Ieri, mercoledì 9 dicembre, c’è stato lo sciopero del pubblico impiego. Un evento tutto sommato normale in uno Stato di diritto come il nostro, ma che diventa anomalo, e, consentitemi l’aggettivo, vergognoso, nella situazione in cui versa il Paese in questo momento. Complice la stranota vicenda del Covid-19 e gli strascichi economici che sta portando con sé.
Quali sono state le ragioni dello sciopero del pubblico impiego di ieri? I sindacati – tornati ad essere uniti da qualche anno dopo il dividi et impera dei governi berlusconiani – chiedono l’assunzione dei precari (di 60 mila nella sanità) e il rinnovo del contratto con un adeguamento salariale. Inoltre, lo sciopero pone l’accento sulla questione sicurezza, tanto per i dipendenti statali stessi quanto per l’utenza.
Tra le richiesti vi rientra anche lo smart working, da migliorare e rendere sostenibile economicamente per i lavoratori.
Ma ecco i due motivi che rendono vergognoso questo sciopero.
Sciopero pubblico impiego perché sbagliato
Lo sciopero di ieri della PA è sbagliato per 2 motivi. Il primo riguarda il fatto che in realtà, come riporta il sito Immoderati, sia stato indetto malgrado il fatto che il Governo Conte bis, malgrado le difficoltà, abbia comunque varato dei provvedimenti in favore degli statali. Per esempio, ha stanziato 3,8 miliardi nella prossima legge di stabilità per nuove assunzioni e i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici. Bloccati tra l’altro da 4 anni. L’aumento in busta paga dovrebbe essere di 107 euro netti, riservato a tutti indistintamente.
Il secondo riguarda il contesto storico nel quale questo sciopero viene indetto. Periodo nel quale, è inutile ricordarlo, tante saracinesche sono rimaste abbassate.Tante partite Iva sono in grande sofferenza. Malgrado la moratoria sui licenziamenti e la cassa integrazione, sono stati 528.000 i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro durante la prima ondata pandemica, solo in parte riassorbiti grazie alla ripresa economica estiva. Tra i quali ricadono soprattutto le fasce già deboli del mercato del lavoro: giovani, precari, donne, intermittenti o interinali, working poor.
L’OCSE ha calcolato che alla fine della Pandemia potrebbero esserci 1,2 milioni di posti di lavoro in meno rispetto alla situazione pre-Covid.
Gli statali hanno ricevuto puntualmente lo stipendio, non hanno subito riduzioni anche lavorando in smart working. In molti casi, gli uffici durante la prima ondata sono rimasti pure chiusi al pubblico o il numero di utenti servito è stato drasticamente ridotto. Così come sta accadendo in questa seconda. Ma malgrado un calo della produzione, non hanno subito la ben che minima flessione della retribuzione.
Certo, va riconosciuto comunque il fatto che gli statali pagano le tasse alla fonte e non possono evaderle. Come invece fanno molti lavoratori autonomi, anche se in molti casi si tratta pure di vera e propria necessità di sopravvivere.
Sia ben chiaro. Non sono certo solidale con quei commercianti che hanno raddoppiato i prezzi quando è subentrato l’Euro (anche se in parte obbligati da un aumento dei prezzi dei fornitori e delle tasse statali). Né con quelli che evadono le tasse non per sopravvivere, ma per scarso senso etico e per mera furbizia. Né con quei liberi professionisti che hanno scialacquato tutti i loro profitti senza il minimo senso di gestione del rischio d’impresa; pavoneggiandosi per la bella vita tra pranzi, cene, viaggi, case con piscina e auto di lusso. Quasi irridendo quanti hanno l’auto modesta e un piccolo appartamento in fitto.
Tuttavia, questo sciopero andava indetto in un periodo diverso. Magari a settembre, quando per qualche mese avevamo un po’ dimenticato i mesi di marzo o aprile. O passata la seconda ondata, presumibilmente aprile o maggio prossimo. Sarebbe stato un bel segno di responsabilità per una categoria già non proprio considerata positivamente. Già con molti diritti acquisiti – tra ferie, malattie, paternità e maternità pagate – che il popolo delle Partite Iva si scorda…
I problemi della Pubblica amministrazione li conosciamo benissimo. Esuberi in alcuni enti, scarsità di personale in altri, ancora poca digitalizzazione, lungaggini burocratiche. Qualcosina ha tentato di fare una decina di anni fa il Ministro Renato Brunetta, ma è stato fermato dallo Spread, come tutto il Governo Berlusconi IV.
E poi, ad aggravare la loro posizione, il fatto di averlo indetto dopo il ponte dell’Immacolata. Confermando la tradizione degli scioperi indetti a ridosso del weekend…
Ma quanta squallida demagogia, premesso che lo sciopero viene indetto dai sindacati che allo sciopero di ieri non ha aderito praticamente nessuno, che ,per chi non lo sapesse, aderire allo sciopero significa vedersi decurtare dai miseri stipendi ultratassati la giornata lavorativa per intero, che i dipendenti pubblici sono l’unica categoria in Italia che paga il 35% di tasse ogni santo mese e che la maggior parte dei moralisti e demagoghi che straparla evade il fisco e froda il prossimo e poi si riempie la bocca e giudica………..
E qui bisognerebbe tirare in ballo i sindacati, che pur di garantirsi gli iscritti cedono a qualsiasi richiesta.
Voglio escludere il servizio sanitario e molti seri dipendenti pubblici, ma alla lunga con tutti i suoi errori aveva ragione l’ex ministro Brunetta, definendoli dei fannulloni.
Saluti
Concordo anche su Brunetta, che finalmente stava mettendo le mani sulla PA. Poi purtroppo fu fermato.