MARGARET THATCHER, LA LADY DI FERRO SCONFITTA SOLO DA UN ICTUS
AVEVA 87 ANNI, PRIMA E UNICA DONNA PRIMO MINISTRO IN GRAN BRETAGNA. FU ELETTA PER 3 MANDATI. RICORDATA PER IL SUO FARE DECISO
Ieri si è spenta Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico chiamata la «Lady di ferro» per il suo modo di fare fermo e deciso. Si è spenta nella sua suite all’Hotel Ritz, nel centro di Londra, colpita da un ictus. Aveva 87 anni ed era malata da tempo. La Thatcher avrà esequie solenni ma non un funerale di Stato e non ci sarà una camera ardente, secondo le direttive lasciate dalla stessa Lady di Ferro.
ORIGINI – Nata il 13 ottobre 1925 a Grantham, nel Lincolnshire, Margaret Hilda Benson ( (prese poi il cognome del marito, Thatcher, quando si sposò nel ’51) era figlia di un droghiere di campagna. Laureata in chimica presso il Somerville College dell’università di Oxford, fin dall’università si occupò di politica diventando presidente di un’associazione studentesca conservatrice.
QUANDO SCONFISSE ARGENTINA E SINDACATI– La futura baronessa di Kesteven dimostrò fin da subito un’incrollabile determinazione, scalando prima i vertici del partito Conservatore, e poi guidando con il pugno di ferro il Regno Unito. Su tutti, due gli eventi che li valsero il nomignolo di “Lady di ferro”: il lungo e durissimo braccio di ferro con il sindacato dei minatori di Arthur Scargill (1984-1985), dal quale risultò vincitrice, e, recuperando l’orgoglio nazionale – appannato, dalla tragica spedizione di Suez nel 1956 e dal decolonialismo – la reazione all’invasione delle Falkland ordinata dalla giunta militare argentina nel 1982. Il trionfo, a caro prezzo, nella guerra della Falkland-Malvinas fu la spinta propulsiva su cui costruì la sua carriera fino alla caduta nel 1990, quando a destituirla fu lo stesso partito ormai non più in linea con le sue posizioni.
LA LOTTA ALL’IRA– La Thatcher affrontò con determinazione anche il terrorismo nordirlandese, negli anni ’80 molto attivo grazie all’IRA. Uno dei momenti più tesi fu quello della morte di Bobby Sands, attivista nordirlandese, deceduto il 5 maggio del 1981 nella prigione speciale di Long Kesh, dopo un lungo sciopero della fame. Sands protestava contro il regime carcerario cui erano sottoposti i detenuti repubblicani. Una condizione durissima, raccontata nei suoi diari, in cui le descrizioni dei famigerati Blocchi H facevano pensare ai lager nazisti. Alla Camera dei Comuni Margaret Thatcher dichiarò: «Bobby Sands era un criminale. Ha scelto di togliersi la vita. Una scelta che l’organizzazione alla quale apparteneva non ha concesso a molte delle sue vittime». Il tutto mentre il mondo intero – Amnesty Internationl compresa – criticava le durissime leggi speciali introdotte dalla Gran Bretagna dall’esecutivo precedente. Tra le disposizioni contenute nell’Emergency Provision Act, la più importante era quella sul’istituzione di tribunali speciali, le cosiddette Diplock Courts, prive di giuria e costituite da un unico giudice competente per i reati di terrorismo. L’EPA prevedeva, inoltre, l’ampliamento dei poteri di arresto e di perquisizione attribuiti alla polizia ed ai militari; il prolungamento del fermo di polizia sino a 72 ore senza l’obbligo di fornire alcuna giustificazione da parte dell’autorità giudiziaria; la presunzione di colpevolezza nel caso di possesso illegale di armi e l’accettazione di testimonianze senza possibilità di interrogatori o confronti. A questi provvedimenti furono affiancate condizioni di detenzione e di interrogatorio durissime. Così nel 1981 un numero di appartenenti all’IRA iniziò lo sciopero della fame per riottenere lo status di prigionieri politici. Ma Margaret Thatcher non cedette alle loro richieste e dieci di essi morirono di fame, primo dei quali Bobby Sands.
Ed è nel 1984 che il rapporto con il Nord Irlanda diventa ancora più teso. La Lady di Ferro scampa a un attentato contro il suo hotel a Brighton. Nell’edificio che verrà completamente distrutto è in corso il congresso del Partito conservatore alla presenza della Lady di Ferro. E saranno cinque i morti. L’anno successivo i rappresentanti del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda firmano il Trattato di Hillsborough in cui si ribadì che l’Irlanda del Nord non avrebbe subito alcuna modificazione del proprio status costituzionale, sino ad una differente espressione della volontà della maggioranza della popolazione. L’accordo riaccese le violenze tra protestanti e cattolici. Nel 1988 il governo inglese emanò il Broadcasting Ban, in base al quale si vietava la trasmissione via radio e televisione di dichiarazioni rilasciate da esponenti di otto organizzazioni politiche nord-irlandesi (tra cui il Sinn Féin e l’Ulster Defence Association). Il Ministro degli Interni britannico motivò il provvedimento affermando che solo in tal modo era possibile impedire il diffondersi del terrorismo. Fu revocato solo nel 1994.
SIMBOLO DEL LIBERISMO – Insieme al presidente Reagan divenne negli anni ’80 simbolo del liberismo contrapposto al comunismo, che di fatto sconfisse con la caduta del muro di Berlino. Sebbene alla distanza le loro teorie si mostrarono utopistiche tanto quanto quelle marxiste, dalle quali si contrapponevano per il ruolo marginale in cui relegavano lo Stato. Le loro politiche furono definite “ultraliberiste”, poiché puntavano alla riduzione al minimo delle tasse. Ma negli anni l’economia dei loro rispettivi Paesi non ne giovò come auspicavano.
IL FERMENTO DI CINEMA E MUSICA CONTRO DI LEI – Se dopo i gloriosi sixties dell’Inghilterra felix, l’identificazione dei Beatles e della Swinging London con il boom economico, c’è stata una stagione altrettanto vivace da quelle parti, questo è stato proprio il decennio di Maggie. In questo caso nel segno dell’irriducibile opposizione alle sue ferree politiche iberiste, la lotta senza frontiere ai sindacati, il braccio di ferro contro i minatori.
Nel Cinema si dovette coniare un filone: l’antithatcheriano. Campione assoluto del genere, Ken Loach, maestro nel raccontare «the other side of the miracle», l’altra faccia dell’età dell’oro della Lady di Ferro. I muratori di Riff Raff, i sottoproletari di Piovono Pietre, raccontano il disincanto (e l’impoverimento) della classe operaia britannica come uno schiaffo in volto. Un racconto che, con toni più o meno simili per tramite di altri, sarebbe proseguito ben oltre la sua stagione,. Vedi Grazie Signora Thatcher, The Full Monty o Billy Elliot. Per arrivare a un ritratto freddo, scevro da implicazioni ideologiche bisognerà attendere la superba Meryl Streep di the Iron Lady.
E la musica? Se la cosiddetta golden generation, e gli Spandau Ballet e i Duran Duran, furono colonna sonora delle parole d’ordine del thatcherismo (“arricchitevi”), edonismo in pop pur senza esserne ideologicamente organica (Simon Le Bon ha sempre rivendicato la sua estrazione operaia), il rock le si scagliò contro con la forza di un treno. I già vecchi Pink Floyd la attaccarono frontalmente nella loro opera conclusiva all together, teh final cut, dandole della “seppelitrice di sogni”. I Clash intitolarono il loro album Sandinista, come i rivoluzionari nicaraguensi, anche per farle un dispetto. Gli Iron Maiden la ritrassero come una soldatessa (quando non si immaginarono il suo omicidio) sui loro dischi. Morrissey le augurò la ghigliottina.
Elvis Costello e Paul Weller organizzano addirittura dei festival contro di lei, antesignani del “rock Against Bush” che metteranno in scena dall’altra parte dell’oceano Green Day e Pearl Jam qualche anno più tardi. «Insomma formidabile ispiratrice di ogni mio brano» come ebbe a dire un altro dei suoi grandi nemici, il rossissimo cantautore Billy Bragg.