Referendum taglio parlamentari cosa cambia: vantaggi e svantaggi per i cittadini

Cosa votare al referendum sul taglio dei parlamentari? Quando si svolgerà il referendum sul taglio rei parlamentari?

Con 553 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, la Camera dei deputati ha licenziato definitivamente la riforma costituzionale relativa al taglio dei parlamentari. Un provvedimento simbolo dell’anti-casta, del quale si parla da ormai trent’anni. Da quando cioè l’opinione pubblica italiana ha iniziato ad essere disgustata dalla classe politica italiana. Considerata parassitaria, definita volgarmente “tutto un magna magna”. Ora la parola passa agli italiani.

Certo, ci è voluto il filone giudiziario di Mani pulite per portare a galla tutto quanto già si sapeva. Ma che quasi nessuno contrastava perché faceva comodo. Vale a dire la spartizione di partiti, banche e imprenditori ndel settore pubblico e privato.

Ma è a partire dal libro La Casta, uscito nel 2007, scritto dai giornalisti del Corriere della sera Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, edito Rizzoli, che il taglio dei parlamentari è diventato un fatto necessario, perfino preminente, per dare una ripulita al nostro Parlamento.

Ma se le coalizioni avvicendatesi nella Seconda Repubblica ne hanno solo parlato, rinviandone però sempre la sua concreta attuazione (a parte Renzi, che ci ha provato nel dicembre 2016, col famoso Referendum costituzionale la cui sconfitta lo ha bruciato definitivamente), Beppe Grillo ne ha fatto uno dei primissimi cavalli di battaglia. Proiettandolo poi nel Movimento che ha creato successivamente.

Il taglio dei parlamentari diventa così una vittoria tutta del M5S. Ma quali sono i vantaggi del taglio dei parlamentari? E gli svantaggi? Vediamolo di [sta_anchor id=”casta”]seguito[/sta_anchor].

Referendum taglio dei parlamentari cosa cambia

taglio dei parlamentari

Cosa cambia con il taglio dei parlamentari? Il disegno di legge costituzionale riduce i deputati a 400 dai 630 attuali ed i senatori a 200 dagli attuali 315. Trattandosi di un disegno di legge costituzionale – che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione – era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 316 voti. Inoltre, ci sono voluti ben 4 passaggi parlamentari, due per Camera.

In questo modo, si avrà un deputato ogni 150 mila abitanti e un senatore ogni 300 mila. Ora M5S e Pd si siederanno intorno ad un tavolo anche per decidere la nuova legge elettorale, che diventa necessaria in virtù di questo cambiamento epocale. Il tutto, ovviamente, se al referendum passa il Sì. Non è previsto un Quorum.

Taglio dei parlamentari vantaggi

beppe grillo m5s

Quali sono i vantaggi del taglio dei parlamentari? Soprattutto economico, visto che i sostenitori del taglio dei parlamentari ne hanno fatto soprattutto una questione di risparmio e lotta agli sprechi.

Il risparmio economico viene stimato dai suoi sostenitori sui 100 milioni all’anno. Quindi, 500 milioni di euro in una legislatura. Anche se si sa quanto durino realmente le legislature in Italia. Circa la metà del tempo.

Taglio dei parlamentari svantaggi

donne elezioni

Quali sono gli svantaggi del taglio dei parlamentari? Soprattutto relativi alla rappresentatività. Come fa notare Esquire, il parlamentare è il rappresentate di un territorio specifico, viene eletto in un collegio di cui deve fare gli interessi in base alle sue peculiarità.

L’Italia in realtà avrebbe bisogno di più parlamentari (il rapporto degli eletti è stato fatto nel 1963, quando nel paese abitavano 50 milioni di persone contro i 60 di adesso) e una riforma di questo tipo spazza via quel che resta del principio di rappresentatività del territorio, trasformando il deputato in una diretta emanazione del leader centrale.

L’attuale numero (630 deputati, 315 senatori) significa un deputato ogni 96 mila abitanti e un senatore ogni 192 mila. A taglio operato — 400 deputati e 200 senatori — avremo un deputato ogni 150 mila abitanti e un senatore ogni 300 mila.

Agensir fa notare poi che tra i 14 Stati che hanno anche una “camera alta”, come il nostro Senato, l’Italia si colloca in nona posizione. Con il taglio il nostro Paese si ritroverebbe all’ultimo posto nella prima graduatoria e al penultimo nella seconda. Dati che occorre tenere a mente quando si dice che i parlamentari italiani nel loro complesso sono troppi.

Effettivamente, se si considerano soltanto i numeri assoluti, in Europa solo il Regno Unito ne ha di più. Con la riforma ci supereranno anche Francia, Germania e Spagna.

Inoltre, il taglio dei parlamentari darà ancora più voce in capitolo ai grandi partiti, il che potrebbe far festeggiare però i sostenitori della semplificazione. Infatti, la legge elettorale in vigore fissa una soglia di sbarramento del 3%, ma con il taglio dei parlamentari si avrà una soglia di sbarramento implicita molto più elevata. Secondo alcune stime, per le liste al Senato si arriverà in certi casi addirittura al 20%.

Non si risolve invece il problema dell’uguale compito dei due rami del Parlamento, che di fatto risultano un doppione. A questo punto, forse era meglio che passava la riforma costituzionale proposta da Matteo Renzi. La quale però sopprimeva l’eleggibilità del Senato, finendo per riempirlo di “notabili” provenienti dagli enti locali (Governatori e Sindaci).

Infine, c’è la questione risparmio. Che sarebbe molto inferiore rispetto a quella enunciata dai sostenitori della riforma.

Taglio dei parlamentari risparmio

cottarelli fazio

Quanto si risparmia col taglio dei parlamentari? La riduzione sensibile della rappresentanza non si tradurrebbe poi in un alto risparmio.

Infatti, non sarebbe di 100 milioni di euro annui, come sostenuto dal Movimento cinque stelle. Bensì poco più della metà: 57 milioni l’anno. A dirlo L’osservatorio CPI guidato da Carlo Cottarelli, con tanto di numeri alla mano.

Lo “stipendio” di un parlamentare è dato dalla somma di due componenti: l’indennità parlamentare, soggetta a ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali, e una serie di rimborsi spese esentasse. L’indennità lorda mensile ammonta a circa 10.400 euro, ma al netto delle varie ritenute si attesta attorno ai 5.000 euro.

La somma dei rimborsi spese per l’esercizio del mandato (diaria, collaboratori, consulenze, convegni, spese accessorie di viaggio e telefoniche ecc.) è invece pari a 8.500-9.000 euro al mese.[3] Ogni parlamentare ha quindi un costo di circa 230-240 mila euro annui al lordo delle tasse, per un totale di circa 222 milioni. Queste cifre trovano conferma nei bilanci di previsione delle due camere: la spesa prevista per il 2019 per i compensi dei parlamentari è infatti di 225 milioni.

Il risparmio lordo annuo che si otterrebbe riducendo il numero di parlamentari di 345 unità ammonta quindi a 53 milioni per le casse della Camera e a 29 milioni per quelle del Senato, per un totale di 82 milioni. Il risparmio sull’intera legislatura (410 milioni) si avvicinerebbe, ma sarebbe comunque inferiore, a quanto dichiarato dagli esponenti del M5S.

Tuttavia, il vero risparmio per lo Stato deve essere calcolato al netto e non al lordo delle imposte e dei contributi pagati dai parlamentari allo Stato stesso. Considerando un’indennità netta di 5 mila euro mensili per ciascun parlamentare (a cui sommare tutti i rimborsi esentasse), il risparmio annuo che si otterrebbe con la riforma in questione si riduce a 37 milioni per la Camera e a 20 milioni per il Senato.

Il risparmio netto complessivo sarebbe quindi pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura. Una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana. Che qualcuno ha paragonato a 5 centesimi su un conto in banca di media entità.

Dunque, tanto rumore per nulla? Ammetto che anche io ho sempre sostenuto il taglio dei parlamentari, accollandomi alla vulgata popolare. Poi però, dati alla mano, un po’ mi sono ricreduto. L’unico modo per dare un senso a questo risparmio, sarebbe quello di tornare alle preferenze. Così da attenuare il pericolo di una politica ancor più elitaria e leaderistica. Ma anche una maggiore differenziazione dei compiti delle due Camere, il cui ping-pong per l’approvazione di una legge porta la sua approvazione ad almeno 18 mesi.

Anche il Codacons ha fatto due conti. Come riporta Stop censura, secondo l’Associazione dei consumatori, il taglio dei parlamentari produrrebbe un risparmio annuo pari ad appena 3,12 euro a famiglia, ossia 1,35 euro a cittadino.

Verificando il bilancio della Camera per il biennio 2018-2020 emerge come il costo di ciascun Deputato, tra indennità e rimborsi vari, sia pari a 230mila euro; analogamente, in base al bilancio del Senato, ciascun Senatore costa allo Stato 249.600 euro annui. Se quindi il numero di Deputati fosse ridotto da 630 a 400, e quello dei Senatori da 315 a 200, il risparmio complessivo per le casse statali sarebbe pari a 81,6 milioni di euro (52,9 milioni di euro alla Camera, 28,7 milioni al Senato).

“Ciò significa che ogni singola famiglia italiana non dovrebbe contribuire alle spese della politica per un importo pari ad appena 3,12 euro annui, ossia 1,35 euro a cittadino”

afferma il segretario Carlo Rienzi.

Referendum taglio dei parlamentari quando si vota

Il referendum dovrebbe tenersi – salvo rimandi causati dal crescere dei contagi da Covid-19 – il 20 e 21 settembre 2020. In concomitanza con le elezioni amministrative, che coinvolgeranno anche 6 regioni: Campania, Puglia, Marche, Toscana, Liguria e Veneto. In Valle d’Aosta, invece, per scegliere i consiglieri regionali.

Nei medesimi giorni, poi, si voterà inoltre per elezioni suppletive del Senato, per i consigli uninominali della Sardegna (3) e del Veneto (9). Nonché in 1182 Comuni per eleggere il Sindaco. Si tratta quindi di un Election day.

Referendum taglio dei parlamentari come funziona

Si tratta di un referendum Costituzionale e non prevede il Quorum del 50+1% per essere validato.

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