O lo si odia o lo si ama. Da trent’anni (su trentatre di carriera) si parla sempre di lui, nel bene e nel male. Ci si divide tra idolatria e disprezzo. Vasco Rossi, che piaccia o no, è ancora sulla cresta dell’onda. Anzi, si può dire che negli ultimi tempi lo sia ancora di più, sfruttando, all’avanguardia com’è da sempre, il potente mezzo di Facebook per comunicare direttamente con i suoi fan e lanciare epiteti contro il Vaticano e i soliti politicanti ipocriti, bigotti e benpensanti.
Se di libri biografici e autobiografici ne sono stati scritti a iosa su di lui, non si può dire lo stesso per il Cinema, che, se è vero che ha sfruttato molte sue canzoni, gli ha dedicato un solo film: Ciao ma’.
Datato 1988, per la regia di Giandomenico Curi, è la storia di due ragazze innamorate dello stesso ragazzo, le cui vite si intrecciano con la musica di Vasco. Il film uscì a un anno di distanza dall’album che ha consacrato Vasco: C’è chi dice no, del 1987.
QUESTA STORIA QUA – Per fortuna, dopo ventitre anni, il Cinema torna ad occuparsi di lui. A pensarci ovviamente due giovani di 28 anni, Alessandro Paris e Sibylle Righetti, col film Questa storia qua. Il film raccoglie una serie di filmati inediti dell’epoca, alternati con le testimonianze di Giulio Santagata, Gaetano Curreri – coautore della canzone inedita I soliti – e Angelo Righetti, lo psichiatra che nel film parla con affetto e schiettezza dell’amico di sempre. Non si tratta però solo di un documentario sulle origini del Blasco, ma anche un ritratto di quel paesino nelle viscere dell’Emilia profonda che gli ha dato i natali: Zocca.
Così Vasco ricorda la sua giovinezza: «Noi siamo una generazione cresciuta nel periodo più bello della storia dell’umanità, in un crescendo di benessere e di esplosione sociale. Personalmente, in una famiglia che non possedeva niente, non ho mai avuto la sensazione mi mancasse qualcosa. Credo sia stato l’amore che respiravo a pieni polmoni in una casa di 100 metri quadri. Ho avuto un’infanzia felice e un’adolescenza fantastica. Poi, con la patente e la macchina a 18 anni, finalmente la libertà… Dalla pillola al rock’n roll, da Elvis ai Rolling Stones, dai segnali di fumo al telefonino, dalle chiacchiere al bar a Facebook. Eccoci qua. Le “Teste di Zocca”. Un universo in un bicchiere di vino. Tutto il mondo è paese».
Insomma, sebbene lo si dia malato da anni, invecchiato e dunque patetico per La vita spericolata, in competizione con l’altro rocker emiliano Ligabue, alterosclerotico, un cattivo esempio per i giovani, e altro chiacchiericco simile, Vasco è “ancora qua”. E, volenti o nolenti, lo sarà ancora per molto tempo. Perché il Blasco, come lui stesso dice, è un fenomeno che ormai cammina indistintamente dalla persona di Vasco Rossi; ed ha segnato la vita di almeno quattro generazioni.
Questa storia qua è “un gran bel film”? Per i fan sicuramente, per i soliti detrattori non crediamo. Ma cosa importa, in fondo lo stesso Vasco da’ loro il diritto di dire la propria. C’è chi dice no.