Terrorismo dei media
Negli ultimi dieci giorni è accaduto un po’ di tutto. Erdogan ha sventato un Golpe-lampo, forse finto, chissà. Eppure lo abbiamo seguito in diretta, dimenticandoci, o forse non sapendolo, che in Turchia da quando esiste la Repubblica, ce ne sono stati altri cinque. A Nizza c’è stata un’ennesima strage, che ha ancora una volta smascherato l’incapacità delle forze dell’ordine francesi. Uno che fa di nome Mohammed, fermo con un tir per ore su una strada affollata, con la Jihad che da mesi inneggia a colpire anche con mezzi pesanti. E se n’è parlato per giorni, modificando anche i già grami palinsesti estivi. Poi è toccato a Monaco, dove un frustrato ha ucciso tanti innocenti in un centro commerciale, vendicandosi del bullismo subito a scuola. I media hanno parlato di terrorismo, regalandoci ore di speciali. Qualche giorno prima, in America, si sono verificati altri casi di guerra civile tra poliziotti e neri. Vicende intervallate dai soliti attentati in Iraq e Afghanistan e i drammi ”civili” di cui sopra.
Limitare l’informazione al minimo necessario
Per carità, informare è sacrosanto. Ma limitatevi, come una volta, a un flash che interrompa la trasmissione in corso. Basta con salotti già pronti ad accogliere la tragedia di turno. Ce la prendiamo, a ragione, con l’informazione ”terra terra” della D’Urso su Canale 5. Ma la sua Pomeriggio 5 è in ferie da un po’, mentre sulla Rai i salotti televisivi del pomeriggio proseguono spediti cambiando solo presentatori e ospiti. In America si spara all’impazzata da anni; donne uccise da uomini ce ne sono sempre state; pedofili pure; stragisti improvvisati perché repressi anche. Basta con questo Terrorismo dell’informazione. Il quale, oltre a generare paura tra la gente, innesca anche un pericoloso effetto emulazione.