E’ vero, Napoli ha mille problemi, mille colpe, compiuto molti errori. Ma nessuno, per quanto illustre e illuminato, può permettersi di offenderla. Men che meno offendere il suo popolo. E ciò vale anche per due come Vittorio Sgarbi e Giorgio Bocca.
LE ESPRESSIONI DI SGARBI – “Da oggi per me la nuova Napoli, il vero capoluogo dell’arte sarà Pontecagnano Faiano”. Così, provocatoriamente, il critico Vittorio
“Volevo portare la Biennale di Venezia a Napoli ma non me lo hanno permesso (…) Questa iniziativa poteva tranquillamente essere ospitata al ‘Madre’ che è pieno di m… o al Pan, che è vuoto. Al ‘Madre‘ decide Cicelyn: tu sì tu no e poi fanno pure il pianto greco che non hanno soldi. Cercate i soldi, fateveli dare dai miliardari che comprano le opere di Damien Hirst. Perché deve essere lo Stato a pagare? Il Guggenheim mica lo paga lo Stato. Ma se il Madre viene finanziato dalla Regione – ha proseguito Sgarbi – allora questa abbia almeno buon senso di mostrare anche gli artisti della sua Regione come servizio ai cittadini e alla verità. Lo Stato – ha detto ancora Sgarbi – mi aveva concesso di allestire il padiglione a Castel Sant’Elmo, ma dalle istituzioni locali non è arrivata nessuna notizia. Sono arrabbiato con questa città morta e piena di immondizia”. “Napoli oggi non esiste più e le istituzioni non capiscono la necessità di esserci. Si pensa a cose diverse, come andare a vedere le partite di calcio, e come fa anche lo stesso sindaco. Io, comunque, non sono pentito della scelta che ho fatto nel venire qui a Pontecagnano Faiano”.
LE OFFESE DI BOCCA – Di cognome fa Bocca, ma spesso, farebbe bene a chiuderla. Il buon (?) Giorgio ha 91 anni, molti dei quali, soprattutto gli ultimi, passati a
Già in una puntata di Che tempo che fa, Bocca ebbe a dire che è una sfortuna nascere a Napoli, lasciando incredulo Fazio. “Durante i miei viaggi – dice Bocca nella videointervista – c’era sempre questo contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un’umanità repellente”. Parlando di Palermo: “Una volta mi trovavo nei pressi del palazzo di giustizia. C’era una puzza di marcio, con gente mostruosa che usciva dalle catapecchie”. Poi passa a Napoli: “Vai in quella città ed è un cimiciaio, ancora adesso. Ci sono zone inguaribili (…) Grato? Come dire: sono grato perché vado a caccia grossa di belve. Insomma, non sei grato alle belve, fai la caccia grossa, non è che fraternizzi con le belve”. Lui è di Cuneo e ci guarda dall’alto con disprezzo.
Se Sgarbi, seppur nell’errare con il suo consueto linguaggio colorito, ha comunque ragione per i reiterati sprechi delle istituzioni locali in materia di cultura, Bocca è invece ingiustificabile, per quanto Napoli e Palermo pecchino di evidenti difetti urbanistici e civici.
Ai napoletani dunque ogni diritto di replica. Avendo pure il diritto di andarci giù duro come hanno fatto loro.