
In Italia, i celiaci sono oramai 101mila, mentre 10mila le nuove diagnosi ogni anno, con un’incidenza di 1 su 100, come nel resto del Mondo. Tuttavia sono 500.000 i celiaci in Italia che non sanno di esserlo. I costi della celiachia non sono affatto bassi: 200 sono gli euro che le famiglie spendono per la diagnosi, dove non è stato applicato il decreto sulle malattie rare che consente la diagnosi gratuita anche ai parenti di primo grado. Si aggira invece attorno ai 150 milioni di euro la spesa complessiva in Italia per gli alimenti senza glutine.
Da dove deriva la Celiachia? Essa è una patologia autoimmune scatenata dal consumo di glutine (proteina presente nel grano), orzo e segale. I sintomi classici sono la diarrea, il gonfiore intestinale e i dolori addominali; spesso però si manifesta con altri sintomi, facilmente confondibili con altre cause, come lo stress o sforzi dovuti ad attività fisica: dolori articolari, stanchezza cronica e depressione, rendendo di fatto più difficile la diagnosi. Se non riconosciuta, l’intolleranza al glutine può causare un cattivo assorbimento di nutrienti, con conseguenti danni all’intestino e altre complicanze.

Mancano tuttavia ancora spiegazioni certe sulle cause di tale patologia. La più probabile sarebbe legata ai fattori ambientali, ovvero il consumo abbondante e pressoché esclusivo di farine fatte con grani ad alta resa per la produzione nei campi, ma poi molto ricchi di glutine ‘tossico’. Evidentemente il loro diffuso utilizzo sta provocando di contro anche una rapida diffusione di questa particolare intolleranza alimentare.
Sono comunque oltre 2000 le strutture di ristorazione in Italia che possono ospitare celiaci in sicurezza, tra alberghi, ristoranti, pizzerie e gelaterie; circa 2000 sono invece i prodotti senza glutine contenuti nel registro Nazionale degli alimenti. Il 2005 è stato l’anno a partire dal quale i celiaci hanno potuto contare su una legge di tutela che garantisce loro il diritto di avere un pasto senza glutine in tutte le mense pubbliche.
Esiste anche un’associazione che si occupa di Celiachia: l’AIC (Associazione Italiana Celiachia), nata nel 1979, con lo scopo di promuovere l’assistenza ai celiaci, agli affetti da dermatite erpetiforme e alle loro famiglie; informare la classe medica sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche; studiare, in stretta collaborazione con la Società Italiana di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica (SIGENP) e la Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE), i problemi dei celiaci; stimolare la ricerca scientifica in tre direzioni: genetica, immunologica e clinica; sensibilizzare le strutture politiche, amministrative e sanitarie.

Sebbene molti passi in avanti siano stati fatti dal punto di vista informativo, ma anche scientifico-organizzativo – in commercio da anni vi è un’ampia scelta di alimenti adatti ai celiaci e stanno aumentando le strutture di ristorazione a loro destinati – i rischi per chi soffre inconsapevolmente di questa patologia, ma anche di chi ne è a conoscenza, sono sempre in agguato.
Del resto, i rischi anche mortali derivanti dalla celiachia si celano proprio dietro quegli alimenti che più fanno gola o sono utilizzanti: pensiamo a pane, pasta, pizza, il cono di un gelato…Un rischio molto alto soprattutto tra i bambini e gli adolescenti, naturalmente più incoscienti.
Clamoroso il caso consumatosi in Puglia questa estate, dove un sedicenne celiaco e poliallergico, Davide Perta, è morto dopo aver mangiato un gelato a San Giovanni Rotondo; qualche giorno dopo il suo funerale, alla famiglia è giunto pure il conto da pagare. Il proprietario del locale si è scusato affermando che probabilmente la sua dipendente ha espletato come di consuetudine il proprio compito, senza minimamente ragionare su quanto accaduto. In Italia succede anche questo.