Caso Floyd: i veri motivi della protesta che infiamma gli Usa

Qualcuno l’ha già ribattezzata la Primavera americana, rievocando quanto successo nel 2011 in quasi tutti i Paesi nordafricani. Da giorni, infatti, in diverse città degli Usa le strade sono infiammate da proteste agguerrite, innescate dalla morte dell’afroamericano George Floyd.

Ucciso da un poliziotto, Derek Chauvin, che gli ha tenuto il ginocchio sul collo per quasi 9 minuti per immobilizzarlo. Malgrado egli implorasse di liberarlo, dato che non riusciva a respirare.

Ciò ha evidenziato per l’ennesima volta gli abusi della polizia americana e la sua matrice razzista. Donald Trump ha minacciato l’uso dell’esercito per sedare le rivolte, sebbene ciò non sia previsto dalla Costituzione americana. Inoltre, le tensioni si sono propagate in America Latina.

Tutti gli agenti coinvolti nell’omicidio sono stati arrestati. Derek Chauvin, l’agente che gli ha tenuto il ginocchio sul collo per 8 minuti e 46 secondi, è in prigione dalla scorsa settimana: l’accusa per lui è diventata di omicidio volontario.

Questo personaggio, però, ha diversi precedenti di abusi. Inoltre, occorre andare oltre l’accaduto per comprendere i motivi di tante proteste.

Chi è poliziotto che ha ucciso George Floyd

Come riporta Libero, il poliziotto accusato della morte di George Floyd, Derek Chauvin, lasciato anche dalla moglie dopo l’accaduto, ha una lunga sfilza di precedenti.

Ha alle spalle 18 denunce per abusi in divisa. Fu anche coinvolto in un caso molto dibattuto negli Usa, in cui puntò la pistola a uno studente 17enne che aveva in mano un’arma giocattolo che sparava proiettili di gomma. Ora, però, si apprende che Derek Chauvin aveva anche già ucciso. Era infatti stato uno degli agenti che aveva ucciso Wayne Reyes, latino-americano freddato con 16 proiettili. Ora, Chauvin rischia 25 anni di carcere: su di lui pende l’accusa di omicidio di secondo grado.

Perché George Floy è stato ucciso

Ecco come sono andati i fatti. Come riporta Vogue, nella notte del 25 maggio, il 46enne Floyd esce di casa per comprare le sigarette e le paga con una banconota da 20 dollari falsa.

Il negoziante, accortosi del fatto, chiama il 911 e velocemente una pattuglia della polizia di Minneapolis ferma Floyd: anziché accertarsi dell’eventuale estraneità ai fatti (attualmente non è chiaro se l’uomo fosse al corrente del detenere denaro falso) lo immobilizza per 8 lunghissimi minuti. Comprimendogli con un ginocchio petto e collo e inducendone il soffocamento nonostante le ripetute suppliche dell’uomo.

I can’t breathe” ripete continuamente, come ripreso da un telefonino e postato in rete.

Perchè in Usa ci sono le proteste

Ma la morte di Floyd ha radici più profonde. E’ stata la classica scintilla che ha fatto esplodere una polveriera. Sono infatti fomentate da un disagio economico fomentato dal Lockdown di marzo ed aprile.

Un Lockdown non proprio ai livelli rigidi italiani, dato che negli Usa le direttive sono state più larghe, una sorta di compromesso tra le posizioni estreme di Anthony Fauci, che voleva la quarantena totale per bloccare la pandemia da Covid19 e il Presidente Trump che non avrebbe mai voluto fermare la vita sociale ed economica americana. Proponendo anche cure alternative al vaccino, talvolta ingiustamente irrise sui Social.

Il Coronavirus negli Usa ha colpito su due fronti: quello sanitario e quello economico. Entrambi i fronti hanno visto le fasce più deboli della popolazione, tra cui una percentuale rilevante della popolazione afroamericana, subire le conseguenze più dure.

Secondo le stime risalenti ad aprile, ad esempio, a Chicago il 72% delle vittime per il covid-19 appartenevano alla comunità afroamericana. Un numero che, probabilmente, è andato a crescere dato il sistema sanitario statunitense in cui l’accesso alle cure è distribuito in base al reddito.

Con il crescere del virus, in maniera simile all’Europa, si è visto anche il crescere drammatico delle domande di sussidio di disoccupazione (vero “termometro” dell’economia statunitense e indice che fa oscillare pesantemente Wall Street).

Meno aziende aperte, meno lavoro, meno lavoro, più disoccupati che, inutile dirlo, si sono concentrati in alcuni specifici gruppi sociali.

A maggio 2020 la disoccupazione era così ripartita: il 18.9% di ispanici, il 16,7% di aframericani, il 14,5% di asiatici e il 14,2% di bianchi (le donne, neanche a dirlo, sono tra le più colpite con il 15,5% di disoccupate).

Dunque, a pagare il conto sono sempre i soliti. Il paradosso, tra l’altro, è che gli africani sono stati importati come bestie dai loro paesi negli Usa per fare gli schiavi dei proprietari terrieri e dei borghesi.

Proprio mezzo secolo fa, in America veniva abolito il Segregazionismo. Dopo che nel decennio precedente, le battaglie per l’uguaglianza si erano fatte insistenti. Con personaggio come Malcom X o Marthin Luther King tra i capofila della rivolta. Il primo in modo armato, il secondo in modo pacifista.

Entrambi furono uccisi e ovunque si trovino oggi, a parte la parentesi cromatica di un Presidente di colore alla Casa Bianca, non hanno trovato grandi migliorie.

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