Carol, trama e recensione
New York, Natale 1954. La facoltosa e raffinata Carol entra in un negozio di giocattoli per acquistare una bambola alla figlia, suscitando l’attrazione della commessa Therese. In entrambe si risvegliano dormienti e oppresse tendenze omosessuali, che sfoceranno in un’irresistibile attrazione da tenere nascosta in una società ancora non pronta.
Todd Haynes torna sulle tematiche già affrontate in Lontano dal Paradiso, sebbene questa volta a trasgredire sia una donna e non un uomo come invece nel precedente. Ma in entrambi i casi i protagonisti lo hanno fatto andando contro i valori dominanti, il proprio quotidiano. Film comunque raffinato, mai volgare, nè sessualmente eccessivamente esplicito. Si concede solo una sequenza trasgressiva, pur sempre mantenendo un tocco di classe. Grazie anche al fisico sensuale ma al contempo delicato e fine delle splendide Cate Blanchett e Rooney Mara. Che ci offrono un nudo degno di un dipinto d’arte classica. Ma anche un’interpretazione per tutto il film degna della loro fama, fatta di espressioni eloquenti e sguardi intensi.
La pellicola inizia dove finisce e finisce dove inizia. Rievoca qua e là classici di Hollywood come Quelle due e Viale del tramonto, ma anche il più recente La vita di Adele.
The danish girl, trama e recensione
Dopo averci presentato la storia di un Re d’Inghilterra balbuziente alle prese con il peso della storia (Il discorso del Re), Tom Hooper ci racconta la vita del primo trans della storia: il pittore danese Einar Weigener. Vissuto ad inizio ‘900. E lo fa utilizzando due ottimi attori: il già premio Oscar Eddie Redmayne, in un’altra grande prova nei panni dell’effemminato e travestito Weigener, e Alicia Wikander, nei panni di sua moglie. Sebbene la sua interpretazione sia stata eclissata da quella del primo.
Weigener è un pittore di paesaggi, mentre sua moglie è una stimata ritrattrice, che collabora anche nel mondo della moda. Decide di utilizzare proprio suo marito, dai modi e lineamenti delicati, come modella per i suoi ritratti femminili. Ma, involontariamente, finisce per risvegliare nel marito un istinto omosessuale represso. Weigener ci prende gusto a vestirsi da donna, facendolo prima per gioco alle feste spacciandosi per una sua cugina, Lili Elbe, e poi per una vera esigenza esistenziale. Si spingerà anche oltre, decidendo di operarsi per il cambio di sesso. Nella prima operazione della storia. I rischi sono altissimi, ma Einar vuole solo essere se stesso. Vuole reprimere Weigener per far vivere definitivamente Lili.
Film toccante e riuscito soprattutto in termini di ambientazioni (la splendida Danimarca e l’artistica Parigi) e costumi, nonché per la succitata bravura di Eddie Redmayne. Lo scatto di qualità arriva soprattutto nella seconda parte, quando anche la vita del protagonista comincia a prendere una svolta. Finale tipicamente hollywoodiano, ma ci sta. Il cinema tende sempre ad addolcire le tragedie e i drammi umani.