Il prezzo del pesce in molti casi è esorbitante, perché ce lo fanno passare come raro e freschissimo. Ma è davvero così? Ciò accade soprattutto per due specie in particolare. Vediamo quali e come stanno le cose.
La fregatura di pesce spada e tonno
Come sottolinea Libero, n molti pensano che più sia alto il prezzo al bancone, più sia alta la qualità. In realtà è solo più comodo perché non ha spine e si cucina come se fosse una fetta di carne. In più, la pesca intensiva di spada e tonno, quello rosso in particolare, ha messo a dura prova gli stock ittici, non lasciando ai giovanili la possibilità di crescere e diffondersi al di sopra della soglia di rischio.
Falso mito anche quello che ci porta a preferire il pesce fresco nella convinzione che sicuramente locale: in Italia ogni giorno viene sbarcato pesce fresco proveniente da 40 Paesi, e molti di questi si affacciano sul Pacifico o sull’Atlantico. L’unica certezza, quindi, è l’etichetta che deve contenere obbligatoriamente: denominazione commerciale della specie; metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato”); zona di cattura; stato fisico (decongelato, scongelato); presenza di additivi.
Occhio poi al Pangasio, di cui ho parlato qui. Sempre in tema di pesce, un altro mito da sfatare è il salmone biologico, di cui ho invece parlato qui.