I quattro Governi Berlusconi che hanno e stanno governando l’Italia in 9 degli ultimi 17 anni, hanno avuto un solo e intoccabile Ministro dell’economia: Giulio Tremonti. Questa massaia dal cuore duro, con l’ossessione dei conti in ordine da un lato e la scarsa attenzione per la crescita economica dall’altro, è stata sempre criticata dagli alleati di turno. Non nel primo Governo, perché non ce ne fu il tempo (durò solo 9 mesi dopo l’uscita della Lega Nord), ma già nel secondo e terzo, mal visto com’era da Fini e Casini. Usciti questi due dalla maggioranza, le cose non sono andate certo meglio. Perfino lo stesso Cavaliere comincia ad averne abbastanza di lui. Eppure Tremonti non si tocca, protetto com’è dalla Lega, che pone la sua carica addirittura tra le ragioni principali della propria permanenza nella maggioranza.
Ecco chi sono i vari Ministri che ce l’hanno coi tagli imposti da Tremonti:
QUELLI DELLA CULTURA, BONDI E GALAN – Giulio Tremonti è riuscito a far incazzare perfino il mite e zelante Sandro Bondi, il quale, sebbene nei salotti televisivi rassicurasse tutti sull’attenzione del Governo nei confronti del suo Ministero, era preoccupato dai continui tagli alle risorse destinate al suo dicastero. Tanto che, secondo indiscrezioni, ha pure sbottato all’ennesimo crollo di un pezzo della nostra storia. E che storia. Il Colosseo. Scempio che intervallò i due crolli verificatisi a Pompei, r varie manifestazioni del comparto Cinema e Teatro. Si dimise, succeduto da Giancarlo Galan, leghista doc già Presidente della Regione Veneto e Ministro delle politiche agricole. Perfino lui, malgrado il fazzolettino verde al petto, di fronte alle poche risorse a disposizione per il suo Ministero, ha dato addosso al Ministro dell’economia.
LE LACRIME DELLA PRESTIGIACOMO – Sul piede di guerra anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, la quale già fu data in lacrime quasi un anno fa ma poi votò fedelmente la fiducia al Governo il 14 dicembre. Il suo ministero sarebbe penalizzato dalla legge di stabilità addirittura con un taglio del 90% al bilancio e lei avverte: “Ovviamente non potrò votare né in Consiglio dei ministri né in Parlamento una legge di stabilità che di fatto cancella il ministero dell’Ambiente”. Il provvedimento prevedrebbe infatti interventi al suo Dicastero che portano, in quattro anni, a tagli per il 90%: dal 1,3 miliardi di euro del 2008, previsti per interventi ambientali, a 120 milioni di euro nel 2012.
Considerando che le spese fisse, insopprimibili, per il ministero sono pari a 320 milioni, il bilancio, che per il 2008 era di un miliardo e 620 milioni, passerebbe a 440 milioni di euro nel 2012. Il rischio è quello di eliminare sostanzialmente il piano bonifiche per i 57 siti inquinati di interesse nazionale, azzerare la gestione dei 60 parchi nazionali e riserve marine, eliminare gli interventi per il dissesto idrogeologico, i fondi per la mobilità sostenibile e quelli della lotta alla Co2.
Ma anche lei è rientrata nei ranghi.
LE AMMISSIONI DELLA GELMINI – Il Ministro Mariastella Gelmini passerà alla storia tanto per le continue gaffe commesse quanto per i continui tagli cui ha sottoposto scuola e Università. Se le prime sono state ammesse subito, per i secondi ci ha messo un po’ più di tempo. Ma per fortuna, anche lei ha ammesso i tagli cui è stato sottoposto il suo Ministero. Al grido “basta ai tagli!” anche lei ha espresso il suo dissenso verso il Ministro dell’economia. Peccato solo che fino a qualche giorno prima, come a Ballarò, continuasse a dire che non c’erano stati tagli all’istruzione.
Come diceva Vasco “però la dignità dove l’avete persa?”.
L’IRA DI PAOLO ROMANI – Anche uno degli ultimi arrivati, Paolo Romani, è fortemente critico rispetto alla scelta di destinare il surplus di risorse derivanti dall’asta per le frequenze a settori diversi dalle telecomunicazioni (leggi). Una dura nota del suo ministero, dopo i contrasti che hanno contribuito a far slittare a domani l’approvazione del ddl stabilità in Cdm, mette nero su bianco tutto il suo disappunto: “Come ampiamente condiviso dai gruppi parlamentari di maggioranza, è necessario garantire, anche sul fronte delle Tlc, la continuità degli investimenti e della crescita. Diversamente, si arrecherebbe un danno grave al settore e all’Italia”.
Romani chiede che le maggiori risorse dell’asta per la telefonia 4g vadano reinvestite nella banda larga. Sottrarre risorse alla banda larga e al settore tlc rappresenta – ha spiegato il ministro – “un grave danno” anche perché il reinvestimento delle risorse era il presupposto normativo della gara: “I contenuti della nuova legge di stabilità riportati oggi dalla stampa appaiono in evidente contrasto con quanto previsto circa la destinazione delle risorse della gara per le frequenze 4G, gestita nella sua totalità dal ministero dello Sviluppo”, si legge ancora nella nota. Mi pare però che a parte le note, nient’altro sia stato suonato…
PERFINO FRATTINI NON CI STA – Tra gli indignados anti-Tremonti figura anche Franco Frattini, Ministro degli Esteri: “Non vedo la possibilità di un decreto sviluppo a costo zero”. Il provvedimento “dovrà trovare una copertura perché serve a rilanciare l’economia”, scandisce con estrema chiarezza. Rispondendo alle domande dei giornalisti sull’ipotesi di una mini-patrimoniale, invece, Frattini afferma: “Non ne abbiamo parlato, ma ci sono diverse opzioni sul tappeto” e “il decreto sviluppo deve essere un provvedimento serio e di rilancio del Pil”.
Poi però anche lui cala alla distanza: “è il Consiglio dei ministri a decidere, sotto la guida del presidente del Consiglio”. “Non credo si arriverà” a mettere in minoranza il ministro dell’Economia, aggiunge Frattini, “anche perché credo che in tutti questi anni in Consiglio dei ministri non abbiamo mai votato, troveremo un accordo per fare un provvedimento serio”.
Ma anche Tremonti non è da meno verso i suoi colleghi. Basta ricordare quando diede del cretino al Ministro Brunetta durante un convegno, perché quest’ultimo aveva snocciolato dei dati che forse era meglio tener taciuti. Insomma, intorno a sor Giulio non tira proprio una bell’aria. Ma non si muova un Ministro che il Carroccio non voglia. Suona male, è vero, come del resto tutta la maggioranza.
(Fonte: Il Fatto quotidiano)
Credo sia anch per questo, cioè per i suoi tanti "nemici interni", che Tremonti non è riuscito a realizzare quei tagli ai costi della politica che, diversamente da quanto si è poi verificato, aveva previsto dedicandogli un intero titolo prima dell'approvazione della finanziaria (della prima, intendo…)Ti ricordi quella riunione che i ministri fecero quasi notte-tempo per decidere cosa tenere e cosa lasciare delle proposte di Termonti?Bene, non tennero quasi nulla, o meglio, ciò che tennero, lo tennero per un ipotetico futuro……E ora siamo ancora qui a denunciare, come sempre, i soliti sprechi dei costi della politica, i soliti privilegi in capo a pochi, i soliti benefir, le solite doppie pensioni e via dicendo….Un saluto, bell'articoloTommaso