Referendum costituzionale, occhio al quesito truffa

Il prossimo mese di ottobre saremo chiamati a votare Sì o No alla proposta di Referendum costituzionale proposto dal Governo Renzi. La data non è ancora nota, sebbene ormai manchi un mese. Tanto che a detta di molti ciò sia un sintomo del forte dubbio nutrito dall’ex primo cittadino di Firenze rispetto a qualche mese fa, soprattutto alla luce del calo di consensi crescente nei suoi riguardi. Comunque, almeno il quesito referendario che ci troveremo dinanzi è finalmente stato reso noto. Il Premier lo ha esposto durante un avvincente puntata di Otto e mezzo durante la quale Renzi si è confrontato con Marco Travaglio. Postandolo poi anche su Twitter. Leggendolo, però, ci si accorge che siamo di fronte a una truffa. E vi spiego perché.

Referendum costituzionale, qual è la domanda

Questa la domanda che ci troveremo di fronte una domenica di ottobre:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». «Sì» o «No»?

Una domanda fatta e plasmata apposta per farsi rispondere «Sì», naturalmente. Davanti a un simile quesito solo un idiota si sognerebbe di dire «No». Chi non vorrebbe il superamento del farraginoso bicameralismo perfetto? Chi non vorrebbe la riduzione del numero dei parlamentari? Chi non vorrebbe che le istituzioni costassero di meno? Forse qualche dubbio in più riguarda la soppressione del Cnel che in pochi sanno cosa sia e la revisione del Titolo V, giacché in pochi sanno che è la parte della Costituzione che regola il rapporto tra Stato e Regioni. E, soprattutto, in pochi sanno cosa si va a modificare. Insomma, votare Sì è più che invitante.

Referendum Costituzionale, perché votare No

Peccato però che le cose non stiano proprio così, ma si tratta di un tranello. I parlamentari non verranno affatto ridotti ma solo sostituiti in Senato con sindaci e presidenti di Regione. I quali godranno dell’immunità parlamentare e rischiamo di ritrovarci vari processati che saranno salvati grazie a uno scranno in Senato. E che hanno anche la facoltà di bloccare le riforme. Quanto a questi famigerati risparmi, non sono state fornite stime esatte sull’ammontare di questi risparmi, ma si calcola che possano essere nell’ordine di poche centinaia di milioni di euro, su un bilancio pubblico di circa 800 miliardi di euro. In diverse occasioni Renzi ha detto che i “tagli alle poltrone” non produrranno risparmi significativi, ma che gli effetti economici del Referendum costituzionale si vedranno soprattutto grazie alla semplificazione dell’iter legislativo grazie alla fine del bicameralismo perfetto. Quanto alla riforma del Titolo V, il referendum costituzionale porterà un’involuzione del federalismo, con meno poteri alle Regioni. Ciò significa un ritorno al centralismo dello Stato e alla nascita di molti contenziosi tra le parti in futuro. Per esempio è previsto che lo stato possa occuparsi di materie di esclusiva competenze regionale quando è in gioco l’interesse nazionale: stabilire come e quando l’interesse nazionale sia in gioco potrebbe essere in futuro una forte fonte di contenziosi.

CLASSIFICA REGIONI PER MALASANITA’, PRIME QUASI TUTTE QUELLE DEL SUD

Insomma, questa riforma più che portare semplificazione, porterà confusione. Senza poi dimenticare che viene proposta da un Governo che non è stato votato e che poggia su un Parlamento dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Vale infine la pena ricordare che non è previsto un Quorum, quindi anche se volete votare No potete farlo tranquillamente senza rischio di favorire il Sì. Un rischio che spinge molti, quando invece è presente il Quorum, a non recarsi alle urne.

Ma c’è anche un ultimo aspetto, una curiosità. Il 4 dicembre ricorrono due santi che celano una verità e un presagio.

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