Smartphone in dipinto del 1937 di Umberto Romano
Come riporta SuperEva, in questi giorni sul web si parla molto del dipinto realizzato da un artista italiano intitolato “Mr. Pynchon and the Settling of Springfield”. L’opera racconta l’incontro del 1630 fra due tribù del New England, i Nipmuc e i Pocumtuc, con i coloni inglesi che provenivano dal Massachusetts. Orbene, nel dipinto si intravede un indiano rappresentato in primo piano che stringe fra le mani uno strano oggetto. L’utensile in questione ha una forma rettangolare ed è piatto, mentre l’uomo lo utilizza muovendoci il pollice sopra. Del resto, ottanta anni fa infatti Romano non poteva immaginare che nel 1993 sarebbe stato realizzato il primo smartphone. Escluso anche che ne avesse sentito parlare, visto che i primi progetti risalgono al 1973.
Comunque eccola:
Ravviciniamola:
Lo smartphone nel dipinto del 1937 sarebbe in realtà uno specchio o una lamiera di ferro
Dopo tante ipotesi una risposta sembra essere arrivata grazie a Daniel Crown. Il celebre storico è certo che l’oggetto dipinto dal pittore italiano sia un piccolo specchio, molto utilizzato nel XVII secolo:
“Potrebbe essere benissimo che l’uomo si stesse specchiando nell’oggetto che aveva in mano – ha svelato -. Quando Romano ha dipinto il murale, l’America era ossessionata dalla nozione di ‘buon selvaggio’.
Si tratta di un uomo appartenente a una comunità arretrata attratto dalla modernità, rappresentata da oggetti lucenti”. Di parere diverso il dottor Bruchac, secondo cui sarebbe una lamiera di ferro, compatibilmente con il “genere artistico romantico” a cui appartiene l’opera di Umberto Romano.
E se l’artista si fosse ispirato a quanto ipotizzato dieci anni prima dal geniale Nikola Tesla? Il quale con largo anticipo previde la nascita degli smartphone? Ecco le sue incredibili parole.