Venezia affonda malgrado Mose: il problema ridicolo che lo rende inutile

Venezia torna sott’acqua. Con i soliti danni arrecati a commercianti e al patrimonio culturale della città. Ma anche a tanti comuni della provincia. Si confidava nel Mose ed invece…

Il ritorno dell’acqua alta si è verificato proprio il giorno dell’Immacolata, quando la mattina aveva toccato una massima di 122 centimetri. Tanto che nel primo pomeriggio, il Centro maree del Comune ha rivisto le previsioni al rialzo annunciando un massimo di 145 cm alle 16.40 per Venezia. E ben 10 cm in più per la città di Chioggia.

La provincia di Venezia è stata colta doppiamente impreparata, poiché tutti credevano che il Mose li avrebbe protetti. Quindi hanno abbassato la guardia, rilassandosi dopo anni di lotte contro un avversario ostico come l’acqua. Del resto, i cambiamenti climatici hanno aggravato il problema. Non a caso, Venezia viene considerata tra le città che più rischia di sparire nei prossimi anni (ne ho parlato qui).

Detto questo, vediamo perché il Mose così com’è non funziona del tutto.

Mose di Venezia come funziona

In pratica, le barriere del Mose (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico) vengono attivate nel caso in cui le previsioni metereologiche prevedono almeno 130 cm di acqua alta. Del resto, come ha denunciato Claudio Vernier – responsabile del Bar Gelateria al Todaro e Presidente dell’Associazione Piazza San Marco – la previsione di almeno 125 centimetri di massima c’era già il 7 dicembre. Dunque, è assurdo non aver alzato le barriere per soli 5 centimetri. Tanto che poi l’acqua è giunta ben oltre quel limite, a 145 centimetri. Con migliaia di euro di danni per i commercianti della splendida piazza. Lo stesso Venier li ha conteggiati in almeno 15mila euro.

Il Primo cittadini Tesserin parla inoltre della necessità di realizzare l’innalzamento di tutta piazza San Marco e la Barriera trasparente e temporanea di fronte alla basilica pronto da tempo.

E’ assurdo che le barriere del Mose – la cui realizzazione è avvenuta con lungaggini spaventose, tipiche dell’Italia, dato che il primissimo progetto risale al 1980, è partito nel 2003 e non sono mancati arresti, inchieste ed avvisi di garanzia – si attivino solo manualmente. E almeno ad un certo livello.

Il Mose dovrebbe funzionare in automatico appena il livello dell’acqua raggiunge un valore prestabilito. Come le idrovore che pompano acqua nelle cantine o nei garage. Ed invece, siamo alla solita soluzione a metà. Destinata a tante problematiche e guai irrisolti.

Magari per avere un sistema automatizzato occorrerà un altro quarto di secolo, inchieste giudiziarie e arresti…

Su Venezia ho scritto tanti articoli. Perché, forse come cantava il grande Califano “Guardo Venezia e penso a Napoli“. Una città mortificata anche dal turismo selvaggio

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