Ma il problema è anche e soprattutto un altro: Facebook piace poco a giovani e giovanissimi. Complice anche la concorrenza di altre app accattivanti, seppur rientranti sempre nell’orbita Zuckerberg: WhatsApp e Instagram. La prima ha soppiantato la chat di Facebook e a poco serve – se non per un primo contatto con estranei – lo scorporo di Messanger. La seconda, con l’arrivo delle stories e di altre funzioni accattivanti, ha preso il monopolio nella condivisione di foto e video. Che però possono comunque essere pubblicate in contemporanea anche su Facebook.
Insomma, Zuckerberg controlla le news, le foto e i video che postiamo. Oltre che i numeri di telefono. Ma torniamo alla questione crisi Facebook.
Facebook senza futuro? La fuga degli Under-24
Se è ancora vero che i giovani sono il futuro (sebbene in Italia li si lasci invecchiare nell’oblio del presente), allora Facebook sembra non avere futuro. Come riporta eMarketer, nei soli Stati Uniti il 2018 sarà l’anno della fuga di 2 milioni di under-24 da Facebook, dopo i 2,8 milioni persi nel 2017. Per la prima volta nella storia, sarà meno della metà dei 12-17enni americani ad accedere al social netwok almeno una volta al mese.
Nello specifico, il numero di 11enni (che non potrebbero iscriversi, in realtà) scenderà del 9,3 per cento, quello dei 12-17enni del 5,6 per cento e quello dei 18-24enni del 5,8 per cento. Il vero problema è che, scrive l’istituto di ricerca, la nuova destinazione non sarà Instagram — di proprietà di Menlo Park — ma Snapchat, pronto ad accogliere 1,9 milioni di giovani a fronte del milione e seicento mila in procinto di riversarsi sull’app fondata da Kevin Systrom. Contro le due iconcine si scagliando anche con Google,con il nuovo formato Amp Stories.
Facebook, le ultime novità appannaggio della sicurezza
Come riporta Il Corriere della sera, Facebook ha intanto investito fino a 10 milioni di dollari per supportare i gestori dei gruppi per rendere il loro ruolo contro denigratori, bulli e offensivi più facile. L’obiettivo è lo stesso del pulsante downvote, in fase di test negli Stati Uniti (è coinvolto il 5 per cento degli utenti Android) per consentire la segnalazione di commenti inappropriati, incivili o forvianti. Non si tratta del pollice verso che Facebook si conferma reticente a introdurre per non inibire le esternazioni, soprattutto sui profili personali, ma di uno strumento destinato alle conversazioni nei contesti pubblici per (provare ad) alleggerire e ripulire i dialoghi. Chi clicca sull’opzione – una versione più visibile dell’attuale Nascondi commento – non vedrà più la frase incriminata e potrà precisare il motivo del suo disappunto scegliendo fra “offensivo”, “ingannevole” e “fuori contesto”. L’autore non riceverà alcun messaggio. Facebook riceverà una segnalazione, che potrebbe rivelarsi utile per valutare la presenza di fake news e altri contenuti problematici (odio, violenza, ecc). Non è ancora chiaro come la utilizzerà.
Ma il problema non è solo la sicurezza e la veridicità di quanto postato. Le nuove generazioni si chiamano così perché si distinguono dalle precedenti, in quanto hanno dei loro usi, costumi, modi di agire. E’ un continuo avvicendarsi partito dopo il ‘68, sebbene le differenze tra le varie fasce d’età si siano di molto assottigliate. Grazie proprio a tecnologia e alla moda. Evidentemente, Facebook appartiene ad un’altra generazione: quelli degli over 30, che all’epoca della sua uscita erano ventenni e furono travolti dalla novità. Poi continua ad attirare le generazioni “anta”, ammaliati da un Mondo che quando erano giovani non c’era. Ma gli adolescenti di oggi hanno dinanzi altri mondi, e vedono Facebook come qualcosa di superato. E me ne accorgo con i miei nipoti, che hanno tra i 27 e i 19 anni, che su Facebook ci entrano raramente. Guardano cosa postano gli altri, ma non lo usano per pubblicare cose proprie.
Col numero di utenti che vanta, Facebook non morirà nel breve tempo. Ma, probabilmente, tra una decina di anni potrebbe già essere un ricordo. Perché quei giovani che oggi lo snobbano, saranno gli attori principali del web in quel momento.
Non ci credo