Smart working, proposta tassa del 5%: come funzionerebbe

L’emergenza del Covid-19 ha introdotto nelle nostre vite tante abitudini che altrimenti avremmo impiegato anni per adottare. Tra queste, lo smart working.

In quest’articolo, ho già parlato approfonditamente di questa modalità di lavoro. Erroneamente definita da remoto, in quanto lo smart working non presuppone una postazione fissa. Lì ho anche parlato delle implicazioni che questa modalità ha sulla salute e sui rapporti sociali.

Manco a dirlo, subito sono state avanzate ipotesi di tassazione anche per questa modalità lavorativa. Proprio come faceva, se la memoria non mi inganna, Re Riccardo I (detto cuor di leone) in Robin Hood.

Vediamo come funzionerebbe questa tassa che avrebbe una aliquota al [sta_anchor id=”smart”]5%[/sta_anchor].

Tassa su smart working come funziona

Come riporta Financialouge, la proposta arriva dalla banca tedesca Deutsche Bank. Un colosso bancario molto influente anche per le politiche dell’Unione europea, dato che proviene proprio dal Paese che fin dalla sua nascita, detta le leggi in seno all’Ue: la Germania. Coadiuvato dal fedele alleato Francia e alcuni paesi orbita, come Olanda, Austria e Lussemburgo.

A discapito dei maltrattati Paesi del Mediterraneo, come il nostro. Avendo pure perso l’unica controparte che la teneva testa: la Gran Bretagna.

Colosso bancario che sta pure messo molto male. La cui salute precaria preoccupa ovviamente tutta l’Eurozona. Ma della quale si parla poco, proprio per la sua “nobile” origine teutonica.

Tornando alla tassa sullo smart working, si tratterebbe di una aliquota del 5% sullo stipendio per chi deciderà di lavorare da casa anche dopo la pandemia.

A detta di Deutsche Bank, l’imposta servirebbe ad aiutare i lavoratori con redditi bassi o coloro che hanno perso il lavoro durante la crisi provocata dal coronavirus. Una sorta di tassa di solidarietà.

Questi i presupposti alla base della tassa sullo smart working:

Tassa su smart working quanto costa su stipendio

Nello stesso articolo originario, sono anche proposte delle simulazioni relative al peso che questa tassa avrebbe effettivamente sugli stipendi.

Chi ne sarebbe esentato

L’aliquota vedrebbe però esentati i lavoratori autonomi o quelli a basso reddito. Inoltre, sarebbe applicata solo per quei lavori la cui modalità in smart working non sarebbe necessaria, ma solo una scelta individuale.

In effetti, il principio non è del tutto sbagliato. Considerando che molti potrebbero scegliere questa modalità furbescamente, soprattutto i lavoratori statali. Anche se è pure vero che qualcosa sullo stipendio, finiscono sempre per perdere.

La vera preoccupazione è che qualcosa del genere si avvererà davvero, perché proviene da una delle banche più influenti d’Europa. Nonché tedesca. Ma in modo distorto rispetto alla intenzione originaria. Finendo per imporla indistintamente a tutti.

Soprattutto in Italia, dove si comincerà a raschiare il barile per trovare fondi, tra tagli e nuove tasse. Alla luce dei tanti soldi che lo Stato sta sborsando per le persone colpite dalla Pandemia. Anche ai commercianti che per anni hanno evaso sistematicamente le tasse, hanno scialacquato i propri profitti in viaggi, cene e pranzi. Hanno raddoppiato i prezzi dei beni e servizi venduti con l’arrivo dell’Euro.

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