La presa per il cuneo del Governo Meloni: aumento non sarà di 100 euro

In questi giorni su più giornali, compreso il prestigioso IlSole24Ore leggiamo del nuovo taglio del cuneo fiscale finanziato dal nuovo Decreto lavoro voluto dal Governo Meloni. Il quale garantirà, si legge, aumenti fino a 100 euro sullo stipendio netto. Il che sarebbe una ottima boccata d’ossigeno soprattutto per la Classe media, che scivola sempre più verso la povertà per ragioni varie ed eventuali.

A quanto pare però, come al solito, c’è qualcosa che non torna e se si approfondiscono i numeri, si scopre che la realtà sia ben altra.

Aumento di 100 grazie al taglio sul Cuneo fiscale a luglio?

I toni enfatici sono partiti dal fatto che, almeno in teoria, per i lavoratori italiani che guadagnano meno di 35 mila euro al mese, lo sgravio dovrebbe passare dall’attuale 2% o 3% ( a seconda dell’importo della busta paga) al 6% e 7% che dovrebbe scattare da luglio 2023.

Uno sgravio importante per una platea più larga rispetto al bonus Renzi che a oggi viene ancora beneficiato da quanti guadagnano meno di 15.000 euro l’anno.

Taglio al cuneo fiscale con aumento di 100 euro in busta paga: una bufala?

Come spiega Money, sollecitato da molti lettori, le cose non stanno proprio così. In primis, ricorda che l’Irpef dovuta viene calcolata sull’importo lordo al netto dei contributi previdenziali: quindi più questi vengono ridotti e maggiore sarà l’imposta dovuta.

Per calcoli più precisi, si affida allo studio De Fusco Labour & Legal il quale acclara che per un lavoratore che guadagna 25 mila euro l’anno – quindi 1.923 euro mensili, limite massimo per godere dello sgravio del 3% – il risparmio è di 41,15 euro mensili. Mentre grazie all’ulteriore sgravio che partirà da luglio (e fino a novembre 2023) in busta paga ci saranno 54,87 euro in più.

Complessivamente, quindi rispetto all’applicazione dell’aliquota contributiva ordinaria, il vantaggio in busta paga è di 96,03 euro mensili. Ma attenzione: a una parte – 41,15 euro – sono già accreditati da gennaio 2023.

Cosa cambia davvero tra la busta paga di giugno e quella di luglio 2023

Dunque, gli aumenti di 80 e 100 euro sono complessivi. Ma come cambiano davvero gli importi dello stipendio netto tra la busta paga di giugno – quella in cui lo sgravio applicato è del 3% (per chi guadagna meno di 25 mila euro) e del 2% (per chi ne guadagna meno di 35 mila) – e quella di luglio, quando gli sgravi verranno portati rispettivamente al 7% e al 6%?

Sempre Money riporta una tabella con tutti gli aumenti:

RETRIBUZIONE LORDAAUMENTO MENSILE TRA GENNAIO E GIUGNO 2023AUMENTO ULTERIORE DA LUGLIO A NOVEMBREAUMENTO COMPLESSIVO TRA LUGLIO E NOVEMBRE
10.000 euro19,25 euro25,67 euro44,92 euro
12.500 euro24,06 euro32,08 euro56,15 euro
15.000 euro28,88 euro38,50 euro67,38 euro
17.500 euro28,81 euro38,41 euro67,22 euro
20.000 euro32,95 euro43,90 euro76,82 euro
22.500 euro37,04 euro49,38 euro86,42 euro
25.000 euro41,15 euro54,87 euro96,03 euro
27.500 euro30,18 euro60,36 euro90,54 euro
30.000 euro32,95 euro57,56 euro90,49 euro
32.500 euro30,51 euro61,01 euro91,52 euro
35.000 euro32,85 euro65,70 euro98,56 euro

Per quanto riguarda il prossimo aumento di luglio, occorre guardare la terza colonna. Cosa dice? Che complessivamente, l’aumento massimo sarà di 98,56 euro per chi guadagna 35 mila euro (o meglio, ha una busta paga mensile inferiore a 2.692 euro lordi), ma la differenza tra giugno e luglio sarà di 65,70 euro.

Infine, bisogna precisare che, trattandosi di uno sgravio percentuale, l’impatto sarà inferiore: ad esempio, per chi guadagna 10.000 euro l’anno, circa 770 euro al mese, l’aumento complessivo sarà inferiore ai 45 euro, e di questi appena 25,67 euro scatteranno nello stipendio di luglio.

Dunque, altro che 100 euro. Complimenti a Money per la precisazione, che invito a seguire per l’attenzione e l’indipendenza con cui tratta gli argomenti.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!