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Cibo biologico non sempre migliore: il caso salmone

Come riporta Libero, il magazine francese 60 Millions de consommateurs ha pubblicato un’inchiesta secondo cui il salmone fresco è molto meno contaminato di quello biologico. Secondo Patricia Chairopoulos, autrice dell’inchiesta, la qualità del salmone fresco, che proviene dalle filiere convenzionali, dalla Norvegia e dall’Irlanda, è nettamente “migliorata nel corso degli ultimi anni”. Analizzando invece diversi campioni di salmone, si è registrato un dato sorprendente: è il salmone biologico ad essere più contaminato da metalli pesanti come mercurio e arsenico.
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Comunque, non allarmiamoci troppo. I livelli di sostanze inquinanti rimangono al di sotto delle soglie d’allarme: le quantità di mercurio infatti restano sempre al di sotto dei limiti consentiti mentre l’arsenico si trova in quantità variabili senza però essere così preoccupante. Si consiglia, per evitare l’eccessivo contatto con queste sostanze, di evitare le confezioni di salmone che indicano di “non ricongelare” e optare per una “salatura a secco” e per un salmone che conservi il colore roseo anche dopo due o tre settimane dal confezionamento (massimo consentito per mangiare il pesce).