Incendio Venere degli stracci solo ultimo scempio: i precedenti

Sta facendo discutere l’incendio ai danni della Venere degli stracci. Ma a Napoli ci sono tanti precedenti.

Napoli, città di cultura, che sta vivendo un boom di turisti da ormai un decennio, sebbene i problemi atavici restino tali. Tra questi, anche il vandalismo, di chi proprio non ammette che sul territorio fondato dalla Dea Partenopea, possano esserci installazioni artistiche a cielo aperto, accessibili a tutti, fruibili dalla massa.

A Napoli le novità quasi sempre finiscono per fare una brutta fine, come se non fossero ammesse: ci fosse un desiderio di distruggere, sebbene parliamo di gesti singoli, spinti soprattutto da delinquenza o ignoranza, ma anche insofferenza da parte di chi vuole solo essere ascoltato.

Purtroppo l’incendio della Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto collocata in piazza Municipio, è solo l’ultimo scempio consumatosi a Napoli da quando, a metà anni ’90, la città sotto la prima gestione di Antonio Bassolino stava vivendo un “nuovo Rinascimento“, conoscendo tante di queste opere poi vandalizzate.

Venere degli stracci, i precedenti

Come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, la prima “vittima” fu la Montagna di sale di Mimmo Paladino. Era il ’95 e piazza del Plebiscito, appena liberata dalle auto, divenne il simbolo di una svolta in città (come sarà “il lungomare liberato” di De Magistris). Ebbene furono risparmiati i cavalli, ma il sale no. Per gli scugnizzi del Pallonetto di Santa Lucia era una sorta di giostra su cui saltare, da scalare. All’inizio veniva semplicemente trafugato tutto ciò che si poteva. Nella notte di Capodanno l’opera però fu distrutta. In una giornata dalle saline di Trapani arrivarono quintali di sale per ricostruirla. 

Poi toccò alle Capuzzelle di Rebecca Horn sette anni dopo, sempre in piazza del Plebiscito: si tratta di 333 sculture a forma di teschio, conficcate nel basolato, sovrastate da 77 aureole al neon. Di notte (come sempre) i vandali ne rubano due, altre tre si salvano, ma il cemento è sbriciolato. I colpevoli restano ignoti, malgrado le vicine telecamere della Prefettura. Bassolino era diventato governatore, mentre a guidare la città ci pensa la meno incisiva e quasi trasparente: Rosa Russo Iervolino.

Nel 2003 è il turno di una enorme scultura in acciaio corten dell’artista statunitense Richard Serra, a forma di spirale. Non viene smontata, ma forse gli va pure peggio: diventa, suo malgrado, un orinatoio e sulle altissime pareti compaiono scritte di tutti i tipi. Un’autentica umiliazione.

Nel 2009 arriva l’opera di Carsten Nicolai, artista dell’ex Germania dell’Est, il quale realizza Pioner II, una struttura composta da tre sculture sferiche. Una sorta di mongolfiere gonfiate ad elio, che di sera si illuminano dando luce a tutta l’area. Purtroppo però vengono usate per il tiro al piattello. Dei razzi fanno esplodere i palloni aerostatici. Insomma, farà la fine del muro di Berlino, che simbolicamente questa opera aveva sfidato e vinto.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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