Dopo essersi guadagnati nel 2007 l’epiteto di “bamboccioni” da parte dell’allora Ministro dell’Economia Padoa Schioppa (scomparso qualche mese fa), i sottopagati dal futuro incerto si sono beccati un nuovo aggettivo da parte di un Ministro della Repubblica.
Parliamo ovviamente dell’espressione poco felice che i precari si sono sentiti attribuire martedì scorso – nel corso di un Convegno – dal Ministro per la Funzione pubblica e l’Innovazione Renato Brunetta. Già di nuovo lui. Quello che all’indomani della sua designazione a Ministro nel 2008, chiamò fannulloni i dipendenti statali. Ma sulle sue uscite torneremo dopo.
CON CHI CE L’AVEVA – La sua espressione «siete l’Italia peggiore» – resa ancora più grave dall’aver abbandonato il palco subito dopo che l’interlocutrice si è presentata
ATTACCARE TUTTI PER COLPIRE QUALCUNO – Detta così, a bocce ferme, a freddo, le argomentazioni di Brunetta sembrano perfino ragionevoli. Ma ciò non lo giustifica del fatto che, per attaccare due-tre persone precarie solo sulla carta, abbia generalizzato l’attacco su tutti i precari della P.A; e diremo, su tutti i precari italiani. Ha lasciato la platea senza neppure ascoltare la domanda e rispondere, mancando di rispetto ai presenti che se lo sono sorbiti in silenzio. Il suo modo di attaccare un’intera categoria per colpire (a ragione) solo pochi privilegiati, è inaccettabile. Una strategia della tensione mediatica intollerabile da parte di un Ministro.
L’11 settembre 2009, a Gubbio, nel suo intervento alla scuola di formazione del Popolo della Libertà, ha rivolto accuse al mondo del cinema, “riesumando” il termine Culturame. Qualche giorno dopo al convegno del Pdl Veneto a Cortina d’Ampezzo, afferma che: «Ci sono élite irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato» e mette in contrapposizione «i compagni della sinistra per bene» e quella che definisce «la sinistra per male» o «di merda» alla quale augura «vada a morire ammazzata».
Poi si è preso un anno sabbatico, tornando l’11 settembre 2010 in un’intervista a il Giornale, dichiarando che «Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa».
Probabilmente, non è un caso che nelle amministrative dello scorso anno, è stato candidato dal centro-destra per le elezioni a Sindaco di Venezia. Probabilmente era un modo per limitarne l’esposizione mediatica, ormai scomoda (in termini di voti) per lo stesso Popolo delle libertà.
LA CARRIERA ACCADEMICA – Ma davvero Renato Brunetta è così irreprensibile, tanto da permettersi di sbottare contro tutte le categorie professionali pubbliche? Giusto in tal senso qualche accenno alla sua biografia e alla sua carriera politica.
Renato Brunetta nasce il 26 maggio 1950 a Venezia da famiglia poco abbiente. Il padre è infatti un venditore ambulante, ma nonostante ciò riesce comunque a frequentare l’Università e concludere brillantemente gli studi. Si laurea di fatti in Scienze politiche ed economiche presso l’Università degli Studi di Padova il 2 luglio 1973. Inizia la sua carriera accademica presso lo stesso ateneo ricoprendo vari incarichi: dal 1973 al 1974 è assistente alle esercitazioni nei corsi di “Teoria e politica dello sviluppo” (Facoltà di Scienze Politiche) e di “Economia applicata” (Facoltà di Statistica). Nell’anno accademico 1977-78 è professore incaricato dell’insegnamento di Economia e politica del lavoro (Facoltà di Scienze Politiche). Nel 1981 accede, tramite il giudizio di idoneità previsto dall’art. 49 del DPR 382/80, al ruolo di professore associato, presentando tre pubblicazioni.
E’ anche editorialista de Il Sole 24 Ore e de Il Giornale, nonché autore di pubblicazioni scientifiche in materia di economia del lavoro e relazioni industriali.
SOCIALISTA CRAXIANO – Ma veniamo alla carriera politica, soffermandoci solo sui partiti in cui ha militato e tralasciando i ruoli istituzionali e interni agli stessi che ha ricoperto. Di formazione socialista, collabora in qualità di consigliere economico con i governi Craxi I, Craxi II, Amato e Ciampi. A 35 anni è coordinatore della commissione sul lavoro voluta dall’allora ministro Gianni De Michelis; nel 1993, durante Mani Pulite, firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1999 entra a far parte dello schieramento di Forza Italia in qualità di deputato al Parlamento Europeo.
SOTTO SCORTA DA QUASI TRENT’ANNI – Infine, il Ministro Brunetta vive ininterrottamente sotto scorta dal 1983 a causa del contenuto delle consulenze da lui prestate al Ministero del Lavoro, che lo resero obiettivo delle Brigate Rosse. Ora, una riflessione sorge spontanea: le Brigate rosse sono ormai inattive da un quarto di secolo, apparendo di tanto in tanto con sigle minori la cui l’autenticità non è sempre accertata. In trent’anni di riforme del lavoro ne sono state fatte, sicuramente anche peggiori della sua. Di qui la domanda: questa scorta ha ancora un senso? Ministro, lei che combatte gli sprechi, questa domanda deve pur porsela.
Ma in fondo, date le sue continue sparate offensive, indiscriminate e spesso fuori luogo, forse una scorta gli serve ancora.