Ue equipara Comunismo a Nazismo: ma si tratta di irriconoscenza

Circa una settimana fa l’Unione europea ha votato una risoluzione mediante la quale, in pratica, equipara il Comunismo al Nazismo. Tra un “Visto” e un “Considerato”, i motivi sono diversi. Tra quelli più importanti, ritroviamo il fatto che quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, scatenata, si legge nel tempo, soprattutto dal patto Molotov-Ribbentrop.

Siglato il 23 agosto 1939 dai due rispettivi ministri degli esteri di Unione sovietica e Germania nazista (dai quali il patto prende il nome), che diede il via libera, sempre secondo la risoluzione, alle operazioni di conquista di entrambi di una buona fetta di Europa. Provocando atroci sofferenze ai popoli del vecchio continente.

Ad esempio, nella risoluzione Ue si legge che il 28 settembre 1939, la Repubblica polacca fu invasa prima da Hitler e due settimane dopo da Stalin. Ed ancora, che il 30 novembre 1939 l’Unione Sovietica comunista iniziò una guerra aggressiva contro la Finlandia e nel giugno 1940 occupò e annesse parti della Romania, territori che non furono mai restituiti. Annettendo altresì le Repubbliche indipendenti di Lituania, Lettonia ed Estonia.

Ancora, la risoluzione cita anche il fatto che alcuni paesi membri dell’Ue abbiano già bandito l’apologia del comunismo. Inoltre, parla di Russia come prima vittima del comunismo fintanto che continuerà a negare gli atroci crimini compiuti in nome di questa ideologia. Il testo completo potete leggerlo qui.

Tuttavia, a mio avviso questa risoluzione Ue contro il comunismo è soprattutto un atto irriconoscente nei suoi confronti. Oltre che un modo di riscrivere la storia, con ben altri fini. Ecco [sta_anchor id=”ue”]quali[/sta_anchor].

Patto Molotov-Ribbentrop cosa dice

Molotov Ribbentrop patto cosa dice

Partiamo dalle basi: cosa dice il Patto Molotov-Ribbentrop? In realtà occorre fare un passo indietro, e al modo in cui si è giunti a quel patto.

L’Europa degli anni ‘30 poggiava praticamente su una polveriera. In Germania Adolf Hitler aveva come noto preso il potere nel 1933, rafforzando in maniera impressionante l’asset militare dello Stato e nutriva velleità espansionistiche. In primis sulla Polonia (il cosiddetto “spazio vitale”) ma anche verso l’Ucraina strategica per gli approvvigionamenti.

L’Unione sovietica, invece, recriminava il ritorno sotto la propria egemonia di alcuni paesi diventati indipendenti dopo il dissolvimento dell’Impero russo zarista (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Turchia e Grecia). Ma, soprattutto, Stalin cercava di coinvolgere Francia e Gran Bretagna per una collaborazione in chiave anti-tedesca.

Del resto, ancora prima ci aveva provato Benito Mussolini, come conferma un carteggio segreto col Premier britannico Churchill. Ma data la sordità di quest’ultimo alle sue richieste, decise di allearsi col Fuhrer.

Così, come riporta Wikipedia, il 15 agosto del 1939 l’Unione Sovietica, nel tentativo di attirare Gran Bretagna e Francia in un’alleanza antinazista, durante un incontro con diversi ufficiali britannici e francesi propose di inviare 120 divisioni di fanteria da circa 19 000 truppe l’una, 16 divisioni di cavalleria, 5 000 pezzi di artiglieria pesante, 9 500 carri armati e circa 5 500 aerei da combattimento e bombardieri ai confini della Germania nel caso i nazisti avessero attaccato ad ovest.

All’incontro presenziarono, per la parte sovietica il maresciallo Kliment Vorošilov e il capo di stato maggiore dell’Armata Rossa Boris Šapošnikov, mentre per la parte britannica si annovera la presenza dell’ammiraglio Sir Reginald Drax. I rappresentanti britannici e francesi non risposero all’offerta sovietica.

La Polonia si rifiutava di permettere all’esercito sovietico un intervento militare sul suo territorio in caso di aggressione tedesca sentendosi abbastanza forte grazie alle garanzie di protezione pronunciate da inglesi e francesi; così, nella terza settimana di agosto i negoziati si fermarono: ormai i sovietici sospettavano che sarebbero entrati in un conflitto limitato a loro e ai tedeschi.

A questo punto, alle due super potenze non rimase che giungere a patti. E dopo una neanche troppo lunga trattativa, stilarono quanto segue:

  • Secondo il primo articolo il confine tra le due sfere doveva coincidere con la frontiera settentrionale della Lituania, che cadeva così nella zona di interesse tedesca. Questo significava che Finlandia, Estonia e Lettonia, espressamente indicate nell’accordo, cadevano nell’area sovietica.
  • Secondo il secondo articolo la Germania e l’Unione Sovietica stabilivano le rispettive zone di interesse sul territorio della Polonia nell’eventualità di un suo “riarrangiamento politico”: le aree a est dei fiumi Narew, Vistola e San rientravano nell’area di interesse sovietica, mentre a quella tedesca spettava la parte ovest. Questa linea di confine si trovava poco più ad ovest della linea Curzon. La questione se la sopravvivenza di uno stato polacco fosse “desiderata” o meno veniva in teoria lasciata in sospeso: secondo il testo, dovevano essere attesi gli sviluppi politici successivi.
  • Secondo il terzo articolo la Germania dichiarava il suo disinteresse nei confronti della Bessarabia.

Secondo il quarto articolo le due potenze promettevano la segretezza di questo documento aggiuntivo.

Dati gli enormi conflitti di potere tra sovietici e tedeschi, era chiaro ad entrambe le parti che l’accordo stipulato non sarebbe stato rispettato troppo a lungo. Basti pensare ai piani hitleriani di espansione in Europa orientale, la sua teoria di un Lebensraum (ossia la ricerca di uno spazio vitale per il popolo che secondo Hitler era giudicato il più forte).

La Germania ruppe il patto due anni dopo che era stato stipulato invadendo l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941: come anticipato poc’anzi, quest’azione bellica venne chiamata “operazione Barbarossa“.

Perché risoluzione Ue anti-comunista è storicamente sbagliata nonché irriconoscente

urss berlino

 

Secondo la risoluzione Ue anti-comunista, però, fu proprio questo patto a dare il via alla Germania per l’invasione della Polonia. E quindi, alla Seconda guerra mondiale. Siamo di fronte a revisionismo puro.

Viene apertamente disconosciuto il contributo della Russia sovietica che, a costo di decine e decine di milioni di morti, ha fermato la Germania nazista.

Per altri aspetti la risoluzione appare disorganica e confusionaria.

Sicuramente il comunismo ha prodotto molte più vittime ed orrori rispetto al Nazismo. Per durata ed espansione geografica. Nel corso di tutto il ‘900 e ancora oggi (si pensi alla Corea del Nord o alla Cina, dove è travestito da capitalismo).

Ma restando nei confini europei, il contributo dell’Unione sovietica è stato fondamentale, tanto che le potenze occidentali finirono per farne un distaccato alleato. Comprendendone l’irrinunciabilità. Anzi, come detto, già nel corso degli anni ‘30 Stalin cercò una sponda nella Francia e nella Gran Bretagna, che però non ne vollero sapere. Le stesse potenze che oggi stanno demolendo l’Unione europea. La prima con le sue politiche nazionaliste, la seconda addirittura uscendone.

L’Unione sovietica penetrò fino a Berlino, costringendo Hitler al suicidio. E con esso, di tutto il Nazismo. Certo, per quanto ci riguarda, importante è stata l’alleanza successiva con americani, francesi e britannici per non finire a nostra volta sotto l’egemonia sovietica. Dato che quella con Hitler fu sì quasi obbligatoria ma purtroppo tragicamente fallimentare.

Infine, paradossalmente, la pace in seno all’Europa è venuta a finire proprio quando è crollata la dittatura comunista di Tito in Jugoslavia. Sebbene sia giusto ricordare che egli instaurò un regime comunista sui generis, con forti difformità dal comunismo sovietico in campo economico e anche riguardo ai rapporti con le autorità religiose.

Risoluzione Ue anti-comunista veri motivi

putin malato

Le vere ragioni dietro questa risoluzione vanno ricercate nella necessità di soddisfare taluni regimi destrorsi dell’Est europeo, e nella volontà di peggiorare notevolmente i rapporti con la Russia. Con la quale andrebbe invece intrapreso e sviluppato un dialogo ormai perso da tempo. Fruttuoso dal punto di vista commerciale e militare (contro gli estremismi islamici).

Inoltre, l’obiettivo è anche quello di legalizzare il divieto dei partiti comunisti e dei simboli comunisti imposto in diversi stati membri dell’UE, come gli Stati baltici e i cosiddetti paesi di Visegrad, per generalizzare la criminalizzazione e la persecuzione dei comunisti.

Con questa risoluzione Ue contro il comunismo, l’Unione europea ratifica il capitalismo come ideologia ufficiale. E il fatto che a firmarlo siano stati quasi tutti gli europarlamentari del Partito democratico, conferma che anche senza Renzi, in quel partito di sinistra ci sia rimasto ben poco.

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