Secondo “il primo rapporto sullo stato del territorio italiano” realizzato dal centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio), un italiano su 10 vive su un territorio ad alto rischio crollo.Sei milioni di italiani infatti vivono in 29.500 chilometri di territorio considerato ad elevato rischio idrogeologico: nel nostro Paese, in totale, 1,2 milioni di edifici sono a rischio frane e alluvione. Si tratta di case, ma anche di 6mila scuole e di 531 ospedali. A detenere il triste record della popolazione più a rischio è la Campania, dove il 19% della popolazione, oltre un milione di persone, vive in una zona considerata ad alto rischio per frane o alluvioni. In Emilia Romagna il problema riguarda 825mila persone, 500mila in Piemonte, Lombardia e Veneto.Per quanto riguarda il rischio sismico, sono 725 i Comuni italiani potenzialmente interessati, mentre quelli a medio rischio sono ben 2.344. Insomma, il 40% degli italiani vive in una zona a rischio sismico: 3 milioni in quelle ad alto rischio, più di 21 milioni in quelle a rischio medio.
E il Governo che fa? Anziché mettere in piedi un serio e capillare piano per mitigare il rischio idrogeologico e quello relativo al fenomeno sismico (evitare ad esempio di far costruire nei pressi di un vulcano e incentivare anche le persone che ivi abitano a lasciare le proprie abitazioni), pensa a grandi opere e infrastrutture che nel concreto non sono necessarie, ma per di più sono anche molto onerose. Su tutte il “Ponte sullo stretto”. Clamoroso il caso della Campania, dove abitazioni sono state costruite anche sul “collo” del Vesuvio. E il piano di incentivi per farle abbandonare è stato un fallimento. Del resto, alle famiglie interessate dall’intervento venivano dati “solo” 30 milioni di euro. Per non parlare dei fondi europei che le Province italiane hanno ricevuto per mitigare il rischio idrogeologico. Fondi utilizzati male, per opere che di fatto non hanno certo risolto il problema. In Italia si parla di necessità di intervenire solo quando accade una disgrazia con decine di vittime al seguito. Al lutto però non segue mai nulla di concreto.