Conte bis e il vizietto del Pd: uscire dalla porta e rientrare dalla finestra

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 9 Settembre 2019

Sta nascendo il Conte bis. Non so voi, ma io non ci sto capendo più nulla. Sento un mix di delusione, costernazione, ilarità e disorientamento. Salvini che da un momento all’altro, in piena estate, interrompe l’esperienza di governo coi Cinquestelle giustificandosi coi troppi “no” di questi ultimi.

Il Movimento cinque stelle ha subito cercato un nuovo partner, nel più classico “chiodo schiaccia chiodo”. Finendo per accoppiarsi con l’altro estremo, il Partito democratico. Fino a ieri criticato, offeso e vessato. Ultimo per il caso di Bibbiano, per il quale Di Maio disse: “mai col partito di Bibbiano!”.

Che il Movimento ha attaccato duramente nelle persone di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, di fatti ancora influenti nel partito. Anzi. L’ex Sindaco di Firenze è ancora il Segretario “in pectore”, colui che muove le fila dei gruppi parlamentari e che ha piazzato più Sindaci alle ultime amministrative. L’influencer principale delle scelte del partito. Ma forse Di Maio ha paura di tornare a fare lo Stewart al San Paolo o a lavorare nella ditta del padre.

E cosa dire del Pd. Che pure fino a ieri ne ha dette di ogni contro i pentastellati, chiamandoli incapaci, irresponsabili, perfino pericolosi per il Paese. Ad uscirne vincente è però lo stesso Renzi, che in sol colpo manda al macero Zingaretti e Gentiloni (i quali, dopo che questa esperienza finirà, e credo presto, saranno definitivamente bruciati) e spinge fuori dal partito uno dei nemici numero uno: Carlo Calenda.

Alla fine, se è vero che Salvini ha fatto una sciocchezza (giusto per usare un eufemismo) può comunque ingrassare ancora di più i suoi consensi facendo una facile opposizione al Conte bis. Sempre che gli italiani non siano stufi pure di lui e della scelta inspiegabile che ha fatto.

I Cinquestelle rischiano di ridurre ancora di più i propri consensi, visto che sono saltati da una alleanza ad un’altra allegramente. Passando dall’essere un partito antisistema ad un partito inciucista e legato alla poltrona. Peggio della peggior Democrazia cristiana.

Infine il Pd conferma un abitudine consolidata fin dalla Seconda Repubblica: quella di uscire dalla porta e di entrare dalla finestra. Ecco di cosa [sta_anchor id=”conte”]parlo[/sta_anchor].

Conte bis, il Pd si conferma allergico alle elezioni

renzi d'alema

Non bisogna andare troppo lontano per ritrovare questo vizietto del centrosinistra. Ossia fino a 21 anni fa, quando nel 1998 i suoi avi del centrosinistra, dopo la caduta del Governo Prodi, fecero andare a Palazzo Chigi Massimo D’Alema. Dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999.

Come riporta Wikipedia, D’Alema fu il primo esponente dell’ex PCI ad assumere la carica di presidente del Consiglio. Ad ottobre del 1999 venne annunciata una crisi di governo pilotata allo scopo di farvi entrare I Democratici, ma passarono due mesi perché si arrivasse al D’Alema bis.

Il secondo esecutivo presieduto da Massimo D’Alema rimase in carica dal 22 dicembre 1999 al 25 aprile 2000.

Diede le dimissioni in seguito alla sconfitta alle elezioni regionali. In particolare D’Alema ricevette la delusione peggiore dalla vittoria nel Lazio di Francesco Storace, esponente di Alleanza Nazionale e candidato della Casa delle Libertà. Gli successe nella carica di premier Giuliano Amato, che prima ricopriva l’incarico di Ministro del tesoro.

Furono gli anni in cui, tra l’altro, il centrosinistra perse la grande occasione di risolvere il conflitto d’interessi riguardante l’ascesa di Silvio Berlusconi.

Dopo le dimissioni di D’Alema al governo ci andò Giuliano Amato, che traghettò il paese fino alle elezioni del 2001. Che videro come noto il ritorno del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi.

Ben 4 governi in 5 anni.

Nato il Pd, si continua a rientrare dalla finestra. Nel novembre 2011, come noto, il Governo Berlusconi IV cadde sotto i colpi dello Spread e all’esecutivo Napolitano piazzò i professori. Orbene, i democratici sostennero quel governo, finendo così nella maggioranza a suo sostegno.

Poi dobbiamo arrivare al 2013 per trovare un altro valzer simile. Cinque anni prima è nato il Partito democratico, ma la musica non cambia. Sebbene ci furono 3 governi anziché 4 in una medesima legislatura: Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni dal 2013 al 2018.

Ora, dopo che alle ultime politiche il centrosinistra è stato mandato a casa dagli italiani registrando circa il 23% dei consensi, ritorna al governo. Vedremo quanto durerà. Probabilmente poco, ma troverà sempre il modo di tornare a Palazzo Chigi.

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