NATALE A RIO

Cesare Battisti, ex terrorista del gruppo dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC) durante gli “anni di piombo” e fautore di 4 omicidi tra il ’78 e il ’79, può restare in Brasile, avendo quest’ultimo negato allo Stato italiano la sua estradizione, proteggendolo come “rifugiato politico”.
Battisti è in fuga da sempre, essendo sì stato arrestato da subito nel 1979, ma evase dal carcere di Frosinone giusto 2 anni dopo. Scappò così in Francia e poi in Messico (dove si dedicò anche alla scrittura). Ritornò poi nel 1990 nel Paese francese poiché la politica tollerante verso gli estremisti politici stranieri (che però avessero agito in altri Stati fuorché la Francia) dell’allora Premier socialista Mitterand, gli permise di avere protezione insieme ad altri terroristi rifugiati.

Restò in Francia fino al 2004 quando il Presidente Chirac concesse l’estradizione dietro nuova richiesta da parte dell’Italia, ma Battisti riuscì a fuggire, facendo perdere le sue tracce. Fu ritrovato ed arrestato dopo qualche anno in Brasile (2007), ma il Governo Brasiliano ha negato qualche giorno fa la sua estradizione, ritenendolo, come i francesi, rifugiato politico.
Ora mi chiedo, come si può ritenere “rifugiato politico” un uomo che ha ucciso 4 persone, magari anche per propri ideali, che comunque però restano folli?! Perché nessun ideale che spinge all’uccisione di altre persone, può essere protetto da uno Stato che si dice democratico. Ridicolo da parte di uno Stato proteggere un assassino solo perché da attivista politicamente la pensava (e magari la pensa ancora da latitante) come chi lo Governa (i socialisti francesi prima e quelli brasiliani poi).
L’estradizione può essere giustamente negata quando il condannato può andare in contro ad una pena posta in moratoria dalla legge internazionale, quale la pena di morte o le torture (come fu il caso del Turco Ocalan, protetto dallo Stato italiano fino al 2002, anno di abolizione della pena di morte in Turchia). Ma non è giusto proteggere un assassino per semplici capricci politici. Bisognerebbe cambiare qualche regola in merito per quanto concerne l’estradizione. Perché un rifugiato politico è colui che viene perseguitato da uno Stato che gli nega la semplice espressione pacifica delle proprie idee politiche; e non certo chi le professa uccidendo altre persone. Altro caso che suscitò polemiche fu la negazione dell’estradizione per l’ex dittatore cileno sanguinario Augusto Pinochet, per motivi di salute.
Battisti, oltre alla protezione brasiliana, gode anche di una rete di solidarietà e ammirazione sia in Italia che in Francia, con siti internet appositi, nei quali aderiscono anche personalità del panorama politico-culturale. Il tutto ovviamente genera indignazione da parte dell’Associazione Italiana delle vittime del terrorismo, che da trent’anni subiscono danni e beffe continue; come se non bastasse la già straziante perdita di un caro, o i danni fisici permanenti causati da uno scampato attentato o omicidio.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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