L’AQUILA A TRE ANNI DAL TERREMOTO EMBLEMA DELLE FALSE PROMESSE DEL GOVERNO BERLUSCONI

IL CENTRO STORICO E’ ANCORA INAGIBILE, MOLTE LE PERSONE CHE SI SONO AMMALATE O LASCIATE MORIRE, TANTI NON HANNO ANCORA UNA CASA
Domani, 6 aprile 2009, saranno trascorsi tre anni esatti dal terremoto che ha sconvolto il centro dell’Aquila e diversi comuni abruzzesi. Il bilancio definitivo è di 308 vittime, oltre 1600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. Il magnitudo di quel giorno, alle ore 3:32, pari a 5,9 della scala Richter e 6,3 magnitudo momento (Mw), è stato solo l’apice di una scia sismica iniziata  con una scossa di lieve entità (magnitudo 1,8) il 14 dicembre 2008 e poi è ripresa con maggiore intensità il 16 gennaio 2009 con scosse inferiori a magnitudo 3.0 per poi protrarsi, con intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescente, fino all’evento principale. Si è già detto più volte, ma è sempre giusto ricordarlo, che la “Commissione grandi rischi” chiamata a valutare un mese prima l’eventuale necessità di evacuare la zona, diede parere negativo, parlando di normali scosse. E invece…

L’IMPATTO NEI SOPRAVVISSUTI – Il terremoto de L’Aquila non è stato solo fisico, ma anche psicologico e sociale. Qualcuno si è lasciato morire. Tra gli anziani l’aumento dei decessi è un dato statistico, fa notare Pierluigi Biondi, sindaco di Villa Sant’Angelo, il secondo comune più colpito. Qualcuno ha cercato una soluzione al di fuori di sé. Tra i giovani, racconta Biondi, è cresciuto il consumo di droghe, alcol, psicofarmaci. Altri hanno semplicemente ricominciato a fumare. Chi ha paura a entrare in un luogo chiuso, chi non prende più l’ascensore. Sono cresciuti anche gli incidenti stradali: prima metà degli aquilani giravano solo a piedi, in un centro storico tra i più vasti d’Italia; ora girano solo in macchina.
Immaginate una città rimasta senza Cattedrale e senza Comune, senza liceo, università, biblioteca, Poste, teatro, senza ristoranti, bar, caffè, pub, pizzerie. E immaginate che tutto questo sia stato duplicato, in forme ovviamente meno belle e più scomode, sul «frontestrada» come si usa dire, in un dedalo di rotonde che da queste parti non si erano ancora viste.
LA LENTA E DISCUTIBILE RICOSTRUZIONE– Sono state duplicate anche le case. In 19 mila vivono nelle «new town»: confortevoli, neanche brutte, ma circondate dal nulla, senza una panetteria, una farmacia, una scuola (tranne l’asilo costruito dalla Fiat). Bazzano, Sant’Elia 1, Paganica 1, Paganica 2, Paganica 3: le hanno chiamate come le frazioni, eredi degli antichi castelli che fondarono la città, 99 secondo una tradizione forse inventata (99 è il numero magico dell’Aquila: 99 castelli che in città crearono 99 chiese, 99 piazze, 99 fontane…). L’unico punto di aggregazione è una tenda, con il calciobalilla, il televisore, il distributore di bibite a fare da bar, un tavolo da riunioni che la domenica diventa altare per la messa. Le vie si chiamano Fabrizio de André, Vittorio Gassman, Lucio Battisti.
Tra 60 ordinanze governative, 80 decreti commissariali, centinaia di circolari, non si è capito più nulla. In tanti hanno presentato il piano di recupero del loro appartamento, ma in pochi hanno badato alle parti comuni. Tutti riconoscono all’abruzzese Gianni Letta di essersi dato da fare; ma i dissidi interni al governo hanno limitato le risorse. Risultato: due anni gettati via. Persino le case lontane dal centro storico, più facili da recuperare, sono ancora lì, con le crepe che ricordano gli affreschi medievali del Cattivo Governo. Ora, finalmente, qualcosa si muove. Il Comune ha approvato il piano per la ricostruzione. In cassa ci sono due miliardi. E c’è un ministro incaricato della questione, Fabrizio Barca. Qualche cantiere è partito, anche nel centro storico.
Difficile calcolare i tempi per recuperare l’intero centro storico. Il sindaco dice dieci anni, al massimo quindici. Altri fanno notare che in Umbria, dove il sisma è stato meno grave, quindici anni sono già quasi passati, e il recupero degli edifici più lesionati non è neppure a metà. Intanto, all’imbocco del centro dell’Aquila, piazza Regina Margherita è stata riaperta, il giovedì e il sabato sera gli studenti sono tornati. (L’università nel 2009 aveva 27 mila iscritti. Grazie anche alla sospensione delle tasse, ne ha ancora 24 mila, per quanto tutti pendolari).
I SOLDI PER LE CHIESE – I cantieri più avanzati sono quelli delle chiese. Per la ricostruzione il Vaticano ha mandato qui come vescovo ausiliare don Giovanni D’Ercole, uomo del cardinale Bertone: paracadutista, ha pilotato aerei civili, scalato il K2 con Alemanno, corso due volte la maratona di New York. All’Aquila si è beccato una richiesta di rinvio a giudizio per rivelazione di notizie apprese in un interrogatorio, durante l’indagine sui fondi Giovanardi, peraltro mai arrivati. Il 17 aprile il gup deciderà. Nel frattempo sono state restituite al culto San Mario alla Torretta, San Francesco a Pettino, Santa Rita, San Pio X al Torrione, santa Maria di Farfa, oltre alla meravigliosa basilica di Collemaggio, dove una cupola di plastica custodisce le spoglie di Celestino V. Recuperata la splendida facciata quattrocentesca di san Bernardino da Siena, che venne qui a morire, si sta lavorando a quella di San Silvestro, dove le giovani coppie venivano a sposarsi. A luglio sarà riconsacrata San Biagio, grazie alla Fondazione Banca di Roma, mentre il milione e mezzo del Kazakhstan servirà a recuperare San Giuseppino, sede dei Solisti Aquilani, che nell’attesa hanno ripreso a cantare nelle new town.
LE CRITICHE DI JOVANOTTI – Sono ancora inutilizzati i fondi raccolti con la canzone Domani (1,2 milioni). Jovanotti, uno dei protagonisti del progetto, ha espresso la sua rabbia l’ultima volta solo alcuni giorni fa, su Twitter: “l’incasso di “domani” (diritti d’autore compresi) è in un conto del Ministero della Cultura, non manca nemmeno un Euro, manca la politica” ha scritto Lorenzo.
Da lì è cominciato il tam tam e dove è intervenuto anche il ministro Fabrizio Barca, delegato alla ricostruzione: “Parte dei fondi (6%) sul Teatro Comunale – ha scritto in un tweet – risulta spesa. Il grosso, assegnato al Conservatorio, è fermo”.
Il 21 aprile 2009, a due settimane dal sisma, 56 artisti italiani presero parte ad un’iniziativa corale senza precedenti e con la vendita del cd Domani raccolsero quasi 1,2 mln di euro. All’epoca i soldi furono versati al ministro (di allora) Sandro Bondi su un conto corrente intestato al Mibac, e vennero destinati alla ricostruzione del Conservatorio Alfredo Casella. 69 mila euro vennero destinati al teatro comunale per cui anche Bruno Vespa, con Porta a Porta, raccolse circa 1,6 milioni, e i lavori sono cominciati. Ma la maggior parte della somma raccolta con Domani è ancora inutilizzata.
Secondo quanto riportano le agenzie stampa, da fonti dei Beni Culturali dell’Aquila, pare che non ci sia ancora un progetto e che questo spetterebbe alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.
Jovanotti ha voluto riportare alla luce la questione per scoprire il motivo per cui tutto, o quasi, è rimasto fermo, un passo avanti per cercare di sbloccare la situazione. Intanto si apprende che stanno vivendo la stessa situazione le Amiche per l’Abruzzo, ovvero Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Elisa e Giorgia. La maggioranza dei fondi raccolti (circa 1,2 milioni di euro), servivano per la ristrutturazione della scuola elementare “De Amicis”:  i lavori non sono cominciati e il Comune definisce lungo l’iter per l’appalto.
Speriamo che l’anno prossimo potremo parlare di un’Aquila in ripresa, che sta ritornando lentamente quel borgo pullulante di arte, cultura, storia e vita giovanile che era prima di quel dannato 6 aprile 2009. Una città distrutta più che dal terremoto, dall’egoismo insaziabile dell’uomo; in particolare di politici e ingegneri, che hanno speculato miseramente su un dramma che ha ucciso centinaia di persone, rovinando la vita a migliaia.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “L’AQUILA A TRE ANNI DAL TERREMOTO EMBLEMA DELLE FALSE PROMESSE DEL GOVERNO BERLUSCONI”

  1. già tre anni ???ma sai che la gente dopo tre anni non si ricorda più nulla…non parliamo poi dei governanti tutti… dimenticano da un giorno all'altro !

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