RIFIUTI TOSSICI IN CAMPANIA, E’ STRAGE DI STATO : SCHIAVONE RACCONTO’ TUTTO GIA’ NEL ’97, MA IL PARLAMENTO SEGRETO’ LE SUE DICHIARAZIONI

SONO STATE RESE PUBBLICHE SOLO ORA GRAZIE A UN’OPERAZIONE VERITA’ VOLUTA DALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI
«Entro venti anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano rischiano di morire tutti di cancro». Non è la profezia di qualche cartomante da quattro soldi, ma quanto affermava nel 1997 Carmine Schiavone, cugino di Francesco «Sandokan» Schiavone, personaggi di spicco del clan dei Casalesi che ha trasformato la Campania in una Cernobyl italiana e in una terra del malaffare sporca di sangue. Carmine Schiavone, pentitosi, raccontò tutto alla Commissione parlamentare sulle Ecomafie. Disse dove e cosa avevano sotterrato i tanti fusti tossici, perfino rifiuti radioattivi provenienti dalla Germania. Ma le sue dichiarazioni furono segretate dal Parlamento. Dunque la politica ha compiuto un duplice omicidio di Stato. Collaborando a livello locale con classe imprenditoriale e malavitosi, e occultando la verità a livello nazionale. Avendo così sulla coscienza le centinaia di morti per cancro. Solo ora, grazie all’impegno del Presidente della Camera Laura Boldrini, se ne sa qualcosa.

VENT’ANNI DI VITA – Riferendosi al traffico illegale di rifiuti nocivi, Schiavone spiegò che divenne un business «autorizzato» per il clan dei Casalesi nel 1990. «Tuttavia – riferì il pentito – quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti rischiano tutti di morire di cancro entro 20 anni; non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita».
UN’AUTENTICA MASSONERIA – Nel corso della sua audizione, Schiavone cita i nomi dei referenti del clan per gli affari nello smaltimento illegale dei rifiuti. Cita Cipriano Chianese, a capo della Resit, e il suo socio Gaetano Cerci. Ovvero gli stessi imprenditori che continueranno a fare affari con lo Stato negli anni successivi, quando l’emergenza rifiuti diventerà incontrollabile. E che ora sono sotto processo. Chianese – aggiunse Schiavone – aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva rifiuti tossici. Lavorava a Milano, Arezzo, Pistoia, Massa Carrara, Santa Croce sull’Arno, La Spezia. Cerci si trovava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli».
CONTROLLO SULLO STATO – Schiavone aggiunge particolari sulle coperture ai più alti livelli garantite all’organizzazione criminale: «Il nostro era un clan di Stato… La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato… Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere».
Schiavone ricostruì anche la genesi delle ecomafie casertane: «A cominciare furono mio cugino Sandokan e Francesco Bidognetti». Ed ecco che spuntano Cerci e Chianese: « Il potere del clan crebbe anche perché gestivano il ciclo di smaltimento dei rifiuti: «In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. (…) socialisti, democristiani, ma anche comunisti se serviva».
GLI INTERRAMENTI DEI RIFIUTI TOSSICI– Rifiuti tossici sono stati interrati lungo tutto il litorale Domitio e sversati anche nel lago di Lucrino, specchio d’acqua che si trova nell’area flegrea. Schiavone raccontò che erano coinvolte diverse organizzazioni criminali – come mafia, `ndrangheta e Sacra Corona Unita – tanto da fare ipotizzare che in diverse zone di Sicilia, Calabria e Puglia, le cosche abbiano agito come il clan dei Casalesi. Il collaboratore di giustizia si soffermò sulle modalità di smaltimento. «Avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati muniti di regolare porto d’armi che giravano in macchina. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e della polizia. Ognuno aveva un suo reparto prestabilito».
Schiavone citò una serie di località nell’hinterland di Napoli: «Pure a Villaricca abbiamo fatto scaricare 520 fusti tossici in una cava che fu scavata nel terreno tramite Mimmuccio Ferrara. Durante lo scarico un autista rimase cieco». Ma anche luoghi molto frequentati, a due passi dai centri abitati: «A Casal di Principe, dietro il campo sportivo e nei pressi della superstrada» (recentemente è stato fatto un sopralluogo e non è stato trovato nulla ndr). I camion delle ecomafie imperversavano poi lungo il litorale domizio: «Nel 1992 c’erano 10mila ettari di terreni che costeggiavano tutta la Domitiana, tutti per l’Eurocav e tutto scavato a 30, 40 e 50 metri. Le draghe estraevano sabbia e le buche venivano sistematicamente riempite. Se lei guarda l’elenco che le ho consegnato vedrà che ci sono 70-80 camion di quelli che smaltivano dal nord Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato in un anno».
PERFINO SCORIE DALLA GERMANIA– Sotto terra sono finite anche scorie tossiche dalla Germania, che Schiavone ha perfino definito nucleari: «Sono al corrente che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari che sono stati scaricati nelle discariche. Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba». Come avveniva l’interramento? «Di notte i camion scaricavano rifiuti e con le pale meccaniche vi si gettava sopra un po’ di terreno. Tutto questo per una profondità di circa 20-30 metri nella zona di Parete o di Casapesenna, in cui la falda acquifera è più bassa vi sono punti che si trovano a 30 metri».
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