L’implosione del Partito democratico porta alla nascita di due nuovi movimenti
Non solo i bersaniani. A uscire dal Pd, certo con numeri più ridotti, ci avevano già pensato. Pippo Civati nel maggio 2015, dopo aver votato contro l’Italicum, esce dal Pd. La sua creatura è Possibile. Possibile, oltre ai deputati Luca Pastorino e Beatrice Brignone — subentrata dopo l’addio di Enrico Letta alla Camera a ottobre 2015 —, può contare sull’alleanza con alcuni fuoriusciti del Movimento 5 Stelle che hanno seguito Massimo Artini in Alternativa libera. La componente Alternativa libera-Possibile conta 10 deputati.
Addio Sel, nasce Sinistra Italiana
Esplode il Pdl, tutti i frammenti nati dopo
Oltre Ncd (oggi in Area popolare), ecco dove sono.
- Conservatori e riformisti: fondato a maggio 2015 da Raffaele Fitto, con lui una ventina di esponenti.
- Ala: ovvero Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, presentata a luglio 2015 da Denis Verdini e altri parlamentari che hanno sostenuto la riforma costituzionale di Renzi, bocciata dalla urne a dicembre 2016. Adesso è alleato con alcuni ex di Scelta civica.
- Idea: fondato da Gaetano Quagliariello, che lascia Ncd con Carlo Giovanardi e altri per lanciare nel 2015 Identità e Azione.
- Gal: dal gruppo Grandi autonomie e libertà, fondato da leghisti ed eletti Pdl che si riconoscevano nei partiti autonomisti (Grande sud, ecc.), sono passati diversi esponenti tra un cambio di casacca e un altro.
Il Centro di gravità permanente
- Udc: è l’unica sigla che era presente alle Politiche 2013. Già, ma qualcosa è cambiato, a cominciare dalla guida. Pier Ferdinando Casini, storico presidente, è uscito: con lui quanti sostenevano con convinzione il Sì al referendum. Ora il leader è Lorenzo Cesa. Con lui Paola Binetti e Rocco Buttiglione, oltre a ex Pdl poi verdiniani come Riccardo Conti.
- Centristi per l’europa: e Casini? Ha lanciato una nuova creatura, Centristi per l’Europa. Con lui i centristi che hanno scelto di restare dentro Area popolare (vedi sotto).
- Area popolare: è il gruppo che unisce, in Parlamento, Ncd e i centristi che, con Casini, non hanno rotto con Alfano.
- Democrazia solidale-Centro democratico: altri centristi hanno seguito Lorezo Dellai, che ha dato vita a Democrazia solidale. Oggi in gruppo con Centro democratico, ovvero il partito di Bruno Tabacci, già in coalizione con il Pd di Bersani nel 2013.
Cosa resta della creatura di Mario Monti? Il simbolo è in mano all’ex viceministro dell’Economia Enrico Zanetti. Che non è stato seguito, però, dalla maggioranza dei parlamentari. Il risultato? Una buona parte degli ex Scelta civica alla Camera, come Alberto Bombassei, privati del simbolo, sono adesso nel gruppo Civici e innovatori. E altri, come Valentina Vezzali e Mariano Rabino, hanno dato vita a un gruppo unico Scelta civica-Ala con i verdiniani. E Monti? Lontano da tutto questo, nel gruppo misto.
Tra gli altri, resuscitano pure Verdi e Italia dei valori
- Fare!: sono gli ex leghisti vicini al sindaco di Verona Flavio Tosi, come il deputato Bragantini e le senatrici Bisinella e Munerato
- Italia dei valori: a far rivivere la sigla che fu di Antonio Di Pietro sono adesso dei fuoriusciti dai 5 Stelle, come Alessandra Bencini e Maurizio Romani
- Verdi: ex grillina, Cristina De Pietro da sola dà vita alla Federazione dei Verdi in Senato
- Insieme per l’Italia: è la coppia di Palazzo Madama formata da Sandro Bondi e dalla compagna Manuela Repetti, ex Pdl, ora pro governo
- Psi-Pli: la componente del viceministro Riccardo Nencini, eletti nelle liste Pd in quota socialista
- Usei: a Renata Bueno, detentrice del ottenuto nel 2013 con il voto degli italiani all’estero all’Unione Sudamericana Emigrati Italiani, si sono aggiunti esponenti di Idea.
Della confusione che impera in parlamento ce ne siamo resi conto all’indomani delle dimissioni di Renzi. Quando Mattarella fu costretto a consultarsi con una serie infinita di sigle. La soluzione a tutto ciò? La elenco in due punti:
- Sbarramento al 5 e all’8 percento rispettivamente alla Camera e al Senato. I quali costringerebbero molti ad accorparsi sotto un’unica sigla senza dar vita a nomi e nomignoli.
- Vincolo di mandato. Chi cambia partito perde automaticamente il mandato da parlamentare.