto è morta Toni Morrison premio Nobel nel 1993, tra le più importanti voci della letteratura americana del ‘900. La scrittrice, vincitrice anche del premio Pulitzer per la narrativa con Beloved nel 1988, aveva 88 anni. Toni Morrison (il suo vero nome era Chloe Anthony Wofford) era nata in una famiglia operaia di Lorain, Ohio, nel 1931. I suoi genitori erano arrivati in Ohio dall’Alabama, lasciando il Sud come milioni di altri neri americani nei primi decenni del ‘900, con la speranza di sfuggire al razzismo che non era finito con la fine della schiavitù: un movimento epocale, splendidamente raccontato da Isabel Wilkerson in Al calore di soli lontani.
Il 5 agosto Bjorg Lambrecht, 22enne belga della Lotto Soudal, è morto dopo una gravissima caduta in avvio della terza tappa del Giro di Polonia. Lambrecht era al secondo anno da professionista dopo un brillante percorso nelle categorie giovanili: campione juniores belga nel 2015, argento agli europei su strada Under 23 nel 2016, argento ai mondiali di Innsbruck Under 23 nel 2018. Quest’anno si era piazzato sesto all’Amstel Gold Race, quarto alla Freccia Vallone e ed era stato il miglior giovane al Giro del Delfinato, chiuso al dodicesimo posto.
L’8 agosto è morto improvvisamente il presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni. L’uomo aveva 76 anni e nell’aprile del 2018 era diventato presidente del Consiglio di amministrazione di Unicredit. È stato un banchiere, un economista e un politico italiano. Nel 1967 era entrato a far parte della Banca d’Italia, per la quale aveva lavorato anche al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca centrale europea. Era membro del Consiglio di amministrazione della Banca dei Regolamenti internazionali e supplente del governatore nel consiglio direttivo della Bce. Nel 2006 era stato direttore generale della Banca d’Italia, incarico che lasciò quando gli fu conferito quello di ministro dell’Economia e del Tesoro durante il governo Letta, tra il 28 aprile 2013 e il 22 febbraio 2014. Nel maggio del 2014, gli venne conferito il titolo di Direttore Generale onorario della Banca d’Italia, dal Consiglio superiore dell’Istituto di emissione. Solo il giorno prima aveva partecipato alla conferenza stampa, in occasione del rapporto semestrale di Unicredit.
Il 13 agosto è morta la conduttrice de Le Iene, Nadia Toffa. Aveva 40 anni. In seguito ad un malore nel dicembre 2017, fu operata d’urgenza. Poi ha svolto la chemioterapia e la radioterapia. Sembrava tutto finito, ma a marzo durante un controllo, è arrivata la brutta notizia. Il cancro era tornato e la hanno operato nuovamente. Da allora la “Iena” ha cominciato imperterrita la sua battaglia contro il tumore, a suon di cicli di radioterapia e chemioterapia. La perdita dei capelli, gli haters, che criticavano la sua “eccessiva” esposizione social, e poi le ricadute, la stanchezza… Nulla sembrava poterla fermare o toglierle il sorriso, quello che mostrava ogni volta nei post pieni di speranza, con i quali teneva costantemente aggiornati i suoi follower, diventando così, per molti malati come lei, un simbolo di forza e tenacia. Il suo ultimo post su Instagram risale al primo luglio, prima del peggioramento della malattia. Ad accompagnarlo, come sempre, uno scatto in cui sorride, accanto al suo cagnolino Totò. “Io e Totò unite contro l’afa ! E dalle vostre parti come va? Vi bacio tutti tutti tutti”.
Il 16 agosto è morto Felice Gimondi, uno dei più grandi corridori della storia del nostro ciclismo, che avrebbe compiuto 77 anni a settembre. Nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, verrà ricordato sempre per essere stato uno dei pochi (sette in tutto) ad aver vinto tutti e tre i grandi giri: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta. Nel suo ricco palmares spiccano infatti i tre successi al Giro d’Italia, ottenuti nel ‘67, nel ‘69 e nel ‘76, la vittoria del Tour de France nel 1965 e quella della Vuelta nel 1968. Senza dimenticate il Mondiale vinto a Barcellona nel 1973. Un campione a 360 grandi, capace nei circa quindici anni vissuti da professionista di imporsi in tutti i modi: in fuga, da grande scalatore, in volata, da sprinter, e anche nelle prove a cronometro. Nelle classiche monumento si è imposto una volta nella Parigi-Roubaix, una volta nella Milano-Sanremo e in due occasioni al Giro di Lombardia. Ha avuto un malore durante la sua vacanza nei Giardini Inaxos, mentre era in mare.
Il 18 agosto è morto a Milano il giorno di Ferragosto a 85 anni lo scrittore e saggista Luigi Lunari, conosciuto per le sue caustiche commedie e per aver collaborato al Piccolo Teatro di Milano dal 1961 al 1982, con cui poi ruppe diventando uno dei più acerrimi critici del lavoro di Giorgio Strehler. Penna sagace, commediografo e polemista per temperamento, Lunari ha scritto alcuni successi del teatro brillante.
Il 19 agosto è morta Ida Colucci, fino a qualche mese fa direttrice del Tg2 e in passato cronista parlamentare, ruolo nel quale aveva seguito in particolare l’attività del governo Berlusconi. La giornalista, 58 anni, era malata da tempo. Nata a Roma il 22 agosto 1960, dopo le esperienze in Asca, Nuova Ecologia, Legambiente, entrò in Rai nel 1991, al Giornale Radio. Nel 1998 è passata al settore politico parlamentare e nel 2002 alla redazione Interni del Tg2, diventando inviato nel 2005. Per il Tg della seconda rete – di cui diventa vicedirettore nel 2009 – Ida Colucci ha raccontato i più importanti appuntamenti internazionali, come le assemblee generali dell’Onu e i vertici G8 e G20, lavorando negli Stati Uniti, in Canada, in Corea del Sud, in Giappone, in Cina, in Brasile. Si è occupata anche di politica europea, coprendo con regolarità per oltre dieci anni i consigli Ue dei capi di Stato e di governo a Bruxelles e le attività programmate delle istituzioni comunitarie. Nella primavera del 2016, inoltre, ha seguito l’emergenza attentati nella capitale belga e gli arresti dei sospetti jihadisti. Il 4 agosto del 2016 subentrò a Marcello Masi, assumendo su proposta dell’allora dg Antonio Campo Dall’Orto la direzione del Tg2.
Il 21 agosto è morto nella notte Giovanni Buttarelli, 62 anni, magistrato e Garante europeo della protezione dei dati. In precedenza aveva ricoperto il ruolo di Segretario Generale dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, dal 1997 al 2009 e, su nomina del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea, aveva assunto la carica di Garante aggiunto presso il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD) dal 2009 al 2014.
Il 22 agosto è morta Margarita Plavunova, 25enne sprinter che ha anche lavorato come modella, è morta improvvisamente durante una sessione di allenamento in un villaggio nel distretto di Morshansky, nella regione di Tamblov Oblast (Russia occidentale). Ne ha dato notizia l’agenzia TASS. Secondo quanto riportato dalla federazione regionale di atletica leggera la giovane, che è stata trovata senza vita a bordo pista, ha subito un arresto cardiaco durante l’allenamento, mentre i resoconti dei media locali affermano che la probabile causa della sua morte improvvisa sia stata il pesante carico di lavoro.
Il 26 agosto è morto a Roma, all’età di 75 anni, il fumettista e disegnatore Massimo Mattioli. Il prossimo 25 settembre avrebbe compiuto 76 anni. Se ne va, dopo un periodo di breve malattia, una leggenda del fumetto e del disegno italiano. Mattioli, maestro per intere generazioni di disegnatori, era il creatore di personaggi cult del fumetto, come Pinky e Joe Galaxy. Insieme a Stefano Tamburini, nel 1977, fondò la rivista underground Cannibale, nel cui gruppo successivamente confluirono Filippo Scozzari, Andrea Pazienza e Tanino Liberatore. Il disegnatore era nato a Roma il 25 settembre del 1943. Mattioli era famoso, oltre che per la fondazione di “Cannibale” e per il gruppo di straordinari talenti che la rivista riuscì a riunire, per le sue storie pubblicate su Frigidaire, oltre che per le avventure di Squeak the Mouse, straordinaria saga dai toni splatter che ispirò il disegnatore statunitense, Matt Groening, l’inventore dei Simpsons, per la creazione di Grattachecca e Fichetto.
Il 27 agosto è morto Ferdinand Piech, ex presidente del consiglio di amministrazione e del consiglio di sorveglianza di Volkswagen. Ci ha lasciati all’età di 82 anni, colui che ha trasformato letteralmente il brand di Wolfsburg in un vero marchio di successo. Durante un evento in Alta Baviera domenica si è sentito male e purtroppo non si è più ripreso. È uno dei personaggi maggiormente conosciuti come figura chiave del successo tedesco nel settore automobilistico negli ultimi 40 anni, era il nipote di Ferdinand Porsche.
Il 29 agosto è morta Jessi Combs, 39 anni, considerata «la donna più veloce del mondo su quattro ruote» dopo aver stabilito un record di 640 km/h nel 2013, è morta in un incidente mentre tentava di migliorare il suo record, schiantandosi nel deserto di Alvord, nell’Oregon. Lo ha reso noto lo sceriffo della contea di Harney, Oregon, dove la donna stava provando la North American Eagle, una vettura-jet lunga 17 metri dotata di un motore a reazione capace di generare la potenza di oltre 45.500 cavalli. «Le cause dell’incidente, avvenuto sul letto di un lago secco, restano sconosciute e sono oggetto ora di una inchiesta», ha riferito lo sceriffo.
Il 31 agosto è morto il pilota 22enne Anthoine Hubert, rimasto coinvolto in un grave incidente durante il Gran Premio del Belgio di Formula 2, sul circuito di Spa. La notizia del suo decesso, avvenuta alle 18.35, è stata data dalla Fia. Lo schianto è avvenuto nel velocissimo tratto in salita dell’Eau Rouge-Raidillon e sono rimasti coinvolti altri due piloti: il francese Giuliano Alesi, figlio di Jean, e lo statunitense Juan Manuel Correa della Sauber Junior Team. Al momento dell’incidente, la velocità stimata delle tre auto era vicina ai 250 km/h.
Il 2 settembre è morto, quasi 89 anni, il sociologo Usa Immanuel Wallerstein. Critico del capitalismo, docente universitario e autore di diversi libri, è sempre stato intellettuale militante, schierato con i movimenti sociali. Probabilmente la sua teoria più famosa è quella del “Sistema Mondo”, esplicata in quattro diversi volumi nella metà degli anni ’70. È stato innovatore anche del pensiero marxista soprattutto per quanto riguarda le forme d’estrazione di plusvalore e sul contributo ad osservare e analizzare le dinamiche sociali oltre al lavoro salariato. Da anni, ogni 15 giorni, comparivano suoi commenti politici sul quotidiano messicano La Jornada. Il suo ultimo testo è apparso ad inizio agosto. E’ stato il suo 500esimo editoriale, e aveva dichiarato sarebbe stato l’ultimo, facendo trasparire nelle righe che il suo tempo di vita non sarebbe stato lunghissimo.
Il 4 settembre ovato senza vita il corpo della ex sciatrice spagnola Blanca Fernández Ochoa. La sportiva era scomparsa da 11 giorni: il ritrovamento è avvenuto sulla cima di La Peñota, vicino a Cercedilla, nella Sierra di Madrid. La donna, 56 anni e madre di due bambini, presenta un forte colpo alla testa, probabilmente conseguenza di una caduta.
Il 4 settembre è morto a 74 anni Peter Lindbergh, uno dei fotografi di moda più importanti del Novecento. Lindbergh era noto soprattutto per le fotografie di moda in bianco e nero, raffinate e cinematografiche, di modelle famosissime, tra cui Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Milla Jovovich e Kate Moss (immagini che probabilmente ha visto anche chi non si interessa di moda). Tra i suoi ultimi lavori ci sono le 15 immagini di copertina del numero di settembre dell’edizione britannica di Vogue (quella ora in edicola). A sceglierlo erano stati il direttore Edward Enninful e la Duchessa del Sussex Meghan Markle, che ha collaborato come ospite al numero dedicato alle donne che stanno cambiando il mondo.
Il 5 settembre è morto Nini Udovicich, una bandiera del calcio quando ancora le bandiere non si chiamavano così. Una sola maglia, quella azzurra del Novara, per 516 partite tra serie B e C. Record assoluto che venne infranto solo una decina d’anni più tardi, nel 1985, da Giampiero Ceccarelli del Cesena. Giovanni Udovicich, da tutti conosciuto come Nini, è morto oggi a 79 anni. Con il Novara attraversò tre decenni. Cominciò nel 1958 (esordì a Bari come centravanti, lui che era destinato a una carriera da difensore) e terminò nel 1976 a 36 anni ma solo a causa di un incidente al ginocchio; altrimenti, grazie al fisico imponente, sarebbe andato avanti volentieri ancora un altro po’. “Nini”, uno stopper di quelli scolpiti nel granito, si faceva riconoscere per la stazza e la pelata. Aveva i piedi ruvidi, ma sia in campo sia fuori tutti ne apprezzavano l’assoluta correttezza. Insieme ad Alberto Vivian, compagno di mille battaglie, formò una coppia di difensori centrali che non avrebbe sfigurato in serie A, categoria che ha solo sfiorato.
Il 5 settembre è morto Benito Butali, storico imprenditore aretino. Aveva 95 anni ed è stato noto per aver rivoluzionato il mercato della vendita al dettaglio degli elettrodomestici con nuove tecniche di vendita e una rete capillare di negozi convogliati poi in uno dei gruppi di maggior spessore a livello italiano ovvero Euronics di cui è stato fondatore e presidente.
Il 6 settembre è morto a 95 anni l’ex presidente zimbabwese Robert Mugabe. Mugabe era stato costretto a dare le dimissioni nel 2017, dopo 37 anni al potere. Le sue promesse iniziali furono progressivamente disattese a causa dell’instabilità economica, di presunti brogli elettorali e di continue violazioni dei diritti umani. Mugabe è stato definito una “icona della liberazione”, senza fornire alcun dettaglio sulle cause del decesso. Mugabe, che salì al potere alla fine del governo di minoranza bianca nel 1980, attribuiva i problemi economici del Paese alle sanzioni internazionali e non nascondeva il suo desiderio di governare vita natural durante. Tuttavia, il crescente malcontento legato alla mancanza di una leadership unita e ad altri problemi è sfociato nell’intervento militare, nel procedimento di impeachment da parte del Parlamento e nelle proteste di strada che hanno portato alle dimissioni di Mugabe il 21 novembre del 2017.
Il 6 settembre è morto Chester Williams, leggenda del rugby sudafricano, il solo nero nel Sudafrica campione del mondo del 1995, quello raccontato dal film “Invictus”. La notizia, data dai media locali, è stata confermata dalla federazione sudafricana. Williams aveva 49 anni e sarebbe morto per un attacco di cuore. In carriera aveva giocato 27 test match tra il 1993 e il 2000, segnando 14 mete. Dopo il ritiro è stato allenatore nell’ambito del Seven, oltre che per Cats e Pumas nel Super Rugby. In quel Mondiale segnò 4 mete. Nel film “Invictus” di Clint Eastwood, dedicato all’epopea di quella Nazionale, molte scene sono dedicate a lui. Era, in generale, il simbolo di una squadra e di una nazione che faticosamente si stava lasciando alle spalle i decenni di discriminazione razziale.
Il 5 settembre è morto José Luis de Arcangelo.Di famiglia italiana ma nato in Argentina, aveva lasciato i suoi e la terra di nascita – dove aveva studiato cinema alla Universidad Nacional de Litoral di Santa Fe – negli anni bui della dittatura, spaventato dal destino riservato a tanti giovani studenti e intellettuali suoi coetanei. Era arrivato in Italia con una borsa di studio a 23 anni, nel 1974, e non l’aveva più lasciata, stabilendosi a Roma, dove nel 1976 era entrato nella redazione di ‘Paese Sera’: prima si occupò di “tamburini”, seguendo la programmazione dei moltissimi cinema e cineclub dell’epoca, e poi iniziando a scrivere recensioni alle spalle di un gigante come Callisto Cosulich, che apprezzava la sua passione cinefila. Nel 1994, alla chiusura dello storico quotidiano romano, José comincia a collaborare con Vespina Edizioni, scrivendo centinaia di trame per gli inserti dei quotidiani. Dopo varie vicissitudini, era riuscito finalmente a godersi una meritata pensione e aveva lasciato Roma per Cerveteri, ma continuava a frequentare le proiezioni e i festival, come l’amatissima Mostra del nuovo cinema di Pesaro, e a scrivere di cinema (e non solo) per l’Associazione Culturale Clara Maffei, di cui era co-fondatore e altre testate, oltre che sul suo blog personale dearcacinema.
L’8 settembre si è saputo della morte a Lugano a 78 anni Annalisa Cima, pittrice, scrittrice e poetessa, ultima musa del premio Nobel per la Letteratura Eugenio Montale che incontrò nel 1968. Nata a Milano il 20 gennaio 1941, apparteneva a una famiglia di imprenditori nel settore della carta originaria di Lecco e, assieme al marito Friedrich Glombik, viveva in Svizzera dove si era trasferita da tempo per via della tubercolosi che l’aveva colpita fin dall’adolescenza. I suoi esordi come pittrice risalgono al 1965 con una mostra alla galleria il Cavallino di Venezia cui ne seguirono molte altre anche in Brasile, Usa e in Giappone. In quegli anni conobbe gli artisti Giacomo Manzù, Marino Marini, Aligi Sassu, Max Ernst e Pablo Picasso e frequentò l’avanguardia americana. Legata da una grande amicizia con Montale, con un sodalizio che durò 13 anni, fino alla morte del Nobel, Annalisa Cima è stata l’erede e la curatrice del ‘Diario postumo’ del grande poeta attorno al quale in passato sono sorte polemiche.
Il 10 settembre è morto Robert Frank. Uno dei più influenti fotografi del ventesimo secolo è morto a Inverness in Nova Scotia. Frank, il cui stile diretto e espressivo rivoluzionò la fotografia documentaria, aveva 94 anni. La morte è stata confermata da Peter Gill della galleria Pace-McGill di Manhattan. Nato in Svizzera, Frank era arrivato negli Usa a 23 anni. Celebre per il libro “The Americans”, capolavoro in bianco e nero di ritratti pubblicato alla fine degli anni Cinquanta .
Il 10 settembre è morto Stefano Delle Chiaie. L’esponente neofascista era stato accusato di avere preso parte all’attentato del 1980 che causò 85 vittime. Avrebbe compiuto 83 anni il 13 settembre. Dopo aver aderito, da ragazzino, al Movimento sociale italiano, Delle Chiaie scelse quasi subito la strada extra-parlamentare: prima Ordine nuovo e poi Avanguardia nazionale, in dissenso e netto contrasto non solo con il potere costituito, ma anche con l’opposizione democratica. Lui e suoi seguaci – giovani arringati da vecchi aderenti al Regime, alcuni con i gradi militari – cominciarono a fomentare le piazze negli scontri con i «rossi», e allo stesso tempo a coltivare alleanze segrete con i nostalgici del Ventennio che covavano progetti reazionari per rovesciare le nuove istituzioni costituzionali. Dalla metà degli anni Sessanta in poi, i vari tentativi di colpo di Stato hanno sempre visto nel ruolo di co-protagonisti i militanti dei gruppi a destra del Msi. Che da un lato mandavano i loro giovani in strada, a volte anche armati, per provocare disordini, e dall’altra tramavano in segreto per appoggiare disegni reazionari e restauratori. Anche con la dinamite. Dal golpe Borghese in poi, Delle Chiaie è stato tirato in ballo in pressoché ogni progetto eversivo e in ogni strage che lo ha accompagnato. Il suo nome compariva già nell’elenco degli imputati per gli attentati di cinquant’anni fa, 12 dicembre 1969, culminati con l’eccidio di piazza Fontana; era considerato l’ispiratore di Mario Merlino, l’infiltrato neofascista tra gli anarchici del circolo frequentato da Valpreda, utile a inquinare le indagini e le reali intenzioni degli stragisti. E da allora non c’è stata inchiesta sul neofascismo italiano che non l’abbia visto protagonista; seppure da lontano, visto che quasi subito aveva trovato rifugio all’estero: prima nella Spagna di Francisco Franco, poi in Sud America: Cile, Argentina, Bolivia, infine Venezuela. Dove ha continuato a tessere rapporti e contatti con il neofascismo italiano e internazionale, acculando relazioni e segreti – compresi quelli sulle protezioni di hanno goduto lui e il suo ambiente – che non ha mai svelato. Dopo lo scioglimento di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale è stato accusato di avere legami con la P2 di Licio Gelli e di avere avuto un ruolo nella carneficina alla stazione di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti) che chiuse la stagione delle stragi politiche. Ma alla fine, subita l’estradizione e il carcere, è riuscito a cavarsela, assolto nei processi o prosciolto nelle inchieste. Agli albori della cosiddetta Seconda Repubblica ha tentato perfino di riconquistare un ruolo politico, sempre rivendicando l’ideologia fascista, dando vita a liste o movimenti che non hanno avuto grande fortuna. E anche dopo essere uscito di scena, è rimasto un simbolo e un esempio per i «camerati» di un tempo e quelli più recenti. Evocato pure nei discorsi di Massimo Carminati, l’estremista nero riciclatosi in criminale comune che intercettato nel 2014 confidava ai suoi amici: «Io sono un soldato politico… io i soldi li do al Caccola». Era il soprannome di Stefano Delle Chiae.
L’11 settembre è morto a Milano all’eta’ di 82 anni Piero Scaramucci, a lungo giornalista della Rai e poi fondatore e direttore di Radio Popolare. Scaramucci era nato a a Praga nel 1937, lascia la moglie Mimosa Burzio e la figlia Marianna. Entrato in Rai nel 1961, ci è rimasto fino al 1992 quando ha assunto la direzione di Radio Popolare, che aveva contribuito a fondare nel 1976. Dopo 10 anni come direttore, Scaramucci si è dimesso nel 2002 ma è sempre rimasto legato alla radio come membro e poi come presidente della cooperativa dei lavoratori. E’ stato membro del Consiglio Nazionale della FNSI e membro del Direttivo dell’Associazione Lombarda dei giornalisti. Ha lavorato alla elaborazione e stesura dello Statuto della Federazione Nazionale della Stampa. Ha inoltre insegnato alla Scuola di giornalismo dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, alla Radiotelevisione della Svizzera Italiana e allo IULM di Milano.
Il 12 settembre è morto il petroliere T. Boone Pickens, aveva 91 anni. Il miliardario, finanziere spregiudicato, filantropo e ambientalista un pò improbabile si è spento a Dallas, in Texas, mercoledì. Nel suo bestseller del 2008, Il primo miliardo è il più difficile, Pickens lanciò il suo piano per ridurre la dipendenza degli Usa dal petrolio, investendo nelle rinnovabili. È stato un grande finanziatore del partito repubblicano ed ha sostenuto la corsa a governatore in Texas di George W. Bush. Ha trivellato il suo primo pozzo nel 1954, dopo essersi laureato in geologia ed aver lavorato per tre anni per la Phillips Petroleum. Ha iniziato con 2.500 dollari in contanti ed un prestito bancario da 100.000 dollari. La sua società, la Mesa Petroleum, portata in Borsa nel 1964, è diventata una delle più grandi compagnie petrolifere degli Stati Uniti.
Il 14 settembre, a 86 anni, il grande György Konrád è morto sereno nella sua casetta di Rozsádomb, a Budapest. Da bambino, György sopravvisse all’Olocausto trovandosi quasi solo, con la maggior parte della famiglia finita nelle “docce” del gas Zyklone-B e poi nei forni crematori. Figlio di un mercante di metalli, studió pedgogia sociologia e scienze politiche. Subì la censura comunista prima e il disprezzo di Orban di recente.
Il 17 settembre si è spento a Roma il giornalista e scrittore Angelo Paoluzi: aveva 90 anni. Uomo di profonda fede cristiana, di grande coerenza e dirittura morale, ha svolto il suo lavoro per oltre 60 anni nell’ambito dei media cattolici con libertà e passione “missionaria”. Era fortemente convinto di dover dare il suo contributo di credente alla vita pubblica, al servizio della Chiesa e della società: un impegno che sapeva di poter compiere solo con l’aiuto di Dio.
Il 18 settembre è stato ucciso a colpi di pistola il difensore olandese Kelvin Maynard, 32 anni. L’uomo è stato colpito a morte mentre si trovava all’interno della propria auto: la polizia olandese è a caccia di due sospetti, che secondo alcuni testimoni avrebbero prima avvicinato e poi aggredito e brutalmente assassinato Maynard, prima di fuggire a bordo di uno scooter nero. Di origini surinamesi, Maynard militava in questa stagione nell’Alphense Boys, quinta serie olandese, ma in passato aveva difeso i colori del Burton Albion, del Volendam, dell’Olhanense e dell’Fc Emmet.
Il 26 settembre è morto Jacques Chirac, l’ex presidente della Repubblica francese. Lo hanno riferito fonti della famiglia. Presidente della Repubblica francese dal 1995 al 2007, già sindaco di Parigi, primo ministro e presidente del Consiglio europeo, Chirac aveva 86 anni. Nel 2005 fu vittima di un ictus e prima di lasciare l’Eliseo fu costretto a diversi ricoveri in ospedale. Negli ultimi tempi era apparso pochissimo in pubblico. Fondatore dei due principali partiti del centro-destra francese, il Raggruppamento per la Repubblica e l’Unione per un Movimento Popolare, Chirac è stato primo ministro dal 1974 al 1976 con Valéry Giscard d’Estaing, dal 1986 al 1988 con François Mitterrand e sindaco di Parigi dal 1977 al 1995. Nel 1995 è stato eletto ventiduesimo presidente della Repubblica francese e ha nominato primi ministri Alain Juppé e, durante la cohabitation con i socialisti, Lionel Jospin. Rieletto nel 2002, ha nominato primi ministri Jean-Pierre Raffarin e Dominique de Villepin. Nel marzo 2007, in un messaggio, Chirac ha annunciato la sua intenzione di non candidarsi per un terzo mandato presidenziale e ha dichiarato il suo sostegno a Nicolas Sarkozy. E proprio quest’ultimo, commentando la notizia della morte di Chirac, ha detto: “Oggi scompare una parte della mia vita“.
Il 2 ottobre è scomparso a 76 anni Giorgio Squinzi, patron del Sassuolo dal 2002. Il suo nome è legato soprattutto alla Mapei, l’azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937 di cui era amministratore unico. Squinzi è stato anche presidente di Confindustria dal 2012 al 2016.
Il 3 ottobre è morto a soli 31 anni Isaac Promise, calciatore degli Austin Bold. Il giovane nigeriano, argento ai Giochi di Pechino 2008 con la sua nazionale, è deceduto per un malore fulminante mentre si trovava nella palestra del suo appartamento a Austin in Texas.
Il 4 ottobre è morta Diahann Carroll, l’attrice nera che fece da apripista per altre star di colore con le serie tv Julia e Dynasty e che per Claudine era stata candidata agli Oscar e’ morta nella sua casa di Los Angeles a 84 anni. La Carroll era gia’ famosa nei night di Las Vegas e per ruoli in musical di Broadway e Hollywood come Carmen Jones e Porgy and Bess quando alla fine degli ani Sessanta fu avvicinata dalla Nbc per la parte della protagonista di Julia. Inizialmente aveva rifiutato. Diahann, aveva cambiato idea dopo aver appreso che lo sceneggiatore della serie, Hal Kanter, pensava che fosse troppo bella per il ruolo. Aveva modificato il taglio di capelli, memorizzato il copione e lo aveva convinto a affidarle il ruolo. Come avrebbe fatto anni dopo il comico Bill Cosby sfidando le convenzioni della razza in tv, Diahann Carroll, divenne cosi’ la prima afro-americana in una parte da protagonista non tradizionale in una serie di prime time.
Il 5 ottobre lo sceneggiatore belga Philippe Vandevelde, conosciuto con il nome d’arte di Tome, co-creatore di “Piccolo Spirou” e “Soda”, è morto sabato scorso all’età di 62 anni a Bruxelles. La notizia della scomparsa è stata data dagli “Amis de Spirou” su Facebook. La carriera di Tome nei fumetti inizia ufficialmente nel 1975 quando incontra il disegnatore belga Janry (al secolo Jean-Richard Geurts), diventando entrambi assistenti di Dupa (Luc Dupanloup), il disegnatore creatore di “Cubitus”. Nel 1980 il caporedattore della rivista “Spirou” offre loro di fare qualche lavoretto e poco a poco si guadagnano uno spazio sempre maggiore. Nel 1982 Tome riprende a sceneggiare la serie storica “Spirou e Fantasio” e nel 1988 nasce la serie “Piccolo Spirou”. Tome crea anche altre serie come “Soda “(1986, disegni di Warnant, poi di Gazzotti), un poliziotto inusuale che si traveste da prete per evitare di far preoccupare la madre, e “Le Gang Mazda” (1991, disegni di Darasse). Nel 1991 realizza anche i testi per una storia realistica sul tema del razzismo, “Sur la route de Selma”, disegnata da Berthet, cui segue nel 1998 “Berceuse assasine”. Grandi artefici di gag, sia grafiche che scritte, Tome e il collega Janry si propongono come una delle coppie migliori del fumetto franco-belga: sono riusciti nella difficilissima operazione di rinnovare il “loro” “Spirou”, senza stravolgere la sua personalità.
Il 9 ottobre è morto Filippo Penati, ex presidente della provincia di Milano e sindaco di Sesto San Giovanni. Nato a Monza nel 1952, aveva 67 anni. Era malato da tempo. È morto alla Multimedica di Sesto San Giovanni, la città dove fu sindaco per due mandati. Fu poi presidente della Provincia di Milano e capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani quando era segretario del Pd. Nel 2011 sono iniziati i suoi guai giudiziari, a partire da quelli per un presunto sistema di tangenti, il cosiddetto ‘sistema Sesto’, per cui è stato assolto e in parte prescritto. Lo scorso luglio quando la Corte dei Conti della Lombardia lo condannò in appello, insieme ad altre 11 persone per la vicenda della compravendita del 15% delle azioni della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio che risale al 2005, Penati rivelò pubblicamente la sua malattia: “Un anno fa – spiegò – mi è stato riscontrato un cancro, e i medici concordano che è anche conseguenza della mia vicenda giudiziaria. Da un anno sto combattendo. Questa è la sfida più importante della mia vita. Della vicenda Serravalle – aveva concluso – si occuperanno i miei [sta_anchor id=”bigazzi”]legali[/sta_anchor]“.
Il 9 ottobre è morto Beppe Bigazzi, volto noto per le sue ospitate alla Prova del cuoco. Aveva 86 anni. Giornalista appassionato di gastronomia, nel 2000 ne divenne pure co-conduttore insieme ad Antonella Clerici. Con un importantissimo passato da dirigente di aziende di spicco, valdarnese di nascita, Bigazzi lottava da tempo contro grave una malattia. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’amico chef Paolo Tizzanini. Fu allontanato dal programma alcuni anni fa per una ricetta sui gatti.
L’11 ottobre Alexei Leonov è deceduto, all’età di 85 anni, dopo una lunga malattia. Lo riportano i media russi. Leonov è stato il primo essere umano a compiere, nel 1965, una passeggiata nello spazio e ha fatto parte dell’equipaggio che, nel 1975, ha agganciato la Soyuz alla capsula Usa Apollo. Undicesimo cosmonauta sovietico, era considerato una leggenda dell’esplorazione spaziale.
Il 12 ottobre è morta la filologa e saggista svedese Sara Danius, prima donna alla guida dell’Accademia Reale Svedese, che assegna il Premio Nobel per la Letteratura, che un anno fa ha rassegnato le dimissioni perché travolta dallo scandalo che ha coinvolto l’istituzione, è morta all’età di 57 anni. Danius era entrata a far parte dell’Accademia Svedese nel 2013 e dal 1º giugno 2015 al 12 aprile 2018 ne è stata il segretario permanente, quando è stata costretta a dimettersi per il suo presunto “atteggiamento morbido” verso la vicenda delle molestie sessuali che aveva coinvolto il fotografo e regista franco-svedese Jean-Claude Arnault, marito di Katarina Frostenson, poetessa e membro dell’Accademia dal 1992 (lui è stato condannato a due anni per uno stupro e la moglie si è dimessa). L’anno scorso Sara Danius ha pubblicato un libro sul cantautore statunitense Bob Dylan: e proprio lei ha avuto un ruolo centrale nel far avere nel 2016 al ‘menestrello del rock’ il Premio Nobel per la Letteratura. Sotto la guida di Danius, il Nobel è stato assegnato oltre che a Dylan alla scrittrice bielorussa Svetlana Alexievitch e allo scrittore giapponese naturalizzato britannico Kazuo Ishiguro.
Il 12 ottobre è morta Adriana Di Fiore Settanni, nella sua villa di Tragara, sull’isola di Capri, a 92 anni (avrebbe compiuto 93 anni il prossimo novembre). Adriana Di Fiore Settanni era considerata la “regina” della Piazzetta di Capri – come la definì Roberto Ciuni in un suo libro – dove da oltre 100 anni sorge La Parisienne, la boutique-atelier di famiglia, fondata dalla mamma Mariuccia agli inizi del Novecento e ora gestita dalla sue figlie Francesca e Luciana. Adriana Di Fiore Settanni è considerata l’inventrice dello “Stile Capri”, quello che, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, ha esportato il modo di vivere dell’isola partenopea in tutto il mondo. I funerali si terranno sabato 12 ottobre nella chiesa di Santo Stefano, proprio nella Piazzetta di Capri. Tantissimi i clienti famosi che commissionavano e acquistavano abiti nella boutique della Piazzetta: da Grace Kelly a Clark Gable, da Sophia Loren a Rita Hayworth, passando per la First Lady Jacqueline Kennedy, per la quale Adriana Di Fiore Settanni inventò i cosiddetti hot pants, una specie di antenato dei moderni shorts, che divennero una vera e propria icona di stile negli anni Sessanta e Settanta.
Il 13 ottobre Manuel Frattini è morto all’età di 54 anni. Il divo del musical italiano, come riporta ‘Il Messaggero’, si è spento poco prima di andare in scena durante una serata di beneficenza a Milano. Fatale un malore che gli ha provocato un arresto cardiaco irreversibile. I soccorsi tempestivi dei presenti e del personale medico allertato immediatamente si sono rivelati vani. Nei suoi primi anni di carriera, ha lavorato come primo ballerino e coreografo in tv in numerose produzioni Rai e Mediaset, come ad esempio “La Sai l’ultima?“, “Fantastico” e “Pronto è la Rai?“. Poi, si è dedicato con continuità all’attività teatrale con i musical. La consacrazione per Manuel Frattini è arrivata nel 1998 con “Sette spose per sette fratelli“, in cui interpretò, al fianco di Raffaele Paganini e Tosca, il ruolo di Gedeone. Tra gli spettacoli a cui ha preso parte nel corso della carriera, spiccano “Peter Pan“, “Pinocchio“, “Aladdin” e “Robin Hood“.
Il 13 ottobre è morto Hideo Azuma, il “papà” di Pollon e Nanà Supergirl. Il fumettista giapponese, 69 anni, era malato da tempo. Il decesso è avvenuto in realtà il 21 ottobre. Tra alcolismo e depressione, quella di Azuma è stata una vita tormentata. Dilaniato dallo stress, nel 1989 decise addirittura di mollare tutto e vivere per strada, da senzatetto, cibandosi di quel che trovava nei cassonetti. Tre anni dopo, una nuova scomparsa e un nuovo ritorno a casa. Infine, nel 1998, la lotta contro la dipendenza in una clinica specializzata. Demoni descritti nel pluripremiato “Il diario della mia scomparsa”, manga autobiografico edito in Giappone nel 2005 ma approdato in Italia appena lo scorso maggio. In Italia l’artista era noto principalmente grazie a C’era una volta… Pollon e Nanà Supergirl, i due anime tratti dalle sue opere più celebri: Pollon e Nanako Sos. Cartoni animati che, trasmessi entrambi per la prima volta su Italia 1 nel 1984, hanno appassionato un’intera generazione, e tuttora continuano a essere periodicamente riproposti sulle reti nazionali (con Cristina D’Avena a interpretarne la sigla).
Il 16 ottobre è morto Paolo Bonaiuti, giornalista ed ex portavoce di Silvio Berlusconi. Originario di Firenze, 79 anni, Bonaiuti fece diverse esperienze giornalistiche arrivando sino alla vicedirezione del Messaggero prima di assumere l’incarico a fianco del fondatore di Forza Italia. E’ stato anche parlamentare e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi Berlusconi II, III e IV. Bonaiuti era nato a Firenze il 7 luglio 1940. Laureato in Giurisprudenza, da giovane ha insegnato inglese e ha anche lavorato nella pubblicità come copywriter. Lunghissima la sua carriera come giornalista, prima al “Giorno”, poi, dal 1984 al “Messaggero”, dove arriverà alla vicedirezione nel 1992, prima di diventare lo storico portavoce di Silvio Berlusconi. Nel 1996 viene eletto parlamentare nelle file di Forza Italia per la prima volta: dopo 4 legislature consecutive alla Camera, nel 2013 entra al Senato. Il 21 aprile 2014 abbandona Forza Italia ed aderisce al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Il 18 marzo 2017, con lo scioglimento del Nuovo Centrodestra, confluisce in Alternativa Popolare.
Il 16 ottobre è morto all’età di 94 anni John Torrence Tate, gigante della matematica del XX secolo, pluripremiato per i suoi studi pionieristici sulla teoria dei numeri. Lo ha annunciato l’università di Harvard, dove Tate ha insegnato per 36 anni, e l’università del Texas.
Il 17 ottobre è morto Patrick Day, il pugile americano 27enne steso al tappeto alla decima ripresa da un micidiale gancio sferratogli dal suo connazionale Charles Conwell alla Wintrust Arena per i pesi superwelter. Dopo il knockout le condizioni del pugile ventisettenne sono apparse subito “estremamente critiche”. Ha perso conoscenza, è stato portato via dal ring in barella ed è stato ricoverato per un “grave trauma cranico” al Northwestern Memorial Hospital di Chicago.
Il 18 ottobre, la ballerina Alicia Alonso, probabilmente l’artista cubana più conosciuta al mondo, è morta ieri all’età di 98 anni. Lo ha reso noto il Balletto nazionale di Cuba (Bnc), da lei diretto e fondato nel 1948. In gioventù la Alonso fece parte del gruppo che inaugurò l’American Ballet Theatre degli Stati Uniti, ricorda l’agenzia di stampa Prensa latina. Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha evocato la figura della “prima ballerina assoluta” cubana sostenendo che la sua morte “ci lascia un voto immenso ma anche una eredità ineguagliabile”. Impegnata a calcare le scene fino a età avanzata – la sua ultima esibizione al Teatro dell’Opera di Roma fu nel 1987 a 67 anni – la Alonso ha ottenuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, fra cui il Premio Porselli ‘Una vita per la danza’. Nel 2003 il presidente francese Chirac la insignì con la Legione d’onore nel grado di ufficiale, mentre due anni fa l’Unesco la designò sua ambasciatrice di Buona volontà.
Il 25 ottobre è morto Vittorio Seghezzi, grande ciclista a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, all’età di 95 anni. Nato a Romano di Lombardia nel 1924, Seghezzi si era recentemente trasferito a Castelletto Ticino dove ha trascorso gli ultimi anni accanto alla famiglia. E proprio come Bartali, anche Seghezzi si impegnò nella lotta contro il fascismo. Arruolatosi come staffetta partigiana, nel 1945 era presente a Dongo quando Mussolini fu catturato e ucciso. E’ stato davvero l’ultimo testimone di un momento storico che difficilmente sarà dimenticato e che segnò l’Italia.
Il 27 ottobre è morto Vladimir Bukovsky, scrittore russo, dissidente del regime sovietico, noto soprattutto per il suo attivismo politico anticomunista. Aveva 76 anni. Vladimir Konstantinovich Bukovsky era nato il 30 dicembre 1942, negli anni ’60 e ’70, era diventato una figura famosa del movimento dissidente nell’ex Unione Sovietica. Scrittore e attivista per i diritti umani, Bukovsky ha trascorso un totale di 12 anni in prigione in URSS e, dopo essersi stabilito all’estero, ha trascorso gli ultimi quarant’anni lottando contro i regimi oppressivi nel suo paese natale.
Il 27 ottobre è morto a 89 anni Robert Evans, l’eccentrico e carismatico produttore di Hollywood che ha resuscitato gli studios Paramount negli anni 1960 portando sul grande schermo classici come Il Padrino e Chinatown, ma anche Love Story (sposandone l’interprete: Ali McGraw). Una condanna per traffico di droga, una intensa vita matrimoniale (sette spose, una unione annullata dopo nove giorni…). Nato a New York nel 1930, Evans nemmeno diciottenne aveva già collezionato partecipazioni in 300 show radiofonici e qualche comparsata in tv e a teatro. La svolta della sua vita al Beverly Hilton di Los Angeles, dove a bordo piscina venne notato dall’attrice Norma Shearer, che riuscì a convincere il marito Irving Thalberg a ingaggiarlo per un film. Ma non impressionò il regista e, consapevole delle sue limitate capacità da attore, Evans si butta nella produzione, dove rivela il suo vero talento tanto che nel 1966 – a soli 36 anni – viene nominato alla guida della produzione di Paramount. Nove anni dove accosta il suo nome a titoli di enorme successo: Rosemary’s Baby, Il Padrino, Serpico, Love Story. Il successo di Chinatown, diretto da Roman Polanski, lo spinse a tentare l’impresa. Lascia la Paramount e apre una sua casa di produzione: il nuovo corso si inaugura con un successo The Marathon Man (Il maratoneta) protagonista Dustin Hoffman (1976), meno bene funzionaa un anno dopo Black Sunday diretto da John Frankenheimer. Ma saranno alti e bassi: «La mia vita negli anni 80 è passata dalla nobiltà all’infamia», dirà in un’intervista del 2002. Nel 1984 è coinvolto nel disastro commerciale di The Cotton Club con Francis Ford Coppola. Poi il colpo d’ala: nel 1994 pubblica la sua autobiografia The Kid Stays in the Picture, con la quale diviene un’icona delle nuove generazioni. Nel 2003 un ritorno al box office, ma sarà anche l’ultimo: Come farsi lasciare in 10 giorni, gradevole commedia con la coppia Kate Hudson e Matthew McConaughey.
Il 3 novembre è morto a 51 anni Alberto Rivolta, difensore dell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni. Rivolta si è spento a Monza dopo una lunga battaglia con la malattia che lo aveva colpito, una forma rarissima di tumore del sistema nervoso centrale. Nella sua carriera ha indossato anche le maglie di Parma, Cosenza, Livorno e Seregno, ma la sua storia è legata soprattutto a quella dell’Inter, il club con il quale debuttò in serie A (il 15 dicembre 1985 contro il Como) dopo avere militato nelle giovanili. Nella sua esperienza nerazzurra, tra il 1985 e il 1987 e poi nella stagione 1988-1989, colleziona un totale di sette presenze.
Il 4 novembre è morto Gianfranco Civolani, per tutti gli amanti di Bologna e del Bologna, era semplicemente questo: il Civ. Giornalista, scrittore, artista a tutto tondo, per sessant’anni ha riempito pagine e pagine di storia e memoria sulla città che più amava e soprattutto sulla sua squadra di calcio. Il Civ il 28 novembre avrebbe compiuto 84 anni. Era malato da tempo e faceva la spola tra casa e ospedale. Da un paio di settimane non riusciva più a muoversi dal letto. Nato a Bologna nel 1935, laureato in giurisprudenza, per ‘Tuttosport’ e ‘Stadio’ ha seguito sei mondiali di calcio e due olimpiadi. Ma soprattutto è stato per sessant’anni l’appassionato e impareggiabile aedo del Bologna, la squadra di calcio di cui fino all’ultimo ha raccontato le gesta, sia sulle colonne di ‘Stadio’ che sugli schermi di E’ tv, dove era da anni una presenza fissa insieme all’inseparabile Sabrina Orlandi.
Il 5 novembre è morto Vanni Leopardi, discendente di Giacomo, personalità di spicco della cultura italiana, che ha dedicato tutta la vita alla salvaguardia del patrimonio leopardiano e alla sua valorizzazione, diventandone un vero e proprio testimonial e accompagnandone la poetica nella modernità. Il conte (questo il titolo che aveva anche il poeta) aveva 77 anni, deceduto a Palazzo Leopardi a Recanati, dopo una breve malattia che lo ha colpito nell’anno del bicentenario dell’Infinito, al culmine delle celebrazioni per quelle che è forse la più famosa poesia della lingua italiana. Lascia la figlia Olimpia, con tre nipoti, e il fratello Mimmo. Uomo d’arte e cultura, grande viaggiatore, laureato in Scienze Politiche, aveva scelto l’agricoltura per passione, dando continuità alla tradizione di famiglia e cercando, nella produzione di vino, cereali e olio, di rispettare gli equilibri della natura, il benessere degli animali, in un ciclo virtuoso tra produttività, modernità e bellezza del paesaggio, unendo il progresso tecnologico alle istanze di una vita connessa ai ritmi veri della natura. Moltissime le iniziative a cui partecipato, dalle manifestazioni di giugno a Recanati, alla diretta televisiva del 1987 con Carmelo Bene che recitò “L’Infinito” affacciandosi da Palazzo Leopardi per i 250 anni dalla morte di Giacomo, a tutto il revival leopardiano degli ultimi anni, fino al bicentenario dell’Infinito. La sua ultima uscita pubblica, a fine settembre per l’inaugurazione dell’Orto dell’Infinito con il presidente Mattarella.
Il 5 novembre è morto a 76 anni Mario Cotelli. Arrivò nel mondo Azzurro dello sci nella squadra B come vice di Jean Vuarnet. Poi l’inimitabile squadra A dei Gustavo Thoeni, dei Pierino Gros e di tutti gli altri eroi della Valanga. Rimasto in carica per 9 anni, la sua gestione fu la più vincente nella storia degli azzurri dello sci. Fu in quegli anni che, in Coppa del Mondo, l’Italia vinse 5 volte il titolo assoluto e 12 medaglie tra mondiali e Olimpiadi, dominando le discipline tecniche. È rimasto nella storia anche per essere stato il primo commissario tecnico italiano ad aver conquistato un podio, una vittoria, un titolo di Coppa del mondo assoluto e di specialità. Sotto la sua guida nacquero due tra i più grandi campioni dello sci e oltre una decina di grandi atleti, tutti in grado di salire almeno una volta sul podio. Nella sua prima stagione, 1969/1970, decise per un rinnovamento della squadra, facendo debuttare degli sciatori giovanissimi che egli riteneva avrebbero ottenuto grandi risultati (Gustavo Thoeni, Franco Bieler, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker). L’Italia riuscì così ad ottenere delle vittorie e negli anni successivi tutti gli atleti delle discipline tecniche italiani conquistarono dei podi.
Il 7 novembre è morta Maria Perego, 96 anni l’8 dicembre. Nata a Venezia nel 1923, ma trapiantata a Milano, di fatto era cittadina del mondo grazie al successo internazionale del Topo inventato (in tandem con il marito Federico Caldura) nel 1959, in un mondo di evasione, anche ingenua, che non c’è più. Topo Gigio si insinua nel filone di Don Chisciotte e Charlie Chaplin, l’entusiasta che perde, ma non perde perché ironizza sulle sue sventure». Così Maria Perego, morta a un passo dai 96 anni, descriveva la sua creatura diventata celebre in tutto il mondo. Veneziana (era nata l’8 dicembre 1923) ma trapiantata a Milano, di fatto era cittadina del mondo grazie al successo internazionale del Topo inventato (in tandem con il marito Federico Caldura) nel 1959, in un mondo di evasione, anche ingenua, che non c’è più. I suoi show, con la voce di Peppino Mazzullo, furono subito trasmessi in prima serata e conquistarono anche il pubblico adulto, tanto che Topo Gigio divenne un volto di Canzonissima, prima accanto a Nino Manfredi e Delia Scala, quindi addirittura come co-conduttore nell’edizione del 1974, affiancato da Raffaella Carrà e Cochi e Renato. Più avanti compagno di Cino Tortorella e Memo Remigi, volto fisso dello Zecchino d’oro, testimonial dei Pavesini per Carosello, fu conteso come una vero divo (per un periodo fu a Mediaset). A manovrarlo c’è sempre stata Maria Perego (le mani rese invisibili da una veste nera). Topo Gigio ha indossato mille maschere, ha fatto il contadino e l’asutonauta, «l’uomo» del Rinascimento e l’atleta sportivo, si è infilato il kimono e ha impugnato la pistola da cowboy, arrivando a essere invitato all’Ed Sullivan Show quasi da ospite fisso (ben 92 presenze, molte di più dei Beatles).
L’8 novembre è morto il filosofo Remo Bodei, all’età di 81 anni. Era un accademico raffinato e di grande prestigio, abituato a confrontarsi con i temi più specialistici e complessi. Ma non disdegnava affatto la divulgazione, rivolta anche ai bambini, che riteneva particolarmente ricettivi verso le tematiche della sua disciplina. A lui si deve in buona parte il grande successo del Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, di cui aveva presieduto il comitato scientifico e per il quale si era molto impegnato. Oltre che nel pensiero speculativo, la sua competenza spaziava in molti altri settori del sapere, tra cui la musica, la poesia e l’estetica: era un appassionato conoscitore e studioso dell’autore romantico tedesco Friedrich Hölderlin e aveva fatto parte dell’advisory board internazionale dell’Istituto europeo di design.
L’8 novembre è morta all’età di 71 anni Maria Coscia, esponente del Pci, Pds, Ds ed infine del Partito Democratico, è stata consigliere comunale ed assessore al comune di Roma. Ha ricoperto l’incarico di parlamentare italiana fino al 2018.
L’8 novembre è morta a soli 52 anni la cronista veneta Anna Zegarelli, giornalista del Gruppo Athesis, redattrice di Tele Arena e Radio Verona. Professionista dal 2007, la cinquantaduenne era stata colta da un malore lunedì sera mentre era al lavoro in redazione. Soccorsa dai sanitari del 118 e operata d’urgenza con un delicato intervento alla testa nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Borgo Trento di Verona, la cronista si è spenta oggi pomeriggio, dopo quattro giorni di lotta tra la vita e la morte. I dottori le avevano diagnosticato un gravissimo danno cerebrale. Era madre di due figli: Michele, 25 anni, e Carola, 23 anni.
Il 10 novembre è morta la scrittrice e giornalista Elda Lanza, conosciuta al grande pubblico come prima presentatrice della Rai e poi come ‘nuova signora del giallo italiano’ grazie al successo di Niente lacrime per la signorina Olga, Il matto affogato, Il venditore di cappelli e altri titoli ancora pubblicati dalla casa editrice Salani. A Castelnuovo Scrivia, dove ormai risiedeva da anni, dopo aver vissuto a lungo a Milano. Dopo una brevissima malattia, la prima presentatrice della tv (il termine fu coniato per lei) si è spenta con accanto il figlio Max e il marito Vitaliano Damioli. Ad annunciare la morte lo scrittore e giornalista Mariano Sabatini. Aveva compiuto da poco 95 anni vissuti in modo intenso e segnati da tanti incontri con Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Walter Chiari, Dario Fo, Giorgio Gaber, Eugenio Montale. Femminista attiva e convinta aveva studiato alla Cattolica di Milano e poi alla Sorbona di Parigi. Nel 1952 aveva iniziato a lavorare per l’allora tv pubblica, ed era così stata la prima presentatrice televisiva italiana. tv che poi aveva a lungo frequentato, spesso come opinionista in tema di galateo e buone maniere, suo il best seller Signori si diventa le nuove regole dello stile per Mondadori, fino agli anni recenti e al debutto, nel 2012 come giallista.
Il 16 novembre Antonello Falqui è morto all’eta’ di 94 anni. In Rai dal 1952, Falqui ha firmato grandi programmi televisivi come ‘Il musichiere’ (in onda dal 1957 al 1970) ‘Canzonissima’ (1958-1959 e poi 1968-1969); ‘Studio Uno’ (in onda dal 1961 al 1966) ‘Milleluci’ (1974). È con lui che Mina è diventata una stella. “L’ho conosciuta con il ‘Musichiere’. Faceva parte degli urlatori. E poichè Mina è impareggiabile da allora è stata sempre scelta”, ha raccontato il regista in un’intervista. Figlio del critico letterario Enrico Falqui, Antonello era nato a Roma il 6 novembre 1925 dove aveva trascorso tutta la sua vita, fatta eccezione per una piccola parentesi nel 1952 quando è approdato in Rai, inizialmente nella sede milanese. Si era iscritto all’Università, facoltà di Giurisprudenza, senza portare a compimento gli studi, perché la sua vera passione era il cinema. Dal 1947 al 1949 ha frequentato il corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia, diretto da Luigi Chiarini. Nel 1950 è aiuto regista nel film dello scrittore Curzio Malaparte, “Cristo proibito”, girato nel 1950. Oltre a Mina, in tv ha portato personalità come Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Johnny Dorelli, Rita Pavone, Ornella Vanoni, Paolo Villaggio, Gigi Proietti e tanti altri. Dal 1990 abbandona il piccolo schermo per dedicarsi all’insegnamento della regia televisiva all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Nel 2017 e’ stato realizzato un film tv dedicato al suo grande varietà, “C’era una volta Studio Uno”, diretto da Riccardo Donna ed interpretato da Edoardo Pesce.
Il 27 novembre è morto Elio Locatelli, 76 anni, da oltre cinquanta figura centrale come dirigente e allenatore. E’ stato a lungo Direttore tecnico azzurro ed attualmente era Direttore della performance della Fidal. Piemontese di Canale d’Alba (Cuneo), Locatelli si è spento a Montecarlo, dopo una malattia fulminante. Nella sua carriera di atleta è stato pattinatore sul ghiaccio di ottimo livello partecipando, nelle specialità dei 500 e dei 1.500 metri, a due edizioni delle Olimpiadi invernali: Innsbruck ’64 e Grenoble ’68. Un legame, quello con le discipline del ghiaccio, mantenuto in seguito in qualità di Responsabile tecnico della velocità della Fisg. Dopo il diploma all’Isef, Locatelli è passato all’atletica, prima come insegnante di educazione fisica e poi come allenatore di centinaia di giovani. Il suo principale successo è stato il bronzo olimpico di Giovanni Evangelisti nel salto in lungo ai Giochi di Los Angeles 1984. Locatelli è stato Direttore tecnico delle squadre nazionali azzurre in due epoche: 1987-1994 e 2017-2018. Diversi gli incarichi anche a livello internazionale: tra il 1995 e il 2001 è stato Co-direttore del dipartimento sviluppo della Iaaf (la Federazione internazionale, ora World Athletics) e quindi Direttore dello sviluppo dal 2004 al 2012.
Il 27 novembre è morto Bruno Nicolè, indimenticabile protagonista e meteora del calcio italiano negli anni Cinquanta e Sessanta è morto oggi a Pordenone all’età di 79 anni. Nato a Padova il 27 febbraio del 1940, Nicolè cominciò la sua carriera di attaccante nel Padova ma visse i suoi anni più belli alla Juventus, con la quale conquistò tre scudetti e 2 volte la Coppa Italia. Il battesimo nel calcio che conta, cioè l’esordio in Serie A, glielo regalò Nereo Rocco, tecnico del club patavino nella stagione 1956-57, quando il ragazzo aveva appena 16 anni. Un anno dopo la Juventus lo acquista pagandolo 70 milioni di lire di quei tempi. Cinque anni più tardi per Nicolè arriva un nuovo record: indossa la fascia di capitano della Nazionale italiana, mai nessuno più giovane di lui in quelle vesti. Per questo ragazzone di un metro e 80, spesso alle prese con problemi di peso eccessivo e guai muscolari, e con un carattere inquieto, compagno in attacco di tipi come John Charles e Omar Sivori, i record sono continui: a 18 anni (e 259 giorni) firma infatti la doppietta con la quale gli azzurri spaventano i francesi allo stadio Colombes a Parigi, il 9 novembre del 1958, in una partita amichevole, con i galletti reduci dal terzo posto ai Mondiali di pochi mesi prima, la gara finì 2-2. Nicolè è ancora oggi il marcatore più giovane in azzurro. Il giovanotto padovano negli anni alla Juventus (6 stagioni, 41 gol e 141 partite) riesce a firmare anche un altro primato, fece parte infatti della formazione che battè il Real Madrid a casa sua in un quarto di finale della Coppa dei campioni, era la prima volta che i madrileni venivano sconfitti in casa da una squadra italiana. Per non farsi mancare nulla, Nicolè chiuse la carriera nel 1967 lasciando tutti stupiti con il suo ennesimo primato, quello del ritiro a soli 27 anni. Nessun infortunio lo spinse a quella decisione, che addirittura avrebbe voluto prendere anche prima come disse lui stesso, ma aspettò a farlo perché preferì prima superare l’età del servizio militare come atleta. Il suo vero amore era la scuola e infatti uscito dal campo si dedicò all’insegnamento dell’educazione fisica. Dopo gli anni in bianconero, e prima dell’addio, Nicolè ebbe il tempo di altre fugaci esperienze in vari club: un anno al Mantova, uno alla Roma contribuendo alla vittoria di una Coppa Italia, poi alla Sampdoria, infine l’Alessandria.
Il 2 dicembre è morto a 82 anni Franco Janich, colonna del Bologna dal 1961 al 1972: giocò 376 partite in rossoblù (294 in Serie A, più lo spareggio dell’Olimpico per lo scudetto contro l’Inter, 40 in Coppa Italia, 41 in Europa), vincendo uno scudetto (1963/64), una Coppa Italia (1969/70) e una Mitropa Cup (1961). Ne dà notizia il sito del club, con un messaggio: «Addio Franco, campione sul campo e nella vita». Nato a Udine il 27 marzo 1937 e cresciuto come stopper nello Spilimbergo in Quarta Serie, esordì in Serie A con l’Atalanta prima di trasferirsi alla Lazio di Bernardini con cui vinse una Coppa Italia. Fu proprio l’allenatore romano a volerlo al Bologna nel momento del proprio passaggio sulla panchina rossoblù. E al Bologna Janich arretrò il raggio d’azione, trasformandosi in libero e formando con Tumburus una grande coppia di centrali. Grande e grosso, bravo nell’anticipo, formidabile di testa, venne soprannominato l’Armèri, l’armadio in dialetto bolognese. Nella seconda fase della sua vita professionale, si dedicò a ruoli dirigenziali e di talent scout, fino agli anni 2000.
L’8 dicembre, dopo una malattia che lo ha duramente provato nel corso dell’ultimo anno, è morto a 52 anni Federico Memola. Memola era nato a Milano l’8 ottobre 1967 e si era diplomato al liceo linguistico. Un inizio da «fanzinaro» — come tanti nel suo settore che si «autoproducevano» piccole storie disegnate e pubblicate con pochi soldi, tanta fantasia e nient’altro — e poi nel 1990, l’esordio vero e proprio con«Fumo di China» — la maggiore, e storica, rivista di critica «fumettara» italiana, oggi in lutto — per la quale ha creato la serie «Moon Police Dpt». Dopo alcune sceneggiature per l’«Intrepido», nel 1993 è entrato a far parte della Sergio Bonelli Editore in qualità di redattore e sceneggiatore. Scrisse albi di Nathan Never e gli venne affidata la testata Zona X, di cui fu curatore e per la quale ideò gli «spin off»«La stirpe di Elän» e «Legione Stellare». Nel frattempo collaborò a Legs Weaver sceneggiando, insieme a Stefano Piani, il terzo Speciale. Poi, con Star Comics, proseguì la serie di Jonathan Steele (53 albi mensili, più extra, speciali e le avventure di Agenzia Incantesimi), fino al 2009, e quindi occuparsi di un nuovo personaggio di sua creazione, «Rourke». Siamo arrivati intanto al 2001. Nel 2010 esordisce «Harry Moon», per Planeta/De Agostini. E ancora: Memola scrive la serie «Gray Logan», creata da Stefano Vietti per Il Giornalino delle Edizioni San Paolo. Di nuovo , per Il Giornalino, nel 2013 crea il personaggio di «Roland». Lo scorso anno aveva sceneggiato il volume «Il regno di Fanes», ispirato ad alcune leggende dolomitiche, del quale aveva iniziato a realizzare il seguito. Vette e vallate, cielo e boschi, fantasia e pensiero che vola. Un racconto interrotto per la malattia improvvisa che poi si è portato via Federico.
Il 10 dicembre l’uomo che prometteva di curare tutte le malattie è morto per un male incurabile a 52 anni. Davide Vannoni, il padre di quel metodo Stamina che dopo polemiche estenuanti venne falcidiato dalle inchieste giudiziarie, si è spento, oggi, lontano dal clamore che lo aveva accompagnato per tanta parte della sua vita. Ad ottobre era stato ricoverato per qualche settimana all’ospedale Mauriziano, a Torino. Poi se ne erano perse le tracce. Stamina, nelle parole di Vannoni, era la figlia di un miracolo scientifico.
Il 15 dicembre è morto Phase 2, aveva 64 anni. Nei ghetti stipati di portoricani e afroamericani, Lonny Wood, nato a New York il 2 agosto 1955, è tra i primi neri a cominciare a lasciare le proprie tracce sui muri: il nome d’arte, necessario per garantire l’anonimato, se lo sceglie nel 1971, quando ha 16 anni. “L’anno precedente avevamo dato una festa”, raccontava lui, “e volevamo ripeterla quell’anno, così dissi: ‘La chiameremo fase 2′”. Frequenta la DeWitt Clinton High School, dove viene a contatto per la prima volta con il writing. Dalla parte opposta, c’è il Coffee Shop, un locale dove gli artisti si ritrovano: la sua strada è tracciata. È da lì che tutti partono in viaggio, dal ghetto, verso la stazione della metropolitana al 149th di Street and Grand Concourse, dove si fermano a guardare i treni dipinti dalle scritte passare. È la nuova forma d’arte che viaggia con i pendolari. Nel 1974 fonda la United Graffiti Artists, raggruppando una crew – collettivo, in gergo hip hop – di writer professionisti. Nel 1980, quando ormai questo mezzo di comunicazione è sdoganato, pur mantenendo la sua valenza provocatoria e non smettendo mai di generare polemiche, Phase 2 partecipa alla creazione di International Graffiti Times, la prima rivista dedicata al writing. La vita di Phase 2 è strettamente legata a quella dei musicisti hip hop, specialmente a partire dai primi anni Ottanta: lui stesso era un dj, poi rapper e faceva parte della B-Boy crew Electrified Movement, un collettivo di breakdance. Soprattutto, però, amava creare i flyer, i volantini promozionali per pubblicizzare le serate a tema: lavorò, tra gli altri, per Kool Herc e Grand Master Flash. Il cinema lo chiamava per avere una consulenza sui graffiti. Ancora una volta, tutti gli devono qualcosa. Anche il ‘nostro’ Neffa, che in Italia fu tra i primi a portare il rap: Phase 2 è tra i featuring – le partecipazioni – di I messaggeri pt. 1, pezzo incluso in uno degli album fondamentali della scena rap italiana, Neffa & i messaggeri della dopa.
Il 19 dicembre è morto a 72 anni Mamby, ex re dei superleggeri: tra il 1980 e 1981 il suo momento migliore, difese la carona 5 volte. Tornò sul ring anche da anziano fino al 2008.
Il 22 dicembre è morto Emanuel Ungaro a Parigi. all’età di 86 anni lo stilista Emanuel Ungaro. Lo conferma la famiglia. Francese di nascita ma di origini pugliesi (il padre era un antifascista di Francavilla Fontana emigrato durante il fascismo), Ungaro lascia la moglie Laura Bernabei e la figlia Cosima. I funerali si terranno lunedì mattina a Parigi. Il mondo della moda perde il couturier “che amava le donne”, come lui stesso si è definito in un’intervista. Ungaro, malato da tempo, è morto sabato sera nella sua casa di Parigi. Una fine senza clamore, circondato dall’affetto della famiglia. Dalle passerelle si era allontanato già anni fa. Una decisione presa nel 2004, la stessa che due anni prima veniva annunciata da Yves Saint-Laurent, altra icona francese della haute couture, e nel 1968 dal couturier spagnolo Cristobal Balenciaga, dal quale il giovane Emanuel aveva fatto l’apprendistato e di cui era stato l’allievo preferito. Pur essendo nato nel 1933 in Francia, Ungaro aveva sangue italiano nelle vene. Suo padre, pugliese, era fuggito oltralpe per scampare al fascismo. La moda era quindi nel Dna del piccolo Emanuel che già a pochi anni aveva ricevuto in dono una macchina da cucire. Ma il suo legame con l’Italia venne rinnovato soltanto dopo il suo addio alle moda. Ungaro trascorse i lunghi periodi a Roma, dove aveva acquistato e restaurato un palazzo cinquecentesco. Ungaro aveva ceduto nel 1996 il controllo della sua maison al gruppo Ferragamo. Aveva fondato la sua maison nel 1965 a Parigi, “fiero di essere francese” e riconoscente nei confronti del paese che aveva accolto suo padre sarto “in fuga dalla dittatura di Mussolini”. Sposato con Laura Bernabei e padre di una figlia, Cosima, Ungaro era orgoglioso della descrizione di “stilista che ama le donne”: “perché non lavoro su un’idea ma sul corpo in movimento con le sue forme e la sua realtà” spiegava. Dopo Ungaro si sono succeduti alla guida della sua maison molti designer. Il primo è stato Giambattista Valli, braccio destro del maestro e suo successore. Poi si sono alternati Vincent Darré, Peter Dundas, Esteban Cortazar, Estella Archs cui fu affiancata Lindsay Lohan, destando sconcerto. Infine sembrava che il marchio (divenuto in seguito di proprietà americano-pakistana) avesse ritrovato smalto con Giles Deacon: ma è rimasto in sella alla direzione creativa due sole stagioni. L’ultimo direttore creativo, Marco Colagrossi, dopo un anno, ha lasciato la guida del marchio nell’ottobre 2018. Lo stilista aveva iniziato a collaborare con la maison nel marzo 2017, succedendo a Fausto Puglisi in sella per diversi anni. La sua ultima collezione, quella per l’autunno-inverno 2018/2019. Ora è il team stilistico interno alla maison a disegnare le linee del brand. I funerali del grande couturier si terranno lunedì mattina a Parigi.
Vip morti 2019, cantanti e musicisti
Il 30 gennaio il cantante e cantautore statunitense James Ingram, star della musica Rock and Blues degli anni ‘80 e ‘90, vincitore di un doppio Grammy Award e due volte nominato all’Oscar, è morto ieri a Los Angeles in seguito ad un tumore al cervello. Aveva 66 anni. Dopo il successo di “Just Once” e “One Hundred Ways”, Ingram divenne uno degli interpreti di maggior successo del R&B. Tra le sue hit “Baby, Come to Me” (1982) e “I Do Not Have the Heart” (1990). Nel 1981 Ingram cantò “Just Once” e “One Hundred Ways” nell’album di Quincy Jones “The Dude”, che racchiudeva l’essenza musicale black di quegli anni: la collaborazione gli valse la tripla nomination al Grammy Award, tra cui il premio per il Best New Artist. L’album di debutto di Ingram, “It’s Your Night”, uscì nel 1983, un lp che includeva la ballata “Therès No Easy Way” e la performance maschile nel singolo “Yah Mo B There” (un duetto con il collega musicista R & B Michael McDonald).
L’8 febbraio Carlo Cori, cantante rock e produttore, è morto per un infarto durante una pausa di un concerto che aveva organizzato al Teatro della Federazione Operaia, dal titolo “Cantando Sanremo for the world”. L’artista era conosciuto nei Balcani e nei Paesi dell’Est dove veniva chiamato “il Vasco dell’Est”.
Il 25 febbraio è morto Mark Hollis, front-man del gruppo anni ’80 Talk Talk. Aveva 64 anni. L’ultimo lavoro discografico risale al 1998. Da solista.
Il 27 febbraio è morto l’ex batterista dei Cure Andy Anderson. Aveva 68 anni. Anderson, nato a Londra il 30 gennaio 1951, il 17 febbraio scorso con un post su Facebook aveva rivelato di essere affetto da un cancro in fase terminale. Il batterista ha militato nei Cure dal 1983 al 1984 e ha partecipato alle sessioni dell’album The Top (1984), e alle incisioni del disco dal vivo Concert (1984) e del documentario live The Cure Live In Japan (1984). Nella sua carriera ha lavorato anche con Iggy Pop e Peter [sta_anchor id=”flint”]Gabriel[/sta_anchor].
Il 4 marzo è morto il cantante dei Prodigy, Keith Flint. Aveva 49 anni. Look estremo, coi capelli pettinati come corni diabolici, e stile provocatorio Keith Flint è stato l’anima dei Prodigy insieme a Liam Howlett, fondatore del gruppo. Nato a Redbridge, a Londra, da ragazzino si è trasferito a Braintree, nell’Essex dove ha conosciuto il dj Liam Howlett durante un rave in un club della città e creato una delle più significative realtà elettroniche degli anni Novanta. Tra i brani più noti Firestarter e Breath hanno raggiunto nel 1996 i vertici delle classifiche inglesi e internazionali.
Il 30 marzo sono morti Stephen Fitzpatrick e Audun Laading, due cantanti membri del gruppo pop di Liverpool “Her’s“. In un incidente d’auto. Da poco pubblicato il loro album “Invitation to Her’s, i due cantanti erano al loro secondo tour, che li vedeva impegnati per tutto il Nord America, con 19 date i cui biglietti erano andati a ruba. É sempre la casa di produzione, a descrivere la coppia coma “Una delle band emergenti più amate del Regno Unito”. Con la loro musicalità stile anni ’80, che li aveva fatti paragonare agli Everything but The Girl, agli Aztec Camera e ai Prime Smits, erano definiti dalla stampa di settore come una delle promesse più interessanti de panorama musicale d’oltremanica. I due si erano conosciuti al Liverpool Institute of Performing Arts, dove avevano dato vita al proprio sodalizio musicale.
Il 2 aprile è morto Osvaldo Dell’Anna, 39 anni di Surbo, sposato con Maura e padre di due splendidi gemelli di pochi mesi. Storico e conosciutissimo dj delle disco più famose della movida salentina, Blu Bay soprattutto, ma anche Riobò. Si è arreso ad un brutto male che appena cinque mesi fa si è manifestato in tutta la sua devastante brutalità.
Il 13 aprile è morto Paul Raymond, aveva 73 anni. Paul Raymond entrò a far parte degli UFO nel 1976 per rimpiazzare il tastierista originale del gruppo, Danny Peyronel. Il chitarrista e tastierista della band londinese degli UFO, considerata fondamentale per lo sviluppo della New Wave of British Heavy Metal negli anni ’70, è venuto a mancare a causa di un infarto. Raymond si era riunito a Phil Mogg e compagni in occasione dei concerti per il cinquantennale della nascita degli UFO, nel Regno Unito e in Irlanda e sempre a detta della compagna aveva intenzione di continuare a suonare insieme ai suoi compagni di band anche per altre date nel corso del 2019.
Il 22 aprile è morto a 91 anni Martin Böttcher, uno dei maggiori compositori tedeschi per il cinema e la tv, il cui nome è legato alle sigle dei telefilm ‘L’ispettore Derrick’ e ‘Il commissario Köster’ (Der Alte) e alle colonne sonore della serie di film western dedicati al personaggio di Winnetou, capotribù degli Apache, interpretato dall’attore francese Pierre Brice, girati quasi tutti a Cinecittà tra il 1962 e il ’68.
Il 29 maggio è morta a 28 anni la star del pop latino Gabriel Diniz. Nell’incidente sono decedute anche a le altre persone che viaggiavano con lui. Secondo le prime ricostruzioni, lunedì pomeriggio il cantante brasiliano aveva appena tenuto un concerto a Salvador e stava raggiungendo la fidanzata Karoline Calheiros a Maceió per partecipare alla sua festa di compleanno quando è successo l’incidente. La sua hit “Jenifer” ha raccolto oltre 236 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Il primo giugno Rocky Erickson, il fondatore dei 13th Floor Elevators, è morto ad Austin, in Texas. L’artista, 71 anni, in passato aveva sofferto di schizofrenia paranoide ed era anche stato sottoposto a elettroshock. Salito sul palco a San Antonio nel 1968 durante un concerto, aveva iniziato a raccontare di essere un marziano. Non è un mistero che facesse uso di Lsd e marijuana e per questo aveva subito numerosi controlli da parte della polizia, che lo aveva arrestato. Pur di non stare in carcere, Erickson aveva preferito passare per malato mentale e, quando era stato ricoverato ad Austin, era fuggito più volte.
Il 7 giugno è morto Dr. John al secolo Malcom John Rebennack Jr. noto anche come “Mac“, leggenda del sound di New Orleans. Aveva 77 anni ed è stato stroncato da un infarto giovedi’. Lo ha reso noto la famiglia dell’artista vincitore di sei Grammy Award e iscritto nella Rock and Roll of Fame, chiedendo “il rispetto della privacy”.A soli 16 anni Dr. John, era già un musicista apprezzato nella sua New Orleans. Ha anche scontato 2 anni a Fort Wort, nel Texas, per traffico di stupefacenti, prima di trasferirsi a Los Angeles.
L’8 giugno è morto Andre Matos, lo storico primo ed ex cantante degli Angra, che con la sua voce ha reso indimenticabili capolavori come “Angels Cry” e “Holy Land“, è deceduto oggi all’età di 47 anni. A darne notizia è stato il batterista Ricardo Confessori via Facebook. Al momento non sono note le cause del decesso. Andre Coelho Matos è stato un cantante e pianista brasiliano. Ha fatto parte dei gruppi metal Angra, dei Viper e degli Shaman. Dal 2006 aveva intrapreso una carriera solista. È diplomato in conservatorio in pianoforte, canto lirico, composizione, direzione d’orchestra. Nel 1991 vengono fondati gli Angra, e con il loro primo album “Angels Cry” (1993) la band diventa famosa in Giappone e in Europa. Con i due album successivi “Holy Land” (1996) e “Fireworks” (1998). Nel 2001 lascia gli Angra assieme al bassista Luis Mariutti e al batterista Ricardo Confessori a causa di disaccordi con i chitarristi Rafael Bittencourt e Kiko Loureiro. Nello stesso anno realizza in collaborazione con il produttore e chitarrista Sascha Paeth (Heaven’s Gate) Virgo, un progetto musicale in cui Andre sperimenta nuove sonorità. Sempre nel 2001 assieme ai componenti della sezione ritmica degli Angra e al chitarrista Hugo Mariutti (fratello minore di Luis) fonda gli Shaman coi quali incide nel 2002 “Ritual” e nel 2005 “Reason“. La band per ragioni legali cambia nome in Shaaman prima dell’uscita del secondo album, per poi tornare successivamente a chiamarsi Shaman. Nel 2006 Matos, insieme ai fratelli Mariutti, abbandona il gruppo in seguito a contrasti con il batterista Confessori ed inizia una carriera solista con i fratelli Mariutti, Andre Hernandes (chitarra), Fabio Ribeiro (tastiera) ed Eloy Casagrande (batteria).
Sotto il nome Andre Matos viene pubblicato l’album “Time to Be Free” in Giappone nell’agosto del 2007. Nel novembre 2010 viene resa pubblica le formazione del supergruppo Symfonia, progetto musicale concepito da Andre Matos e Timo Tolkki che vede la partecipazione di altri esponenti di rilievo per quanto riguarda il genere Power Metal, tutti di nazionalità finlandese. Nel 2012, in occasione dei 25 anni dall’uscita dell’album “Soldiers of Sunrise“, André Matos torna a far parte della formazione dei Viper assieme al chitarrista Hugo Mariutti. Il 22 agosto 2012 esce in Brasile e Giappone “The Turn Of The Lights“, terzo album solista di André Matos.
Il 20 giugno Philippe Zdar, membro del duo musicale Cassius e pioniere della “French Touch“, è morto all’età di 52 anni ieri sera a Parigi. Secondo quanto riporta l’Ansa, il musicista sarebbe precipitato accidentalmente dalla finestra di un palazzo. Il suo agente Sebastien Farran, come riferisce La Repubblica, ha dichiarato: “È morto per una caduta accidentale, da una finestra di un piano alto di un edificio parigino”. Le cause della sua morte non sono del tutto chiare, ed è stata aperta un’inchiesta. Philippe Zdar, il cui vero cognome è Cerboneschi, faceva coppia con Hubert Blanc-Francard nei Cassius, influenzando la musica elettronica nazionale e internazionale fin dal primo album “1999”. Il nuovo disco, “Dreems”, è in uscita domani. Insieme hanno dato vita al movimento del “French Touch”, per il quale è noto l’altro duo francese Daft Punk. Un brano dei Cassius è stato utilizzato anche dal regista italiano Paolo Sorrentino nel suo film “Il Divo”.
L’8 agosto è morto David Berman, aveva 52 anni. Cantante e cantautore americano che era il leader del gruppo musicale alternativo Silver Jewish, è morto oggi all’età di 52 anni. Lo ha riferito la sua etichetta discografica Drag City Records. La causa della morte di questo musicista che era anche un poeta non è stata rivelata al momento. Berman fondò alla fine degli anni ’80 a New York il gruppo degli ‘ebrei d’argentò con Stephen Malkmus e Bob Nastanovich, che a quel tempo stavano facendo i primi passi della band di culto dei Pavement. “Starlite Walker” (1994) è stato l’album di debutto di Silver Jewish, un set che, nel tempo, sarebbe diventato un progetto praticamente individuale di Berman e in cui i musicisti che lo hanno accompagnato sono cambiati. Gli ‘ebrei d’argentò, che sarebbero diventati un riferimento notevole e applaudito nella scena alternativa e indipendente degli Stati Uniti, hanno pubblicato altri cinque album prima della sua dissoluzione nel 2009: “The Natural Bridge” (1996), “American Water” ( 1998), “Bright Flight” (2001), “Tanglewood Numbers” (2005) e “Lookout Mountain, Lookout Sea” (2008). Dopo molti anni di musica, Berman è tornato quest’anno con l’alias Purple Mountains e l’album “Purple Mountains”, pubblicato solo un mese fa. L’artista aveva programmato di iniziare questo fine settimana il tour di presentazione di questo album che lo avrebbe portato attraverso le tappe di città americane come Washington, Chicago, Filadelfia o Los Angeles. Berman intrattenne una relazione conflittuale e molto ostile con suo padre, Richard Berman, un lobbista che lavorava per interessi conservatori negli Stati Uniti. Numerosi fan e appassionati della musica alternativa e indipendente degli Stati Uniti hanno mostrato nei social network la loro tristezza per la morte dell’artista.
Il 16 agosto è morto Peter Fonda, figlio di Henry e fratello di Jane, che con Easy Rider fu simbolo dell’America ribelle, è morto a 79 anni nella sua abitazione a Los Angeles. Per il film ottenne una nomination all’Oscar come migliore sceneggiatura originale. Era da tempo malato ai polmoni. Fece altri film come regista, tra i quali The Hire hand (1971) e nel 1998 fu nominato all’Oscar come miglior attore con il film Ulee’s Gold.
Il 17 agosto si è spento a 86 anni nella sua casa a Bristol in Gran Bretagna l’anglo-canadese Richard Williams, vincitore di tre Oscar e tre Bafta. Nato a Toronto nel 1933, si era innamorato dell’animazione già a 5 anni quando aveva visto il capolavoro Disney Biancaneve e i 7 nani, come lui stesso aveva raccontato recentemente. Arrivato negli anni Cinquanta in Gran Bretagna, lavorò a Casino Royale (1967), La Pantera Rosa colpisce ancora (1975) e La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau (1976). Ma il grande successo e molti premi arrivarono con Chi ha incastrato Rober Rabbit, il film con protagonista Bob Hoskins girato con tecnica mista nel 1988 da Robert Zemeckis. Oltre che per Roger Rabbit vinse un Bafta per The Little Island (1958) e un Oscar per Il canto di Natale di Charles Dickens.
Il 28 agosto è morto due giorni prima dei suoi 45 anni Tomaso Cavanna. Produttore, imprenditore, creativo: un vulcano di idee, in tutte le sue attività nel mondo dello spettacolo. L’ultimo show, il Jova Beach Tour, di cui curava il “brand entertainment”.
Il 4 settembre è morta Kylie Rae Harris a 30 anni, in un incidente stradale, nella notte. Era in viaggio per esibirsi al Big Barn Dance di Taos, in New Mexico. Harris è rimasta coinvolta in uno scontro tra tre auto, in cui è morta anche la guidatrice di un’altra vettura, una ragazza di 16 anni, mentre l’uomo alla guida del terzo veicolo, ritenuto il responsabile dell’incidente perché guidava forse in stato di ebbrezza, è scappato.
Il 12 settembre è morto a 58 anni il cantante statunitense Daniel Johnston, “il più grande outsider tra i cantautori americani“, come era stato definito da pubblico e critica. L’artista ha avuto un attacco cardiaco ed è deceduto nella sera di martedì 10 settembre. La notizia della sua scomparsa è stata confermata dal manager e dal fratello del cantante. I suoi ultimi concerti risalgono al 2017 quando si esibì con Jeff Tweedy, Built to Spill, Mike Watts e Beirut. Johnston aveva iniziato la sua carriera negli anni Ottanta, realizzando dischi autoprodotti che divennero molto popolari tra gli addetti ai lavori e diversi cantanti famosi realizzarono cover di alcuni dei suoi più grandi successi, come Tom Waits con “King Kong” e Beck con “True love will find you in the end”. Ma i suoi dischi furono particolarmente apprezzati anche da David Bowie e da Kurt Cobain, il leader dei Nirvana che agli Mtv Awards del 1992 si presentò sul palco indossando una t-shirt con stampata la copertina di Hi, How Are You, disco di Johnston del 1983. La carriera di Daniel Johnston fu accompagnata dalla schizofrenia, la malattia di cui soffriva e di cui parlava spesso nei testi delle sue canzoni.
Il 16 settembre è stato trovato privo di vita nella sua abitazione Ric Ocasek, cantante americano che negli anni ottanta era stato fondatore e leader della band statunitense new wave dei The Cars. Ocasek aveva fondato i Cars a Boston a metà degli anni ’70, ai tempi del liceo, insieme al compagno Benjamin Orr (morto nel 2000 per cancro al pancreas). Aveva 75 anni. Unendo le chitarre rock con il pop basato su sintetizzatori, il gruppo aveva raggiunto il successo con brani come “Just What I Needed”, “My Best Friend’s Girl” e “Good Times Roll”. La loro ballata “Drive” del 1984 era stata utilizzata come musica di sottofondo per le riprese della carestia etiopica e la sua riedizione come singolo dopo il Live Aid ha contribuito a raccogliere fondi per la causa. I dischi con la band sono in tutto sette: “The Cars”, “Candy-O”, “Panorama”, “Shake It Up”, “Heartbeat City”, “Door to Door”, “Move Like This”. Quest’ultimo è uscito nel 2011, quando la band si è riunita senza Orr a vent’anni dallo scioglimento datato 1988. Già nel momento di maggior successo dei Cars, Ocasek aveva cominciato a pubblicare album da solista. Il primo album, “Beatitude”, del 1982, era molto diverso dai lavori con la band, basato prevalentemente sulle tastiere, con la voce filtrata con un effetto “elettronico”. L’artista pubblicherà altri sei dischi, “This Side of Paradise”, “Fireball Zone”, “Negative Theater (col titolo Quick Change World in Usa)”, “Getchertikitz”, “Troublizing”, “Nexterday”. Parallelamente al lavoro di musicista, Ocasek lavorò anche come produttore discografico, collaborando con artisti come Suicide, Hole, Bebe Buell, No Doubt, The Killers, Nada Surf, Black 47, Bad Religion, Johnny Bravo, Martin Rev e Jonathan Richman. Ocasek nel 1989 aveva sposato la modella Pavlína Pořízková, conosciuta durante le riprese del video musicale di “Drive”. La coppia ha avuto due figli, Jonathan Raven Ocasek nel 1993, e Oliver Orion Ocasek nel 1998.
Il 30 settembre è morta il soprano Jessye Norman, stella di scuola wagneriana,all’età di 74 anni: lo ha reso noto la portavoce di famiglia, Gwendolyn Quinn. Norman – vincitrice di quattro Grammy Award, della National Medal of Arts e del Kennedy Center Honor – era ricoverata all’ospedale Mount Sinai St. Luke per complicazioni legate ad una lesione al midollo spinale risalente al 2015.
Il 3 ottobre è morta Kim Shattuck, cantante dei The Muffs ed ex frontwoman e bassista dei Pixies. L’artista aveva 56 anni e si è arresa dopo una battaglia contro la SLA, durata due anni.
Il 6 ottobre è morto Ginger Baker, leggendario batterista dei Cream, uno dei più innovativi e influenti della musica rock. Aveva 80 anni ed era ricoverato in un ospedale inglese. Ha anche suonato con Blind Faith, Hawkwind e Fela Kuti nella sua lunga carriera. Peter Edward Baker, per tutti Ginger, per via dei suoi capelli rossi, è stato una leggenda, uno dei più grandi e innovativi batteristi della storia del rock. Ma anche uno dei personaggi più difficili che la musica ricordi. Che tipo fosse lo racconta in modo perfetto «Beware of Mr. Baker» (Attenti a Mr Baker), il documentario diretto nel 2012 da Jay Bulger e premiato al South By Southwest Festival. Bulger, da fan, era andato con devozione a cercarlo nel ranch del Sud Africa dove si era ritirato. Baker per far capire che aria tirava gli spacca il naso, colpendolo col bastone cui si appoggiava per camminare. Come gran parte dei rocker della sua generazione, anche Baker è cresciuto nella scena rock blues: prima con Alexis Korner, il musicista che ha fatto da chioccia all’aristocrazia del rock inglese, e poi con Graham Bond, in una formazione di cui faceva parte Jack Bruce. L’apice della carriera la raggiunge nel 1966 quando, insieme a Eric Clapton che, a sua volta era diventato una star suonando prima con gli Yardbirds e poi con John Mayall, e Jack Bruce al basso forma i Cream, il primo super gruppo della storia del rock. Un trio che si basava su una concezione jazzistica, con tre star libere di lasciare spazio alla loro creatività e alla loro tecnica, con soluzioni musicali nuovissime per l’epoca. A causa delle tensioni tra i tre, nonostante il clamoroso successo ottenuto anche negli Stati Uniti, il super gruppo si scioglie dopo tre anni. Baker non raggiungerà più quelle vette creative e di popolarità: dopo la fine dei Cream e la brevissima esperienza con i Blind Faith, fonda la Ginger Baker’s Air Force alla quale si aggiunge il suo maestro Phil Seamen (che non amava la musica ad alto volume), uno dei primi esempi di fusione tra rock e musica africana. Poi si trasferisce in Nigeria, studia i ritmi dell’Africa, suona con Bill Laswell. Negli anni ’80 si ritira in una fattoria nella campagna di Pistoia (proprio qui, al festival blues, suona con Jimmy Page), collabora con i PIL di John Lydon, realizza progetti con Charlie Haden ma essenzialmente resta ai margini della scena che conta. Fino al 2005 quando Eric Clapton, per aiutare i suoi vecchi sodali, decide di rimettere insieme la banda e riportare in scena i Cream, per alcuni concerti alla Royal Albert Hall di Londra. Da molti anni, e dopo alcuni crack finanziari, viveva in un ranch in Sud Africa: la salute era ormai minata da anni di abusi e di tabagismo compulsivo. Soprattutto per i fan di una certa generazione, Ginger Baker è il sinonimo di virtuosismo ritmico. È stato uno dei primi nel rock a utilizzare la doppia cassa, sul modello di Louie Bellson (vero nome Luigi Balassoni), leggendario batterista delle orchestre di Duke Ellington, Benny Goodman e Count Basie, virtuoso assoluto, capace di suonare a una velocità spaventosa. Baker approcciava il rock applicando i concetti dei grandi del jazz, dal batterista di Coltrane Elvin Jones a Tony Williams (i suoi idoli insieme a Philly Joe Jones), svincolando, proprio come nella musica afro americana, la batteria da un ruolo di puro accompagnamento. Il tutto con una potenza e un’energia devastanti. Il suo manifesto resta per sempre «Toad», il brano dei Cream scritto come pretesto per l’assolo di Ginger, il batterista folle e arrabbiato che ha cambiato la storia del suo strumento.
Il 14 ottobre la stella del pop sudcoreano Sulli è stata trovata morta nella sua casa a sud di Seoul. 25 anni, membro della band al femminile “f (x)” era nota anche come attrice (Persona su Netflix il suo ultimo lavoro). Il suo nome vero è Choi Jin-ri e la polizia indaga sulle cause. La giovane non rispondeva alle telefonate del suo agente che ha poi avvisato le autorità. Secondo i media locali potrebbe trattarsi di suicidio. Sulli è stata vittima in passato di cyber-bullismo e sono in molti, nei commenti social, a collegare la sua morte a questa esperienza. Ed era attesa nel programma tv ‘The Night of Hate Comments’ in cui vengono invitate star e celebrità che hanno subito cyber bullismo per parlare delle loro [sta_anchor id=”fred”]vicende[/sta_anchor].
L’8 novembre è morto a Roma all’eta’ di 84 anni il cantante Fred Bongusto, una delle voci piu’ amate della canzone italiana. Bongusto era nato a Campobasso il 6 aprile del 1935. “Una rotonda sul mare” (1964) e’ considerato il suo maggiore successo. Tra gli altri brani piu’ noti “Malaga”, “Spaghetti a Detroit”, “Amore fermati”, “Frida”, “Tre settimane da raccontare”. L’ultima delle sue apparizioni pubbliche risale al 22 aprile 2013, nel concerto in ricordo di Franco Califano, quando ha cantato il brano scritto per lui dallo stesso Califano, dal titolo “Questo nostro grande amore”. Negli anni ’90 e’ stato anche consigliere comunale a Bari, eletto nel Partito Socialista Italiano.
Il 15 novembre è morto il rapper Cry Lipso. Il 4 novembre aveva pubblicato il brano ‘Stasera muoio’. Aveva 21 anni. Ancora ignote le cause del decesso.
Il 24 novembre la star della musica K-pop Goo Hara è stata trovata morta a soli 28 anni, nella sua casa di Seul. Lo scorso marzo aveva tentato di uccidersi dopo che il suo ex fidanzato l’aveva ricattata con un video intimo pubblicato sul web e la sua agenzia aveva sciolto il contratto. A giugno la cantante aveva firmato un nuovo contratto con l’agenzia giapponese Production Ogi e solo pochi giorni fa aveva pubblicato un singolo giapponese, Midnight Queen. Molto attiva sui social i suoi profili sono stati inondati di messaggi disperati dei fan. Poco più di un mese fa una sua amica, l’attrice e cantante Sulli, è morta suicida in seguito a un caso di cyberbullismo che l’aveva coinvolta proprio per il suo impegno nei confronti dei diritti delle donne.
Il primo dicembre è morto nella notte nella sua casa di San Pietroburgo il direttore d’orchestra Mariss Jansons. Aveva 76 anni. Nato nel 1943 a Riga, il direttore nella sua carriera ha guidato le più grandi orchestre del mondo, inclusi i Wiener Philharmoniker nel 2006 per il tradizionale concerto di Capodanno. Nel 1996 rischiò la vita a causa di un attacco cardiaco mentre dirigeva la [sta_anchor id=”roxette”]Boheme[/sta_anchor].
L’8 dicembre è morto Massimo Bertarelli, giornalista e critico cinematografico italiano. Aveva 75 anni. Giornalista professionista, iniziò la sua carriera nel 1964 come redattore al Guerin Sportivo. Nel 1974 fu tra i fondatori – insieme a Indro Montanelli e Mario Cervi – de Il Giornale: su questa testata si occupò delle rubriche Film in Tv, Guida ai film e Il dito nel video, collaborando in seguito a una video-rubrica cinematografica settimanale per il sito de Il Fatto Quotidiano.
Fu inoltre ospite fisso della trasmissione di cinema Cinematografo in onda su Rai 1 il venerdì sera e condotta da Gigi Marzullo.
Il 9 dicembre è morta Marie Fredriksson, all’età di 61 anni. La cantante, fondatrice del duo svedese dei Roxette con Per Gessie, è morta nella mattinata di lunedì dopo aver combattuto a lungo contro una grave malattia. Marie Fredriksson lascia il marito Mikael Bolyos e i loro due figli. La cantante dei Roxette infatti combatteva dal 2002 una battaglia contro un tumore al cervello.
Il 9 dicembre Lanfranco Malaguti, uno dei più quotati chitarristi jazz italiani è morto cadendo, la sera del 9 dicembre, dal quarto piano dell’ospedale di Belcolle a Viterbo. Aveva 70 anni. Si trovava a Viterbo per il ricovero del figlio. Il suo corpo è stato trovato in un cortiletto interno dell’ospedale, ormai privo di vita.
Il 10 dicembre è morto a soli 14 anni improvvisamente e in circostanze ancora da chiarire Jack Burns. Ribattezzato “il nuovo Billy Elliot” per le sue doti da ballerino, l’adolescente era diventato anche un volto noto del piccolo schermo, avendo recitato nel 2014 nella serie tv Outlander, quando era ancora un bambino, oltre ad aver preso parte a numerose produzioni della BBC e allo show The One Show and Priscilla Queen of the Desert accanto a Duncan dei Blue. All’età di nove anni aveva conquistato un posto nella prestigiosa scuola di balletto di Glasgow. E’ stato trovato senza vita nella sua casa a Greenock, in Scozia. Non si hanno ulteriori dettagli sul suo decesso, ma la polizia ha fatto sapere che non lo tratterà come sospettoso.
Il 24 dicembre è morta la cantautrice americana Allee Willis, una delle autrici di I’ll Be There for You, brano dei The Rembrandts celebre in tutto il mondo perché usato come sigla della serie televisiva Friends. Willis ha scritto anche altri grandi successi per artisti come Earth, Wind & Fire (in particolare per i brani September e Boogie Wonderland), Pet Shop Boys e Pointer Sisters. E’ morta per un arresto cardiaco. Aveva 72 anni. La cantautrice si è spenta a Los Angeles. Negli ultimi mesi Willis aveva lavorato da casa sua con il rapperBig Sean. Definita dal «Times» «una regina del kitsch che ha fatto cantare il mondo intero», era leggendaria a Los Angeles per il suo stravagante stile retrò, negli abiti ma soprattutto nella sua enorme villa tutta rosa, nota come «Willis Wonderland». La casa, che è essa stessa un museo di storia della cultura pop, di recente è stata la cornice del servizio fotografico per la copertina di Billie Eilish su «Variety». Tra i suoi numerosi riconoscimenti, Willis è stata due volte vincitrice del Grammy — per «The Color Purple» come miglior album teatrale musicale nel 2016, e il suo contributo alla colonna sonora di «Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills», con Eddie Murphy, due decenni prima — ed è stata nominata per un Tony (sempre per «The Color Purple») ed Emmy (per il tema di «Friends»). La sua collaborazione più fruttuosa, con gli Earth, Wind & Fire, iniziò nel 1978 dopo che Patti LaBelle e Herbie Hancock la raccomandarono a Verdine White, il bassista del gruppo, che, ricordava Willis, l’aveva chiamata e le aveva detto: «Voglio che tu scriva il nostro prossimo album». Il giorno successivo, si erano incontrati e lei aveva scritto l’intramontabile «September», il primo di numerosi successi che compose con o per la band, tra cui «Boogie Wonderland». «Sono una persona che adora totalmente scrivere musica piena di gioia», dichiarò Willis in una intervista del 2008. E questa è l’eredità che ci ha lasciato oggi.