Nella Casa Bianca qualcosa di molto simile si è già visto con la famiglia Kennedy, con John F. elogiato rispetto a Nixon soprattutto per il suo essere telegenico. Non a caso, quelle elezioni nei lontani anni ’60 rappresentarono il primo caso di influenza della Tv nelle scelte degli elettori. Ma Nixon, proprio come Trump, era comunque più genuino. Con qualche scheletro nell’armadio, certo, ma certamente ben evidenziato dai media e dai suoi avversari. Ciò che invece non avviene coi Clinton o al massimo, da parte di qualche media filo-trumpiano. Gli ultimi due sanno di clamoroso: Bill avrebbe un figlio di colore nascosto e Hillary voleva perfino uccidere Julian Assange. Ecco le prove.
Bill Clinton avrebbe un figlio di colore nascosto
Hillary Clinton voleva uccidere Assange
“Non possiamo proprio mandare un drone contro questo ragazzo?”. La domanda – piuttosto cruda e diretta, diciamo così – è stata formulata da Hillary Clinton mentre era ancora capo del Dipartimento di Stato Usa, il ministero degli esteri. Quindi nel pieno della sua potenza politica e militare nella prima amministrazione Obama, molto prima di ripresentarsi come candidata alla presidenza. Come riporta Contropiano, l’obiettivo del drone che poi non partì – per considerazioni politiche, non certo militari – era Julian Assange, fondatore di Wikileaks, il sito che pubblica documenti riservati o segreti di ogni parte del mondo che arrivano in suo possesso.
Il sito True Pundit ha pubblicato due giorni fa un lungo articolo su ragioni e modalità della richiesta della Clinton (http://truepundit.com/under-intense-pressure-to-silence-wikileaks-secretary-of-state-hillary-clinton-proposed-drone-strike-on-julian-assange/), ricostruendola dettagliatamente. Assange e Wikileaks hanno goduto di ottima fama presso i liberal a stelle e strisce fin quando alla presidenza c’era George Bush (2000-08), poi i neo amministratori del mondo pensavano dipoter essere lasciati in pace. Ma è bastato il primo anno di amministrazione Obama, e qualche documento pubblicato di troppo, a cambiare l’immagine di Assange da simpatico facinoroso a Frankenstein fuori controllo. A quel punto Wikileaks è diventato un covo da chiudere. L’offensiva, fin dall’inizio, è stata guidata da Hillary Clinton, visto che i problemi creati dai leaks riguardavano quasi esclusivamente la politica estera degli Stati Uniti, propagandisticamente descritta come “esportazione della democrazia” ma uscente come un mostro sanguinario da ogni mail del Pentagono o del Dipartimento di Stato. Qualcuno potrebbe obiettare che la realtà lo aveva dimostrato a sufficienza, certo; ma c’è sempre chi ci crede solo se lo vede scritto, perché incapace – da solo – di riconoscere i segni nel reale.
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Viene fuori che il Dipartimento di Stato della Clinton stava facendo pressione sul presidente Obama e la sua cerchia interna della Casa Bianca, contattando anche capi di stato a livello internazionale, per cercare di impedire la consegna dei cablo di Assange ai giornali; come piano b, se questo sforzo non avesse prodotto risultati apprezzabili, individuare una strategia di comunicazione per la riduzione del danno. Quella mattina il vertice del Dipartimento era impegnato in una sorta di brain storming di ipotesi miranti a fermare Wikileaks, quando ad un certo punto una Clinton “frustrata”, riferiscono le fonti, sbottò con una domanda definitiva: “Non possiamo semplicemente mandare un drone contro questo ragazzo?”
Non era una battuta. Hillary Clinton chiese apertamente ai militari “un semplice rimedio per mettere a tacere Assange e Wikileaks”, riferiscono fonti – ovviamente anonime – del Dipartimento di Stato. La domanda sollevò inizialmente una risata generale in sala, che si è però rapidamente spenta perché il segretario continuava a parlare in maniera concisa e decisa. Assange, dopo tutto, era secondo la Clinton un bersaglio relativamente facile, visto che “andava in giro liberamente a ficcare il suo naso”, senza alcun timore di rappresaglie da parte degli Stati Uniti.
La Clinton era già arrabbiata per un precedente scoop dell’organizzazione di Assange, in quello stesso 2010, che aveva divulgato documenti segreti Usa sulla guerra in Afghanistan nel mese di luglio e la guerra in Iraq. In quei giorni Assange era relativamente libero (era stato fermato e rilasciato dalla polizia inglese per un mandato di cattura europeo inseguito a una denuncia per stupro – in realtà un rapporto intimo consenziente, ma senza uso del preservativo – avanzata da una probabile agente israeliana in Svezia, unico paese europeo a classificare come “stupro” una situazione del genere).
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