CRONACA NERA E SPETTACOLO, IL TRISTE BINOMIO DELLA TV CONTEMPORANEA

Il tragico caso di Sarah Scazzi riporta alla luce alcune questioni inquietanti: dove si ferma il diritto di cronaca e dove inizia lo spettacolo finalizzato allo share; la costante apparizione di parenti e amici della vittima di turno nelle trasmissioni televisive; l’apparizione degli assassini in Tv con tanto di disumana disinvoltura dinanzi alle telecamere.
Quanto al primo punto, le origini di questa indefinita linea di confine è abbastanza remota, almeno se si tiene in considerazione la recente nascita della Tv. La prima vicenda di cronaca raccontata in diretta tv fu quella di Alfredino Rampi, il bambino che nel giugno 1981 cadde in un pozzo in località Vermicino (Roma) e che si cercò di salvare con tanto di diretta televisiva durata circa 60 ore. Di lì in poi la cronaca nera è diventata un’ottima fonte di share per le reti televisive, pronte a giungere sul luogo del delitto o dove si sta consumando la tragedia, per offrire a ingordi telespettatori tutte le fasi della vicenda. D’altronde, la cronaca nera “tira” molto di più della politica, dell’economia, o di altre pur importanti sfere del nostro quotidiano; dunque meglio spettacolarizzare la tragedia, servirla a puntate, come se fosse un reality, una serie tv americana poliziesca.
Il tutto, meglio se si consuma in diretta. Ultimo caso eclatante quello di “Chi l’ha visto?” di mercoledì scorso, quando alla madre di Sarah Scazzi – in collegamento con il programma – è stato comunicato il ritrovamento del cadavere della figlia proprio durante la trasmissione; ovviamente in quegli attimi lo share è salito alle stelle. Forse sarebbe stato più opportuno lasciare la diretta al Tg3 magari in collegamento con il Tg regionale pugliese. Ma perdere quella diretta sarebbe stato un clamoroso errore commerciale.
Il secondo punto – la costante apparizione di parenti e amici della vittima nelle trasmissioni televisive – è comunque legato al primo. Le puntate di una vicenda di cronaca sono molto più ricche e attrattive se compaiono nelle trasmissioni anche i parenti e gli amici della vittima. Spesso diventano ospiti frequenti di una stessa trasmissione. Inquietante il caso di Chiara Poggi, in cui le due cugine crearono un fotomontaggio accanto ad una sua foto per essere ritratte accanto a lei e farsi pubblicità.
Il terzo aspetto è forse il più macabro dei tre: la freddezza degli assassini nel rilasciare interviste prima di essere sgamati. Ultimo caso, sempre quello legato a Sarah Scazzi, dello zio suo carnefice Michele Misseri, il quale intervistato dai Tg si è sempre mostrato triste e afflitto per la vicenda, con tanto di lacrime “di coccodrillo”. Un fenomeno frequente nell’ultimo decennio: lo abbiamo visto con Mario Alessi omicida del piccolo Tommy, con i coniugi Romano nel caso della strage di Erba, o con Annamaria Franzoni nel caso Cogne. 
Il primo caso però è quello di Pietro Maso, il veronese che nel 1991 uccise i genitori per questioni di eredità aiutato da tre amici, avendo poi anche la freddezza di rilasciare interviste disinvolte nelle ore immediatamente successive al fattaccio, prima che gli inquirenti lo inchiodassero.
Se è vero che la società sta sempre più impazzendo, con una moltiplicazione di casi di omicidi che si consumano tra le mura domestiche (intendendo con ciò anche quelli commessi da parenti), o comunque da conoscenti che si rivelano insospettabili mostri, è anche vero che la Tv è sempre pronta a spettacolarizzarli; a rendere tali avvenimenti prodotti commerciali da proporre a telespettatori sempre più tele-anestetizzati.
L’omicidio di Sarah Scazzi è arrivato come il cacio sui maccheroni a inizio ottobre, con la corrispondente ripresa dei programmi televisivi che di queste vicende ci campano: “La vita in diretta” in onda su Raiuno, “Pomeriggio 5” e “Mattino 5” in onda su Canale 5, “Porta a porta” di Vespa con i suoi immancabili plastici. Tanto per citare i più noti.
Qualche anno fa il cantautore emiliano Samuele Bersani scrisse una canzone proprio su questo tema, dal nome “Cattiva”. Una canzone tristemente ancora molto attuale, anzi pare che la situazione stia peggiorando. Si sta infatti andando oltre il voler chiedere “un autografo all’assassino”.
Ecco il video della canzone:

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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