Altro che democratico, il Referendum indetto da Tsipras presenta due bluff
DOMENICA 5 LUGLIO I GRECI SONO CHIAMATI A DECIDERE SUL PROPRIO DESTINO
Grecia Vs Unione europea. Ormai siamo alle battute finali, a un dentro o fuori drammatico, che ovviamente sarà pagato dai più deboli e dagli onesti. Da un lato c’è il Paese ellenico, che in fondo ha i nostri stessi difetti: debito pubblico alle stelle, assunzioni statali passate sproporzionate, corruzione, mancate riforme. Dall’altro c’è un un’organizzazione molto lontana rispetto a quella che volevano i suoi padri nobili negli anni ’50: tecnocrate e manipolata da banche e multinazionali. La Grecia in quel calderone non poteva proprio entrarci, ma se altri Paesi rovinati si sono rimessi in pista (ovviamente sempre sulla pelle della classe media e dei meno abbienti), essa negli anni ha visto solo l’avvicendarsi di popolari e socialisti al Governo senza alcun cambio di rotta. Ed eccoci alla situazione attuale: debiti fino al collo che il Premier Alexis Tsipras non vuole onorare. Ma ha deciso di dare al suo popolo l’ultima parola, indicendo un referendum per domenica 5 luglio. Beccandosi gli applausi di tanti, soprattutto euroscettici e sinistroidi, che lo vedono come il nuovo ed ennesimo leader da seguire. Ma anche qui non è tutto oro quello che luccica: il Referendum presenta due escamotage. Due tarocchi, per dirla in italiano.
QUESITI INVERSI E BOZZA VECCHIA– Si parte da due parole semplici semplici: “OXI” e “NAI”, scritte in maiuscolo. Rispettivamente “no” e “sì”. Il punto è che sulla scheda del referendum viene prima il “no” e poi il “sì”. La consuetudine viene dunque sovvertita (da che mondo è mondo e da che democrazia è democrazia, sulla scheda viene prima il “sì” e poi il “no”). Per le cancellerie di Bruxelles si tratta di un chiaro escamotage adottato dal governo Tsipras per tentare di orientare il voto di domenica. Una mossa, un dettaglio, che ha fatto ulteriormente infuriare i leader dell’Eurozona, sempre più compatti contro la Grecia rossa del disastroso tandem Tsipras-Varoufakis.
Ma vi è poi il secondo tarocco, se possibile ancor più grave. Già, perché quando le istituzioni del Vecchio Continente hanno visto la scheda referendaria (fatta filtrare da una “gola profonda” di Nia Dimokratiza, il partito conservatore dell’ex premier Samaras) hanno subito notato come i greci, domenica, non voteranno sull’ultima proposta di Bruxelles, pubblicata due giorni fa da Jean-Claude Juncker. Bensì il popolo ellenico voterà su una vecchia bozza di accordo, quella del 26 maggio scorso, molto più dura e molto meno appetibile per il popolo greco.
Nel quesito referendario, insomma, non si dà conto dei progressi negoziali registrati negli ultimi giorni, prima che Tsipras facesse saltare il banco. Un doppio tarocco che la Grecia potrebbe pagare carissimo.
(Fonte: Libero)
beh in italia la domanda non è neanche "sei d'accordo con questa legge?" ma "vuoi abrogare questa legge?"