Romano Prodi ha la passione per il ciclismo. E allora gli calza a pennello un paragone sportivo: quello di un atleta che dichiara ogni volta di ritirarsi per poi ritornare puntualmente. Al punto da diventare non più credibile. Prodi è passato alla storia recente della Seconda Repubblica italiana per essere stato l’unico nel centrosinistra, e per ben due volte, a sconfiggere Silvio Berlusconi. Il quale, invece, non ha mai annunciato il proprio ritiro, mentre gli altri gli hanno scritto puntualmente, e invano, il necrologio. Dopo la caduta del suo secondo governo, e sempre dopo soli due anni, disse di non volerne più sapere di politica.
Per qualche anno, in effetti, è scomparso. Per poi tornare in auge con qualche lezione economica in Tv e come ospite di talk show più di recente. Nel 2013, fu anche proposto come Presidente della Repubblica, per poi essere impallinato dal suo stesso partito (il famoso caso dei 101 voti mancanti). Il tutto per eleggere nuovamente “Nonno Simpson” Giorgio Napolitano e garantire la restaurazione. Ora Prodi è di nuovo molto presente, per criticare in maniera veemente Pd e Ue. Creature di cui egli stesso è co-fondatore e in fondo responsabile del loro mancato funzionamento.
Dall’Ulivo al Pd, il sogno di Prodi si realizza
Un padre può anche disconoscere il proprio figlio, qualora egli vada lontano dai suoi insegnamenti. Prodi può essere considerato tra i pionieri del Pd, visto che è stato lui a volerlo fortemente, portando nel 2006 sotto il simbolo de L’Ulivo: Democratici di sinistra, Margherita, Socialisti democratici e Repubblicani. Il simbolo si presentò solo al Senato, ottenendo anche un ottimo risultato: il 31,3% dei voti. L’idea era quella di creare anche in Italia un Partito democratico in stile americano. In effetti il Pd nacque ma cominciarono liti e scissioni interne, ancora oggi in corso a dieci anni di distanza. Lo stesso governo Prodi durò solo due anni, giusto il tempo per il Professore di mollare tutto. Ma un progetto del genere merita tempo e pazienza. Anzi, lui poteva continuare a porsi come mediatore tra le parti. Invece, lasciò il Pd alla propria sorte, per poi tornare oggi a criticarlo e ritenere che sia lontano dal progetto iniziale. O sta dentro o vada in pensione. Magari dedicandosi a tempo pieno alla sua vera passione: la bicicletta
Prodi critica la Ue che egli stesso ha fondato
Sia chiaro: l’Unione europea trova le sue radici negli anni ’50, con i primi trattati economici firmati da pochi Paesi. Anzi, di Unione europea ha parlato per primo Winston Churchill, il 19 settembre 1946, quando lanciò un appello a favore di “una sorta di Stati Uniti d’Europa” in un discorso pronunciato all’Università di Zurigo. Eravamo all’indomani della tragica Seconda Guerra mondiale e il vecchio continente auspicava una collaborazione duratura per la pace. Tuttavia, l’Ue come oggi la conosciamo, fatta di stringenti e paradossali accordi e parametri, è partita dal Trattato di Maastricht del 1992. Prodi all’epoca era Presidente dell’Iri, ma dal 2006 al 2008 è stato Presidente del consiglio. Ma soprattutto, dal 1999 è stato Presidente della Commissione europea fino al 2004 (Commissione Prodi). Poi di nuovo Premier italiano dal 2006 al 2008.
Dieci anni fa si insediava Governo Prodi II: la sua breve storia tragicomica
Incarichi non di poco conto, insomma, durante i quali il Professor Prodi avrebbe senza dubbio potuto cambiarla questa Ue. Che oggi invece definisce morta. Anzi, fu lui stesso a premere per un allargamento spropositato degli stati membri, che ha portato ulteriormente danni agli interessi italiani e una difficile consistenza in seno all’Ue.