QUANDO FACEBOOK SPINGE GLI ADOLESCENTI AL SUICIDIO

DUE RAGAZZI DI 14 E 15 ANNI HANNO DECISO DI FARLA FINITA PER LE OFFESE A SCUOLA E SUI SOCIAL NETWORK, DOVE SI STA ANNIDANDO IL CYBERBULLISMO
Il bullismo è un fenomeno vecchio quanto la scuola, con il bulletto di turno che schernisce il compagno più timido o più gracilino. E oggi, adeguandosi ai tempi, è approdato anche sui Social network, assumendo il nome più moderno di Cyberbullismo. Il malcapitato di turno non solo deve sorbirsi minacce e offese a scuola, ma deve vedersele spiattellate anche su internet, viste da migliaia di persone. Così luoghi di piacere e moderni passatempi diventano veri incubi, con i più fragili che arrivano perfino a farla finita. Di recente sono accaduti due episodi, nel giro di due mesi. Un ragazzo gay di 15 anni deriso per il suo modo di vestire e una ragazzina di 14 anni, per la cui morte oggi sono indagati 8 minorenni.

RAGAZZINO GAY IMPICCATO – Aveva solo 15 anni, ma nonostante la giovane età si era già dichiarato andando contro tutti e tutto. Davide sembrava forte e orgoglioso ma alla fine non ha retto e ha deciso di farla finita impiccandosi il 22 novembre 2012 con la sciarpa dentro casa nella notte di mercoledì. Il suicidio ha spinto alcuni dei suoi compagni a fare ‘mea culpa’ per qualche battuta di troppo ma ormai è troppo tardi. Il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lancia l’allarme: “A quanto pare il ragazzo era gay, cosa nota ai suoi amici e anche ad altri che lo prendevano in giro. Chiediamo che venga fatta luce sulle ragioni del suicidio. E se tra queste ci sono forme di discriminazione per la sua dichiarata omosessualità”
I compagni si difendono: “Vestiva in modo molto eccentrico, ma nessuno lo ha mai discriminato”, queste le parole dei compagni di classe ma secondo alcuni, le battutine c’erano e proprio martedì, quando A. si era presentato a scuola con lo smalto era stato preso di mira e pare che anche una professoressa gli avesse detto che non era il caso. E su internet si trova anche un altro profilo dedicato “al ragazzo con i pantaloni rosa”. Il nome è storpiato, la foto con la parrucca è sua, la bacheca sembra essere curata da qualcun altro che, ogni giorno, annota le sue frasi senza senso. Uno sfottò, certo. Ma nulla di omofobo, più un gioco tra ragazzi. Decisamente troppo per morire a 15 anni.
La procura di Roma ha aperto un fascicolo con atti relativi, dunque senza ipotesi di reato nè indagati, sulla vicenda. E’ stato incaricato di seguire il caso il procuratore aggiunto Filippo Laviani. Non si esclude che nel corso delle indagini possa essere ipotizzato il reato di istigazione al suicidio.   
CAROLINA, BELLA MA DERISA – Carolina, studentessa 14enne, si è tolta la vita nella notte tra il 4 e il 5 gennaio scorso lanciandosi dal  balcone del palazzo in cui abitava con il padre a Novara. Secondo le ipotesi degli amici della ragazza, Carolina si sarebbe uccisa per l’atteggiamento di alcuni coetanei, tra cui anche dei compagni di scuola, che avrebbero ripetutamente e pesantemente insultata fino a provocare il lei uno stato di profonda vergogna e prostrazione. Al momento, però, non ci sarebbero elementi per ricondurre il suicidio a possibili forme  di bullismo: gli investigatori non escludono nulla e stanno verificando tutte le possibili cause del tragico gesto.
“E’ stata una grande tragedia, ma ora si deve evitare di dare vita a una ‘caccia alle streghe’. Bisogna stare attenti a non creare situazioni tali che altre tragedie simili possano ripetersi. Ci deve essere molta responsabilità da parte di tutti, bisogna stare molto attenti a che cosa si dice”, ha detto il procuratore della Repubblica di Novara, Francesco Enrico Saluzzo che ha comunque aperto un’inchiesta. “Continuava a chiedere aiuto in modo indiretto ma nessuno voleva ascoltarla”, hanno scritto i suoi amici su un video fatto circolare in rete. “In ogni caso le parole feriscono. E ne abbiamo le prove. Pensate prima di parlare. Non l’avrà fatto solo per quello, ma gli insulti non l’avranno sicuramente aiutata. Nessuno ti dimenticherà mai, Carolina”.
Carolina aveva iniziato l’anno scolastico frequentando le Magistrali, poi aveva cambiato scuola, passando al ‘Pascal’ di Romentino. Era una ragazza apparentemente serena, sportiva (era tesserata Libertas Atletica Oleggio), ma nonostante tutto qualcosa sembra averla ferita al punto da condurla a togliersi la vita. Ora si cercherà di capirne il motivo, tra i mille interrogativi che sempre pone l’adolescenza. Una storia, questa di Novara, che ricorda un’altra tragedia analoga, accaduta il 22 novembre scorso, a Roma, quando si uccise, impiccandosi, un ragazzo di soli 15 anni, apostrofato come ‘gay’ su facebook. Anche in quel caso gli investigatori non prefigurarono un’ipotesi di reato, ma furono in molti a dire che vi fu un’istigazione al suicidio, una vera opera di stalking nei suoi confronti tramite i social network.
Venerdì 24 maggio, la procura dei Minori di Torino, a quasi cinque mesi dal suicidio, ha iscritto nel registro degli indagati otto minorenni con l’accusa di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un atto reso necessario per un approfondimento delle indagini, coordinate dal pm Valentina Sellaroli.
I bulli vigliacchi sono sempre esistiti, tanto quanto i genitori poco attenti ai figli. Oggi però il fenomeno del Bullismo sembra assumere dimensioni più allarmanti alla luce dei Social network che amplificano offese e soprusi, e di nuove generazioni più fragili delle precedenti. Controlli e leggi più severe diventano pertanto urgenti, per non rendere la vita di tanti adolescenti un incubo ai loro occhi senza uscita. O meglio, con una sola uscita: quella scelta tragicamente dai due ragazzini di cui sopra.

(Fonti: Libero1, Libero2)
5,0 / 5
Grazie per aver votato!