Tra Azerbaijan e Armenia torna la tensione: perché questo piccolo conflitto rischia di diventare “mondiale”

Con la fine della Guerra Fredda, nel Mondo sono scoppiate tante piccole guerre “calde”. In quanto la fine della pace armata tra Usa e Russia, ha rimesso in moto una serie di vecchi rancori e antiche pretese tra gli Stati.

Lo scorso weekend, è ripreso lo scontro armato tra Azerbaijan e Armenia. Ex repubbliche socialiste sovietiche, che vissero solo una breve indipendenza ad inizio ‘900. Contese da imperi vari ed eventuali, subendo massacri continui.

L’Azerbaijan ha annunciato di aver lanciato una grande “controffensiva” contro i separatisti armeni nella regione del Nagorno-Karabakh. I quali hanno risposto al fuoco.

Come riporta La Repubblica, il ministero della Difesa azero ha affermato, in una dichiarazione, di aver lanciato una “controffensiva completa in prima linea” per “porre fine alle attività militari delle forze armate dell’Armenia e garantire la sicurezza della popolazione civile“.

E indica che uno dei suoi elicotteri è stato abbattuto ma che il suo equipaggio è sano e salvo. Afferma anche di aver distrutto 12 batterie antiaeree.

Il presidente del Nagorno Karabakh, Araik Harutyunyan, in una riunione d’emergenza del Parlamento della regione separatista azera sostenuta dall’Armenia, ha proclamato la legge marziale e annunciato una mobilitazione militare totale dopo gli aspri scontri al confine con l’esercito dell’Azerbaijan.

Sia il governo di Baku sia le autorità armene di Erevan hanno riferito che gli scontri hanno causato anche vittime tra i civili.

Quello che sembra un conflitto insignificante tra due piccoli stati, in realtà cela interessi più grandi. Che pongono in contrapposizione super potenze che rischiano di far degenerare la [sta_anchor id=”armenia”]situazione[/sta_anchor].

Guerra tra Azerbaijan e Armenia cosa c’è dietro

nagorno karabakh cartina

Questo piccolo conflitto potrebbe incendiare lo scontro tra due superpotenze: Russia e Turchia. La Russia ha invitato all’immediato cessate il fuoco, ma dalla fine dell’Urss, ha continuato a rifornire di armi entrambi gli Stati.

La Turchia, invece, si è schierata in favore dell’Azerbaijan, dall’alto dell’acredine che prova da due secoli nei confronti dell’Armenia. Territorio conteso proprio con i russi, ceduto gradualmente con la dissoluzione dell’Impero ottomano. Accusando tra l’altro gli armeni di essere collaborazionisti coi russi quando i due imperi si contendevano quelle fette di territorio.

Del resto, l’Azerbaijan è interessante poiché garantisce lo sbocco sul Mar Caspio. Oltre ad essere uno Stato ricco di petrolio.

La vendetta turca si è fatta sentire soprattutto tra il 1915 e il 1923, con il tristemente noto “genocidio armeno“. Ai quali occorre aggiungere una serie di massacri nel periodo 1894-1896. Il numero di morti non è stato ancora accertato ufficialmente e la Turchia ancora oggi fa fatica ad accettare quanto commesso. Si parla comunque di 1,5 milioni di armeni morti.

A Russia e Turchia, che già si contendono la Siria, potrebbe ben presto aggiungersi l’America. Il periodo trumpiano è stato caratterizzato da un disimpegno armato verso le questioni mediorientali (a parte due operazioni “chirurgiche” in Siria e Iran).

Tuttavia, qualora dovesse vincere Biden, portatore degli interessi dell’establishment demo-repubblicano, il rischio di rivedere un’America attiva in questi territori, è più che possibile.

Ragioni conflitto Azerbaijan e Armenia

armenia azerbaijan perché guerra

Il territorio conteso tra i due stati è il Nagorno Karabakh, una regione secessionista dell’Azerbaijan. Sebbene popolata principalmente da armeni e sostenuta dall’Armenia. Già teatro di guerra nei primi anni ’90, guarda caso, con la dissoluzione dell’Urss. Guerra che provocò 30mila morti.

Nell’aprile 2016 si è verificata una nuova escalation. Mentre da luglio i due presidenti continuano a scambiarsi minacce reciproche. L’Azerbaijan è molto ricca di petrolio, mentre l’Armenia garantisce una base militare alla Russia, ma economicamente è molto povera.

Nel 1994 è stato istituito il cosiddetto Gruppo di Minsk, copresieduto da Stati Uniti, Russia e Francia. E ne fanno parte anche Germania, Bielorussia, Finlandia, Italia, Svezia e Turchia. Oltre ovviamente ai due paesi coinvolti e l’Ocse.

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