Mentre il Partito democratico si era confermato partito delle lobby, dato che l’attuale Ministro delle infrastrutture De Micheli aveva detto che la concessione di Autostrade ai Benetton non poteva essere rimossa, la Corte Costituzionale ha invece detto che si può. Dato che si era venuta a creare una grave condizione di inadempienza. Riferendosi al crollo del ponte di Genova.
Il Movimento cinque stelle va orgoglioso della estromissione dei Benetton da Autostrade, visto che l’ha chiesta dal giorno dopo il drammatico crollo. Quando alle Infrastrutture c’era proprio uno di loro: l’imbarazzante Toninelli.
Tuttavia, come visto ieri per il Recovery Fund, oltre agli applausi bisogna anche capire chi pagherà tutto ciò. I Benetton non se ne andranno di certo a mani vuote, così come occorre finanziare la gestione della rete autostradale. Ecco dunque quanto ci costerà il tutto.
Cosa prevede uscita dei Benetton da Autostrade
Come riporta Il Giornale, la complessa architettura del riassetto prevede un aumento di capitale riservato alla Cassa Depositi e Prestiti, ipotizzato tra i 3 e i 4 miliardi, attraverso cui la società la società controllata dal Tesoro salirà intorno al 33% del capitale di Aspi. Contestualmente una quota compresa tra il 20 e il 24% sarà ceduta da Atlantia ad altri investitori graditi a Roma.
In ultimo la scissione proporzionale di Atlantia (di cui Edizione, la cassaforte della famiglia di Ponzano Veneto, detiene il 30% del capitale) con l’uscita di Aspi dal suo perimetro (i titoli attenenti alla partecipazione rimasta saranno distribuiti direttamente agli azionisti di Atlantia) vedrà la quota diretta di Aspi in mano alla famiglia Benetton ridursi all’11%. Una partecipazione che, è verosimile, sarà ceduta con la contestuale quotazione di Aspi in Borsa.
Secondo quanto stimato da Equita, l’88% del capitale della concessionaria dovrebbe essere in carico nel bilancio della capogruppo Atlantia a 5,8 miliardi (pari a una valutazione dell’intera società di 6,5 miliardi). Su questa base Equita calcola una valutazione di Aspi compresa tra i 6,1 e gli 8,9 miliardi che corrisponde a un valore implicito di Atlantia compreso tra i 15,5 e i 18,5 euro per azione (rispetto ai 13,74 euro di chiusura di ieri).
Critiche le opposizioni, che parlano di enorme fardello per lo Stato. Soddisfatti come detto i Cinquestelle, con Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico, che si dice certo che: «Atlantia non prenderà un soldo pubblico».
Il Pd, invece, per bocca proprio del Ministro De Micheli, assicura che saranno riviste anche altre concessioni. E il caso Atlantia è solo l’inizio.
Come sarà il dopo Benetton per Autostrade?
Wired va più nel profondo della questione. Se è vero che il decreto Milleproroghe di gennaio ha tagliato l’indennizzo eventualmente dovuto ad Aspi in caso di revoca da 23 a 7 miliardi, è evidente che quella cifra non basterà.
Per evitare un contenzioso ben più salato e che promette di durare anni le parti dovranno accordarsi su una cifra intermedia che dovrà essere pagata con l’emissione di nuovo debito. Insomma, dai cittadini.
Nel frattempo i tratti autostradali coinvolti, 3.500 chilometri di rete, rimarranno senza un gestore: chi si occuperà della manutenzione ordinaria e straordinaria, della conclusione dei cantieri e dell’apertura di nuovi, delle verifiche di sicurezza?
Anas – che pure già ne gestisce meno di un migliaio di chilometri – ha i muscoli per farlo, con il quadro già critico che si ritrova sulle statali dove “vanta”, si fa per dire, 3.500 ponti a rischio? Si parla infatti tanto della compagnie azionaria per esempio con l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti ma il vero punto è chi si occuperà della gestione operativa.
Il governo deve pensarci bene e fino all’ultimo secondo: se è vero che le 43 vittime e le migliaia di persone che hanno visto la vita ribaltata da quella tragedia meritano giustizia, è altrettanto e tristemente vero che probabilmente non abbiamo un player di Stato in grado di subentrare anche provvisoriamente all’intera rete oggi controllata da Aspi. E potremmo pagare la revoca quasi quanto la società sarebbe disposta a mettere sul piatto per i prossimi anni.
Se davvero vuole andare fino in fondo, Conte deve concludere subito e aprire il cantiere sul prossimo bando di gara europeo, sulla durata delle concessioni (che devono essere più brevi) e sulle tariffe, collegate agli investimenti. Ma da ogni punto la si guardi, il conto sarà comunque carissimo.
Da parte loro, i Benetton non piangeranno troppo. Ecco tutte le reti stradali che gestiscono.