Lega Pro, la strage di squadre
Nelle ultime cinque stagioni, 28 fallimenti. Su 329 squadre, 71 penalizzazioni. Classifiche e gironi riscritti dalla giustizia sportiva. Vince sempre l’orco che si materializza in libri contabili spediti in tribunale: è il caso dello Sporting Bellinzago, che lo scorso centra la promozione dalla D ma non ha i fondi per iscriversi. Si sveglia dal sogno e si ritrova in Eccellenza. In altre realtà si sfiora il tragicomico: il Monza, ora in D, lo scorso anno, in ritiro, si portava la spesa da casa. Il Barletta, a febbraio 2015, sceglie come “advisor” il capo ultrà, incaricandolo di trovare acquirenti per la società. Ad oggi, a metà campionato, già si contano 7 società penalizzate: Lucchese (-1, Girone A) e Maceratese (-3, Girone B). Nel giorne centromeridione, un quinto delle squadre ha già subito decurtazioni. Casertana (-2), Catania (-7), Fondi (-1) Melfi (-1).
Come funziona la Lega Pro
Come funziona la Lega Pro? E quanto costa iscriversi alla Lega Pro? Come riporta Il Fatto quotidiano, consta di tre gironi, 60 squadre e costi insostenibili rispetto al fatturato medio. Ogni società, per partecipare al campionato, versa 600 mila euro di fidejussione, più 90 mila di iscrizione al campionato. Quindi, deve sottoporsi a un controllo trimestrale sul budget finanziario con l’obbligo di ripianare (entro 30 giorni) ogni forma di sconfinamento, pena la penalizzazione. Soluzione puntuale e inevitabile, considerati i costi di gestione di un club. Eh già, perchè in Lega Pro il gioco costa più della candela. Una stagione, in media, costa 4,2 milioni di euro a fronte di un fatturato di 3,1. Una spesa insostenibile, specialmente per chi proviene dalla LND, categoria dove sono sufficienti con 400-600 mila euro. Costi quasi decuplicati.
Lega Pro, conviene iscriversi?
A questo punto la domanda sorge spontanea: conviene iscriversi alla Lega Pro? La risposta potrebbe essere addirittura No. Del resto, che senso ha investire su un palcoscenico dove gli sponsor sono pochi, gli stadi semivuoti, i diritti tv esigui e la possibilità di vincere quasi nulla? Risposta mica facile, specialmente se i proprietari delle società non navigano nell’oro. Il pallone, da queste parti, è spinto da imprenditori legati a territori con risorse limitate. E in un format dove ogni società in media “brucia” 1 milione di euro, gestire un campionato rischia di trasformarsi in una via crucis. Soluzioni? Servirebbe una ferrea cura dimagrante. Insistere su tre gironi a 20 squadre è improduttivo, quasi dannoso. Lo scorso anno il format ha richiesto il ripescaggio di 12 squadre.
Si infatti sono proprio i conti del calcio in generale che non tornano. Io per quello che vedo qui negli USA non è così. Si spende tanto ma ci sono dei tetti salariali e il marketing funzioan alla grande. I match di football sono veri eventi familiari…un altro mondo proprio!
Il formato non è conveniente. Le uniche squadre che investono sono nobili decadute che vogliono recuperare e andare in B. Ma in ogni caso è l’intero sistema calcio ad avere un problema di bilanci. Anche nella categoria maggiore.