COMPRARE I PROPRI SOGNI DALLE CASE EDITRICI
Il settore dell’editoria è in crisi, lo si sa; sono sempre meno le persone che leggono, un po’ per pigrizia e disinteresse e un po’ perché scelgono le nuove tecnologie per informarsi o come semplice passatempo. I giornali fanno registrare ogni anno perdite rilevanti, mentre quasi tutte le case editrici (soprattutto le medio-piccole) investono sempre meno sugli esordienti o lo fanno in condizioni di sicurezza economica; ovvero non effettuano più investimenti rischiosi.
Vorrei soffermarmi su quest’ultimo punto, almeno per l’esperienza personale vissuta; ho provato a spedire delle mie opere a case editrici diciamo tradizionali, dopo la non entusiasmante esperienza avuta con quelle on line (on-demand, ovvero quelle che hanno biblioteche virtuali sul proprio sito dal quale si possono comprare testi che arrivano comodamente a casa via posta), le quali, anche se offrono margini di guadagno bassi ad ogni copia venduta, non chiedono all’autore contributi iniziali. Il rischio in questo caso non c’è, né per la casa editrice, né per l’autore.
Bene, ci provai l’anno scorso verso marzo, spedendo una mail ad una casa editrice che ha sul proprio sito la sponsorizzazione di personalità tra cui Dario Fo, la compianta Alda Merini, Stefano Zecchi, Edoardo De Crescenzo…con tanto di pubblicità su giornali di spessore. Dopo un mese e mezzo circa mi arriva una raccomandata contenente una loro proposta editoriale; in pratica, mi offrivano la stampa di 120 copie del libro che io avrei dovuto sponsorizzare in giro per librerie, un po’ di pubblicità in radio e tv, e la vendita dell’opera in una biblioteca romana della quale sono soci, il tutto per 2800 euro.
Ora, premesso che per chi lavora saltuariamente, una tale cifra ha un certo peso rilevante, aggiungerei che analizzando concretamente quanto offrivano, l’esborso non era nemmeno conveniente, perché: ogni copia dell’opera, essendo di quasi 140 pagine (inclusa la copertina) costerebbe loro intorno ai 6-7 euro per la stampa (rifacendomi per il calcolo alle modalità utilizzate per i preventivi dalle case editrici on line), quindi 120 copie moltiplicato 7 euro verrebbe 840 euro; pertanto resterebbero gli altri quasi 2 mila euro richiestimi per le altre spese, ossia la pubblicizzazione dell’opera in radio e tv. Ora voi penserete a qualche rete ed emittente di portata nazionale, che farebbe conoscere ai più l’opera; bé non è proprio così, poiché la lista dei canali televisivi preposte alla pubblicità non erano certo Rai o Mediaset o La7 o magari qualche canale satellitare di Sky, o emittenti radiofoniche rinomate, bensì reti ed emittenti locali, a me sconosciute. Inoltre, non essendovi alcun riferimento all’orario di trasmissione, non è escluso che lo stop andasse in onda in orari a bassissimo audience, come la fascia notturna o del primo mattino.
Ma non è finita. Per quanto concerne i guadagni, essi consistevano nel 10% del prezzo di copertina per ogni opera venduta. Volendo io imporre un prezzo di copertina di 10 euro (essendo il libro di quasi 140 pagine), il mio guadagno sarebbe stato di 1 euro a copia venduta. Pertanto, non è difficile rendersi conto di quante copie avrei dovuto vendere per recuperare 2800 euro iniziali o almeno una buona parte delle perdite. Almeno 2 mila copie, una cifra, vista la sopracitata crisi del mercato editoriale tradizionale, incerta anche per un docente universitario o un personaggio famoso che pubblica un libro. Figuriamoci per un autore esordiente che le sue copie deve vendersele da sole chiedendo la carità in giro per librerie, o vendendole in una libreria dalle medie dimensioni nella Capitale.
Veniamo alla seconda proposta, consumatasi un paio di settimane fa. Per un’altra opera, di quasi 60 pagine, ricevo tale proposta editoriale: 30 copie dell’opera da pubblicizzare da me in giro, sponsorizzazione dell’opera sul sito della casa editrice più altri siti che si occupano di editoria, un guadagno per l’autore dell’8% del prezzo di copertina per ogni opera venduta; il tutto per la cifra di 1600 euro. Calcolando approssimativamente il costo di stampa per ogni opera, esso è quantificabile sui 3 euro a copia, quindi 3 euro per 30 copie, verrebbe 90 euro. E gli altri 1500 euro a cosa servirebbero? Per promozioni in qualche fiera locale e su siti internet?
Considerando poi il basso numero di pagine che la compongono, avevo pensato per l’opera ad un prezzo di copertina di 6 euro, quindi ad ogni copia venduta guadagnerei 0,48 centesimi (8% di 6 euro), ossia 3333 copie da vendere per guadagnare la cifra sborsata all’inizio o almeno un 2000 copie per recuperare almeno mille euro.
Morale della favola, se sei un esordiente senza raccomandazioni, per pubblicare un’opera in Italia devi sborsare una cifra iniziale, che, essendo alla tua prima opera e quindi sconosciuto ai più, difficilmente ti tornerà indietro. Pertanto potrai permetterti la pubblicazione solo nel caso tu abbia un lavoro stabile e dei soldi messi da parte, al punto da renderti indifferente un’eventuale perdita.
Certo, è comprensibile che una casa editrice di piccole o medie dimensioni chieda ad un autore un contributo iniziale per la sua opera. Ma un contributo significa appunto la copertura di una parte dei costi editoriali iniziali (tipo il loro 30 o 50 per cento), non certo la totale loro copertura più un profitto. Perché con gli esempi sopra riportati, è facile constatare che le case editrici dalla pubblicazione di un inedito riescano a guadagnare qualche migliaio di euro.
Investire su un giovane scrittore significa correre anche qualche rischio, altrimenti non si prende affatto in considerazione la sua opera. Trarre profitto dai sogni delle persone, illudendole e spillando loro soldi, non è proprio una bella cosa. Per fortuna qualche casa editrice è stata onesta e mi ha detto di no subito.
Per correttezza non ho citato le case editrici con le quali ho avuto a che fare; se qualcuno di voi ha avuto esperienze simili non esiti a scriverle tra i commenti.