La notizia dell’Etiopia che ha deciso di puntare solo sulle auto elettriche, sorprende poco quanti conoscono i retroscena di questo paese.
L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del Continente africano: su oltre 100 milioni di persone, il 30% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, e i suoi abitanti devono affrontare quotidianamente diversi problemi, come carenza di cibo, un alto tasso di mortalità infantile e analfabetismo. Eppure, ha deciso di escludere dal proprio territorio ogni auto che non sia elettrica.
Una notizia curiosa, visto che l’Unione europea, gli Usa, il Canada e il Giappone (tra gli altri) hanno fissato al 2035 questo obiettivo. Mentre la Norvegia ha individuato il prossimo anno come termine ultimo, sebbene pare ci stia ripensando.
La notizia però sorprende fino a un certo punto quanti conoscono i retroscena di questo paese, da anni un laboratorio a cielo aperto per i vaccini promossi dalla Fondazione Bill & Melinda Gates. Oltre che soffocato da ogni speranza di crescita dal capitalismo occidentale che impone certe regole agricole.
Etiopia vieta ogni auto che non sia elettrica
Come riporta Wired, ad annunciare la messa al bando è stato il Ministro dei Trasporti e della Logistica, Alemu Sime:
La decisione è stata presa: le auto non potranno entrare in Etiopia a meno di non essere elettriche
La ratio di questa decisione sta ufficialmente nel fatto che il paese africano abbia importato qualcosa circa 6 miliardi di dollari in carburanti di origine fossile e la metà di questa ingente riserva è stata spesa proprio per i trasporti. L’import sta oltretutto diventando sempre più costoso anche per la carenza di valuta estera.
In generale, l’Etiopia sta spingendo sempre di più verso il green per cerca di sopperire ai propri problemi atavici, come testimonia la realizzazione del più grande impianto idroelettrico africano: Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), in grado di generare 6500 MW a pieno regime. Suscitando però le ire di Egitto e Sudan, preoccupati per l’approvvigionamento che esso richiederà dal Nilo.
Una proprietà di Bill Gates
L’Etiopia è un bersaglio facile per le multinazionali occidentali e l’Elite globalista, proprio dal basso della povertà che patisce. Alimentata proprio da chi utilizza questi paesi per i propri scopi, piazzandone alla guida il fantoccio di turno che soddisfi i loro desiderata.
Basta guardare sul sito ufficiale della fondazione di Bill Gates per avere un’idea dei vari progetti che lì vengono messi a punto dal 2000, con una sede ufficiale dal 2012.
Come poi ben denuncia L’Avanti! oggi ben 25 Stati africani importano oltre due terzi del grano dalla Russia e dall’Ucraina. Con in testa Benin e Somalia che ne sono totalmente dipendenti. Nonostante ciò, le politiche pubbliche agricole e le scelte relative ai sistemi alimentari realizzate sul continente africano sono critiche.
Promossa fin dal 2006 proprio dalla Fondazione Bill & Melinda Gates (BMGF) – a sua volta protetta dalla rassicurante bandiera dell’Alleanza per una rivoluzione verde in Africa (AGRA) – questa famigerata e malsana Rivoluzione Verde ha da sempre costituito una sorta di ariete di sfondamento utilizzato dalle grandi multinazionali occidentali per controllare lo sviluppo agricolo dell’Africa. In chiave fortemente capitalista.
Basti pensare che oggi la Fondazione Gates finanzia l’AGRA per oltre 650 milioni di dollari: un budget pari a circa un miliardo di dollari in totale. Ma nonostante gli sforzi, anche economici, da allora ad oggi la produttività del terre africane si è fermata ad un misero 18%. Per esempio, la produzione di mais tra il 2006 e il 2018 è cresciuta del 71% proprio in Etiopia, del 66% in Ruanda e del 64% in Uganda. Di contro, dello stesso periodo la malnutrizione generale è peggiorata del 30%.
Le due cose vanno di pari passo: la Rivoluzione Verde imposta dai benefattori occidentali è basata sulla monocoltura intensiva e si concentra sulla crescita dell’apporto calorico a scapito della diversità alimentare, che in Africa è considerata un vero lusso.
In Africa si sta dunque formando una vasta opposizione alle politiche sostenute da BMGF e AGRA, opposizione che diventa anche d’ordine istituzionale: l’Alleanza per la Sovranità Alimentare in Africa, che rappresenta circa 200 milioni di piccoli produttori locali, è perfino arrivata a chiedere ai donatori mondiali il disingaggio dagli impegni già presi.
Nel 2010 la Fondazione Gates acquisì cinquecentomila azioni della Monsanto, colosso nella produzione dell’erbicida più utilizzato al mondo: il Roundup. Poco dopo la multinazionale è finita di proprietà della Bayer, colosso tedesco della farmaceutica, che nel tempo ha cancellato totalmente il marchio per occultarne l’operato e le tante sentenze giudiziarie perse in favore di agricoltori e cittadini danneggiati dal suo utilizzo.
Nonostante Gates sostenga che l’80% delle sovvenzioni sia destinato all’Africa, in realtà l’82% dei fondi risulta versato a gruppi con sede in America del Nord e in Europa, e meno del 10% finisce realmente alle organizzazioni radicate in Africa.
L’Etiopia è stato anche una colonia italiana, la quale non è stata esente da soprusi e barbarie. Ma, quanto meno, lì ha tentato di portare un po’ di sviluppo come testimonia la realizzazione di opere infrastrutturali. Per la regola: non ti regalo un pese, ma ti insegno a pescare.