Le elezioni amministrative 2017 disputatesi la scorsa domenica in poco più di mille comuni hanno innanzitutto fatto registrare un calo del 7% dei votanti rispetto a quelle della passata volta. (67% contro 60%). Con diversi Comuni che non hanno neppure raggiunto la metà dei votanti tra gli aventi diritto al voto. Ma ormai sono anni che la democrazia italiana registra questi numeri impietosi, fatti di sfiducia, disaffezione, disillusione e distacco degli italiani. Infatti, ritengo ormai inutile anche lo strumento dei ballottaggi. Ormai credo che sia sufficiente anche registrare il 35% dei voti al primo turno per vincere (anche alle politiche). Forse ciò potrebbe stimolare di più le persone ad andare a votare. Ma com’è andato il voto di domenica?
Elezioni Amministrative 2017: Movimento cinque stelle paga scelte Grillo
Se in questi anni a rendere meno amaro il dato sull’astensionismo erano stati i Cinquestelle, portatori di nuovo entusiasmo tra gli aventi diritto al voto, a questo turno loro stessi registrano numeri impietosi. Infatti, nei 140 comuni che andranno al secondo turno delle comunali, gli esponenti grillini sono presenti solo in 8 casi. Mentre non hanno neanche un candidato nei 25 ballottaggi che riguardano capoluoghi. La colpa va ricercata soprattutto nelle scelte autoritarie del leader Grillo in alcuni casi. Come a Genova, sua città, dove la frattura interna ha portato alla presentazione di due candidati distinti e nessuno dei quali al ballottaggio. O come nel caso di Parma, dove la guerra a Pizzarotti, che andrà invece al ballottaggio, ha portato anche qui all’eliminazione al primo turno. Due situazioni che ricordano quella di Milano, dove la candidata Cinquestelle scelta dal web pure fu sfiduciata dal comico genovese e il risultato fu la sconfitta al primo turno. Un autoritarismo del quale i Cinquestelle devono saper fare a meno se vogliono finalmente maturare a sette anni dalla loro nascita.
Meno eclatante ma comunque significativo il caso del Comune di Comacchio, in provincia di Ferrara. Dove cinque anni fa Marco Fabbri vinse al primo turno, ma, come Pizzarotti, è stato allontanato dal movimento e ora viene confermato ma sotto altre bandiere.
A Palermo invece, unico caso in cui il candidato Sindaco (Leoluca Orlando, eletto per la quinta volta) ha vinto al primo turno, a pesare è stato lo scandalo firme false. Nelle restanti città importanti, i Cinquestelle non ci sono. In questo caso, più che Grillo, a pesare sono i casi imbarazzanti di Roma e Torino (in quest’ultima il caso dei tifosi della Juventus a Piazza San Carlo). Che dimostrano quanto il M5S chiamato al governo sia ancora immaturo e poco all’altezza.
Va comunque premesso che mentre centrodestra e centrosinistra si presentano con varie sigle e quindi il loro risultato è dato da una somma di più partiti, il M5S i risultati li fa da soli.
Elezioni amministrative 2017: Risorge il centrodestra
L’altro dato è la risalita del Centrodestra, complice la nuova ed ennesima rinascita di Silvio Berlusconi e i numeri tornati importanti della Lega Nord con Matteo Salvini. Come riporta Il Fatto quotidiano, il centrodestra in 13 casi di ballottaggio è in vantaggio rispetto al centrosinistra Asti, Como, Monza, Genova, Gorizia, Padova, Spezia, Piacenza, Rieti, Lecce, Taranto, Catanzaro, Oristano, Trapani. Peraltro, in 9 di questi casi la giunta uscente è di centrosinistra o di sinistra. In altri 5 capoluoghi, invece, il centrosinistra andrà al secondo turno vantaggio, anche se a volte lieve: Alessandria, Lodi, Lucca, Pistoia, L’Aquila. Niente da fare invece in due ex roccaforti: a Verona la compagna del sindaco uscente Flavio Tosi, ex leghista, la senatrice Patrizia Bisinella, andrà al ballottaggio contro il centrosinistra. Mentre a Palermo, come già detto, viene riconfermato per la quinta volta l’ex Magistrato Leoluca Orlando.
Sempre Il Fatto quotidiano riporta come la vittoria più significativa per il centrodestra potrebbe comunque essere quella di Genova. Città da quarant’anni amministrata dal centrosinistra. Una città scaduta nel degrado del suo centro storico, con un porto mal sfruttato e che si lecca ancora le ferite per due alluvioni degli ultimi anni. Con pesanti responsabilità dell’ex Sindaca Marta Vincenzi, condannata in primo grado a 5 anni. Particolare anche il caso di Piacenza – città della “Ditta”, dove finora ha governato il sindaco Paolo Dosi – dove in vantaggio è la candidata del centrodestra Patrizia Barbieri, figura civica che ha avuto il sostegno di tutti i partiti del centrodestra e potrebbe raccogliere molti dei voti della percentuale in doppia cifra di un altro candidato di area. Infine, il caso spinoso (per l’Ilva) di Taranto: di questa città si sono occupati negli ultimi anni sia il governo centrale a matrice Pd, sia la Regione di Michele Emiliano (guidata però dal 2005 al 2015 da Vendola, con una coalizione contenente comunque anche il Pd). Ma il voto di domenica è andato alla candidata del centrodestra Stefania Baldassarri e il secondo partito della città (dietro ai democratici di qualche decimale) è la Lega d’azione meridionale di Michele Cito, figlio di quel Cito.
Elezioni amministrative 2017: Regge il Pd
Sospeso invece il giudizio per il Pd, almeno fino ai ballottaggi che si terranno tra due domeniche. Il sentore è che comunque l’effetto del ritorno di Renzi ci sia stato e abbia riportato un po’ di fiducia nell’elettorato. In genere chi governa da anni tende a subire pesanti batoste alle comunali, invece il Pd ha tutto sommato retto. Almeno se si guarda al risultato nel suo insieme. Magre consolazioni, sulle quali non si potrà troppo contare in vista delle politiche. Il centrodestra unito può vincere, mentre Grillo potrebbe apportare qualche ritocco al Movimento per ridargli linfa. Come fatto ad esempio consentendo agli esponenti di andare in Tv o col passo indietro sull’avviso di garanzia dopo alcuni casi come Quarto. Anche se leader come Di Maio e Di Battista appaiono già un po’ logori. Chi vivrà, voterà. Forse.